2. L'inizio

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2. L'inizio

"Come sta andando?" dissi entrando nella camera con un bicchiere d'acqua in mano.

Nella stanza il forte odore di vernice mi faceva girare di testa.

Justin sospirò stanco, poi si guardò attorno con aria soddisfatta.
"Bene. Che ne pensi?"

Gli porsi il bicchiere d'acqua.
"Hai fatto un buon lavoro. Quando dici che potremo iniziare ad arredare la cameretta?"

"Possiamo benissimo iniziare a farlo domani".

Guardai quella piccola camera che in poche settimane sarebbe diventata la nuova stanza di Charlotte. In realtà io e Justin non avevamo ancora scelto il nome per la bambina, ma non so per quale motivo l'avevo sempre chiamata Charlotte.
Era un bel nome, mi piaceva e speravo che sarebbe piaciuto anche a Justin.

Sospirai frustrata. Non mi sentivo molto bene: mi facevano male i piedi, avevo sonno e anche una leggera emicrania, che però sarebbe peggiorata nell'arco di un paio d'ore.

"Domani andiamo a comprare i vestiti per la bambina?" chiese Justin pulendosi le mani con un fazzoletto.

Annuii.
"Sì, andremo domani mattina. Però evita di comprare tutte le cose rosa come l'ultima volta. Non voglio che mia figlia sia un confetto".

"Io invece sì" replicò.

Roteai gli occhi e Justin si mise a ridere.

***

Il colore dell'abito che Meredith indossava era lo stesso delle tutine che Justin aveva voluto comprare a Charlotte. Era rosa, un fosa forte e vivo. Era senza spalline, con un tessuto morbido che le ricadeva sui fianchi e con una gonna ampia.

"Come sto?" domandò Meredith guardandosi allo specchio.

"Ti sta bene" risposi alzandomi dalla poltroncina del negozio.

Quel vestito le stava davvero bene ed era bello, ma io non lo avrei mai indossato. Era un po' troppo appariscente per i miei gusti.

Meredith continuò a guardarsi, finché non scosse il capo.
"Non mi piace" ammise. "Non è quello giusto per me".

Eravamo dentro quel negozio da ore e non ne potevo davvero più. Aveva provato più di cinque abiti e nessuno le piaceva. Avevo provato a consigliarle qualche abito che ritenevo davvero bellissimo, ma lei non li aveva nemmeno guardati. I suoi gusti erano lontani anni luce dai miei.

Guardai l'orologio e mi avvicinai a lei.
"Adesso devo andare, mi dispiace. Avevo promesso a Justin che sarei ritornata per l'ora di pranzo e sono già in ritardo".

Fece una smorfia.
"Allora vai. Magari torniamo in negozio domani".

Non le risposi, la salutai e me ne andai. Speravo con tutto il mio cuore che decidesse di chiedere aiuto per l'abito a qualcun altro.

Faceva davvero caldo, mancava l'aria e non vedevo l'ora di arrivare a casa e farmi una doccia.

Parcheggiai l'auto ed entrai a casa.

"Ciao mamma!" esclamò la piccola Charlotte appena mi vide. Era seduta in cucina, intenta a colorare un disegno.

Le sorrisi dolcemente e le lasciai un bacio sulla fronte.
"Ciao tesoro. Com'è andata oggi in asilo?"

Prese da un piattino accanto a lei uno spicchio di mela e se lo mise in bocca.
"Bene" disse con la bocca piena. "Ho giocato con Emily tutta la mattina".

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