Capitolo I

1.8K 77 20
                                    

“Callaghan, datti una mossa!” mi ordinò Severus, criticando ogni mio movimento. Era ormai la terza sera che mi allenavo fino allo sfinimento, e ancora non c’erano missioni, dato che era il Ministero che ci doveva avvisare. Per il momento dovevano ancora scovarli.
“Tieni la schiena dritta, colpisci con più sicurezza!” continuava poi, rompendomi le pluffe.
Non sapevo cosa mi fosse passato in mente quando avevo accettato gli allenamenti… pensavo di destreggiarmi con qualche incantesimo, invece mi portava ogni santa volta nella Stanza delle Necessità a lottare con manichini animati da lui!
“Dacci un taglio!” sbottai infine, distruggendo quel pezzo di legno. Ero stanca morta e irritata, doveva pure venirmi il ciclo e lui continuava a sbraitare ordini. E nonostante tutto continuava a piacermi, vabbè… all’amor non si comanda…
Comunque mi girai verso di lui puntandogli contro la bacchetta; fece appena in tempo ad estrarre la sua e cominciai a lanciargli incantesimi a raffica, che ovviamente parava uno ad uno.
Dovevo fare anche il doppio della fatica, non era un pezzente Severus in fatto di lotta. Poi ad un certo punto lo vidi cedere sulle ginocchia: lo avevo colpito!?
“Per Morgana, scusa Severus! Tutto okay?” feci avvicinandomi, preoccupata. Lo avevo ferito per i miei sbalzi d’umore del cavolo!
Mi trovai una bacchetta puntata sulla gola e Severus si alzò lentamente, con un ghigno stampato in faccia.
“Non devi mai abbassare la guardia.” Disse allora, abbassando il legno magico. “Avrei potuto schiantarti.”
“Ma non l’hai fatto.” Ribattei io, prendendo fiato. Mi sedetti su uno scalino, riposandomi un po’.
“Non ne avevo voglia. Ma attaccami un’altra volta a sorpresa e allora lo farò.”
“Mi avevi rotto le scatole.” Gli risposi, sorridendo. Lui mi lanciò uno sguardo acido, e poi iniziò a sbottonarsi la casacca.
Mmhh… che diavolo stava facendo? Perché mi venivano sempre pensieri sconci? Infatti mi ero immaginata un perché, poco plausibile però… si toglieva casacca e camicia e veniva a darmi un bacio per tapparmi la bocca.
“Che stai facendo?” gli domandai infine, continuando a osservarlo. Lui non rispose, ma finì di togliersela e si arrotolò anche le maniche della camicia.
Poi mi si piazzò davanti, e io alzai lo sguardo, guardandolo dal basso: magari voleva veramente baciarmi… macché, non mi notava nemmeno.
“Duelliamo?” mi domandò con un leggero ghigno, porgendomi però la sua mano.
“Con piacere.” Dissi afferrandogliela: non volevo più staccarla dalla sua presa.
Aveva delle mani stupende: grandi, calde, affusolate, forti e virili.
Secondo me potevano fare faville sul corpo di una donna, anzi che donna… sul mio!
~☆~
Piton era stato colto di sorpresa: non pensava che lo attaccasse all’improvviso. L’avrebbe schiantata, ma non gli pareva molto cortese, con la sua potenza le avrebbe fatto sicuramente troppo male.
Però aveva voglia di lottare ancora, infatti si tolse la casacca e si preparò: non aveva intenzione di mollare, le avrebbe fatto rimpiangere la sua mossa avventata.
L’aiutò ad alzarsi, e poi si misero in posizione, iniziando a lanciarsi incantesimi a vicenda: doveva ammettere che era meglio di quello che si era immaginato, anche se doveva lavorare ancora.
Andarono avanti a sfidarsi per molto, senza che nessuno riuscisse a prevalere: doveva farla faticare per vendicarsi.
Ad un certo punto si decise a farla finita: cominciò ad avanzare, così la Callaghan fu costretta ad arretrare continuando a deviare i vari incantesimi. Il muro arrestò la sua corsa e lei si arrese alla fine, dopo che l’ebbe disarmata. Avevano tutti e due il fiatone, e quando Piton abbassò la bacchetta successe una cosa che non si sarebbe mai aspettato: quella pazza gli saltò addosso!
~☆~
Ero una tipa competitiva io: anche se ero stanca morta, senza bacchetta e spiaccicata contro un muro con un Severus sudato e accaldato a pochi centimetri da me, non volevo arrendermi. Potevo ancora fare qualcosa… in un primo momento avevo pensato di essere veramente in trappola: ero rimasta letteralmente imbambolata a guardarlo. Aveva la pelle del collo e le clavicole sporgenti in vista, e sapeva di uomo: il suo profumo mischiato a quello leggero del sudore. Mi aveva inebriato, ma poi avevo avuto un’idea a dir poco folle.
Lo avrei disarmato in un modo tutto mio…
Gli ero saltata addosso cercando di fargli perdere la bacchetta, e c’ero riuscita!
“Ah-ah! Siamo pari!” esultai infine, spostandomi dal suo corpo; avrei voluto rimanerci invece…
“Ma che ti è saltato in mente?” ringhiò arrabbiato, mettendosi seduto e massaggiandosi la schiena.
“Ti ricordi cosa mi hai detto prima? Mai abbassare la guardia.” Conclusi poi, appoggiandomi con la schiena alla parete. Ero distrutta, però molto soddisfatta…
“Ti avevo già disarmato!” sbottò Severus, alzandosi.
“Un altro round?” gli proposi allora, sfoderando il mio miglior sorriso di sfida.
Lui stava per rispondere quando sentii dei colpi sul muro da cui eravamo entrati. Forse Severus aveva detto a qualcuno che saremmo venuti ad allenarci.
Infatti uscì e con la coda dell’occhio vidi Gazza, con la sua Mrs. Purr: quel gatto lo accompagnava ovunque.
Io approfittai della sua assenza per ricaricare le mie energie, avevo tutti i muscoli indolenziti. Era un portento l’uomo dei miei sogni: lottava benissimo, un Auror avrebbe faticato a parare tutti i suoi colpi.
~☆~
“Professor Piton, Madama Chips ha bisogno di lei in infermeria.” Lo informò Gazza, mentre lui si abbottonava nuovamente i polsini e il colletto della camicia.
“Ora vado.” Gli rispose Piton velocemente, superandolo e il custode se ne andò per la sua strada, non senza prima avergli lanciato uno sguardo perplesso.
Avrebbe voluto continuare a lottare con la Callaghan, doveva scaricare tutta l’adrenalina che aveva accumulato durante la settimana. Era rimasto sorpreso dalla sua tenacia, non pensava resistesse così a lungo ai suoi assalti, doveva ammettere che ne era rimasto in qualche modo affascinato.
Arrivò all’infermeria, ed entrò, vedendo un Grifondoro del primo anno in lacrime e Poppy che lo consolava. Lo aveva chiamato solo perché un bambino piangeva per chi sa quale stupido motivo?
“Oh, Severus, sei arrivato.” Sospirò subito, andandogli incontro.
“A quanto pare…” rispose lui sarcastico, ma lei non ci fece caso, preoccupata com’era.
“Questo ragazzino è traumatizzato, continua a farfugliare e a piangere, non so cosa lo abbia spaventato. Ripete sempre maschera e professor Piton…”
“E cosa dovrei fare? Consolarlo? Non sono suo padre.” Fece Piton con tono scorbutico, continuando a osservare il bambino seduto con le ginocchia strette al petto.
“Cerca di capirci qualcosa, ho già domandato a Minerva, Pomona e Filius, e non sono riusciti a cavargli una parola di bocca.”
In risposta sbuffò, prendendo una sedia e andando ad accomodarsi davanti al Grifondoro. Doveva pure rassicurare uno studente, lui. Appena lo vedevano tutti i ragazzi ammutolivano impauriti, figurarsi se poteva consolarlo.
“Cos’è successo?” domandò schietto, appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi un poco.
“La m-maschera…” sussurrò lui, continuando a singhiozzare. “Professor Piton…”
Piton alzò gli occhi al cielo: aveva già perso la pazienza. Si diresse quindi verso lo scaffale contente le pozioni e cercò quella che faceva al caso suo: pozione calmante.
Prese un bicchiere e ne versò un’abbondante dose, anche se poi Poppy intervenne.
“È troppa! Va diluita!” disse infatti, trattenendogli il braccio.
“Si calmerà così, so quello che faccio.”
Così andò verso il letto e gliela fece bere al ragazzo, che poco dopo si tranquillizzò.
“Allora, Smith, cosa è successo?”
“La finestra… una maschera… un mangiamorte… vogliono ucciderla… sul vetro c’era scritto traditore…” parlò Smith veloce, per poi crollare addormentato.
Piton si alzò di scatto, per poi girarsi verso Poppy, che aveva uno sguardo terrorizzato.
“Che nessuno esca dalla scuola. Per nessun motivo.” Affermò deciso e l’infermiera della scuola più famosa del Regno Unito annuì, prendendo subito la bacchetta per mandare un Patronus a Minerva.
Con passo rapido si diresse verso il portone d’ingresso del castello, ma si rese conto di non avere la bacchetta a portata di mano: l’aveva dimenticata nella Stanza delle Necessità. In un battibaleno arrivò davanti alla parete, con il fiatone: doveva sbrigarsi.
Continuava a domandarsi come avesse potuto entrare ad Hogwarts quel Mangiamorte, era un luogo sicuro, per Salazar!
~☆~
Oh, finalmente Severus si era degnato di arrivare: lo aspettavo da venti minuti! Ma appena lo vidi gli andai incontro, preoccupata.
“Che succede?” gli domandai subito, osservandolo mentre si metteva in fretta e furia la casacca e afferrava la bacchetta.
“Non sono affari tuoi.” Sbottò allora, superandomi.
Ma che cavolo! Era teso all’inverosimile e non erano affari miei? Beh, in realtà non lo erano, ma ero pur sempre una professoressa.
Agguantai il suo braccio e lo fermai: volevo delle spiegazioni.
“Che cavolo succede?”
“Un Mangiamorte si è infiltrato nei giardini di Hogwarts. Ora lasciami.”
Merda. Un Mangiamorte nella scuola? Dovevo assolutamente aiutarlo.
“Ti accompagno. Non una parola. Vengo anch’io.”
E così mi fiondai insieme a lui all’esterno del castello, non senza una smorfia da parte sua.
“Che freddo…” sussurrai dopo un po’ che camminavamo nella neve: non avevo il mantello e mi stavo congelando.
“Sshh.” Sbottò Severus, lanciandomi un’occhiataccia.
Beh, scusa tanto, uomo-ghiaccio, non avevo mica urlato per dire quelle due parole! Ero anche agitata, e non si vedeva nessuno al momento, con tutto quel buio che c’era.
Ad un certo punto sentii un tonfo provenire dalla nostra destra, come se fosse caduto qualcosa da un albero, forse anche lui lo aveva udito.
Stavo per andare a controllare quando Severus mise un braccio davanti a me e mi spinse dentro una rientranza del castello, e lui mi seguì. Avevo i seni premuti contro la sua schiena, e sentivo il suo calore sul mio corpo. Era una situazione anche piacevole, se non fosse stato per il pazzo pieno di rancore che probabilmente era a pochi passi da noi.
Cercai di sbirciare oltre la sua spalla, sporgendomi di poco, e vidi qualcosa che si muoveva verso di noi.
Forse quel malvivente ci aveva visto!
“Stai ferma qui.” Bisbigliò Severus, girandosi verso di me. Io annuii e lui avanzò di qualche passo, puntando la bacchetta illuminata davanti a sé.
“Ciao Piton, quanto tempo è passato! Te la stai spassando con la tua puttanella, sporco traditore?” fece poi una voce viscida, che mi faceva accapponare la pelle.
Che poi… come mi aveva chiamato quel verme? Puttanella? Tralasciando il fatto che io e Severus, purtroppo, non stavamo insieme e non ce la intendevamo, ma che diritto aveva di chiamarmi così?
“Razza di bastardo, come ti permetti!” sbottai allora, uscendo allo scoperto. “Non stiamo nemmeno insieme, è già tanto se mi parla!”
~☆~
La Callaghan voleva decisamente farsi uccidere. Ma come le era saltato in mente di rispondere a un pazzo che l’aveva insultata? Aveva ragione a non volerla nelle sue missioni!
“Cos’è… non l’hai addomesticata abbastanza?” rise infine quell’altro, e Piton stava per attaccarlo, quando ci pensò la donna accanto a lui.
Era letteralmente una furia, scagliava incantesimi a raffica al Mangiamorte che era di fronte a lei, non lasciandogli il tempo di ribattere con qualche magia oscura. Era abbastanza debole quel pezzente, uno dei meno pericolosi in circolazione, e stufo di tutto quel siparietto gli puntò la bacchetta contro mentre ancora lottavano, schiantandolo.
Venne catapultato contro il muro del castello e sbattendo la testa perse i sensi, cadendo poi immobile sulla neve.
Andò subito lì, legandolo con delle corde che aveva evocato. Lo avrebbe lasciato in quel posto, non aveva assolutamente voglia di trascinarlo sulla neve, i funzionari del ministero si sarebbero arrangiati.
Tornò dentro, mentre la Callaghan lo seguiva: avrebbe fatto meglio a non rivolgergli la parola, lo aveva fatto imbestialire con il suo comportamento.
Si trovò davanti praticamente tutti i professori e alcuni Auror che erano venuti a prelevare il Mangiamorte: non capiva ancora perché dovesse occuparsene lui.
“È svenuto. Uscite, girate a sinistra, e percorrete il muro del castello.” Disse con tono monocorde, togliendo subito il disturbo.
~☆~
Severus sembrava leggermente incavolato… con me era costantemente arrabbiato. Lo avevo aiutato anche! Di certo un grazie non guastava.
Mentre tutti tornavano a dormire per il cessato allarme, io lo seguii, riuscendo a fermarlo appena in tempo, prima che scendesse nei suoi freddi e amati sotterranei.
“Mi spieghi perché te la prendi tanto? Ti ho aiutato, no?” gli domandai infine, quando lui si girò fulminandomi con lo sguardo.
“Aiutato? Io non ti ho domandato nulla! Insultare un pazzo assetato di vendetta ti sembra una mossa intelligente? Sei stata fortunata che fosse un pezzente.” Sibilò Severus furibondo: quell’uomo nemmeno quando era arrabbiato urlava.
“Mi aveva dato della puttana!” gli risposi a tono io, indignandomi. Era stato inaccettabile un commento del genere, se ci pensavo ancora mi saliva il nervosismo.
“E allora?”
“Si dà il caso che io non lo sia!”
In risposta lui alzò le spalle: ma mi prendeva in giro?
“I Mangiamorte le chiamano così le donne. Non frignare come una bambina.” Disse Severus, girandosi per andarsene.
“Cos’è… sei ancora pratico del linguaggio?” feci arrabbiata, pentendomi subito dopo di quello che mi era uscito di bocca.
Infatti Severus si fermò, venendomi incontro e facendomi arretrare fino al muro.
“Stai attenta a come mi parli, Callaghan.” Sussurrò poi, facendomi venire i brividi lungo la spina dorsale. Forse avevo esagerato un po’…
“Scusami, Severus, non volevo… sono stanca, scusami tanto.”
Lui mi guardò negli occhi e pensavo di svenire lì: cavoli che occhi meravigliosi che aveva.
“Buonanotte Callaghan.” Disse infine, dirigendosi nei sotterranei.
“Severus…”
“Cosa vuoi ancora?” sbottò lui irritato, guardandomi esasperato.
“Buonanotte.”
~☆~
Quella donna aveva superato il limite: come si era permessa di dargli del Mangiamorte? Lei si era scusata, ed era molto mortificata, e così aveva usato un po’ di Legilimanzia per scoprire se fosse veramente dispiaciuta.
In seguito si era pentito di essere entrato nella sua mente, l’unica cosa che aveva visto era il pensiero che aveva in quel momento. Così aveva anche scoperto che le piacevano anche i suoi occhi…
Ovviamente aveva interrotto subito il contatto, non voleva sapere altro, ma lei non mollava. Infatti lo aveva chiamato nuovamente, di quel passo sarebbe arrivato la mattina successiva nelle sue stanze.
Voleva solamente dargli la buonanotte. Non poteva assolutamente lasciarsi scappare l’occasione di metterla in imbarazzo.
“Anche se adori i miei occhi, potrei andare ora?” le disse infatti, e la Callaghan arrossì, la vide anche se era in penombra.
Infine la lasciò lì e lui finalmente raggiunse il suo studio, mettendosi poi comodo in poltrona, per gustarsi del buon Whiskey. Era proprio quello che ci voleva: quella serata era stata troppo movimentata per i suoi gusti, e di certo la sua pazza collega non aveva reso il tutto più semplice.
~☆~
Mentre mi mettevo sotto le coperte continuavo a pensare a Severus: ma che figura di merda avevo fatto? Meglio sorvolare… ma dovevo creare un piano: come conquistare Severus. Dall’indomani lo avrei messo in atto, lo avrei conquistato, parola di Keela!

________________________

Spazio autrice
Salve a tutte! Eccomi qui con il primo vero capitolo dopo il prologo! *cascate di coriandoli e Keela che si scatena felice alzando i pollici al cielo, mentre Severus si prende la radice del naso fra le dita e scuote la testa sconsolato*
A parte gli scherzi, vi è piaciuto questo capitoletto? :)
*Nel frattempo...
-Era proprio necessario pubblicare questa... questa... cosa?-
-Severus... sei sempre il solito. Secondo me è bello questo capitolo, hai visto? Ho sconfitto persino un Mangiamorte!-
-Solo perché ti ho aiutato io. Altrimenti in questo momento saresti morta.-
-Ma fai esagerato di secondo nome?- *
Ehm... bene, tornando a noi, lasciatemi qualche commento se vi va, e adesso vado, prima che il professor Piton ricompaia per insultarmi... alla prossima! 😊

Amami, Ti PregoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora