3. Il mio mondo

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3. Il mio mondo

"Come va? Stai meglio?" domandai a Charlotte appena si svegliò.

Lei annuì e, stiracchiandosi, si alzò dal letto.
Le posai una mano sulla fronte e con molta serenità notai che non scottava più.

Sbadigliò e con gli occhi ancora chiusi allungò le braccia verso di me. La presi in braccio e la portai in cucina.

"Cosa vorresti per colazione?" le chiesi aprendo il frigorifero.

"Posso avere i pancake?"

"Dovrei appena cucinarli, ma va bene. Adesso te li preparo" conclusi mettendola sulla sedia.

Dopo la mia affermazione, sul volto le spuntò un enorme sorriso.

***

Correre mi faceva stare bene. Era un modo che usavo per sfogarmi.

Esistono diversi modi che abbiamo per sfogarci e ci sono giornate in cui senza di essi saremmo finiti in mille pezzi.

Però, non necessariamente se qualcosa ci fa stare bene significa che fa bene, infatti molte persone ne sanno qualcosa a riguardo e credo di aver fatto parte di quella categoria per parecchio tempo.

Sembra facile, ma trovare qualcosa che ci faccia stare realmente bene però che non sia propenso a ferirci, è una vera e propria impresa. Alcune volte ci occorrono anni interi per trovarla, molte volte nemmeno riusciamo a farlo.

Certe volte anche qualcosa di banale può farci star bene: non serve andare in capo al mondo per trovarlo proprio perché alcune volte è solo dietro l'angolo.

Sospirai e chiusi gli occhi. Mi voltai a guardare la strada prima di rientrare. Il sole ormai stava sorgendo e tutta la via sembrava essere completamente disabitata quando in realtà solo poche ore dopo sarebbe stata affollata da bambini che prendevano l'autobus per andare a scuola, da instancabili lavoratori e da persone che portavano a passeggiare il cane.

Era per questo che andavo a correre solo la mattina presto.

Cercando di far il meno rumore possibile, entrai in casa. Prima di tutto, andai in camera di Charlotte. Volevo assicurarmi che non avesse più la febbre anche se per tutta la giornata era stata bene.

Entrai piano piano nella sua cameretta e quando arrivai vicina a lei le posai di nuovo la mano sulla fronte. Tirai un sospiro di sollievo quando ebbi la certezza che la mia piccola stesse bene.

Le lasciai un dolce bacio sulla fonte e me ne andai.

Mi feci una rilassante doccia con l'acqua calda che portò via con sé tutti i miei pensieri.

***

"Buongiorno" sentì sussurrare alle mie spalle. Mi voltai e vidi la mia piccola Charlotte in braccio a Justin con un enome sorriso stampato in faccia.

Allungò le braccia verso di me, mi lasciò un dolce bacio sulla guancia per poi stringermi forte.

Lei era sicuramente la cosa più preziosa che avevo. Mi aveva cambiato la vita, rendendendola speciale. Mi aveva dato così tante cose senza saperlo.
Il mio amore per Charlotte andava davvero oltre a tutto: avrei fatto qualsiasi cosa per lei e per renderla felice. Le avrei dato tutto ciò che mi era possibile dare, ma soprattutto non l'avrei mai lasciata da sola. Lei era qualcosa di troppo prezioso per essere lasciata tutta sola.

È brutto essere lasciati soli, soprattutto se ad abbandonarti è qualcuno che in realtà dovrebbe solo stare al tuo fianco.
È brutto non avere nessuno.

Però, nonostante i miei anni di solitudine, ero comunque riuscita a ricostruire quello che avevo perso e credo che sia più importante amare ciò che si ha piuttosto che ciò che si ha perso.

***

Meredith continuava a fumare ininterrottamente nonostante l'avessi pregata almeno una decina di volte di smettere. Avrebbe potuto fumare anche tutte le sigarette del mondo, ma almeno non quando Charlotte era accanto a lei.

Meredith era a conoscenza di ciò che pensavo, ma non faceva assolutamente niente per cambiare la situazione, quindi ad un certo punto persi le speranze.

"Dopotutto non sono sicura di voler sposare Colin. Forse stiamo correndo troppo" disse in tutta tranquillità tra una sigaretta e l'altra.
Rimasi piuttosto colpita dalla sua constatazione, infatti le chiesi dei chiarimenti.

"Certo, certo. Io lo amo, non fraintendermi, però l'idea del matrimonio mi stressa" rispose scrollando le spalle. "Non credo sia una cosa che potrebbe piacermi. Non credo che il matrimonio faccia per me".

Rimasi molto sorpresa dalle sue parole, le quali per me erano inconcepibili.
Non riuscivo a capire come una persona potesse riusciare ad avere quest'idea sul matrimonio.

Per me era qualcosa di meraviglioso.

Meredith finì la sigaretta e non ne accese un'altra, ma solo perché il pacchetto accanto a sé era vuoto.

"Poi l'idea di non poter più andare a letto con un altro uomo per il resto dei miei giorni mi sopprime. È come se fossi legata in tutti i sensi all'altra persona, in modo da smettere di avere la mia libertà" concluse gesticolando. "Forse dovrei parlare di nuovo con Colin. Magari anche lui la pensa come me".

Dopo qualche minuto di silenzio, presi Charlotte e ritornai a casa. Justin ci stava aspettando e i suoi discorsi iniziavano a mettere a dura prova il mio autocontrollo e il mio rispetto per le opinioni degli altri.

***

Sapevo perfettamente che ciò che avevo in quel momento era ciò di cui avevo bisogno e sapevo benissimo che il modo in cui avevo vissuto in quegli anni sarebbe stato il modo in cui avrei voluto vivere per sempre, eppure in quel banalissimo instante lo compresi a pieno.

Alzai per un attimo lo sguardo dal foglio che tenevo in mano e accarezzai la guancia di Charlotte accanto a me, tra le braccia di Justin.
I due erano intenti a guardare un stupidissimo cartone animato.

Charlotte rideva e anche Justin rideva, ma solo perché lo faceva lei.

Amai così tanto quel momento e lo amai anche per tutte le persone che non potevano farlo.

Per la prima volta dopo parecchio tempo, ripensai a mio papà e mi chiesi se anche lui fosse felice almeno la metà di quanto lo ero io.

I due accanto a me ridevano e ad ogni loro risata il mio cuore si riempiva di un po' di gioia in più. Loro erano letteralmente il mio mondo, il mio universo, il mio respiro e insieme rendevano giustizia a tutto ciò per cui avevamo lottato.

Tunnel; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora