Capitolo XXVI

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Piton stava cercando di mangiare qualcosa, ma il suo stomaco non collaborava. Era sabato ed aveva intenzione di passare la giornata a cercare Keela. Ancora un giorno senza di lei e sarebbe impazzito. Voleva stringerla di nuovo fra le braccia, non sapere dove fosse gli creava veramente angoscia: quel Mangiamorte poteva sbizzarrirsi su di lei.
Mentre masticava controvoglia un boccone di torta, arrivò un gufo, che planò proprio davanti a lui. Prese il pezzo di pergamena che aveva tra il becco e per poco non si strozzò leggendolo. Probabilmente Potter aveva trovato la casa nella zona che gli aveva indicato e voleva che lo raggiungesse immediatamente. Si alzò di scatto e uscì dalla porta alle sue spalle, camminando velocemente fino ai confini di Hogwarts, dove si smaterializzò in fretta e furia.
"Finalmente, professore, l'ho visto uscire appena cinque minuti fa. Non volevo che fossi solo nel momento in cui l'avrei trovata." Esordì subito Potter, eccitato dalla sua scoperta.
"Keela avrà bisogno di cure. Io vado." Disse solamente, dirigendosi verso quella casa. Potter lo seguì e rimase deluso quando all'interno non individuò nessuna figura femminile, ma poi scorse una piccola porta. Si avvicinò velocemente e la spalancò, sentendo immediatamente un odore molto forte di sangue. Non era per niente un buon segno e pensò che le gambe gli sarebbero cedute quando vide il corpo apparentemente esanime di Keela su un materasso. Si fiondò lì e si mise in ginocchio, girando il suo corpo, per guardarle il viso. Rimase pietrificato alla vista dei lividi, anche se poi andò subito a controllare il suo battito: era molto debole e irregolare, doveva essere portata immediatamente al San Mungo.
La prese in braccio, avvolgendola nel suo mantello, e uscì dalla casa: Keela non aveva avuto il minimo riflesso quando l'aveva sollevata fra le sue braccia, sperava solo di non essere arrivato troppo tardi.
Vide materializzarsi altri Auror, ma non se ne preoccupò, doveva assolutamente andare all'ospedale. In pochi secondi si trovò lì, nei corridoi del San Mungo, ma a dire il vero non sapeva in che reparto recarsi.
~☆~
La signora Callaghan aveva raccontato a suo marito cos'era successo a Keela non appena era rientrato dal suo viaggio di lavoro ed era inutile dire che fosse furibondo con il professor Piton.
"Se Keela non dovesse farcela io lo uccido quel bastardo." Sbottò infine, camminando nervosamente per il soggiorno. "Non so cosa ci trovi in quell'assassino."
"Erik! Ti ricordo che da quando è scomparsa ha cercato in ogni angolo di Nocturn Alley." Gli ricordò allora lei, andando ad abbracciarlo. "La ritroverà, devi avere fiducia. Hai visto come la guardava a San Valentino? Personalmente non ho mai visto Tom con quello sguardo innamorato."
Lui borbottò contrariato, stringendo a sé sua moglie, preoccupato per sua figlia.
"È comunque colpa sua, appena lo vedo metto in chiaro le cose." Concluse infine, facendo sospirare sua moglie.
Improvvisamente sentirono bussare insistentemente alla porta ed Erik Callaghan andò ad aprire. Si trovò davanti due ragazzi dall'aria familiare: li aveva visti sulla prima pagina del giornale, quelli erano Harry Potter e Ronald Weasley.
"È il signor Callaghan?" gli chiese il ragazzo con i capelli color carota.
Lui annuì, ma subito pensò al peggio: non avevano uno sguardo molto felice...
"Abbiamo trovato sua figlia. Ora è in ospedale ed è grave."
~☆~
Piton era seduto vicino al letto di Keela, le teneva la mano mentre la guardava. I medimaghi, non appena era arrivato, avevano notato le sue condizioni critiche e l'avevano subito visitata. L'avevano ripulita da tutto quel sangue che era incrostato sul viso, per fortuna era solo un taglio sulla nuca, facilmente curabile con uno sventolio di bacchetta. Quello che lo preoccupava maggiormente erano tutte le Cruciatus che aveva subito: aveva visto alcune cicatrici mentre le cambiavano il vestito con una veste che avevano lì all'ospedale. Avrebbe potuto riportare dei traumi oppure avere un'amnesia per le troppe percosse. Era arrabbiato, quel verme non l'avrebbe passata liscia.
"Professor Piton, la prego di accomodarsi qui fuori, dobbiamo finire di visitarla." Gli disse poi un'infermiera, facendolo alzare.
Sbuffando uscì, per trovarsi di fronte i genitori di Keela, alquanto preoccupati. Suo padre era furibondo, infatti camminò velocemente verso di lui: non sapeva cosa volesse, ma ben presto lo scoprì. Gli arrivò un pugno in pieno viso, che lo fece barcollare. Ma era impazzito?
"È tutta colpa tua se mia figlia è stata rapita!" ringhiò allora, prendendolo per il bavero e sbattendolo contro il muro.
La signora Callaghan era dietro suo marito e lo stava strattonando con forza, per fargli mollare la presa su di lui.
Alla fine ci riuscì, ma comunque gli puntò il dito contro.
"Se mia figlia non dovesse farcela, giuro su Merlino che ti ammazzo con le mie mani." Lo minacciò infine e Piton alzò gli occhi al cielo.
"Se non fosse per me sua figlia sarebbe morta. È viva, l'ho trovata, quindi si dia una calmata e non osi toccarmi ancora."
Il padre di Keela gli lanciò un'ultima occhiataccia, per poi andarsene nella stanza di sua figlia con sua moglie, la quale gli sorrise tristemente.
Li raggiunse anche lui, restando comunque in disparte, osservando la figura addormentata di Keela. Aveva una flebo collegata al braccio: era stato necessario dato che non riusciva a prendere le pozioni per via orale. Doveva ancora svegliarsi purtroppo.
La madre di Keela si era seduta vicino a lei e le posava baci sulla mano, mentre suo padre le carezzava i capelli. Sperava che uscissero presto dalla stanza, voleva rimanere da solo con lei.
C'era anche un Medimago, che stava finendo di annotare alcune cose su un blocco di carta.
"I parametri vitali di vostra figlia sono stabili, non è in pericolo di vita. Non abbiamo riscontrato danni cerebrali, tuttavia ci potrebbero essere alcuni danni alla spina dorsale. Abbiamo notato che è stata colpita più volte alla schiena, ma non ne saremo certi finché non si sveglia." Esordì poi, illustrando le condizioni di Keela.
"Questi presunti danni cosa comporterebbero?" gli chiese Piton, intromettendosi nel discorso.
"Una paralisi delle gambe."
Rimase scioccato dalla notizia: quel Mangiamorte quanto l'aveva picchiata per provocarle dei danni simili? Solo di una cosa era certo, non l'avrebbe abbandonata per nessun motivo al mondo.
~☆~
Il giorno successivo
Sbattei le palpebre lentamente e tutto quello che vidi fu bianco: ero morta per caso? Ma soprattutto, quanto avevo dormito? L'ultima cosa che ricordavo era un dolore lancinante alla nuca, ma probabilmente non ero morta. Sentivo tutto il corpo indolenzito, così provai a girare la testa, cercando di focalizzare le immagini. Ero stanchissima, il minimo movimento mi costava moltissima fatica.
Dopo che i miei occhi si furono abituati vidi Severus seduto su una sedia, con il busto poggiato sul mio letto. Pian piano mi resi conto di dove mi trovassi: erano riusciti a salvarmi, mi bastava sapere che fossi viva e che fossi al sicuro. Cercai di alzare lentamente la mano e dopo un paio di tentativi ci riuscii, così la posai sul capo di Severus, cominciando a far scorrere le dita fra i suoi capelli.
Lui pian piano si svegliò, aprendo gli occhi e guardandomi sollevato. Per la prima volta lo vidi sorridere apertamente, tanto da vedere i denti.
"Ciao..." gli dissi con la voce arrochita, sorridendo. Non era stata una buona idea parlare, perché iniziai a tossire, la mia gola era in fiamme.
"Non devi sforzarti." Fece subito Severus, posandomi un bicchiere d'acqua alle labbra. Bevvi un piccolo sorso, che mi sollevò immediatamente, così tentai di parlare di nuovo.
"Che giorno è?"
"Domenica. Ti ho trovata ieri mattina, eri molto debole e ti sei svegliata solamente questa sera." Mi spiegò lui, alzandosi, sistemandosi la camicia e indossando la casacca.
"Non andartene, ti prego." Lo pregai allora, cercando di fermarlo, sollevandomi leggermente dalla posizione in cui ero. Riuscii solamente a mettermi a sedere, ma alla fine con un lamento di puro dolore tornai distesa.
"Te l'ho già detto: non devi sforzarti." Mi ripeté Severus, sistemandomi il cuscino dietro la schiena. Sentii il suo profumo e quello che feci mi venne automatico: alzai le braccia e le avvolsi attorno al suo collo, cercando di tenerlo stretto a me, anche se con un po' di fatica.
Mi posò un bacio sul collo ed io feci lo stesso baciandogli la guancia, per poi staccarmi leggermente, appoggiando la fronte sulla sua.
"Sembri un barbone." Gli dissi solamente, sorridendo leggermente, toccandogli con una piccola smorfia la pelle coperta da barba ispida di qualche giorno.
Lui sbuffò divertito, staccandosi totalmente da me.
"Sei decisamente tornata." Fece sarcasticamente, lasciandomi un bacio sulle labbra. "Vado a chiamare il Medimago."
"Severus... poi resti con me?" gli chiesi subito, tenendogli la mano. Mentre ero prigioniera pensavo di non rivederlo più, quindi volevo passare ogni istante con lui, finché non mi fossi sentita nuovamente al sicuro.
"Sì, sempre che tuo padre non mi uccida."
Io ridacchiai, rilassandomi sul letto: la mia schiena era distrutta, forse per tutti quei calci che mi aveva tirato quel bastardo.
"Ho un dolore atroce alla schiena. Non posso avere una delle tue pozioni? Sono molto meglio di quelle del San Mungo." Mugugnai poi, cercando un posizione che mi permettesse di non provare troppo dolore.
"Vedrò cosa posso fare." Mi rispose Severus, scuro in volto. Cosa avevo detto di male? Solitamente avrebbe fatto il suo solito sorriso per l'apprezzamento sulle sue pozioni.
Uscì dalla stanza, così io cercai di girarmi, ma c'era qualcosa che non quadrava: non riuscivo a muovermi e non era per il mal di schiena. Non riuscivo proprio a spostare le gambe, non rispondevano ai miei ordini.
"Severus! Severus!"
Forse avevo urlato un po' troppo, dato che nel giro di poco arrivarono il Medimago, Severus, i miei genitori e un'infermiera. Io ero ormai in lacrime: ero paralizzata! Vi rendete conto? Paralizzata. Non sentivo le mie gambe, erano lì immobili.
"Severus..." piagnucolai guardandolo con gli occhi rossi e singhiozzando. Lui venne verso di me, nonostante l'infermiera gli avesse proibito di avvicinarsi, e anche mia mamma si sedette sul letto. Subito abbracciai Severus, per quanto il dolore alla schiena me lo permettesse, mentre mia mamma mi carezzava i capelli, per tranquillizzarmi.
"Le mie gambe. Non riesco a muoverle." Sussurrai contro la sua spalla. Non ci credevo ancora...
"Calmati, troveremo una soluzione." Disse lui, facendomi distendere, lasciando spazio al Medimago.
L'infermiera stava accompagnando tutti fuori, non riuscivo a capire perché volesse tenermi tutti lontani, mi stava ormai facendo innervosire.
"Può restare mia mamma?" domandai allora e prima che quell'antipatica dell'infermiera rispondesse, lei aveva deciso di rimanere, nemmeno un troll l'avrebbe spostata.
~☆~
Piton era tornato momentaneamente ad Hogwarts, per lavarsi e sbarbarsi, di certo non avrebbe aspettato fuori dalla stanza con il signor Callaghan. Era leggermente turbato dopo la reazione di Keela: dire che fosse sconvolta era un eufemismo. Avrebbe cercato di trovare qualche pozione che facesse al caso suo, ma non sapeva ancora la gravità della sua situazione. Doveva aspettare che il Medimago finisse di visitarla. Nonostante il piccolo inconveniente della paralisi delle gambe, era decisamente sollevato rispetto ai giorni precedenti. Di certo non l'avrebbe amata di meno se fosse stata su una sedia a rotelle.
Prima di ritornare all'ospedale prese un pigiama di Keela, nel caso ne avesse avuto bisogno, e poi si smaterializzò lì, trovando sua madre in corridoio che guardava fuori dalla finestra, pensierosa.
Non appena si avvicinò lei si voltò, sorridendo debolmente.
"Keela sta riposando. Sono rimasta qui a sorvegliarla, mio marito è dovuto partire per lavoro." Sospirò allora, sembrando sfinita.
"È sconvolta. Il Medimago ha detto che c'è il settanta per cento di possibilità che torni a camminare, ma Keela è terrificata all'idea di essere nel trenta per cento. Comunque dovrebbero iniziare domani con la cura."
"Può andare a riposare, bado io a Keela." Le disse poi e lei sorrise riconoscente, guardandolo con uno sguardo fiducioso.
"Sono sicura che sarà in buone mani."
Così se ne andò e Piton entrò nella camera, appoggiando il pigiama su uno scaffale e sedendosi vicino al suo letto. Per fortuna l'altro posto letto era vuoto, niente scocciatori.
Si sporse leggermente, posandole un bacio sulla fronte, per poi carezzarle i capelli. Aveva ancora le guance bagnate dalle lacrime e sul labbro inferiore c'era un taglio. Lo fece scomparire, passandoci sopra il pollice, ma svegliò Keela.
"Severus..." mugugnò con la voce assonnata. "Ho voglia di baciarti."
Lui sorrise, avvicinando il suo viso al suo e baciandola, assaporando le sue labbra. A differenza delle altre volte, fu Keela ad approfondire il bacio, facendo scivolare la lingua dentro la sua bocca. Gli erano veramente mancati i suoi baci...
Quando si staccò per prendere fiato la osservò: aveva uno sguardo pensieroso.
"Dovresti scappare fino a che sei in tempo." Gli disse poi, l'aveva vista raramente così triste. "Non vorrai passare il resto della vita con una su una sedia a rotelle che non si regge nemmeno in piedi..."
"Credi che io sia così superficiale da crearmi problemi per la tua disabilità? Ti ricordo che c'è un'alta probabilità che tu guarisca."
"E se non fosse così? Ti sorbiresti una donna che non riesce a sentire le gambe da metà coscia in giù. Almeno riesco ancora ad andare in bagno senza aiuti..." Si lamentò Keela, facendogli alzare gli occhi al cielo.
Le prese il braccio e le strinse la mano, per poi mettersi l'altra mano in tasca, afferrando il braccialetto che le aveva regalato.
Glielo agganciò al polso, per poi baciargli le nocche.
"Non ti lascerò mai. Mettitelo in testa. E non pensare di poterti sbarazzare dei miei regali così facilmente, signorina Callaghan." Concluse infine con una finta aria di rimprovero. Lei si lasciò scappare un sorriso, rilassandosi finalmente.
"Distenditi qui con me."
"Ti ho portato un pigiama se volessi cambiarti." Le disse mentre si toglieva la casacca e le scarpe e lei si spostava facendogli spazio.
"Mi sono cambiata prima, mentre non c'eri. Cambio pigiama, doccia e mi hanno tolto quell'ago fastidioso."
"Bene. Ovviamente dopo i tuoi apprezzamenti sulla mia barba ho dovuto porvi rimedio." Fece con tono sarcastico, accomodandosi vicino a Keela, la quale si accoccolò subito, senza troppi problemi.
Si trovava quasi seduto, talmente tanti erano i cuscini che le permettevano di non sentire dolore alla schiena. Aveva un unguento che faceva proprio al caso suo per eliminare il dolore, lo avrebbe distillato l'indomani.
Si rilassò, cominciando a carezzare i capelli di Keela, mentre lei gli stava sbottonando i primi bottoni della camicia, molto languidamente.
"Cosa stai facendo?" le chiese infatti, guardandola sospettosamente.
"Voglio sentire il profumo e il calore della tua pelle." Gli rispose allora, intrufolando la mano sotto la stoffa della camicia e sprofondando il capo nell'incavo del suo collo.
Rabbrividì di piacere quando iniziò a carezzargli il pettorale, baciandogli nel frattempo il collo.
~☆~
"Dovresti riposare." Mi ricordò Severus, dandomi un bacio.
"Ho dormito per due giorni filati. Tu sembri piuttosto stanco."
Mi sentivo bene con lui al mio fianco, nonostante fossi ancora impaurita per la condizione delle mie gambe. Non avrei sopportato di passare la mia vita su una sedia a rotelle. Appoggiai la testa sulla sua spalla, guardandolo, e sorrisi pensando all'infermiera odiosa: vi immaginate se fosse entrata in quel preciso istante, trovando Severus con la camicia aperta fino allo stomaco, mentre io gli carezzavo il pettorale? Avrebbe dato di matto...
In questo momento mi sentivo persino meno attraente di lei e dire che non era una gran donna.
Dovevo assolutamente recuperare l'uso delle gambe, dall'indomani mi sarei impegnata con la fisioterapia e avrei lottato con tutte le mie forze. Non mi arrendevo facilmente io!

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Spazio autrice
Ciao a tutte! Ovviamente, con il solito ritardo, eccomi qui con il capitolo XXVI. Siete felici che Severus è riuscito finalmente a salvare Keela? Adesso Keela avrà un lungo percorso di guarigione, ma di certo Severus resterà al suo fianco, supportandola. Secondo voi cosa succederà poi? Keela rimarrà paralizzata oppure tornerà a camminare?
Detto questo stellinate, commentate e fatemi sapere qual è la vostra parte preferita. Alla prossima! :)

Nel frattempo, ad Hogwarts
*Keela è seduta vicino a Severus e sta leggendo il capitolo appena pubblicato. È appoggiata al suo corpo e lui la tiene stretta circondandola con un braccio. Le carezza piano la spalla, mentre lui legge un libro. Dopo un po' la sente avvicinarsi di più, sistemandosi meglio e mugugnando.*
"Severus..."
"Mmhh?"
*Piton aspetta una risposta, che però non arriva. Keela si gira e lo abbraccia, appoggiando la testa sul suo petto e sospirando.*
"Cos'hai?"
"Ho letto il capitolo di quando ero stata rapita."
"Sei al sicuro ora. Non permetterò che ti accada più nulla, te lo prometto."
*Keela si avvicina ancora, prendendo il suo libro e appoggiandolo su divano vicino a lei. Si sporge di più, agganciando le braccia al suo collo e baciandolo dolcemente, sedendosi infine a cavalcioni sul suo bacino.*
*Severus sta baciando Keela, tenendola stretta a lui, agganciando le braccia a livello dei suoi fianchi. Continua a baciarla, intrecciando la lingua con la sua, intrufolando dopo un po' le mani sotto la sua felpa, sentendola rabbrividire di piacere. Divarica leggermente le gambe, in modo che Keela si trovi seduta sulla sua coscia e lei piano inizia a strusciarsi su di essa. Severus accompagna i suoi movimenti tenendo le mani sui suoi fianchi, continuando comunque a baciarla.*
*Keela non voleva arrivare a questo punto, ma il bacio di Severus l'ha eccitata. Si struscia sulla sua coscia, in cerca di contatto per provare piacere. Geme piano sulla sua bocca, e dopo poco si trova nuda fra le sue braccia, mentre Severus è completamente vestito. Sente il tessuto ruvido dei suoi pantaloni direttamente a contatto con la sua pelle nuda, e non può far altro che gemere più forte.*
*Severus incontra le spinte di Keela, irrigidendo il muscolo della coscia e spingendosi contro la sua femminilità. Lei geme senza ritegno, gettando la testa all'indietro, così ne approfitta per lasciarle un morso d'amore.*
"Severus... di più..."
"Sei proprio incontentabile questa sera."
*Severus, mentre Keela si muove, fa scorrere la mano lungo la sua schiena, arrivando al sedere. Le dà una sculacciata, poi una seconda, una terza e una quarta, alternate e in sincronia con i movimenti di lei, e poco dopo la sente gemere più forte e tremare. Ha la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre cerca di regolare il respiro. Non appena si è ripresa la fa alzare, mentre lui rimane seduto e la guarda: guance arrossate, labbra gonfie, occhi lucidi. Fa scorrere lo sguardo da lei alla sua coscia e viceversa, inarcando un sopracciglio. La sua gamba è bagnata fradicia, può vedere il grande alone più scuro sul tessuto.*
*Keela, dopo aver avuto l'orgasmo più intenso della sua vita, è in piedi di fronte a Severus, e quando lui le fa notare quanto abbia bagnato i suoi pantaloni, abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro. Nota anche che è eccitato, dato che ha un enorme rigonfiamento a livello del cavallo dei pantaloni. Severus si alza e si mette di fronte a lei, e le alza il mento con l'indice affusolato, guardandola dritta negli occhi.*
"Piaciuto?"
"Mmhh, mmhh."
*Severus solleva Keela fra le sue braccia e lei si stringe a lui, mormorando soddisfatta.*
"Spero tu ti riprenda, perché questo è solo l'inizio, Keela."
*Keela ridacchia sentendo Severus e si stiracchia sul letto, dopo che lui l'ha posata su di esso. Si puntella sui gomiti, guardandolo maliziosamente e invitandolo a tornare sopra di lei.*
"Ti amo, Severus."
*Piton la guarda amorevolmente, sovrastandola e lasciandole un leggero bacio sulle labbra.*
"Ti amo anch'io, Keela."

Amami, Ti PregoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora