"Cosa pensate di fare voi due?" Tuonò Piton, guardando con un sopracciglio alzato un Serpeverde e un Grifondoro, colti in flagrante mentre cercavano di sgraffignare alcuni ingredienti dalla sua dispensa.
"Noi? Niente, signore, stavamo solo sistemando gli scaffali." Gli rispose quell'irritante Grifondoro, alzando il mento in segno di sfida.
"Non. Mentite. A me." Sibilò infine e loro si appiattirono contro il muro, sgranando gli occhi. "Uscite immediatamente di qui prima che vi faccia espellere."
"Si, professor Piton." Dissero in coro, sgattaiolando fuori dalla stanza.
Piton si passò una mano sul viso, sospirando: si stava rimbambendo. Stava distillando una pozione anti nausea per Keela, ma gli mancava un ingrediente, quindi era andato nella sua dispensa, trovando quei due ladruncoli. Solitamente avrebbe dato una punizione che avrebbero ricordato per il resto della loro vita, ma ultimamente li minacciava e basta, senza mettere in pratica le sue parole.
Keela lo prendeva in giro, continuando a ricordargli che sotto la sua aria da duro si nascondeva un cuore d'oro. Lui sbuffava ogni volta, ma alla fine avrebbe dovuto ammetterlo: la sua donna e la gravidanza lo avevano addolcito.
Erano passate ormai due settimane da quando avevano fatto pace e poi non aveva più avuto modo di vederla. Si scrivevano quasi ogni giorno, ma alla sera non riuscivano ad incontrarsi, lei restava al lavoro fino a tardi.
Così passava le sue serate a pensare a lei e a leggere libri che lo avrebbero aiutato una volta nati i suoi bambini.
Sinceramente era Minerva che gli consigliava e gli portava le letture: sembrava stesse aspettando i gemelli con quasi più trepidazione di Keela. Ci scommetteva qualche galeone... quando sarebbero venuti alla luce lei si sarebbe comportata come una nonna.
A proposito di nonne... la signora Callaghan era ormai a conoscenza della gravidanza, ma sua madre no. Doveva parlarle, magari poteva invitarla a pranzo. In fin dei conti non aveva conosciuto in modo approfondito nemmeno Keela.
Tornò dietro al calderone, aggiungendo infine l'ingrediente che gli mancava. Non appena imbottigliata la pozione, avrebbe fatto un salto al San Mungo, dato che moriva dalla voglia di vedere la sua sexy Guaritrice: giusto la sera precedente l'aveva sognata nel suo ufficio, indossava solo il camice bianco e lui era seduto di fronte a lei, in attesa che lo visitasse. Inutile dire che si era svegliato molto eccitato.
Forse se non avesse avuto pazienti, avrebbe potuto metterla al corrente del suo sogno proibito...
~ • ~
"Quindi aspetti due gemelli, Keela?" Domandò entusiasta Sonya, una mia cara collega.
Io annuii, sorridendo felice: ora la mia vita era perfetta. Tutto si era risolto con Severus infine, tra un po' sarei diventata zia e poi anche mamma. Cosa potevo desiderare di meglio?
"Guarda che voglio essere invitata al matrimonio, eh..." continuò poi, mentre io ero intenta a sistemare alcuni barattoli di crema e qualche scartoffia. Mi fermai immediatamente, girandomi per guardarla.
"È mia sorella che si sposa, non io." Le dissi ridacchiando, sedendomi di fronte a lei.
Sinceramente non era la prima che mi parlava di matrimonio, anche mia mamma aveva accennato all'argomento. Io ovviamente lo avrei sposato anche il giorno successivo se fosse stato possibile, ero un'inguaribile romantica. Però non avevo mai sollevato l'argomento con Severus, stranamente. Non avevo trovato mai il momento giusto, forse, però con tutto quello che avevamo passato sicuramente la sua risposta sarebbe stata positiva. Magari anche lui ci aveva pensato qualche volta... se vogliamo essere sincere, quando mi aveva regalato quell'anello stupendo, pensavo fosse lì lì sul punto di chiedermelo, ma poi non aveva continuato. Comunque volevo che fosse una cosa tradizionale, lui che si inginocchia davanti a me e io che scoppio a piangere... con gli ormoni da donna incinta sarei stata un fiume in piena.
"Non ne abbiamo parlato ancora... comunque è possessivo, anche se non siamo sposati non credo che permetta ad altri uomini di avvicinarsi a me."
"Insomma è un Serpeverde e i Serpeverde proteggono le loro proprietà." Rise infine Sonya, lanciandomi uno sguardo malizioso. "Un giorno dovresti presentarcelo a tutte ufficialmente. Parli sempre di lui, sei innamorata persa. Non ti ho mai sentito parlare così di Tom."
"Forse ve lo presenterò, però non ti prometto nulla. Non è un grande fan di queste cose." Le risposi allora, guardandola alzarsi e sistemarsi il camice.
"Pausa finita. Torno al lavoro e tu cerca di non pensare troppo al tuo innamorato..." scherzò lei, dirigendosi verso la porta e facendomi l'occhiolino.
Io la salutai, tornando alle mie scartoffie, aspettando il prossimo paziente. Ne avevo ancora tre e poi potevo definirmi libera. E poi avevo intenzione di sfrecciare da Severus: ultimamente non riuscivo più a vederlo. Lavoro, lavoro e lavoro. Pensavo ad una seratina romantica, magari un massaggio sulle spalle ed una degna conclusione, ma sinceramente mi bastava addormentarmi fra le sue braccia. Ogni sera era una lotta addormentarsi sole, mi mancava il suo calore e siamo sincere: su un letto matrimoniale si sta bene in due, accoccolati e abbracciati.
Dopo un po' bussarono alla porta, così venni distolta dai miei pensieri, ma non aspettavo nessuno in quel momento: probabilmente mi era sfuggita la cognizione del tempo. Aveva ragione Sonya, dovevo imparare a non pensare troppo all'uomo dei miei sogni, anche se era una mission impossible. Severus era pur sempre Severus.
"Avanti." Dissi allora, alzando gli occhi dalla scrivania, e subito la porta si aprì.
"Sono sempre così impiccione le tue colleghe? Non riuscivo a scrollarmele di dosso." Sbottò Severus infastidito, venendo verso la scrivania con un mazzo di fiori.
"Severus!" Esclamai al settimo cielo, alzandomi con uno scatto degno di un ghepardo. Gli saltai praticamente addosso, abbracciandolo al settimo cielo e nascondendo la faccia nell'incavo del suo collo. Inspirai il suo profumo e sospirai felice, stringendolo più forte. Dopo due lunghissime settimane potevo di nuovo sentire il suo corpo intrecciato al mio.
"Mi sei mancata." Bisbigliò Severus fra i miei capelli, carezzandomi la schiena.
Mi staccai leggermente, giusto per incollare le labbra alle sue, mugugnando soddisfatta: mi era mancato il suo sapore. Non volevo più staccarmi, ero completamente alla sua mercé, speravo che Severus avesse chiuso la porta, altrimenti tutte le infermiere si sarebbero godute lo spettacolo. Non avevo intenzione di controllare, quindi approfondii il bacio, intrecciando la lingua alla sua, sentendo un verso di piacere provenire dalla sua gola.
Mi fece arretrare fino alla scrivania e, non appena le mie gambe toccarono il legno, Severus fece scorrere un braccio forte attorno alla mia vita e mi sollevò, appoggiandomici sopra.
Mi sembrava fosse alquanto eccitato, in fin dei conti dopo due settimane aveva i suoi buoni motivi per esserlo. Solo che eravamo nel mio studio e per quanto mi eccitasse l'idea di fare l'amore proprio sulla mia scrivania, a breve sarebbe arrivato il prossimo paziente.
"Severus... fermati." Sospirai allora, interrompendo il bacio. Lui si staccò, scivolando dalle labbra al mio collo, che baciò con passione, per poi abbracciarmi più forte e restare con la testa appoggiata alla mia spalla.
"È tutto apposto, Severus?" Gli chiesi allora, leggermente sorpresa, facendogli una carezza sulla testa e posandogli un bacio sui capelli. Raramente si abbandonava così a me, a meno che non fosse dopo aver fatto l'amore. Insomma questo sembrava un invito a coccolarlo molto esplicito.
"Ti devo essere veramente mancata molto." Ridacchiai infine, stringendolo a me.
"Come sempre." Precisò Severus, facendomi venire le farfalle allo stomaco.
Dopo avermi lasciato un ultimo bacio sul collo si allontanò leggermente dal mio corpo, aiutandomi a scendere dalla scrivania.
Lo baciai lievemente sulle labbra, facendogli poi un sorriso a trentadue denti.
"Grazie per i fiori..." gli dissi prendendo il mazzo e sistemandolo in un vaso che avevo appena evocato.
Sentivo il suo sguardo scivolare lungo il mio corpo, così mi girai sorridendo, guardandolo divertita.
"Mi stai spogliando con gli occhi, Severus... mi sembri affamato."
Lo feci accomodare sulla sedia e mi sporsi leggermente, appoggiando le mani sui braccioli, portando il viso vicino al suo.
"Ti ho sognata ieri." Fece lui solamente prendendomi alla sprovvista. Pensavo cercasse subito le mie labbra, ma evidentemente mi ero sbagliata: voleva solo parlare.
Poi portò la bocca vicino al mio orecchio ed io chiusi gli occhi, respirando a fondo il suo profumo. Iniziò a raccontarmi per filo e per segno il suo sogno, con la sua voce profonda che mi faceva venire i brividi lungo la spina dorsale. Se dovevo essere sincera non era solo la sua voce a crearmi i brividi, ma anche la descrizione del sogno. Ci credevo che mi era sembrato abbastanza affamato! Era un sogno erotico con la E maiuscola... sinceramente non sarebbe stata una brutta idea metterlo in atto, peccato che a breve avrei avuto dei pazienti.
~ • ~
Piton finalmente era riuscito ad andare a trovare Keela. Non appena aveva finito di distillare la pozione anti-nausea, aveva rimediato dei fiori e si era diretto al San Mungo, impaziente di vedere il suo sorriso sorpreso.
Non aveva messo in conto però che le sue colleghe lo avrebbero fermato non appena lo avessero adocchiato. Soprattutto una donna con i capelli molto corti e molto rosa, che gli aveva ricordato subito Tonks: sarà stato il colore dei capelli, ma anche di carattere era molto simile.
Sembrava volessero metterlo sotto torchio, ma fortunatamente dopo qualche domanda riuscì a sgattaiolare lontano dalle loro grinfie: quella Sonya, la donna dai capelli rosa, non lo conosceva e gli aveva persino chiesto la data del nozze, con tono fastidiosamente saccente, come se la sapesse lunga. Dava già per scontato che si sarebbero sposati e lui odiava quando gli mettevano pressione. Qualche volta ci aveva pensato anche lui, ma di certo non accettava consigli da una sconosciuta. Sinceramente non sapeva come comportarsi con l'argomento matrimonio: Piton aveva già la certezza che Keela appartenesse a lui, ma non riusciva a capire se lei volesse qualcosa di più, se volesse quell'anello che l'avrebbe legata a lui per sempre. Non che gli dispiacesse l'idea, ma solo al pensiero dei preparativi, degli abiti, della cerimonia e di tutto il nervosismo che sarebbe conseguito... ne avrebbe sicuramente fatto a meno.
Comunque era riuscito ad andarsene e di certo non era il momento di pensare al matrimonio: stava per rivedere Keela, che ovviamente, non appena era entrato nella stanza, gli era saltata addosso, agganciando le braccia al suo collo.
L'aveva baciata subito con trasporto ed in quel momento la stava mettendo al corrente del suo sogno proibito: sapeva che non avrebbero potuto trasformarlo in realtà proprio in quel momento, ma si divertiva sempre a stuzzicarla. Lei era lì ferma che lo ascoltava, quasi ipnotizzata dal suono della sua voce.
Alla fine si alzò, costringendola a raddrizzarsi, ma non aveva intenzione di interrompere il contatto con il suo corpo, quindi restò sempre molto vicino a lei.
Le lasciò un bacio passionale sul collo, sentendola sospirare: poteva convincerla senza sforzi ad assecondarlo, ma aveva altri programmi. Voleva dedicarsi con calma al suo corpo e poi aveva ormai deciso come organizzare la serata. Le posò un ultimo bacio sulla fronte e alla fine si staccò da lei, andando a rovistare un attimo nella tasca del suo mantello. In fin dei conti era andato lì a trovarla per darle anche la pozione che l'avrebbe sollevata dalla nausea.
Gliela porse e lei lo guardò interrogativa.
"Cos'è?" Gli chiese infatti, rigirandosi l'ampolla fra le mani.
"Mi hai scritto in una lettera che soffri di nausea, quindi ecco la soluzione al tuo problema." E dicendo questo le posò un bacio sulle labbra, per poi vederla sorridere riconoscente.
"Non so cosa farei senza di te..."
Stava per ribattere con una risposta sarcastica, ma bussarono alla porta: evidentemente il loro tempo a disposizione era giunto al termine.
"Un attimo!" Disse subito Keela ad alta voce, così Piton andò verso la porta, intenzionato ad andarsene, ma lei gli agguantò il braccio.
"Mi aspetti? Ho ancora tre pazienti e poi per oggi ho finito, magari potremmo andare a cena nel nostro ristorante, che ne dici?"
"Purtroppo dobbiamo rimandare... ero venuto solo a salutarti e a darti la pozione, stasera devo partire per un convegno." Mentì allora, con uno sguardo indecifrabile: da quando gli aveva detto che riusciva a capire quando stava mentendo, cercava il più possibile di non alzare l'angolo della bocca in un piccolo sorriso. Così almeno l'avrebbe fatta franca.
"Ma questo è il mio primo weekend libero dopo settimane... e tu devi andartene? Perché non me lo hai detto prima?"
Ecco, aveva abboccato: si stava già innervosendo. Sembrava fosse abbastanza contrariata... probabilmente il fatto che fosse incinta stava peggiorando la situazione. Non aveva messo in conto gli ormoni.
"Sei un bastardo, io cerco di ritagliare uno spazio per noi e tu vai ad uno stupido convegno di pozioni? Sei impossibile." Sbottò Keela infine, incrociando le braccia al petto, dandogli le spalle e andando verso la scrivania.
Piton si avvicinò di nuovo a lei, abbracciandola da dietro e posando il mento sulla sua spalla.
"Passeranno veloci questi due giorni, non te ne accorgerai nemmeno."
Lei borbottò qualcosa, che non riuscì a capire, così le lasciò un bacio sulla guancia e si diresse verso la porta, girandosi un'ultima volta per guardarla. Non l'aveva presa per niente bene, il suo sguardo avrebbe spaventato anche il Signore Oscuro. La salutò e uscì dal suo ufficio, vedendo i pazienti a cui aveva accennato in precedenza. Bene, ora aveva tutto il tempo di preparare la serata con calma: Keela sarebbe rimasta decisamente stupita.
~ • ~
Due ore dopo
"Arrivederci Keela."
"Arrivederci signora Darcy. Si ricordi di prendere la pozione due volte al giorno e poi potrà tornare a prendersi cura dei suoi Occamy."
"Grazie cara."
E così se ne andò anche l'ultimo dei miei pazienti. Ed io, dopo aver lavorato una settimana facendo gli straordinari per ritagliarmi un fine settimana libero per passarlo con Severus, sarei tornata a casa. Da sola. Avrei cenato da sola. E sarei andata a letto da sola. E avrei passato la domenica in completa solitudine. Benissimo no? Quell'altro cretino non si era nemmeno degnato di avvisarmi, sempre con la testa fra quelle sue maledette pozioni. Dico io... gli costava così tanto sforzo scrivermi due righe mettendomi al corrente di questo suo importantissimo convegno? Gli avrei spedito una strillettera probabilmente, ma almeno mi sarei organizzata in un altro modo.
Sbuffando mi tolsi il camice e me ne andai, uscendo all'aria aperta. Mi smaterializzai immediatamente in un vicolo vicino al mio condominio, giusto per non farmi vedere da babbani. Entrai nel mio palazzo, salendo stancamente le scale e maledicendo Severus e le sue pozioni.
Infine arrivai davanti alla porta del mio appartamento e inserii le chiavi nella toppa, ma c'era qualcosa che non andava. Dalla fessura avevo visto che c'era la luce accesa: io la spegnevo sempre. Mi feci coraggio e, con la bacchetta alla mano, varcai la soglia velocemente, sbattendomi la porta alle spalle. Ero pronta per schiantare il possibile intruso, ma abbassai immediatamente il braccio, sorpresa.
C'era il tavolo apparecchiato per due, il fuoco acceso, c'era anche qualche candela accesa qua e là e Severus mi stava aspettando, seduto comodamente in poltrona.
Santo Merlino... io avevo maledetto Severus per mezza Londra e poi me lo ritrovavo nel mio appartamento a leggere un libro per ingannare l'attesa dopo che mi aveva preparato una cenetta romantica.
"E così tu avevi un convegno eh?"
Lui fece un leggero ghigno, indicandomi poi con un gesto distratto della mano il tavolo apparecchiato.
"Pensavo che avresti apprezzato una sorpresa... anche se non avevo previsto il tuo nervosismo. Pensavo di cavarmela con un Va bene, caro. Non fa niente. Evidentemente ti avevo sottovalutata."
"Però ti sei fatto decisamente perdonare..." dissi allora, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Andai a sedermi sulle sue ginocchia, dandogli un bacio appassionato.
"Mi sei mancato tantissimo. Pensavo a te tutto il giorno e poi alla sera era un'impresa addormentarmi senza di te. Il letto era freddo."
"E così mi usi come scaldaletto? Come sei profonda." Fece Severus mellifluamente, alzando un angolo della bocca. Io risi, appoggiando la fronte sulla sua, guardandolo negli occhi.
"Dovresti sapere che per me tu sei più di questo... sei l'amore della mia vita, il padre dei miei figli..." iniziai allora, facendogli una carezza sulla guancia, e lui sorrise leggermente. "... ma devo ammettere che hai ragione: come scaldaletto non sei niente male."
Per la prima volta sentii Severus ridere profondamente, una risata ricca e spensierata.
"Ti amo, Keela." Sussurrò sulle mie labbra, baciandomi dolcemente.
In fin dei conti la serata non è un completo disastro, pensai mentre Severus mi trascinava con lui sul divano, carezzandomi languidamente il corpo.
Non potevo desiderare di meglio.____________________
Spazio autrice
Ciao a tutte! Eccomi qui con un altro capitolo, postato nella mia pausa dallo studio. Spero vi sia piaciuto anche se breve. Mancano ancora pochi capitoli e sto procedendo con il labor limae nell'epilogo. Ritocco, ritocco e ancora ritocco... ovviamente le conclusioni sono sempre difficili da scrivere. 😂
Comunque se volete cominciare una nuova fanfic, andate a fare un salto nel profilo di danytargaryen23 e date un'occhiata alla sua ultima creazione!
Secondo voi cosa accadrà negli ultimi capitoli? Torneranno alcune vecchie conoscenze, come i Malfoy e l'imperterrito ex di Keela. Speriamo almeno che Severus non finisca ad Azkaban. ;)
Detto questo vi saluto, commentate, stellinate e alla prossima! :)
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Amami, Ti Prego
FanfictionLo avevo visto per la prima volta in una giornata uggiosa, nei corridoi del San Mungo. Vi starete immaginando la solita scena che si legge in molti libri: il classico colpo di fulmine, la ragazza bellissima e perfetta guarda dritto negli occhi dell'...