Prologo

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“Bene ragazzi la lezione è finita, potete andare.” Dissi guardando la massa di studenti che usciva velocemente dall’aula.
“Credo che queste lezioni siano veramente utili per questi giovani.” Disse Madama Chips, guardandomi.
“Certo.” Le risposi subito, sorridendo.
Ero fermamente convinta che insegnare le nozioni di base per il primo soccorso ai ragazzi che volevano intraprendere la carriera di Auror o Medimago fosse indispensabile.
Era per questo motivo che mi trovavo ad Hogwarts: Minerva McGrannit aveva voluto l’inserimento di questi corsi potenziamento ed io avevo accettato la sua proposta, nonostante l'inghippo di cui vi avevo accennato in precedenza. Non capitava mica tutti i giorni di tornare ad Hogwarts giusto? Era bellissimo, poi, essere chiamata professoressa, mi sembrava di essere importante. Ma come in tutti i lavori, c’era una piccola pecca: Severus Piton. Era un bastardo, affascinante, ma era un gran bastardo.
Pensavo si fosse dimenticato del piccolo incidente, ma evidentemente mi sbagliavo. Non appena mi aveva vista me lo aveva ricordato, abbastanza scocciato. Nonostante ciò mi piaceva ancora: aveva un non so che di particolare, era alto, snello, e i suoi occhi… insomma avevo l’occasione di conquistarlo senza combinare disastri. Almeno era quello che pensavo poco prima che iniziasse l’anno ad Hogwarts, ma mi ero dovuta smentire presto. Sembrava ce l’avesse con me ancora per quello che era accaduto al San Mungo: ero letteralmente il suo bersaglio preferito!
Poi improvvisamente entrò nella stanza, facendomi sobbalzare.
“Callaghan, Minerva ti vuole nel suo ufficio.”
“Keela.” Dissi solamente, guardandolo. Ecco, mi chiamava sempre per cognome: dovevo fargli entrare in testa il mio nome.
“Come, prego?” chiese Piton interrogativo e Poppy ridacchiò.
“Mi chiamo Keela, è questo il mio nome.”
Lui strinse le labbra e mi lanciò un’occhiataccia: ovviamente non aveva gradito.
Callaghan, non mi piace ripetere. Minerva ti vuole nel suo ufficio. Ora.” E detto questo se ne andò, sbattendo la porta.
Questo era il risultato: non avevo concluso un emerito nulla; era dicembre ed ero ancora al punto di partenza.
Sospirai, affranta, mentre finivo di sistemare le mie cose.
“Ma è sempre stato così Severus?” domandai poi alla donna accanto a me, con il morale sotto i tacchi.
“Sì, ma in fondo ha un cuore d’oro. Non ti sarai presa una cotta per lui?” mi domandò infine, guardandomi di sottecchi.
“Io? Nah, figurati.” Mentii allora. Mancava solo che si sapesse in giro e poi potevo definirmi finita.
~☆~
Piton era nelle sue stanze, intento a curarsi dei tagli che si erano aggiunti di recente sul suo corpo già martoriato.
“Dannazione.” Imprecò a denti stretti, stringendo anche i pugni, mentre l’unguento che aveva preparato agiva sulla pelle lacerata.
Non aveva ‘lavorato’ abbastanza durante la guerra, doveva pure dare la caccia ai Mangiamorte rimasti, procurandosi così ferite su ferite. Gli ultimi rimasti si erano inaspriti, la loro magia nera era molto potente: forse il morso di Nagini lo aveva indebolito.
Ne mancavano ancora molti da catturare, ma si poteva ritenere a buon punto.
Si sedette lentamente sul letto, facendo respiri profondi, e alla fine decise di andare a farsi una doccia fredda, magari quella avrebbe alleviato il fastidio. Aveva aspettato troppo a medicarsi: avrebbe dovuto farlo subito. Invece prima era stato costretto ad andare dalla sua ‘collega’ per conto di Minerva.
Keela Callaghan era una donna molto suscettibile ed era uno spasso stuzzicarla. E lui le piaceva: non riusciva ancora a capire cosa ci trovasse in un uomo come lui; era una bella donna, ma non aveva tempo per quelle sciocchezze, ne era già rimasto scottato una volta.
Lo aveva scoperto accidentalmente, dato che la Callaghan gli era capitata addosso e così guardandola negli occhi aveva capito tutto. Lei era arrossita e continuava a guardargli le labbra, come se desiderasse un suo bacio. Piton infastidito l’aveva scostata, e ne era rimasta delusa, ma quel piccolo incidente continuava a ricordarglielo solo per stuzzicarla. Senza dimenticare quando lo aveva ricorperto di pozioni al San Mungo: quella crema fastidiosa gli aveva irritato la pelle per una settimana.
Si infilò sotto la doccia e aprì il getto, appoggiando le mani alla parete, lasciando che l’acqua scorresse fresca sulla sua schiena. Rabbrividì, e strinse i pugni per la seconda volta: le ferite bruciavano molto, per colpa di incantesimi oscuri.
~☆~
“Salve Keela, siediti pure.” Mi salutò Minerva McGrannit, da dietro la scrivania del vecchio ufficio di Silente.
Io ricambiai il saluto e mi accomodai: chissà per quale motivo ero lì, in fin dei conti non avevo fatto nulla.
Se magari fossi stata in una relazione con Piton ci sarebbe stato più di qualche motivo… non dovevo pensarci altrimenti il mio sguardo si sarebbe imbambolato e i pensieri che stavo facendo non erano molto… come dire, adatti ad un contesto scolastico.
“Bene, ti ho convocata qui perché devo chiederti un favore, anche se un po’ pericoloso.” Iniziò allora, e subito aggrottai le sopracciglia. Un favore pericoloso?
“Sono tutta orecchi.”
“Vedi, come sai Severus quasi tutti i giorni si assenta per qualche ora da scuola…”
E già a quel punto il mio cuore stava per cedere: che stesse male?
“… per catturare gli ultimi Mangiamorte rimasti. Sono spedizioni molto difficili, e lui non vuole aiuti da nessuno. Vorrei che andassi con lui, nel caso le cose si complicassero.” Fece poi Minerva, ed io stavo trattenendo il respiro, senza nemmeno rendermene conto.
“So che sei un’ottima medimaga ed avresti anche nozioni sufficienti per affiancare un Auror in battaglia.”
E dopo tutto questo discorso ero un po’ indecisa: certo che affrontare i Mangiamorte imbestialiti non era il mio sogno nel cassetto, ma non potevo dire di no alla McGrannit e soprattutto lasciare Severus da solo.
“Ovviamente se non te la senti…”
“No, credo di farcela.” Le dissi infine, dopo che ebbi deciso.
“Grazie, mi rendi più tranquilla. Metterò io al corrente Severus.”
Sei ore dopo
Mi stavo dirigendo in Sala Grande per la cena, con una fame da lupo. Pensavo che mi si sarebbe chiuso lo stomaco per le ultime notizie; avevo una paura tremenda dei Mangiamorte, ma poi avevo pensato che comunque ci sarebbe stato Severus… quindi non avevo nulla da temere, almeno...
Entrai da una porticina vicino all’ingresso principale, per trovarmi così direttamente sulla pedana della tavolata. Ma improvvisamente sentii un fruscio e mi ritrovai schiacciata contro la parete: c’erano solamente poche torce accese e con i pensieri che mi giravano per la testa, fui assalita dalla paura. E cosa feci io molto intelligentemente? Iniziai a muovere le braccia con gli occhi chiusi, per cercare di colpire chi mi aveva intrappolato.
“Smettila.” Sibilò a quel punto Piton, bloccandomi i polsi e schiacciandomeli sul petto. Ammutolii all’istante: ero a pochi centimetri dal suo corpo. Non riuscivo proprio a confessargli la mia cotta, quando restavo da sola con lui mi prendeva il panico, anche se erano rare le volte in cui rimanevamo soli.
Lo guardai in viso, e non appena vidi la sua espressione mi venne voglia di sprofondare dentro il muro: era incazzato nero.
“Non so cosa ti abbia detto Minerva, ma io non necessito di una balia, e non ho il men che minimo tempo di badare a una ragazzina paurosa.”
Ma che… va bene, avevo qualche anno in meno di lui, ma non ero paurosa, sapevo affrontare con coraggio un nemico, anche se questo mi faceva tremare le ginocchia.
“Non sono paurosa!” lo rimbeccai allora, indignandomi.
~☆~
Non era possibile che Minerva avesse osato intervenire in quel modo: non aveva bisogno di nessuno mentre catturava i Mangiamorte. Invece doveva portarsi anche la Callaghan! Veramente inaccettabile.
Infatti l’aveva bloccata in quel corridoio, per mettere le cose in chiaro, oppure per farle cambiare idea.
E si permetteva pure di rimbeccarlo!
“Non sei paurosa?” sussurrò ghignando leggermente. “In questo momento stai tremando e siamo al sicuro ad Hogwarts. Voglio vederti di notte circondata da uomini senza scrupoli, saresti la preda perfetta.”
Lei aprì la bocca per dire qualcosa, per poi sbuffare.
“Io so difendermi. E sto tremando perché ho freddo.” Esclamò infine, e Piton ruotò gli occhi, esasperato.
“Dopo cena dobbiamo parlare.” Aggiunse la Callaghan, cercando di divincolare i polsi dalla sua presa.
Piton li strinse di più, e le rispose con il tono più acido che poté.
“No, non dobbiamo parlare. Forse non hai ben capito… tu non verrai con me. Sono stato abbastanza chiaro?”
~☆~
Sono stato abbastanza chiaro? Diciamo che non stavo nemmeno ad ascoltarlo: era dall’inizio della nostra anormale conversazione che continuava a ripetere che non voleva avermi tra i piedi, ma io lo avrei accompagnato.
E poi era vero che avevo freddo: ero schiacciata contro un muro di pietra gelida e una delle sue gambe era tra le mie! Non c’era alcun contatto, ma bastava per farmi rabbrividire. Mi stava tenendo anche i polsi, schiacciandoli contro il mio petto, e le sue mani erano calde, anche se mi faceva un po’ male.
“No. Questa sera parleremo, che ti piaccia o no.” Sbottai infine. Da notare: avevo appena risposto per le rime a Severus Piton.
Lui si staccò, esasperato, e se ne andò, lasciandomi lì da sola come un’ebete.
Uscii dal corridoio e andai a sedermi al mio posto, che, guarda caso, era proprio quello vicino a Piton.
“Quand’è la prossima volta?” gli domandai allora, mentre mi servivo delle patate arrosto e delle coscette di pollo sul piatto.
“Non sono affari tuoi, Callaghan.” Mi rispose lui gentilmente, come al solito.
Mi stava facendo innervosire il suo comportamento, anche se con lo spavento che mi aveva fatto prendere prima non avevo avuto il coraggio di dirglielo.
Forse durante la nostra chiacchieratina lo avrei messo al corrente: doveva parlarmi in un modo per lo meno gentile.
La cena passò senza che ci scambiassimo una parola, e Severus ancora non mi aveva risposto.
Poi, mentre mi gustavo il dolce, l’uomo accanto a me si alzò e mi guardò: era ancora incavolato.
“Fra mezz’ora nel mio ufficio.” Disse solamente, ed io annuii.
Sembrava mi avesse dato una punizione, ma mi andava benissimo, così avremmo parlato. Certo che la faceva tanto lunga, cosa gli costava dire Va bene, grazie del tuo aiuto?
~☆~
Piton era seduto alla sua scrivania, intento a correggere compiti dei ragazzi del quinto anno. Aveva la serata libera e ne approfittava per portarsi avanti con le correzioni: le sere successive avrebbe dovuto andare a caccia di Mangiamorte.
Sentì bussare e guardò l’orologio: era in ritardo di tre minuti.
“Avanti.” Fece con voce monocorde, e la Callaghan entrò. “Sei in ritardo.”
“Solo di due minuti!” si giustificò lei, andandosi a sedere su una sedia di fronte a lui.
~☆~
Ero seduta di fronte a Severus, nel suo ufficio, ed eravamo soli. Vi rendete conto? Soli, per Merlino. Peccato che lui fosse del tutto indifferente… 
Era intento a correggere, non aveva nemmeno alzato gli occhi dalle pergamene; insomma, mi aveva solamente sgridato per uno stupidissimo ritardo di due infimi minuti.
L’inizio non era proprio dei più promettenti…
“Vuoi restare qui anche a dormire?” mi domandò dopo un po’, continuando a scribacchiare.
“C-come scusa?”
Mi aveva chiesto veramente se volevo rimanere a dormire con lui? Sarebbe stato un sogno, ma qualcosa mi diceva che fosse molto sarcastico il suo commento.
“Volevi parlare? Parla, non ho tutta la sera. Ho da fare.”
Beh, che collaborazione, praticamente dovevo fargli un monologo: in realtà avevo detto Dobbiamo parlare.
Dovevo partire convinta, e soprattutto sicura, niente se e niente ma, sarei andata insieme a lui.
“Bene, io verrò con te nelle tue spedizioni. Posso aiutarti nella lotta e curarti eventuali ferite.”
“Tutto qui? Ho già detto di no.” Mi rimbeccò Severus, intrecciando le mani davanti al suo viso e appoggiandoci sopra il mento.
“Invece sì. Posso esserti di aiuto.”
Lui parve pensarci su, chissà a cosa stava pensando…
“Non durerai nemmeno per una missione. Ti farai uccidere, non sai come attaccano quegli uomini.”
“Beh, insegnami.” Feci allora di slancio, incrociando le braccia al petto. “Voglio aiutarti. Se non per tutte le missioni, almeno per quelle più difficili. E quando torni ti curerò io.”
Poi, per rendere il tutto più ufficiale, allungai il braccio e gli porsi la mano. Lui alzò un sopracciglio, e molto cautamente me la strinse.
“Deciderò io in quali missioni mi accompagnerai, e farai quello che ti dico. Capito?” disse infine, seriamente. “Da adesso le spedizioni saranno di notte. Nelle sere libere ti allenerai.”
Io annuii, soddisfatta: forse quel goccio di Whiskey nel dopocena gli aveva disteso i nervi. Non pensavo avesse quell’abitudine, e invece c’era un bicchiere con del liquido ambrato sulla scrivania.
Chissà come sarebbe stato un suo bacio in quel preciso istante: il suo sapore mischiato a quello aromatico del liquore…
A malincuore mi alzai, dirigendomi verso la porta: avrei voluto domandargli se era ancora valida la proposta di dormire insieme. Invece lo salutai solamente, ahimè.
“Ciao Severus.”
“Buonanotte, Callaghan.”
… mi aveva dato la buonanotte!? Stavo già uscendo con il cuore più leggero quando sentii nuovamente la sua voce.
“Fai attenzione: nei corridoi, a quest’ora, potresti incappare in qualche Mangiamorte. E magari potresti inondarlo di pozioni come hai fatto con me.” Ghignò infine, guardandomi beffardo.
Io sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Forse era finito l’effetto Whiskey…
“Buonanotte Severus.” Lo salutai stancamente, chiudendo la porta dietro di me. Mi piaceva, ma quanto sfiancante era quell’uomo?

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Spazio autrice
Ciao a tutte! :)
Ero ancora indecisa se pubblicare o meno questa nuova storia, dato che volevo finire di postare la fanfiction delle Bahamas, ma alla fine non ho saputo resistere. Vi è piaciuto come inizio? Personalmente io sono molto fiera di come stia riuscendo questa long, è la mia creaturina. ;)
E soprattutto... quanto ci metterà Keela a conquistare l'uomo dei suoi sogni? E Severus verrà conquistato dall'esuberanza di Keela? Lasciatemi qualche commento se vi va... alla prossima! 😊

Amami, Ti PregoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora