Capitolo XXXV

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Infine ero riuscita a convincere Severus a tornare a casa insieme a me e non avevo mai sollevato l'argomento mamma. Dopo che aveva pianto fra le mie braccia non aveva voluto saperne di dirmi cosa si erano detti, ma di una cosa ero sicura: non l'aveva perdonata. Non appena eravamo arrivati a Spinner's End aveva bruciato l'indirizzo e aveva nascosto le due foto che teneva di lei. E come se non bastasse non gli avevo ancora detto che ero incinta, non trovavo mai il momento giusto. Dovevo darmi una mossa: entro sera lo avrei messo al corrente, magari dopo una cenetta romantica. Avevo ancora tutto il giorno per pensarci, d'altronde era ancora mattina.
Uscii dalla doccia e mi asciugai, per poi mettermi di profilo di fronte allo specchio, puntando lo sguardo sulla mia pancia. In effetti si vedeva un leggero rigonfiamento, strano che una persona attenta come Severus non se ne fosse accorta.
Sorrisi felice mentre mi carezzavo la pancia, pensando alle vite che stavano crescendo dentro di me. I miei bambini... anche se non era sicuro me lo sentivo: erano due bei gemellini.
Mi vestii e tornai in camera, dove Severus stava ancora dormendo a pancia in giù. Mi avvicinai e mi distesi sopra di lui, posandogli baci dolci ovunque: sul collo, sulla guancia, sulla spalla...
Lui sospirò svegliandosi, con un'ombra di un sorriso sulle labbra.
"Dormito bene?" gli chiesi dolcemente, carezzandogli i capelli e lasciandogli baci sulla mascella.
"Mmhh..." annuì Severus in risposta, gustandosi le piccole attenzioni che gli stavo donando.
Pian piano si girò, così mi ritrovai intrappolata fra le sue braccia, con il volto a pochi centimetri dal suo. Mi baciò lentamente, tenendomi stretta al suo corpo.
"Sei deliziosa." Disse con voce roca quando si fu staccato, afferrando il mio labbro inferiore fra i denti e leccandolo leggermente, per infine baciarlo.
Sorrisi, guardandolo dritto negli occhi, e per un momento pensai di dirgli della gravidanza, ma aprii solo la bocca, senza spiccicare una parola.
"Devi dirmi qualcosa?" mi chiese lui allora, alzando un sopracciglio.
"Andiamo a fare colazione?" mentii infine, non sapendo cosa inventarmi. Che stress... tutto il mio coraggio era andato a farsi benedire: non ero di certo una Grifondoro.
"Non ho fame. Almeno finché non ti deciderai a dirmi la verità."
Sospirai, spostandomi dal suo corpo, aprendo il cassetto del mio comodino: tenevo lì il foglio della visita, nascosto, per non farlo trovare accidentalmente a Severus. Lo presi, con il cuore che batteva all'impazzata, e me lo girai un po' fra le mani, per infine porgerglielo.
Lui si mise seduto e mi lanciò uno sguardo interrogativo prima di cominciare a leggere.
Stavo tremando da tanto ero agitata, non volevo dirglielo così a bruciapelo, ma ovviamente dovevo essere la solita cretina: non ci avevo pensato due volte prima di aprir bocca e come al solito Severus aveva voluto sapere la verità.
Sapevo che era fermo a quella frase, non vedevo gli occhi scorrere tutto il testo, era immobile.
"Sei incinta." Disse solamente, con lo sguardo puntato ancora sul foglio.
"Sì..." sussurrai in risposta e pensai di morire lì sul posto quando mi guardò negli occhi. Erano freddi.
"Di quanto."
"Quasi due mesi." Mormorai non osando guardare altrove: sembrava un interrogatorio. E siccome non si decideva ad aggiungere qualcosa, decisi di prendere parola.
"Non siamo fortunati? È capitato per caso, senza cercare di avere un bambino, e guarda, fra sette mesi saremo genitori. Non è fantastico?" dissi cercando di essere positiva.
In fin dei conti io ero felice di avere dei bambini, era il mio sogno nel cassetto. Poi dato che il padre era Severus, ero felice il doppio. Solo che non sapevo se fosse scioccato o fosse arrabbiato, dato che il suo volto era impenetrabile.
"Vuoi tenerlo?" mi chiese con una leggera espressione disgustata, sorpreso. Me lo aveva domandato veramente? Mi aveva domandato se volessi sbarazzarmi dei miei bambini? Non ci potevo credere... avevo previsto un atteggiamento un po' distaccato, ma mi aveva praticamente chiesto di abortire! Ero basita e soprattutto delusa, non riuscivo a capire come avesse potuto dirmi una cosa simile.
"Me lo hai domandato veramente? Ma scherzi?" sbottai irritata, incrociando le braccia al petto.
"Credimi, vorrei che questo fosse uno scherzo di pessimo gusto. Purtroppo non lo è."
"Severus! Mi hai appena suggerito di uccidere nostro figlio! Ti rendi conto? È inconcepibile! Il nostro bambino!" gli dissi alzando la voce, mentre i miei occhi cominciavano a riempirsi di lacrime.
Lui mi guardò seriamente, alzandosi dal letto, ma restando lontano da me.
"Non ti ho chiesto di ucciderlo. Esiste anche l'adozione." Rimarcò Severus seccamente, per poi sospirare. "Io non posso tenerlo."
"Sarai un buon padre, Severus... sarai perfetto." Cercai di convincerlo allora, dato che sembrava combattuto. Avevo visto un barlume di speranza.
Lui scosse la testa, per infine guardarmi dritta negli occhi.
"Non lo voglio."
Rimasi sbigottita dalla piega che avevano preso gli eventi, ma dentro di me stava salendo una rabbia incontrollabile: io non avrei rinunciato ai miei figli per nulla al mondo. Come poteva essere così insensibile, disumano?
"Sai Severus, ho capito perché tua madre ti ha abbandonato... sei senza cuore. Io mi sono fidata di te, pensavo che fossi cambiato, che fossi un uomo stupendo, ma mi sbagliavo. Le persone non cambiano. Credevo che avere un figlio dalla donna che si ama fosse un dono, ma evidentemente io non sono abbastanza, giusto? Io terrò questa creatura e la crescerò da sola. Non mi interessa cosa pensi, posso farcela benissimo da sola." E dicendo questo con il cuore in mille pezzi e la voce incrinata, mi sfilai l'anello dal dito e mi tolsi il bracciale che mi aveva regalato, per poi gettarli entrambi a terra proprio davanti ai suoi piedi.
"Keela... aspetta." Fece lui non appena uscii dalla stanza, riuscendo ad afferrarmi il braccio. Arrabbiata mi divincolai dalla sua presa, non volendo ascoltare le sue patetiche spiegazioni.
"Non. Toccarmi." Sibilai allora, guardandolo delusa e disgustata. "Non azzardarti ad avvicinarti ancora a me."
Severus rimase interdetto, con la mascella contratta e lo sguardo allibito. Probabilmente aveva capito cosa stava per accadere: lo avrei lasciato e questa volta un semplice scusa non avrebbe risolto nulla. Non avevo intenzione di ritornare sui miei passi, Severus era un semplice bastardo egoista, un bacio e un abbraccio non mi avrebbero intenerita.
"Non ho intenzione di stare ad ascoltare le cazzate che dirai per rimediare a quello che mi hai appena detto. Non è difendibile in alcun modo. Non voglio stare vicino a te per un minuto di più, mi hai profondamente delusa."
E l'ultima cosa che sentii prima di scendere le scale e uscire da quella che era diventata la nostra casa, fu il silenzio assoluto: Severus era rimasto ferito dalle mie parole, come volevo che accadesse. Era il minimo dopo quello che mi aveva detto.
~☆~
Piton era distrutto e arrabbiato dopo che Keela lo aveva lasciato. Non riusciva ancora a capacitarsene: se ne era andata. Lei era incinta.
La sua Keela aspettava un bambino. Quel bambino era suo. Sarebbe diventato padre. Non riusciva proprio ad assimilare queste notizie. Lui non voleva bambini, non sarebbe stato in grado di prendersene cura. Veramente non riusciva a capire come Keela potesse dirgli che sarebbe stato un buon genitore: lei non conosceva la sua infanzia.
Solo di una cosa era certo, si era comportato come un uomo crudele senza sentimenti, com'era solito agire durante il regno di Voldemort. L'amore della sua vita non meritava di essere trattata in quel modo atroce ed ora l'aveva persa.
Almeno l'avrebbe rivista ad Hogwarts, ormai l'indomani sarebbero cominciate le lezioni quindi era sicuro di incrociarla ogni giorno. Certo che aveva concluso in modo magnifico le sue vacanze.
Continuava a rigirarsi fra le mani l'anello che le aveva regalato, pensando al figlio che Keela portava in grembo. Lo rendeva furioso l'idea di essersi dimenticato di fare l'incantesimo contraccettivo... probabilmente era successo durante la loro pseudo luna di miele in quel paradiso tropicale. Stranamente gli balenò in mente un momento accaduto alcuni giorni prima, quando per sfogarsi dallo sgomento causato dal ritorno di sua madre, prima di piangere, l'aveva sbattuta senza grazia sul letto e aveva stretto con forza il suo corpo. Avrebbe potuto creare dolore a lei e al bambino se avesse continuato con le sue maniere rudi.
... ma cosa gli stava passando per la testa? Lui non voleva quell'essere, perché se ne stava preoccupando?
Sospirò, appoggiando la testa alla testiera del divano, ma non appena lo fece suonarono al campanello.
Si alzò, sbuffando, andando ad aprire. Si ritrovò davanti Talia Callaghan, con un'enorme pancia in bella mostra. Fece una smorfia pensando che fra qualche mese anche Keela avrebbe avuto la stessa stazza.
"Cosa vuoi?" disse stancamente, guardandola con aria annoiata.
"A dire il vero non ero venuta qui per lei, non che non mi stia simpatico, eh... ma per Keela. Dovevamo uscire oggi." Fece lei, stuzzicandolo come ogni volta.
"Se ne è andata. Non è qui. Arrivederci." Le rispose Piton, iniziando a chiudere la porta, non avendo voglia di stare al gioco, ma la Callaghan lo fermò.
"Che cosa significa Se ne è andata?"
"Lo sai cosa significa, non venire a stressarmi con la tua logica femminile. Ci siamo lasciati e ora sparisci. La tua famiglia sarà finalmente contenta per la buona notizia. Almeno non dovrete fingere che io sia il benvenuto a casa Callaghan."
E detto questo le chiuse finalmente la porta in faccia, lasciandola allibita sotto al portico.
Ecco... quell'irritante ragazzina lo aveva reso ancora più nervoso. Ammettere a voce alta invece che nella sua testa che aveva chiuso con Keela lo rendeva furioso e ancora più consapevole di quanto bastardo fosse stato con la donna che amava.
Non fece nemmeno in tempo a girarsi per andare nuovamente in soggiorno che la Callaghan cominciò a bussare con veemenza sul legno, infastidendolo.
"Voi non potete lasciarvi! Siete fatti l'uno per l'altra! Voglio vedervi felici insieme! Lei è il primo uomo che la ama incondizionatamente, non l'ho mai vista così felice. Lei è la sua vita, sono sicura che non possa vivere senza di lei!"
Era veramente impossibile quando si impuntava su qualcosa...
Aprì nuovamente la porta e subito la guardò freddamente, non incoraggiandola a dire qualcos'altro.
"Non immischiarti in cose che non ti riguardano, ragazzina. La vita non è una fiaba, dove la donna sposa il suo principe azzurro e insieme vivono felici e contenti. No. Io non sono un principe azzurro. Keela troverà qualcun altro che la ami come merita." Fece acidamente, chiudendole finalmente la porta in faccia, sperando che non cominciasse di nuovo con le proteste.
"È un'emerita testa di cazzo professore... se lo lasci dire. Keela ama solo lei." La sentì rispondere, per poi andarsene via.
E con questo terminò in bellezza. Certo che quando si impegnava negli insulti le riuscivano proprio in modo magistrale. Era più brava lì che in pozioni, quello era sicuro. Tornò in soggiorno, lasciandosi cadere sul divano, pensando a quello che gli aveva detto Keela. Sei senza cuore. Le persone non cambiano. Mi hai delusa.
In effetti lui sapeva fare solo quello: deludere la gente e ferirla. Si era comportato come sua madre. Era più simile a lei di quanto volesse ammettere... lei era stata egoista, aveva scelto l'amore e l'aveva tagliato fuori dalla sua vita.
Lui aveva anteposto la sete di conoscenza e potere a Lily ed infine Keela. Anche lei era rimasta vittima del suo egoismo.
"Cosa ho fatto..." sussurrò coprendosi il volto con le mani e afferrandosi la testa, sospirando.
Aveva rinunciato alla donna che amava solo perché era un egoista senza cuore. Riusciva a pensare solo a se stesso, senza chiedersi cosa avesse provato Keela quando aveva scoperto della gravidanza. Non le aveva mai chiesto se desiderasse un figlio, non aveva mai voluto affrontare il discorso. Solo che lui non si era mai visto nei panni di genitore, lo spaventava sapere che doveva essere un esempio per il bambino. Era una responsabilità troppo grande, ma non era riuscito a dire queste cose a Keela, l'aveva solamente ferita. Lui era sconvolto e non aveva ragionato molto, quindi di conseguenza gli erano uscite di bocca quella parole crudeli. Ci stava ormai riflettendo da tutto il giorno, anche se era inutile. Keela non lo avrebbe perdonato e lui non era ancora sicuro di volerlo quel bambino. Era una sensazione strana, ma sapeva cosa voleva dire crescere con un padre assente. E suo figlio non avrebbe avuto un padre se non avesse cambiato idea... forse doveva entrare nell'ottica, non poteva fare lo stesso errore di Tobias. Si sentiva terribilmente confuso.
Comunque non valeva nemmeno la pena di cercare di riconquistare Keela: non lo avrebbe mai perdonato.
~☆~
La sera era giunta ed io ero raggomitolata su una poltrona che avevo trasfigurato in un divano, dato che quasi tutto quello che avevo nel mio appartamento lo avevo portato da Severus. Per fortuna che non lo avevo ancora messo in vendita, altrimenti sarei dovuta andare dai miei! Continuavo ad essere delusa ed amareggiata, e non avevo intenzione di vedere nessuno. In un raptus di rabbia nel pomeriggio avevo scritto a Minerva, dicendole che per un impegno improvviso al San Mungo non potevo più tornare ad Hogwarts per un altro anno. Vedere Severus ogni giorno sarebbe stato troppo doloroso e volevo evitarlo a qualunque costo. Ogni volta che pensavo a come mi aveva risposto mi veniva un nodo in gola: non riuscivo ancora a capacitarmene. Io lo amavo, solo che Severus era stato veramente insensibile e, da un certo punto di vista, immaturo. Non si sentiva pronto. Non voleva un bambino. Tutti i genitori si sentono impreparati, anch'io avevo paura, ma lui non voleva proprio prendersi le sue responsabilità! Restavo dell'idea che avere un figlio fosse un dono immenso, ma quel cretino se ne fregava altamente di quello che pensavo!
"Mamma vi vuole bene..." sussurrai poi guardandomi la pancia, facendo un carezza ai miei bambini.
Certo che non mi ero immaginata di affrontare una gravidanza da sola ed essere una madre single, ma non mi sarei arresa.
Improvvisamente sentii bussare alla porta e stancamente mi alzai, andando a vedere chi fosse. Guardai dallo spioncino, vedendo una massa nera che si guardava intorno infastidita. Severus era di fronte alla mia porta e sembrava abbastanza scocciato.
Ovviamente non gli aprii e camminando pesantemente tornai a sedermi, giusto per fargli capire nemmeno troppo velatamente che c'ero ma non volevo vederlo. Lo avrei preso a sberle se solo gli avessi aperto.
"Keela. Lo so che sei lì. Aprimi." Disse dopo un po', bussando un'altra volta.
"Vai al diavolo." Gli risposi io, solamente. Non volevo stare a sentire le sue stupide scuse. Poteva stare certo che se anche si fosse messo in ginocchio e mi avesse baciato i piedi non mi sarei smossa.
"Voglio parlarti."
"Beh, io non ne ho voglia." Borbottai sistemandomi meglio sul divano.
"Allora ascoltami e basta. Mi sono comportato in un modo orrendo. Non mi aspetto il tuo perdono, ma volevo solo..." e qui fece un grosso sospiro. "... dirti che sei e resterai l'amore della mia vita. Ho sprecato l'occasione di essere felice con te, ma ti amo ancora. Voglio solo che tu sappia questo."
Avevo cominciato a piangere silenziosamente dopo che aveva detto che ero l'amore della sua vita. Solo che non aveva accennato al bambino: tanti ti amo, ma alla fine non aveva ancora preso una decisione su suo figlio. Perché doveva essere così immaturo e ottuso? Lo sentii allontanarsi e non appena fui sicura di non essere sentita, iniziai a singhiozzare, nascondendo la faccia nel cuscino. Io volevo solo avere una famiglia con Severus, perché era tutto dannatamente difficile?
~☆~
Piton aveva fatto i bagagli e dopo aver parlato a Keela se ne era tornato ad Hogwarts, non riuscendo a stare da solo a Spinner's End.
Almeno nei suoi sotterranei con il suo bicchiere di Whiskey e le sue pozioni che ribollivano lentamente poteva sentirsi veramente a casa.
Anche se Keela non era lì con lui... cosa che lo infastidiva parecchio. Sperava almeno di fare qualche passo in avanti dopo l'inizio della scuola. Avrebbe cercato di parlare e di scusarsi, ma aveva i suoi dubbi sulla riuscita del suo intento.
Si distese stancamente sul letto e subito Salazar si raggomitolò ai suoi piedi, facendolo sorridere leggermente.
Chissà a cosa stava pensando Keela in quel momento... magari c'era proprio lui nei suoi pensieri. Forse era più probabile che stesse pensando a come ucciderlo dato il suo comportamento della mattina.
Sprofondò il viso nel suo cuscino, sentendo ancora il lieve profumo dei suoi capelli: avrebbe voluto imbottigliare quell'odore, per annusarlo ogni qualvolta si sentiva giù di morale. Gli scaldava in un attimo il cuore e lo faceva battere all'impazzata. Talvolta aveva anche le farfalle allo stomaco, una sensazione mai provata prima di conoscere lei. Nemmeno con Lily gli era mai successo. Ed ora aveva buttato tutto all'aria solo perché non riusciva a prendere una decisione.
"Complimenti, Severus." Si disse prima di spegnere la luce, sperando che Keela venisse a trovarlo nei suoi sogni, e che almeno lì potesse abbracciarla ancora per una volta.

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Spazio autrice
Ciao a tutte! Eccomi qui con un nuovo capitolo e per favore non uccidetemi. *mi nascondo usando come scudo un quaderno cercando di evitare i pomodori che mi state lanciando mentalmente*.
Questo è il piccolo problemino di cui vi parlavo, la crisi tra Severus e Keela.
Con me sapete che si avrà il lieto fine, ma arriverà fra un po'. Mancano una quindicina di capitoli, forse anche meno, ma tutto si risolverà. Adesso bisogna solo aspettare di vedere cosa farà Severus per riconquistare Keela o cosa non farà, eh eh eh... 😈
Forse arriverà una persona dal passato di Severus per spingerlo a fare la scelta giusta...
E lasciandovi con questa suspence, aspetto una valanga di commenti e stelline. Alla prossima! :)

Amami, Ti PregoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora