Capitolo XXXVIII

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"Guardate! C'è la professoressa Callaghan!" urlò un ragazzino del quinto anno, mentre lui e Keela attraversavano il giardino di Hogwarts.
Piton roteò gli occhi, vedendo alcuni studenti correre nella loro direzione: quei mocciosi avrebbero fatto meglio a sbrigarsi. Voleva arrivare nei sotterranei il prima possibile, per dirle quello che lo attanagliava da settimane.
"Buongiorno ragazzi! Mi siete veramente mancati... vi state comportando bene con il nuovo professore? Soprattutto voi due, che siete come due tarantole..." fece subito Keela con un sorriso, felice di rivedere i suoi studenti.
"Non è bravo come lei, prof. È noioso." Affermò un'altra ragazza, sbuffando leggermente.
Se tutti avessero continuato su quella strada, avrebbe vomitato: con tutti quei complimenti smielati...
"Non avete nient'altro da fare?" sbottò Piton impaziente, cercando di sembrare minaccioso.
Keela alzò gli occhi al cielo, sorridendo divertita, per poi afferrargli la mano e avvicinarsi a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. Si irrigidì immediatamente, dato che lui e Keela non si erano mai dimostrati affetto davanti agli studenti, e anche se questo non era eclatante, quei ragazzini avrebbero fatto uno più uno.
"Scusate, ma sapete quanto tenga il professor Piton alle sue pozioni... dobbiamo proprio andare a controllare che niente salti in aria. Ci vediamo ragazzi!"
Così Keela li salutò, con una scusa abbastanza elementare: non era una bugia molto furba, ma non gli interessava molto in quel momento. Tanto ormai giravano pettegolezzi e con quella dimostrazione di affetto avrebbero parlato per settimane.
Se ne andarono allora verso il portone d'ingresso di Hogwarts, camminando mano nella mano. Era ansioso di arrivare nei suoi amati sotterranei, per poter sistemare tutti i suoi problemi: gli erano veramente mancati i suoi sorrisi.
Chissà quanto tempo ci avrebbe impiegato per riuscire a farsi perdonare totalmente.
Finalmente giunsero davanti alla porta del suo laboratorio, che aprì, facendo entrare prima lei. La vide guardarsi intorno, per poi andare subito verso il camino, che accese.
"Non stiamo insieme solo da qualche settimana e questa stanza si è trasformata nuovamente in una ghiacciaia..." rise infine, sedendosi su quella che era diventata la sua poltrona.
"Siamo solo a fine settembre." Ribatté lui, accomodandosi di fronte a lei, accavallando compostamente le gambe.
"Qui fa sempre freddo." Concluse Keela, sorridendo leggermente. Continuava a guardare le fiamme del camino, si vedeva lontano un miglio quanto fosse nervosa.
~☆~
Ero seduta davanti a Severus e non sapevo cosa dirgli. Anzi, avrei voluto chiedergli molte spiegazioni, ma non sapevo come cominciare. Continuavo a guardare il fuoco che scoppiettava e me ne stavo zitta, senza alzare lo sguardo, pensando a qualcosa da dire senza aggredirlo.
"Se non hai voglia di parlare, potresti solamente ascoltarmi." Disse dopo un po' Severus, alzandosi dalla sua poltrona e mettendosi in ginocchio di fronte a me. Mi prese le mani nelle sue e mi posò un bacio sulle nocche, aspettando che lo guardassi. Girai la testa verso di lui e sorrisi: mi era veramente mancato.
"Devo chiederti molte cose, solo che non so da dove cominciare. Non lo so... magari mi dai delle risposte solo per rendermi felice. Dopo quello che è successo fra di noi ho bisogno di imparare nuovamente a fidarmi di te."
"Per facilitarti potrei bere del Veritaserum." Propose lui seriamente, alzandosi dalla posizione in cui era per andare a prendere la boccetta con la pozione.
"Cosa?" chiesi sbalordita, alzandomi anch'io. "Non è leggermente... illegale? Insomma... è un po' forzato, voglio delle spiegazioni, ma in questo modo credo non sia giusto nei tuoi confronti..." dissi allora, cercando di trovare un modo alternativo al Veritaserum. In effetti non era un metodo molto ortodosso.
Severus tornò di fronte a me e mi zittì, posandomi un dito sulle labbra.
"Sshh..." sussurrò solamente, lasciandomi un bacio casto sull'angolo della bocca. "Voglio che tu sappia che io ti risponderò in modo completamente sincero. Non voglio perderti di nuovo."
Io sorrisi, felice della sua affermazione, e mi alzai sulle punte dei piedi, sistemando le braccia attorno al suo collo e baciandolo dolcemente. Lui mi tenne stretta al suo corpo, ricambiando il bacio, e il mio cuore mancò un battito quando la sua mano andò a posarsi sulla mia pancia, che carezzò lentamente con il pollice.
Alla fine mi staccai a malincuore, lasciandogli una carezza sul viso, e tornai a sedermi, facendo un respiro profondo.
"Cominciamo?" gli chiesi allora, indicandogli la poltrona di fronte a me.
Severus non mi rispose, ma bevve direttamente il contenuto della fiala che aveva in mano, accomodandosi.
"Puoi iniziare con le domande." Fece dopo un po', così cercai di fare mente locale: potevo partire dal bambino, poi chiedergli perché avesse reagito così e chi fosse quella donna nel bar. Sì, era l'ordine migliore.
"Perché hai cambiato idea sul bambino? Settimane fa mi avevi proposto l'adozione."
"Ho avuto modo di riflettere con calma. Voglio un figlio perché ho intenzione di crescerlo insieme a te. Come hai accennato tu, Keela, il frutto del nostro amore." Mi rispose Severus con calma, come se stesse parlando del tempo: probabilmente il Veritaserum aveva un effetto calmante su di lui.
"E allora perché non me lo hai detto subito? Cosa ti ha fatto pensare di non essere all'altezza? Mi hai fatto proprio incazzare quel giorno Severus."
Quando gli avevo svelato la gravidanza aveva ripetuto molte volte il fatto di non essere pronto ed era molto convinto, quindi una spiegazione era d'obbligo. Volevo che si sentisse sicuro, che affrontasse tutto insieme a me.
"Lo penso anche ora. Non ho avuto un'infanzia felice e spensierata, i miei genitori non erano un modello da seguire ed io non so come comportarmi con un bambino. Io spavento i bambini... solo in seguito ho capito che tu mi avresti insegnato e supportato. Non ho intenzione di comportarmi come mio padre." Concluse con uno sguardo disgustato, mettendosi a guardare le fiamme.
"Severus... cosa faceva tuo padre di così terribile?" gli domandai sottovoce: quasi quasi non avrei voluto nemmeno saperlo, dato che immaginavo già qualcosa, e sentire la conferma ai miei pensieri mi spaventava un po'.
"Era un alcolizzato. Picchiava mia madre e picchiava anche me. Le poche cicatrici che ho sulla schiena non sono causate dalle Cruciatus, sono i segni della sua cintura. Una volta mi ha sbattuto la testa sul tavolo facendomi perdere conoscenza."
Rimasi senza parole: quello che mi aveva detto era ancora peggio di quello che mi ero immaginata. Lo picchiava a sangue con la cintura? Ora capivo totalmente il motivo per cui parlava sempre con disprezzo di suo padre.
"Mi dispiace, Severus." Bisbigliai avvilita, avvicinandomi a lui e facendogli poggiare la testa sul mio petto. Gli posai un bacio sulla fronte, tenendolo stretto a me, e Severus mi abbracciò, respirando a fondo.
"Non sarai mai come tuo padre. Non hai mai alzato le mani su di me. Te l'ho già detto... sarai perfetto, pensa solo a quando nostro figlio ti guarderà con gli occhi colmi d'ammirazione e ti dirà che sei il papà migliore del mondo."
"Potrebbe essere una bella soddisfazione. Anche tu sarai una madre stupenda." Si lasciò sfuggire lui ed io sorrisi, staccandomi leggermente per guardarlo negli occhi.
"Grazie, Severus." Gli risposi allora, dandogli un bacio a stampo.
Mi sedetti di nuovo e prima di continuare con le domande feci un grosso sospiro: i pezzi del puzzle stavano andando tutti al proprio posto. Severus aveva reagito male alla notizia del bambino perché non aveva mai avuto punti di riferimento. Non che ci volesse un genio per capirlo, ma non pensavo che il problema fosse così grave con suo padre.
"Ti faccio un'ultima domanda... chi era quella donna con cui eri al bar?"
Severus sorrise leggermente, scuotendo la testa.
"Immaginavo me lo domandassi... ci tieni ancora a me allora. Comunque è la signora Malfoy." Fece in risposta, passandosi una mano fra i capelli.
"Ci sei andato a letto?" domandai subito, prima che si attivasse il filtro bocca-cervello: nemmeno avessi bevuto io il Veritaserum.
"Non recentemente."
Quindi se la era portata a letto! Alzai le sopracciglia, incrociando le braccia al petto, innervosita dalla sua risposta.
"Se ho detto non recentemente un motivo c'è. È stata la mia amante quando ero giovane. Alcuni incontri, nulla di più." Concluse allora Severus, alzandosi e venendo verso di me, porgendomi la mano. La afferrai, venendo così attratta nel suo abbraccio. Quanto mi erano mancati i suoi abbracci...
"Comunque rimani la mia preferita, dato che te lo stai chiedendo." Sussurrò al mio orecchio, lasciandomi un bacio sul collo.
Io ridacchiai, stringendolo più forte: a volte dimenticavo di avere a che fare con un Legilimens...
~☆~
"Severus, mi sei mancato tanto. Non pensavo veramente quello che ti ho urlato prima di andarmene, volevo solo ferirti."
"Immaginavo." Le rispose Piton, posandole un bacio fra i capelli.
Keela era posizionata fra le sue gambe, erano seduti in camera sul tappeto davanti al camino che si stava spegnendo. Avevano mangiato nelle sue stanze ed erano rimasti tutto il giorno accoccolati a parlare oppure semplicemente a guardare le fiamme del camino. Era da settimane che non si sentiva così tranquillo.
Così tra un discorso e l'altro era calata la sera, ma se doveva essere sincero non aveva intenzione di approfittare di lei: non voleva costringerla a rimanere a dormire ad Hogwarts e se anche fosse rimasta non si sarebbe fiondato sopra di lei. Avrebbe aspettato finché Keela non fosse stata pronta, non avrebbe forzato nulla. Nonostante le settimane di astinenza non gli pareva proprio il caso di chiederle di fare l'amore così di punto in bianco.
"A cosa pensi?" gli chiese poi, facendogli una carezza sulla mano e girandosi un po', giusto per guardarlo negli occhi.
"A niente." Disse solamente, per infine alzarsi, sgranchendosi le gambe. "Vieni con me."
Si mise in piedi anche lei e così la condusse fuori dalla camera e dal laboratorio: voleva camminare insieme a Keela, tanto gli studenti stavano cenando. Uscirono dal portone di Hogwarts e si incamminarono per il sentiero di ghiaia, con lei stretta al suo braccio.
Il sole stava tramontando e il giardino era inondato di una luce soffusa, l'atmosfera ideale per chiederle informazioni sul bambino.
Avevano parlato molto, ma non si era soffermato nello specifico a parlare di suo figlio. Si erano chiariti, ma non aveva trovato il coraggio, una volta finito l'effetto del Veritaserum, di domandarle se avesse fatto una magicografia, se suo figlio fosse maschio o femmina.
"Secondo me prima stavi pensando a qualcosa in particolare e anche adesso ci stai pensando..." ridacchiò Keela, fermandosi un attimo e mettendosi davanti a lui.
"Dato che siamo in vena di confessioni, dimmi pure." Continuò poi, agganciando le braccia al suo collo e posandogli un bacio leggero sulle labbra.
Appoggiò una mano sulla sua pancia leggermente cresciuta, sorridendo appena.
"Voglio sapere come sta mio figlio."
Keela fece un sorriso a trentadue denti, abbracciandolo al settimo cielo. Gli diede un bacio passionale e per una volta non si preoccupò che qualcuno potesse vederli. Era di nuovo felice e per le sue stupide paranoie non voleva rovinare tutto.
Dopo un po' lei si staccò, guardandolo con gli occhi che brillavano per l'emozione, impaziente di dirgli tutto sul bambino. Forse Keela aspettava quella domanda da tutto il giorno.
"Ho fatto oggi la prima magicografia, ero così agitata stamattina... comunque stanno bene, la gravidanza procede tranquilla, e..." Disse allora, parlando a raffica.
Piton però si era soffermato su un particolare della frase: stanno bene.
"Stanno?" fece infatti solamente, interrompendola.
"Oh, cavoli... sono una stupida. Ho rovinato tutto... non dovevi saperlo così, sono una cretina."
Si allontanò leggermente da lui, scuotendo la testa e facendo qualche passo indietro, indecisa su cosa dire. Improvvisamente tutta la gioia si era tramutata in nervosismo.
"Keela... cosa non dovevo sapere così?"
Lei indietreggiò ancora, non appena lui cercò di avvicinarsi, e lo guardava mordendosi il labbro.
"Mi lascerai di nuovo... volevo che ti abituassi all'idea di diventare padre prima di dirtelo." Sospirò infine, alzando gli occhi al cielo. "Ma ovviamente non riesco ad attivare il mio filtro cervello-bocca. Insomma, non aspettiamo un bambino."
Fece una grossa pausa prima di continuare, ma se doveva essere sincero aveva capito a cosa cercasse di alludere. Solo che lui non riusciva ad ammetterlo ad alta voce, voleva che fosse lei a dargli la conferma.
"Avremo due gemellini." Disse tutto in un soffio alla fine, puntando lo sguardo a terra.
Stranamente non si sentiva particolarmente sconvolto: anche se era una grande responsabilità, ci sarebbe stata Keela al suo fianco, avrebbero affrontato tutto insieme. Ormai si era abituato all'idea di essere padre. La raggiunse e l'abbracciò, senza che lei tentasse di sottrarsi alla sua presa.
"Per un momento ho pensato che fossero delle creature deformi, sentendo il tuo tono funereo." Sussurrò al suo orecchio, baciandole la pelle del collo, e la sentì ridacchiare.
Quello era il suo modo per dirle che ce l'avrebbero fatta. Senza ombra di dubbio.
~☆~
"Ma ti pare che me ne vada? Certo che resto a dormire qui." Risposi a Severus dopo che mi aveva domandato se volessi restare per la notte.
Mi sentivo così leggera... Severus aveva accettato tutto: la gravidanza e il fatto che avremmo avuto due gemelli. Ero stata veramente una rincoglionita, dicendo stanno invece di sta, ma alla fine tutto si era concluso per il meglio.
Pensavo mi lasciasse di nuovo, dicendomi di andarmene, invece aveva reagito molto positivamente.
Dopo quella rivelazione avevamo camminato ancora, fermandoci solo per qualche bacetto, senza che Severus protestasse: sembrava tutta un'altra persona. Probabilmente voleva rendermi felice per darmi un incentivo a rimanere con lui.
Persino quando un gruppetto di studenti ci aveva colti in flagrante mentre ci baciavamo, Severus non aveva aperto bocca, si fa per dire.
La mia lingua gli impediva di parlare e forse, dato che aveva gli occhi chiusi, non se ne era accorto. Io avevo sentito un fruscio e dei risolini, ma non mi ero staccata: i suoi baci mi erano veramente mancati.
In quel momento ero raggomitolata sulla poltrona, e mentre lui correggeva dei compiti, io leggevo, alzando ogni tanto lo sguardo per guardarlo. Adoravo quando ad ogni stupidaggine scritta dai suoi studenti alzava un sopracciglio, per poi scuotere la testa.
Chiusi il libro, alzandomi dal mio posto e andando dietro di lui, posizionando le mani sulle sue spalle. Iniziai a massaggiargliele, arrivando anche ai nervi tesi del collo.
"Mi sei mancata." Sospirò Severus, reclinando la testa all'indietro, appoggiandola sul mio stomaco.
"Solo per qualche coccola e qualche bacio?" Lo presi in giro io, giocando con i suoi capelli. Mi piaceva stuzzicarlo, ogni volta mi dava delle risposte dolcissime per contraddirmi.
"Lo sai cosa intendo." Mormorò rilassato, smettendo di scribacchiare sulle pergamene.
"E se non lo sapessi?"
Severus rise leggermente: aveva capito a che gioco stavo giocando.
"Mi sono mancati i tuoi sorrisi, i battibecchi, tutto per Salazar, persino i tuoi piedi freddi alla sera e i tuoi capelli arruffati la mattina."
"Certo che sai sempre come rovinare un momento puramente romantico." Ridacchiai allora, dandogli un piccolo schiaffo sulla fronte.
Poi mi sistemai sulle sue ginocchia, senza dargli il tempo di rendersene conto. Lo baciai con impeto, avvicinandomi al suo corpo il più possibile, come se volessi essere un tutt'uno con lui.
Nel frattempo giocherellavo con il primo bottone della sua camicia ed ero molto tentata di aprirlo: nel pacchetto mi è mancato Severus rientrava anche il sesso. Erano settimane che non mi sentivo desiderata e avevo voglia del suo corpo: abituati come eravamo...
Lentamente feci scivolare il bottone fuori dall'asola e lo stesso feci per quelli successivi.
Quando il fiato cominciava a mancarmi, scesi lungo la sua mascella e sul collo, tempestandolo di piccoli baci, facendolo così sospirare di piacere.
"Non stiamo correndo un po' troppo?" Mi chiese Severus, mentre gli mordicchiavo la pelle candida del collo.
"Non credo..." gli risposi maliziosamente, interrompendo per un momento i baci.
"Pensavo non avessi..."
"... voglia? Guarda che sono incinta, non malata."
"Non intendevo quello." Concluse allora leggermente infastidito, ma prima che potesse dire dell'altro, gli misi un dito sulle labbra.
"Lo so. Ma mi sei mancato, in tutti i sensi. Che senso ha stare ancora lontani? Voglio sentirti dentro di me."

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Spazio autrice
Ciao a tutte! Ecco qui il capitolo XXXVIII, troncato proprio sul più bello.
Non preoccupatevi, nel prossimo ci sarà la parte hot. ;)
Spero che vi sia piaciuto, d'ora in poi sarà tutto in discesa, con un bel finale con i fiocchi!
Secondo voi saranno due femmine, due maschi o un maschio e una femmina? Io propongo tutte le opzioni. 😂
Detto questo vi saluto, ditemi cosa ne pensate, stellinate e alla prossima! 😊

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