35. Quando l'orologio si spegne

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35. Quando l'orologio si spegne

"Oggi è stata una bella giornata, non credi?"

Mi voltai verso Justin: il suo volto si vedeva appena a causa della poca luce nella stanza. Non c'era una sola lampada accesa nella nostra camera da letto, quella notte, ed era sicuramente un bene: quando le luci venivano accese nella nostra stanza era perché Charlotte si sentiva male, oppure perché aveva fatto un brutto sogno. Justin solitamente accendeva la luce per parlare con me riguardo al fatto che non dormissi abbastanza, o per raccontarmi dei nuovi progressi della leucemia di nostra figlia.
Le notti in cui la luce nella nostra camera da letto rimaneva accesa erano le classiche notti trascorse tra mille pensieri, domande e risentimenti.

In quel momento, però, non stava accadendo nulla di tutto ciò: la piccola Charlotte dormiva beatamente nel suo letto nella stanza accanto la nostra, mentre io e Justin avevamo appena finito di fare l'amore. Avevamo concluso una bella giornata nel migliore dei modi; il giorno del compleanno di Charlotte era trascorso meglio di quanto potessi mai immaginare.

Justin continuava a giocare con i miei capelli, mentre aspettava che io aprissi bocca.
Il modo in cui continuava a guardarmi, con insistenza ma senza risultare invadente, mi faceva sentire bene. Nonostante tutto, il modo in cui Justin mi guardava mi faceva pensare che ci fosse ancora qualcosa di bello in me.

"Già. Quando è stata l'ultima volta che abbiamo trascorso una giornata in modo così spensierato e tranquillo?"

Lui scrollò le spalle, poi sbadigliò.
"Non me lo ricordo" rispose in un flebile sussurro. "È stato parecchio tempo fa"

La radiosveglia sul comodino mi fece notare che la mezzanotte fosse già passata da un bel pezzo. Solitamente il tempo sembrava non trascorrere mai, ma quella volta era un'eccezione: quella bella giornata si era conclusa fin troppo velocemente.
Nella nostra stanza c'era un assoluto silenzio, uno di quei classici intervalli che segna la netta divisione tra quello che detestiamo dover ascoltare e le meraviglie che vorremmo udire ogni giorno della nostra vita. Eravamo circondati da un silenzio rigenerante ed entrambi ne avevamo bisogno.

Da quando avevamo scoperto della malattia di Charlotte avevamo perso molte cose, tra le quali la possibilità di essere circondati dal silenzio, che a volte è in grado di farci stare davvero bene. È un frammento di tempo che alcune volte guarisce più di quanto possiamo immaginare.
Ebbene, quella possibilità di stare da sola con i miei pensieri mi era stata tolta. Dal giorno in cui mi ero resa conto che qualcosa stava succedendo a Charlotte, un fastidioso e opprimente ticchettio non mi aveva più abbandonata: mi era entrato in testa lasciando fuori tutto il resto. Quel ticchettio non serviva per scandire il tempo di vita che rimaneva a Charlotte come avevo sempre pensato, bensì serviva a ricordarmi quanto tempo stessi sprecando dietro qualcosa che non faceva altro che togliermi più in fretta quello che stavo già perdendo.
Lo etichettavo come l'orologio della morte di Charlotte: pensavo fosse lì per lei. Nei miei pensieri, ogni volta che la lancetta si spostava, il giorno in cui lei se ne sarebbe andata diventava sempre più vicino. In realtà quell'orologio non era lì per Charlotte o per ricordare la morte di qualcuno; era lì per me: il suo incessante ed insistente ticchettio dovevano farmi ricordare il tempo che scorreva e in che modo io lo stessi sfruttando.

Quella notte, invece, non c'era nessun ticchettio: l'orologio si era spento.

Fuori pioveva da poco più di un'ora, le goccioline d'acqua sbattevano contro le finestre creando un rumore insistente ma piacevole e rilassante.
Per la prima volta dopo tanto tempo, ebbi la sensazione che tutto andasse per il verso giusto nonostante il tunnel nel quale ci eravamo imbattuti.

Sentivo gli occhi di Justin fissi su di me. Quando il ragazzo annullò completamente la distanza che ci divideva mi sentii stranamente bene. Ero avvolta da un benessere che non nasceva da niente di speciale o straordinario, ma dalla semplicità, dalla serenità e dall'armonia.

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