Piton stava finendo di distillare una pozione anti nausea per Talia, dato che Keela l'aveva consigliata a sua sorella. La seconda gravidanza della cognatina era più fastidiosa della prima e lui da quando aveva sposato Keela era diventato il pozionista della famiglia. A quanto pareva avevano messo da parte le loro insicurezze su qualche possibile avvelenamento.
Così in quel momento si trovava a imbottigliare la pozione, cercando di non fare tardi. Dopo tre giorni di lavoro finalmente avrebbe rivisto le sue serpi. Ogni sera, quando tornava a casa, i bambini erano già addormentati e non gli pareva il caso di svegliarli: dopo cinque anni aveva capito che i momenti di tranquillità erano rari e quindi cercava di sfruttarli al massimo.
Non che presentarsi al matrimonio del fratello di Keela a casa dei suoi genitori, pullulante di parenti, potesse essere considerato rilassante, ma almeno avrebbe passato del tempo con i bambini e con Keela.Un'ora dopo
Piton poteva ritenersi presentabile: dopo una doccia e un cambio d'abiti – per l'occasione più eleganti – ogni traccia dei fumi della pozione era scomparsa.
Si smaterializzò dopo aver preso la pozione anti nausea e si trovò nel giardino addobbato dei suoceri in perfetto orario. Subito vide sua moglie, che stava parlando con sua sorella, girarsi e fargli un sorriso.
Non fece in tempo nemmeno a muovere un passo, che tre marmocchi sbucarono da dietro un tavolo, correndogli incontro.
"Papà!" Urlarono all'unisono, catapultandosi fra le sue braccia.
"Le mie serpi." Disse allora, abbracciandoli e tenendoli stretti a lui. Poi si staccò, restando però in ginocchio, aspettando che iniziassero a parlare. Scommetteva qualche galeone che non avrebbero smesso finché Keela non fosse venuta in aiuto.
"Papà, lo sai che oggi ho fatto la mia prima magia?" Gli rivelò allora Soren saltellando. "Ho starnutito su Scaptius e l'ho ricoperto di brillantini azzurri."
"Già... ero tutto brillantinoso."
"Non credo sia la parola giusta, Scaptius, ma hai reso l'idea." Concluse Severus con un piccolo ghigno, scompigliandogli i capelli neri, facendo ridere Morgana e Soren.
"Sono orgoglioso di te, figliolo." Concluse infine, alzando un angolo della bocca, e il piccolo tornò fra le sue braccia, abbracciandolo felice.
Si alzò, tenendolo in braccio, vedendo Keela avvicinarsi a loro.
"Il nostro piccolino ha fatto la sua prima magia."
"Vogliamo lavorare con i draghi quando siamo grandi!" Disse Morgana, battendo il cinque con Scaptius e con Soren, che nel frattempo si era fatto rimettere a terra.
"E io farò anche tantissime pozioni come te, papà." Aggiunse Scaptius, guardandolo con gli occhi neri che brillavano.
Severus sorrise leggermente ascoltandoli. Sicuramente doveva ringraziare Hagrid per la faccenda dei draghi: capiva che il mezzo gigante insegnasse tutto quello che sapeva sulle creature ai bambini, ma il suo concetto di non pericoloso era leggermente diverso dal suo.
Una sera Soren gli aveva persino chiesto se potessero prendere un drago come animale domestico, perché era una bestiola adorabile, giusto per citare le esatte parole del mezzo gigante. Alla fine era riuscito a convincere il piccolo della famiglia a prendere un asticello, per placare la sua voglia improvvisa di diventare un magizoologo. Se avesse continuato su quella strada Piton si sarebbe trovato la casa piena di uova di Occamy, di Snasi e altre bestie.
"Ma prima andiamo ad Hogwarts." Continuò Morgana, annuendo convinta.
"Viva Serpeverde! Abbasso Grifondoro!" Esultarono gli altri due e a Piton sfuggì un ghigno.
"Ragazzi!" Li sgridò allora Keela e loro corsero via ridacchiando, andando a giocare con Zackary.
"Glielo hai insegnato tu, non è vero?" Lo rimproverò Keela, puntandogli il dito contro, anche se con aria divertita.
"Colpevole."
Piton non le diede il tempo di ribattere, dato che l'attirò a sé e la baciò. Non si sarebbe mai stancato delle sue labbra.
"Non vedo l'ora di toglierti questo vestito." Sussurrò malizioso, mordendole leggermente il labbro inferiore.
Lei in risposta gli prese la mano, posandola sulla sua coscia, facendogli capire che aveva indossato le giarrettiere: avrebbe decisamente avuto una nottata interessante.
~ • ~
"Mamma? Possiamo andare a giocare?"
"Qual è la parolina magica, Scaptius?"
"Per favore?"
"Va bene. Ma state attenti a non farvi male."
Non feci neanche in tempo a finire la frase che quelle piccole pesti erano già sgattaiolate via.
In fin dei conti non potevo tenerli tutto il tempo seduti al tavolo con noi, quei peperini non riuscivano a stare fermi per più di dieci minuti. Durante la cerimonia si erano comportati bene, quindi una piccola ricompensa se l'erano meritata.
Li guardai ridere e scherzare fra di loro, mentre cercavano di catturare delle lucciole. Ero così fortunata ad averli, i miei piccolini. Piccolini... ormai Morgana e Scaptius avevano cinque anni, e Soren tre. Il tempo passava in fretta, mi sembrava ieri che li tenevo fra le braccia mentre urlavano perché avevano fame e Severus se ne stava beatamente nel suo studio con un Muffliato lanciato sulla stanza. Dopo la nascita di Soren ci eravamo trasferiti in una casa più grande, con camere per tutti, un giardino ampio per far giocare i bambini e uno studio e un laboratorio per Severus.
A proposito di Severus: non lo avevo mai visto sorridere così tanto. Era un papà meraviglioso e, anche se voleva far credere a tutti di essere rimasto l'uomo freddo e distaccato di un tempo, non mi ingannava. Per non essere un amante dei bambini poi aveva uno strano modo per dimostrarlo, soprattutto quando alla sera si sedeva insieme a loro e giocava finché arrivava l'ora di metterli a nanna. O quando leggeva le storie della buonanotte, o quando li coccolava e li teneva in braccio mentre leggeva un libro.
Insomma, era veramente un amore con loro e io non potevo che amarlo ogni giorno di più per questo.
La notizia della mia prima gravidanza non era stata accolta alla grande, ma Severus aveva fatto molti progressi da quel momento. Dalla nascita dei gemelli aveva cercato di ritagliarsi più tempo libero da trascorrere con noi e quando, il giorno del suo compleanno due anni dopo, come regalo gli avevo fatto trovare un test di gravidanza babbano positivo, lo avevo reso l'uomo più felice del mondo. Con Severus non servivano parole, mi era bastato guardarlo negli occhi per capire quanto fosse felice.
"Keela... Keela."
"Sì, Severus?"
Ero talmente persa nei miei pensieri che non mi ero nemmeno accorta che Severus mi stava chiamando da un po'.
"Non spariscono se distogli per un attimo lo sguardo." Mi disse lui, leggermente divertito.
"Lo so, ma mi piace guardarli giocare. Sono così felici e spensierati."
"Strano." Si intromise allora mia zia Edwena, lanciandomi uno sguardo obliquo.
Io volevo un bene dell'anima alla mia famiglia, ma certi parenti proprio non li sopportavo. Dovevo ammettere che l'idea di Severus di avere un matrimonio ristretto era stata molto azzeccata, considerando il comportamento leggermente discutibile di alcune mie prozie. Ma io mi chiedevo... che senso aveva continuare a criticare le mie scelte? La vita era mia ed io avevo deciso di chi innamorarmi. E poi questa zia Edwena era proprio una spina sul fianco, per non dire di peggio: non la vedevo praticamente mai, e in quelle poche occasioni in cui ci incontravamo iniziava a lanciarmi sguardi – oserei dire – quasi disgustati e a parlare male di Severus.
Sapevo che il mio matrimonio con Severus non era dei più graditi in famiglia. Tralasciando mia mamma e mio fratello che mi avevano appoggiato dall'inizio, mio papà e mia sorella ci avevano messo un po', ma alla fine lo avevano accettato.
Invece i miei parenti giudicavano a prescindere: per loro rimaneva un mangiamorte spietato, un assassino.
Che restassero pure nelle loro convinzioni, mio marito era un uomo stupendo.
~ • ~
Piton odiava i ricevimenti dei matrimoni: troppi parenti erano sinonimo di nervosismo.
Sapeva che non era il benvenuto fra di loro, infatti i loro sguardi diffidenti lo confermavano. Non che gli interessasse granché la loro opinione – viveva tranquillamente anche senza la loro approvazione. Keela si irritava ogni volta, specialmente con quella megera di sua zia. Soprattutto quando osava fare dei commenti sui bambini, Keela perdeva la poca pazienza che aveva.
"Hai qualcosa da ridire sui nostri figli?" Le chiese infatti, con la voce carica di sarcasmo.
"Ho detto strano. Non che mi aspettassi che crescessero normali, vedendo il padre."
Piton alzò un angolo della bocca divertito, abbassando lo sguardo per nascondere il piccolo ghigno: Keela altrimenti lo avrebbe ucciso. Ci avrebbe scommesso che il centro di tutti i problemi fosse lui.
"Stanno crescendo bene." Si impuntò sua moglie, girandosi poi verso di lui. "Tu non dici nulla?"
"Cosa dovrei dire? I tuoi parenti hanno già le idee chiare."
Lei gli lanciò un'occhiataccia, per poi dargli una gomitata nelle costole.
Stava per aprire di nuovo bocca quando arrivò correndo Zack.
"Soren si è fatto male."
"Vado io." Disse quando vide Keela spalancare gli occhi, pronta a scattare. Secondo il suo parere si preoccupava troppo: come genitore era decisamente più permissivo.
Seguì suo nipote, arrivando vicino all'albero secolare che costeggiava il lago, proprio dove a San Valentino aveva schiantato quel pallone gonfiato di Tom.
"Stava cercando di prendere la palla ed è inciampato su una radice, zio Sev."
"Grazie Zack." Fece scompigliandogli i ricci ribelli. "Tornate pure a giocare, ora Soren farà una pausa, giusto?"
"Papà..." si lamentò allora, piagnucolando e tenendosi il ginocchio sanguinante.
Piton si abbassò, prendendolo fra le braccia, e lui subito si rannicchiò contro il suo petto, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo e cominciando a piangere.
"Sshh..."
Tornò al tavolo e si sedette, continuando a tenerlo stretto a sé, notando quella vecchia racchia guardarlo con le sopracciglia aggrottate.
"Cosa è successo, piccolino?" Gli domandò subito Keela, sorridendogli dolcemente e asciugandogli le lacrime dalle guance.
"Sono scivolato." Rispose Soren, tirando su con il naso, indicandosi poi il ginocchio. "Fa male."
Lacrimoni freschi minacciavano di cadere di nuovo e il labbro inferiore tremava, segno di un altro pianto imminente.
"Ci pensa la mamma adesso." Continuò poi lei, posandogli un bacio sulla fronte. Senza che se ne accorgesse, Keela gli passò una mano sul ginocchio infortunato, chiudendo così la ferita.
"Visto? Tutto risolto."
"Grazie mamma." Bisbigliò Soren, staccandosi un attimo da lui per andare fra le braccia di sua madre.
Sorrise leggermente guardandoli, per poi bere un sorso di vino e alzare gli occhi, fermandoli di fronte a sé.
Iniziava a stufarsi anche lui: questa Edwena lo stava irritando. Non riusciva a capire che senso aveva odiare i bambini. Erano innocenti e l'unica colpa che avevano era di avere lui come padre.
"Papà, domani andiamo insieme a Nana e Scaptius a cacciare gli gnomi da giardino?" Gli chiese dopo un po' Soren, tornando sulle sue gambe e rubandogli un biscotto dal dessert.
"Vedremo..."
Il piccolino della famiglia allora si girò, sfoggiando due occhioni da cucciolotto, che avrebbero smosso anche il più burbero degli uomini. Quando lo guardava così era impossibile negargli qualcosa.
"Va bene, mi ritaglierò un po' di tempo."
"Grazie!" Esclamò infine, gettandogli le braccia al collo.
"Io sono basita. E Keela... glielo lasci fare?" Sbottò la vecchia, con una vena che le pulsava in fronte.
Forse se si fosse sbizzarrito con le risposte da darle poteva fargliela scoppiare direttamente.
"La smetta. Mia moglie ed io decidiamo come crescere i nostri figli. Non lei."
Lei sbottò infastidita e abbassò lo sguardo, iniziando a borbottare contrariata.
Piton guardò per un momento Keela, notando il suo sorriso compiaciuto.
"Grazie." Gli sussurrò poi all'orecchio, posandogli un bacio sulla mascella.
~ • ~
"In un giardino incantato, abitato da draghi e dominatori dell'aria..." iniziò Severus, agitando una mano in aria, evocando così figure in polvere di stelle di draghi e creature mitologiche.
Lo stavo osservando appoggiata allo stipite della porta, con un sorriso sulle labbra. Era seduto nella poltrona del suo studio e stava raccontando ai bambini la fiaba della buonanotte. Eravamo tornati dal matrimonio di Daniel e Corey e, nonostante fosse tardi, Soren, Morgana e Scaptius avevano chiesto a Severus di leggere qualcosa prima che andassero a dormire. Senza fare rumore presi la macchina fotografica incantata, scattando una foto che sarebbe finita dritta nell'album dei ricordi.
Ecco cosa non riuscivano a capire le persone che continuavano a giudicarmi: questa felicità spontanea, questi momenti intimi familiari che mi scaldavano il cuore e mi facevano sentire realizzata. Se solo avessero visto come si comportava con i suoi figli avrebbero sicuramente cambiato idea. Soren e Scaptius erano rannicchiati alla sua destra, mentre Morgana si era sistemata sul lato opposto, con la testa appoggiata al suo petto.
"Un Grugnocorto svedese!" Esclamò improvvisamente Scaptius, indicando sopra di loro, dove volteggiavano varie creature mentre Severus proseguiva la lettura.
"Sì, guarda che bello!" Continuò Soren, cercando di acchiappare il drago che stava volando a bassa quota, ridacchiando quando gli soffiò in faccia del fuoco magico.
Mi avvicinai, andando a sedermi sul bracciolo della poltrona, aspettando che Severus finisse la storia.
Nel frattempo facevo scorrere le dita fra le ciocche corvine di Scaptius e Soren, per rilassarli e farli appisolare. Morgana era già nel mondo dei sogni, protetta dal braccio di Severus che la teneva stretta a lui, mentre distrattamente le carezzava i capelli neri.
"Credo si siano addormentati." Bisbigliai dopo un po', sentendoli respirare profondamente.
"Chi prendi?" Mi chiese allora Severus sarcasticamente, indicando con un cenno del capo i nostri figli, tutti e tre aggrappati al suo corpo.
"Mmhh, scelta difficile..." ridacchiai allora, avvicinandomi per posargli un bacio dolce sulle labbra.
Lui approfondì il leggero contatto, facendomi rabbrividire di piacere.
Mi staccai dopo un po', facendogli una carezza sulla guancia. Dopo tutti quest'anni il suo sguardo non era mai cambiato, mi guardava ancora come se fossi la donna più bella e desiderabile del pianeta. Dovevo ammetterlo: le due gravidanze avevano lasciato i segni del loro passaggio sul mio corpo. Si erano aggiunte smagliature e i seni non erano più sodi come un tempo. Nonostante tutto Severus amava ogni parte di me e non perdeva occasione di dimostrarmelo.
Ci incamminammo fianco a fianco, con i bambini in braccio, e lui entrò prima nella camera di Scaptius e poi in quella di Soren. Io andai a sistemare la mia piccola Morgana nella sua cameretta, per poi andare a salutare e a rimboccare le coperte ai miei ometti.
Socchiusi le porte, per poi raggiungere Severus, che nel frattempo era andato da Morgana.
Stava quasi per uscire, quando lei lo chiamò, così mi avvicinai di più anche io. Che avesse avuto un incubo?
"Hai fatto un brutto sogno, tesoro?" Le domandai allora, andando a sedermi sul bordo del letto vicino a Severus.
Lei annuì, ma continuava ad avere uno sguardo spaventato.
"Non voglio che vi lasciate." Mormorò alla fine, cominciando a piangere silenziosamente.
Guardai Severus e lui in risposta alzò un sopracciglio, scettico. Eravamo una famiglia felice, perché mai la bambina avrebbe dovuto avere degli incubi sul fatto che ci saremmo dovuti separare?
"Morgana, guardami." Disse Severus con calma, asciugandole con le mani grandi il viso rigato di lacrime.
"Non lascerò mai la mamma."
"N-non è vero." Continuò lei, singhiozzando.
"Vieni qui Morgana."
La presi in braccio, carezzandole i capelli e baciandole la fronte, lasciando che si sfogasse.
"Quegli idioti dei tuoi parenti." Sbottò dopo un po' ed io alzai gli occhi al cielo. Sicuramente Morgana aveva sentito mentre congetturavano sulla nostra vita e da qui si spiegava l'incubo.
"Non mi interessa se mi ricoprono di insulti. Ero stato chiaro. Non voglio che coinvolgano i miei figli."
"Domani parlerò con mia mamma. Ci penserà lei a metterli in riga."
In effetti mia mamma era una nonna stupenda. Non avrebbe lasciato correre, non appena domani le avessi raccontato l'accaduto. Non era mai successo che i bambini sentissero cattiverie su Severus, ma questa volta avevano decisamente esagerato. Io sapevo difendermi, Severus pure – anche troppo a volte – ma i piccoli erano piccoli, non avevano bisogno di preoccuparsi di queste false dicerie.
"Cosa hai sentito Nana?" Le domandò Severus, avvicinandosi e pulendole il volto con un fazzoletto. Lei lo prese, soffiandosi il naso e facendo poi un grosso respiro.
"Hanno detto che sei cattivo. Che fra un po' ci lascerai e non tornerai più. Io non voglio. Voglio che resti con la mamma, con me, Scaptius e Soren. Devi restare, papà. Io ti voglio bene."
Morgana iniziò a piangere nuovamente, questa volta però gettandosi tra le braccia di Severus.
"Sshh, sshh, sshh... non piangere, ti prometto che starò con voi per sempre." Bisbigliò il mio splendido marito, alzandosi e camminando per la stanza con la bambina in braccio.
Mi avvicinai, unendomi anch'io all'abbraccio, cosicché nostra figlia si sentisse al sicuro. Restammo lì per un tempo infinito, fino a che i singhiozzi si furono ridotti a respiri profondi.
Severus la rimise sotto le coperte, restando vicino a lei, carezzandole i capelli. Sbadigliò mentre si toglieva le ultime gocce salate dalle guance.
"Non credere a quello che dicono quelle megere." Le dissi allora, posandole un bacio in fronte.
"Non ci avevo creduto. Ma poi ho fatto quel brutto sogno. Sembrava vero."
"Non preoccuparti." Aggiunse infine Severus, rimboccandole le coperte. "Dormi ora. Domani devi essere in forze per la caccia agli gnomi da giardino."
Lei sorrise, abbracciandolo un'ultima volta.
"Buonanotte mamma, buonanotte papà. Vi voglio bene."
"Buonanotte tesoro. Ti vogliamo bene anche noi."
Spensi la luce, per poi uscire insieme a Severus.
Era particolarmente silenzioso, forse era anche arrabbiato. Non lo biasimavo, in effetti l'unica cosa che non voleva era che i bambini soffrissero. Per fortuna Scaptius e Soren non avevano sentito nulla, altrimenti avremmo passato la notte in bianco cercando di calmare i pianti di tutti e tre.
Eravamo spesso al centro dei pettegolezzi in famiglia, ma era la prima volta che i bambini ne risentivano. Per fortuna le riunioni con tutti i parenti erano un evento raro.
Entrati nella nostra camera, iniziai a spogliarmi, guardando di sottecchi Severus, mentre anche lui si stava preparando per andare a letto.
Mi sciolsi l'acconciatura e tolsi ogni traccia di trucco, per poi scivolare nella mia sottoveste e sistemarmi sotto il piumone.
Lui si distese vicino al mio corpo, abbracciandomi.
Iniziò a baciarmi il collo, baci lenti e romantici. Appoggiò una mano sulla mia coscia, risalendo con un tocco leggero, ma prima di arrivare alla mia intimità si fermò.
"Non è colpa tua. Sei una mamma splendida."
Io sorrisi sentendo le sue parole. Negli ultimi anni mi ricordava spesso quanto fossi speciale per i bambini, apprezzando tutto quello che facevo per loro. Mi faceva sentire realizzata.
"Lo so che non è colpa mia, ma sono i miei parenti. Continuano a non capire che siamo felici." Sospirai allora, girandomi su un fianco per guardarlo negli occhi.
"Mi assicurerò che non succeda più." Mi rispose lui, con un piccolo ghigno.
"Non vorrai avvelenare qualcuno?" Gli chiesi ridacchiando, spingendolo sulla schiena e mettendomi a cavalcioni sul suo bacino.
"Mmhh... forse." Borbottò lui, con un piccolo sorriso, per poi baciarmi con passione.
Non mi sarei mai stancata delle sue labbra, delle sue mani che mi stringevano e accarezzavano, del suo corpo che si inarcava in cerca di contatto.
"Avresti mai pensato che saremmo arrivati qui?" Feci non appena ebbi ripreso un po' di fiato, appoggiando la mia fronte sulla sua.
"Intendi in questa casa? La divinazione non si spinge a tanto." Mormorò lui, sovrastandomi con tutto il suo peso.
"Lo sai che non intendevo quello."
"Volevo morire in quella stamberga." Continuò Severus seriamente, posandomi un bacio sull'angolo della bocca. "Non avevo nulla per cui valesse la pena di vivere. Avevo passato la vita a proteggere il figlio della donna che non aveva mai ricambiato il mio amore. Ero pronto ad andarmene. Ma poi la fenice di Silente mi ha salvato."
Inconsciamente gli passai le dita con tocco leggero sulla cicatrice che aveva sul collo, grata che fosse qui con me. Non parlava spesso di quella notte in cui aveva rischiato di morire.
"Ho sbagliato tante volte nella mia vita, Keela, ma non mi pentirò mai di averti permesso di entrare nel mio cuore. Sei stata il balsamo per la mia anima ferita."
Lo baciai, tenendolo stretto a me, felice e commossa per le sue parole profonde.
"Sei tutto per me, Severus. So che hai un passato difficile, ma ti voglio così come sei. Mi ami incondizionatamente e questo mi basta."
"Darei la vita per proteggere te e i nostri figli."
"Lo so." Bisbigliai sul suo collo, abbracciandolo con tutta la forza che avevo, sospirando felice.
Iniziammo nuovamente a baciarci, le mani di Severus che mi carezzavano i fianchi, per poi andare ad intrecciare le dita nei miei capelli. Sussultai quando mi morse il collo, proprio mentre fuori stava cominciando a piovere, il cielo squarciato dal boato di un tuono.
Poco dopo sentimmo bussare alla porta della nostra camera. Severus si staccò da me, mettendosi a sedere. Mi sistemai la veste e i capelli, per poi andare ad aprire la porta, trovandomi davanti sei occhi neri spaventati.
"Possiamo dormire qui? Abbiamo paura del temporale." Chiese Scaptius con la voce piccola e gli altri due annuirono.
Io sorrisi, per poi guardare verso Severus. Lui alzò un sopracciglio, ma infine sollevò le coperte, invitandoli a raggiungerlo.
"Tutti sul lettone!" Esclamai allora e i bambini corsero sotto le coperte, catapultandosi su Severus.
"Qualcuno vada a schiacciare la mamma." Aggiunse poi divertito, mentre cercava di fare il solletico a tutti e tre.
Scaptius si accoccolò vicino a me ed io gli posai un bacio in fronte, abbracciandolo e carezzandogli i capelli.
Morgana scivolò da Severus, sistemandosi vicino a lui, mentre Soren rimase disteso sul suo corpo.
Diedi un bacio anche a loro due e Severus allungò il braccio, andando a carezzare le ciocche corvine di Scaptius.
Abbassai le luci e dopo dieci minuti già si erano addormentati, dato che probabilmente si sentivano protetti. Il lettone aveva dei poteri magici.
Guardai Severus e mi sporsi di poco, cercando di non svegliare nessuno, andando a posargli un bacio sulle labbra, che lui ricambiò.
"Addio alla nostra nottata." Mormorò lui, sorridendo leggermente e io risi piano.
"Domani sera non sono previsti temporali." Sussurrai allora, facendogli l'occhiolino. Severus alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa divertito.
"Buonanotte Keela."
"Buonanotte Severus."
L'ultima cosa che vidi prima di addormentarmi fu l'espressione di pace dipinta sul volto di Severus, che mi riempì il cuore di gioia.
~ • ~
Piton la mattina successiva stranamente non si svegliò con Keela attorcigliata al suo corpo, bensì con i capelli di Soren in faccia. Il piccolo della famiglia era completamente disteso sopra di lui: lo stava usando come cuscino personale.
Girò la testa, vedendo che anche Keela era in una situazione simile: come fosse riuscita a non soffocare durante la notte sarebbe rimasto un mistero. Oltre ai suoi capelli, anche quelli di Morgana contribuivano a toglierle l'ossigeno. Scaptius invece si era spostato ed ora era dalla sua parte, con la testa appoggiata al suo braccio.
Scaptius era la sua immagine identica di quando era piccolo. Mentre Soren e Morgana erano estroversi e peperini come Keela, Scaptius era introverso e più calmo, preferiva restare con lui nel laboratorio tutto il pomeriggio piuttosto che andare a correre e giocare in giardino. Gli assomigliava molto, sia per carattere che per aspetto, e anche per la forza della magia. Aveva degli scatti di magia improvvisa abbastanza potenti, non aveva dubbi che un giorno sarebbe diventato un Serpeverde dotato.
Si era perso la prima magia di Soren, ma era impaziente di vedere i suoi progressi. Sicuramente avrebbe avuto altre manifestazioni prima di andare ad Hogwarts. A differenza del fratello maggiore non si interessava particolarmente di pozioni. Non gli dispiaceva sinceramente, voleva che i suoi figli prendessero le loro strade e decidessero autonomamente i loro interessi, non che si sentissero obbligati a seguire le sue orme o quelle di Keela.
Il piccolino era un appassionato di animali, grazie ai racconti di Hagrid, e anche di Quidditch. Si divertiva un mondo quando lo portava a fare qualche giro sulla sua scopa. Pochi mesi prima lo aveva portato ad assistere ad una partita ad Hogwarts: era rimasto a dir poco estasiato. Minerva, finito lo scontro, gli aveva fatto una sorpresa, porgendogli il boccino d'oro, che poi era sfrecciato intorno a lui. Aveva sorriso per tutto il tempo.
Sicuramente una volta cresciuto avrebbe cercato di entrare nella squadra della sua casata. Keela avrebbe avuto un infarto, sapendo quanto fosse ansiosa e per la sua paura per il volo. Sorrise fra sé ricordando la prima volta che Keela gli aveva confessato della sua paura. Ancora non stavano insieme.
E infine Morgana. Non aveva ancora capito cosa l'attirasse di più: si faceva condizionare un po' da Scaptius, un po' da Soren, ma non riusciva ad inquadrarla.
Era una bambina esuberante, che amava giocare e scherzare. Era molto affettuosa e a volte le piaceva osservarlo mentre sperimentava con le pozioni. Forse anche lei aveva preso qualcosa da lui: aveva una passione smisurata per i libri. Stava iniziando proprio in quel periodo a leggere, ma bastava darle un libro, che avrebbe sfogliato solo per guardare le immagini, e lei era felice.
"Papà..." sussurrò allora Scaptius, stiracchiandosi e avvicinandosi a lui.
"Si è svegliata la mia serpe." Disse Piton, dandogli un bacio sulla fronte.
"Sono anche io una serpe." Aggiunse Soren, anche lui sveglio.
"Non ne dubito."
"Pure io." Concluse Morgana, stropicciandosi gli occhi.
"Siamo una famiglia di serpi." Disse Keela, ridacchiando.
"Ora andate giù e date da mangiare a Salazar. Poi arrivo e per colazione... pancakes con la nutella!"
Con urletti eccitati scesero giù dal letto, correndo per il corridoio e le scale, lasciandoli soli. Si avvicinò, baciandola con passione, tenendola stretta al suo corpo.
"Buongiorno anche a te." Fece Keela, dopo che le ebbe lasciato un ultimo bacio sulle labbra.
Scese lungo la mascella, puntando al seno, ma lei lo fermò, anche se a malincuore.
"Lo sai che se non mi vedono in cucina, fra cinque minuti mi vengono a cercare."
"Sai che posso essere veloce." Le rispose lui maliziosamente, cercando di convincerla.
"Questa sera sarò tutta tua."
Piton rise leggermente, per poi darle una pacca sul sedere mentre si alzava.
"Andiamo, mamma. La colazione aspetta."
Lei lo seguì, così scesero mano nella mano le scale, vedendo i loro figli seduti al bancone della cucina, impazienti di affondare le loro forchette nei pancakes di Keela.
Si sedette anche lui, osservandola mentre si muoveva con la ciotola in mano, mescolando l'impasto e cantando una canzone di un cartone animato che avevano visto il giorno prima, coinvolgendo anche i bambini. Sorrise guardandoli, sentendosi in pace e, dopo tanto tempo, realizzato.
Finalmente, anche per lui, era giunta la felicità.THE END ⚡️
__________________
Ciao a tutte! Siamo giunti alla conclusione. 😭
Spero che l'epilogo vi sia piaciuto e che abbia reso bene la famigliola che è venuta a crearsi e l'atmosfera serena che si respira a casa Piton.
Mi dispiace separarmi da Keela e Severus, dopo aver passato così tanto tempo a scrivere di loro, ma forse potrei creare qualche oneshot sui piccoli Piton e le loro avventure. Sicuramente una fanfiction sul loro smistamento ad Hogwarts è d'obbligo. ;)
Comunque non vi lascio senza storie su Severus... ne sto scrivendo una in cui hot è la parola chiave. Erotico con la E maiuscola. Quello che ho scritto finora in confronto è acqua di rose. 😂
Se volete saperne di più fatemelo sapere nei commenti, potrebbe scappare qualche spoiler, eh eh. 😈
Annuncio già che Severus in questa fanfiction sarà bisessuale. Ma non spaventatevi, nei capitoli di questa fanfic non verrà presentato nessun rapporto omosessuale, ma ci saranno nelle oneshot a parte. Insomma la sua bisessualità non sarà un problema per la coppia. Tutto verrà spiegato nei capitoli.
Un'ultima cosa: a volte potreste vedere che ripubblico alcuni capitoli di questa storia. Li sto modificando un po', dato che nella pubblicazione su efp ho deciso di fare un restyling.
Detto questo vi saluto, stellinate, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima fanfiction! 🔥
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Amami, Ti Prego
FanfictionLo avevo visto per la prima volta in una giornata uggiosa, nei corridoi del San Mungo. Vi starete immaginando la solita scena che si legge in molti libri: il classico colpo di fulmine, la ragazza bellissima e perfetta guarda dritto negli occhi dell'...