"Severus... vai tu ad aprire?" Mugugnai con la voce assonnata, mezza rimbambita.
Qualcuno stava suonando il campanello, ma non avevo per nulla voglia di alzarmi: non che fosse prestissimo, ma ero ancora tutta indolenzita per la nottata appena passata. Alla fine avevamo trovato del tempo per incontrarci ogni giorno: a volte Severus rimaneva a dormire da me, solitamente nei fine settimana, e il restante dei giorni, anche se a volte ero talmente stremata da addormentarmi non appena posavo la testa sul cuscino, io passavo le serate ad Hogwarts da lui.
Si stava avvicinando Natale, mancava quasi un mese, e così anche la data della nascita del mio nipotino. Il mio pancione stava crescendo e la mia vita procedeva a gonfie vele. Forse lo scocciatore se ne era andato, dato che non sentivo più nessun rumore, così sospirai felice, ripensando alla sera precedente. Io e Severus eravamo usciti a cena, poi mentre passeggiavamo avevo notato che c'era qualcosa che lo innervosiva, così, come al mio solito, avevo indagato.
Mi aveva confessato che aveva intenzione di invitare sua madre a pranzo un giorno e voleva che la conoscessi meglio. L'aveva già messa al corrente della gravidanza, ma credeva che fosse opportuno che avessi modo di parlare con lei e che instaurassimo una specie di rapporto. Se volevamo dirla tutta, non appena gli avevo fatto notare che era stato molto gentile da parte sua pensare a sua madre, aveva borbottato contrariato e poi, per togliergli il broncio lo avevo baciato, sussurrandogli sulle labbra quanto mi piacesse la sua idea.
Infine eravamo arrivati nel mio appartamento e... ovviamente sapete il finale.
Mi girai lentamente, aprendo gli occhi, ma Severus non era lì accanto a me. Mi misi lentamente a sedere e mi infilai nel mio morbido pigiama, per poi andare in soggiorno. Il fuoco era acceso e sul tavolino erano sparse varie pergamene: erano i compiti di pozioni e tutte quelle scritte rosse mi suggerivano che Severus era andato a farsi una doccia per rilassarsi un po'. Ovviamente non ero una veggente, eh... avevo sentito anche lo scrosciare dell'acqua.
Mi stavo dirigendo nella mia piccola cucina quando bussarono di nuovo. Sicuramente era mia sorella, le avevo promesso di accompagnarla alla sua ultima magicografia, dato che mancavano due settimane al parto.
"Adesso arrivo!" Dissi ad alta voce, per farmi sentire da dietro la porta. "Ti aspettavo più tardi, Ta..." cominciai allora, ma mi bloccai immediatamente vedendo chi avevo davanti: non era decisamente Talia.
"Ti prego, perdonami. Dammi un'altra possibilità... possiamo essere di nuovo felici insieme, come all'inizio della nostra relazione." Fece subito Tom, porgendomi un mazzo di fiori, lasciandomi senza parole. Ma era serio?
"Ma sei impazzito? Sparisci dalla mia vista."
Gli chiusi la porta in faccia, appoggiandomi contro con la schiena e sospirando. Non lo vedevo da San Valentino, dopo che aveva dato di matto, e spuntava così? Ma se ogni volta che ci incontravamo mi insultava! Era scemo? Lui continuò a bussare, chiamando il mio nome.
"Vattene via, non lo ripeterò un'altra volta."
Probabilmente un bolide lo aveva colpito in testa, non c'era altra spiegazione. O era solo Talia che aveva voluto giocarmi un brutto scherzo, facendo prendere una polisucco ad un suo amico, anche se era impossibile, dato che non aveva un capello di Tom.
Io non ci stavo capendo più nulla: magari ero in un sogno, anzi in un incubo.
"Sparisci!" Urlai allora, esasperata: era sulla buona strada per buttare giù la porta.
"Keela, che sta succedendo?" Intervenne Severus a quel punto, uscendo dal bagno e venendo in soggiorno.
"Senti questo cretino che bussa? È Tom, si è messo in testa che vuole il mio perdono."
"Il tuo ex?"
Io annuii, andando verso di lui e abbracciandolo, respirando a fondo il suo profumo. Appoggiai la testa sul suo petto, lasciandomi cullare dal battito del suo cuore.
"Ci pensi tu?"
"Ovviamente." Borbottò Severus posandomi un bacio sulla testa.
"Il mio eroe." Ridacchiai sulle labbra e lui fece una smorfia, baciandomi leggermente.
Keela, aprimi!!
"Ecco, lo hai sentito? È tutto tuo." Dissi sarcasticamente, passandomi una mano fra i capelli, staccandomi dal suo corpo. "Vedi di non farti spedire ad Azkaban però..."
~ • ~
Piton si era svegliato all'alba, come al solito, e dopo aver guardato Keela dormire per un po', era andato in soggiorno, a correggere i compiti di quei decerebrati. Ne aveva corretti pochi, dato che non era riuscito a concentrarsi, era da un po' di giorni che gli ronzavano per la testa diversi pensieri. Sua madre a giorni sarebbe venuta a Spinner's End per un pranzo: non era entusiasta all'idea, ma doveva presentarle per forza Keela. Si erano incontrate solo una volta e non era stata il massimo. Aveva perdonato sua madre, però il rapporto non era come quello di un tempo, c'erano ancora alcune ferite da sanare.
Comunque l'aveva informata di persona della gravidanza: aveva pensato di scriverle solo una lettera, ma alla fine si era dato una mossa e si era smaterializzato davanti alla sua casa.
Lei aveva pianto per la gioia alla notizia, felice di diventare nonna. Tutti erano in trepida attesa per l'arrivo dei bambini, di certo una volta nati non sarebbe mancato loro affetto e amore. Minerva era eccitata quanto la madre di Keela, che non smetteva di dare consigli a lei e alla sorella, orgogliosa di diventare nonna di tre splendidi bambini. Stava già pensando ad allestire una camera nella loro tenuta per accogliere i suoi nipotini, nel caso che avessero voluto restare a dormire lì quando sarebbero stati più grandi. Sotto questo aspetto gli ricordava un po' Molly Weasley.
Anche il padre di Keela era ansioso di avere i primi nipotini fra le braccia, anche se con lui non è che avesse un rapporto idilliaco. Meno si vedevano e meglio era.
E da quel giorno in cui era andato a trovare Keela al San Mungo, continuava ad osservarla, anche quando uscivano a cena. Voleva capire se volesse sposarlo o se la convivenza le bastasse. Sapeva che era sua e che avrebbe fatto in modo che gli uomini le stessero a debita distanza, ma non sapeva come ragionassero le donne. Keela non avrebbe mai sollevato l'argomento, quindi o cercava di comprenderla o glielo avrebbe chiesto direttamente. Tanto ormai erano talmente legati che la fede all'anulare sinistro sarebbe stato solo un altro segno del loro amore. Ovviamente non avrebbe chiesto la benedizione di suo padre, lo avrebbe evitato come la peste.
Così per rilassarsi era andato a farsi la doccia, ma mentre si stava vestendo aveva sentito Keela gridare, quindi era uscito velocemente, andando a vedere cosa fosse tutto quel trambusto.
A quanto pareva c'era il famoso ex fuori dalla porta che bussava insistentemente: se pensava di riconquistare Keela si sbagliava di grosso.
Lei nel frattempo si era raggomitolata sul divano e lui si diresse verso la porta. Sperava solo che non lo costringesse ad usare le maniere forti, non aveva molta pazienza ultimamente.
All'ennesima bussata, Piton aprì questa benedetta porta, e lo scocciatore rimase con il braccio sospeso.
"Sparisci." Gli disse con un tono glaciale, che non ammetteva repliche. Ma ovviamente l'idiota non la pensava allo stesso modo.
"Chi cazzo sei?"
"Quello che ti ha schiantato contro un albero a San Valentino. Vattene."
Cercò di chiudere la porta, ma lui lo fermò, determinato a continuare a discutere.
"Keela sarà mia."
Piton, senza pensarci due volte, estrasse la bacchetta e gliela puntò sul collo, facendolo arretrare e chiudendo la porta alle sue spalle.
"Ascoltami bene... non so se sia il tuo istinto suicida a suggerirti di farti avanti in questo momento, ma lascia in pace Keela, altrimenti ti uccido. Sono stato abbastanza chiaro? Ti uccido."
"Siamo stati insieme per tre anni. Non posso lasciar correre." Protestò Tom, anche se debolmente. "Volevo avere una famiglia con lei."
"Dovevi pensarci prima di tradirla. Sono io il padre dei suoi figli." Gli rispose acidamente, sentendo una punta d'orgoglio nel dire di essere lui il padre. "Vattene."
Lui, sbalordito, con la bocca semiaperta, girò i tacchi e se ne andò, non aggiungendo una parola.
Così rientrò, vedendo subito Keela in piedi vicino al divano, che lo aspettava in trepidante attesa.
"Se ne è andato?" Gli chiese immediatamente, andandogli incontro con un sorriso speranzoso. Doveva proprio odiarlo quel verme.
Piton annuì, facendo così sospirare Keela di sollievo, ma improvvisamente si fermò, mettendosi una mano sulla pancia.
"Keela?"
Si avvicinò subito, in cerca di un segno sul suo volto: non appena l'aveva vista tenersi la pancia, il suo corpo era stato percorso da un brivido di paura. Voleva che la gravidanza passasse senza nessun intoppo.
Lei alzò il viso, guardandolo negli occhi e sorridendo dolcemente.
"I bambini si sono mossi, ho sentito un calcio..." fece allora, passandosi una mano sulla pancia, prendendo anche la sua di mano e appoggiandola sul punto in cui aveva sentito il piccolo calcio.
Piton riprese a respirare nuovamente, sospirando: non si era nemmeno accorto di aver trattenuto il respiro.
"Severus, ti sei preoccupato per così poco?" Gli domandò accennando ad un sorriso, vedendo il suo sguardo sconvolto.
"No. Ti sbagli." Mise subito in chiaro, ma Keela non gli aveva creduto.
Si avvicinò, abbracciandolo e agganciando le braccia al suo collo, sfiorando le sue labbra in un tenero bacio.
"Per la cronaca, adoro l'uomo premuroso che si preoccupa per la propria donna incinta. Sei così dolce..."
"Voglio solo che tu stia bene." Le rispose mettendosi sulla difensiva: ancora dopo tutto il tempo trascorso insieme si sentiva in imbarazzo quando gli faceva notare la sua dolcezza.
~ • ~
Finalmente Severus era riuscito ad allontanare quel beota. Ma io dico... quali problemi lo affliggevano? Io ero andata avanti e mi ero ricostruita una vita, ma lui non ci aveva proprio pensato.
In quel momento, dopo che il mio uomo aveva eliminato il problema Tom, lo stavo baciando con dolcezza, tenendolo stretto a me. Il mio cuore stava scoppiando di felicità: Severus sarebbe stato un papà perfetto. Aveva uno sguardo così sincero e preoccupato quando mi ero fermata per un piccolo calcio, che non avevo potuto fare a meno di farglielo notare.
Improvvisamente però sentimmo dei ticchettii alla finestra, così Severus si staccò, andando verso la vetrata e facendo entrare i gufi, che andarono immediatamente sul tavolo, a mangiare i miei biscotti.
"Via, uccellacci, via!" Sbottai allora, scacciandoli. Loro scocciati se ne andarono, non prima di aver rovesciato il succo di zucca.
"Questa è per te." Disse Severus distrattamente porgendomi una lettera mentre lui guardava la sua.
"Hai l'amante che ti scrive?" Lo stuzzicai allora, mentre aprivo la busta che mi aveva inviato mia mamma.
Lo guardai di sottecchi, ma non lo vidi sorridere, aveva lo sguardo fisso sul pezzo di pergamena.
"Severus, cos'hai?" Gli chiesi avvicinandomi e abbracciandolo da dietro, cercando di sbirciare qualcosa oltre la sua spalla.
"Nulla." Fece lui, girandosi e tenendomi in un abbraccio. "È solo Minerva che vuole parlarmi. Anche se deve essere urgente, dato che mi ha scritto."
"Posso venire anch'io? Così, quando avrai finito di parlare con Minerva, andiamo a pranzare ad Hogsmeade, che ne dici?" Gli proposi subito, felice all'idea di rivedere i miei ex alunni e di passare del tempo all'aria aperta.
Severus mugugnò un è fattibile, quindi io sfrecciai in camera, per togliermi il pigiama e vestirmi velocemente. Dopo due minuti ero di nuovo in soggiorno, pronta per smaterializzarmi.
"Andiamo?" Gli chiesi dopo essermi messa il mantello.
"Per questa volta devo dare ragione – per quanto mi scocci ammetterlo – a tua sorella. Hai degli sbalzi di umore repentini. Peggio del solito. Immagino sia la gravidanza."
"Sono solo felice perché rivedrò i miei studenti, tutto qui."
"Quale gioia." Mi prese in giro lui, porgendomi il braccio, così ci smaterializzammo, ritrovandoci fuori dai cancelli di Hogwarts.
Entrammo e per la prima volta, notai con piacere, Severus non cercava di nascondere la nostra relazione. La sua mano era intrecciata alla mia e non aveva intenzione di lasciarmela andare. C'erano diversi studenti in giardino, che giocavano con la poca neve che era caduta nei giorni precedenti, e solitamente lui avrebbe fatto di tutto per non dimostrare affetto nei miei confronti. Era Mr. Segretezza in persona: ogni santa volta che gli proponevo una passeggiata quando ancora insegnavo, si irrigidiva non appena stavo troppo vicino a lui, facendomi sbuffare. Forse era per questo motivo che al ritorno nel suo studio facevamo immediatamente l'amore, probabilmente era il suo modo per farsi perdonare. Avevamo passato dei pomeriggi a dir poco spettacolari: per fortuna che Severus non teneva dipinti pettegoli nel suo studio altrimenti saremmo stati finiti. Mi aveva amato sulla sua scrivania, contro la parete, mi aveva persino legato i polsi e li aveva fermati in alto sulla porta sopra la mia testa: quella volta era stata magnifica. Magari potevo anche riproporglielo.
"Devi andare a salutare quelle zucche vuote?" Mi domandò una volta entrati nel castello, fermandosi un momento per guardarmi negli occhi.
"Che ne dici se passiamo un attimo nel tuo laboratorio? Ho nostalgia dei vecchi tempi..." gli risposi io maliziosamente, avvicinandomi poi al suo orecchio. "... ho nostalgia della tua dominazione, del nostro gioco studentessa – professore, le corde..."
"Devo proprio andare a parlare con Minerva, ma poi sono tutto per te." Sussurrò Severus sulle mie labbra, lasciandomi un lungo e tenero bacio e staccandosi solo quando sentì qualcuno schiarirsi la gola.
"Salve Minerva!" Dissi subito, andando ad abbracciarla e lei mi salutò con altrettanto calore, per poi staccarsi e guardare il pancione.
"Stanno crescendo bene?"
"Benissimo. Non potrei essere più felice." Feci con entusiasmo, passandomi una mano sulla pancia. "Non vedo l'ora che nascano."
"Di cosa volevi parlarmi, Minerva?" Intervenne a quel punto Severus, intromettendosi. Secondo me la proposta che gli avevo fatto lo aveva decisamente interessato, non vedeva l'ora di finire di parlare con la Preside.
"Di alcuni cambiamenti. Vieni nel mio ufficio, così ne parliamo con più tranquillità."
~ • ~
Piton non vedeva l'ora di tornare nel suo laboratorio: dopo quello che Keela gli aveva detto, la sua mente stava galoppando. Aveva alcune fantasie che desiderava soddisfare, per il piacere suo e di Keela.
Stava seguendo Minerva su per le scale a chiocciola e rimase leggermente stupito quando entrarono in ufficio: c'erano la Granger e Draco seduti ad aspettarli.
"Professor Piton!" Esclamò Hermione Granger, girandosi con un sorriso sul volto. "È un piacere vederla."
"Vorrei poter dire lo stesso." Disse con un ghigno ad increspargli le labbra, così la spavalda Grifondoro arricciò il naso, com'era solita fare durante le lezione ogni qualvolta la rimproverava.
"Severus. Ti vedo bene." Continuò allora il giovane Malfoy, mettendo un braccio attorno alla signorina Granger.
"Draco. Siete qui per annunciare la data del vostro matrimonio?" Scherzò infine, alzando un sopracciglio vedendo i due ragazzi arrossire leggermente.
"Veramente, Severus, io sto aspettando il tuo di matrimonio..." si intromise allora Minerva, facendolo sbuffare, mentre gli altri due ridacchiarono.
Alla fine si sedettero tutti e finalmente Minerva cominciò a parlare. E anche lei aveva ammiccato al matrimonio: sembrava che tutti se lo aspettassero. Doveva assolutamente parlarne con Keela, anche se non sapeva ancora come sollevare l'argomento.
"Bene, allora oggi ti ho chiamata qui, Hermione, per proporti la cattedra di Pozioni. Sono sicura che sarai all'altezza del compito."
"Minerva, che diavolo stai dicendo? Sono io il maestro in Pozioni, non una ragazzina alle prime armi."
"Severus, calmati. Voglio che tu sia Preside di questa scuola, è per questo che sto proponendo la cattedra di Pozioni ad Hermione. Io sono stanca, vorrei solo dedicarmi alle mie classi di Trasfigurazione. Reggere questa scuola richiede dedizione e sforzo e sta diventando troppo stressante per me."
Piton era pietrificato: subito gli vennero in mente tutti i brutti ricordi del suo periodo passato come Preside durante il regno di Voldemort. I sensi di colpa, il peso della guerra, l'assassinio di Albus, le torture subite e gli sguardi carichi di odio.
"Sarei a dir poco entusiasta di prendere il posto del professor Piton! Comincerei anche domani se potessi!" Interruppe così il lungo silenzio la Granger, facendogli comparire una smorfia in volto. Ragazzina petulante... lei era stata una brava studentessa, ma non possedeva la minima maestria adatta per ricoprire quell'incarico.
"Severus... sarai un ottimo preside." Disse Albus, sorridendo dal dipinto, strizzandogli l'occhio da dietro le lenti a mezzaluna.
"Allora, Severus?" Gli chiese Minerva, guardandolo speranzosa. In effetti gli era sembrata più stanca del solito ultimamente, l'aveva sentita lamentarsi con Pomona talvolta, ma non credeva gli proponesse di diventare preside.
Forse poteva farcela, in fin dei conti il tempo di guerra era passato, questa volta non era costretto a prendere il potere, gli veniva offerto. Avrebbe avuto anche più serate libere da passare con la donna che amava e i bambini, una volta che sarebbero nati. E avrebbe comunque continuato a brevettare pozioni, senza dubbio. E, cosa più importante, aveva il sostegno di Keela, era la sua roccia, lo avrebbe appoggiato in qualsiasi sua scelta.
"Accetto."__________________
Spazio autrice
Ciao a tutte! Eccomi qui con un altro capitolo di passaggio. Questa volta Severus si è finalmente liberato una volta per tutte di Tom. Vi aspettavate la nomina a preside di Severus? Nonostante lui non la pensi come me, sono convinta che Hermione sia perfetta per quel posto: in fin dei conti è sempre stata dotata in pozioni.
Vi anticipo già che nel prossimo capitolo ci sarà del materiale hot e che nei prossimi due tornerà in scena la famiglia Malfoy. ;)
Come al solito, se sentite la voglia di immergervi in una nuova avventura, passate a leggere la nuova storia di danytargaryen23.
Detto questo vi saluto, commentate, stellinate e alla prossima!! 😊
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Amami, Ti Prego
FanfictionLo avevo visto per la prima volta in una giornata uggiosa, nei corridoi del San Mungo. Vi starete immaginando la solita scena che si legge in molti libri: il classico colpo di fulmine, la ragazza bellissima e perfetta guarda dritto negli occhi dell'...