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In seguito a ciò che è successo, tra me e Walter è calato il gelo, passa quasi l'intero turno di guardia seduto sulla poltrona a fissare il vuoto. I fantasmi sono tornati, più rumorosi di prima, ricordano solo che non sono riusciti a muoversi per qualche minuto e come sein questi giorni fossero stati in coma.

- Ti lascio sola per qualche minuto e cosa succede!? Tu e Walter non vi parlate! Ora mi devi raccontare tutto ciò che è successo! - esclama Mariebelle, svolazzando per la stanza, con il suo luminoso vestitino bianco, è uno dei rari casi in cui non hanno un abito in tonalità più scure e opache. 

- Quando saremo sole - rispondo fissando il lupo che  sembra essere molto interessato al soffitto, che ha un certo fascino. - Va bene, terrò sotto controllo la mia curiosità - cede, non ribatto sono troppo occupata a cercare di comprendere le ragioni del strano comportamento di Walter.

La mia attenzione cade sull'armadio, lì dentro c'è ancora il libro, scritto in aramaico, che il beta si rifiuta di tradurmi. Devo trovare un modo per scoprirne l'argomento, ha i lati delle pagine consumate, se è stato svogliato così tante volte il contenuto non è da sottovalutare.

Il biondo, si alza in silenzio e se ne va, lasciando la porta aperta, la fantasmina gli corre dietro, quando torna ha un'espressione incredula. - Se n'è andato e ha lasciato tutto aperto! - esclama, mi alzo dal letto, muovendomi lentamente per non far tintinnare le catene, con altrettanta attenzione scendo le scale.

- Dove vuoi andare? - domanda Mariebelle preoccupata - Una passeggiata, sai dov'è la biblioteca? - chiedo aprendo di qualche millimetro la porta, per vedere se posso uscire tranquillamente, sto per farlo, quando ricordo che affianco c'è la camera di Victor. Chiudo gli occhi e mi concentro.

Vedo Victor uscire da una particolare porta di legno con varie decorazioni. Sento il rintocco di un orologio, le tre lancette sono una sopra l'altra e indicano un numero offuscato. Odi dei passi pesanti, che vanno verso il quadro che cela la mia prigione.

- Che ore sono? - chiedo - Undici e cinque, perché? Hai avuto una visione? - - Si, abbiamo tempo fino a mezzogiorno, andiamo - dico, attraversa il quadro, esco e chiudo la porta, seguo lo spettro della bambina, evitando gli altri fantasmi.

- Ferma. Attaccati al muro alla tua destra - ordina, ubbidisco, dal corridoio affianco a me sbuca Walter, smetto di respirare, passa dritto, lamentandosi di qualcosa, ma ho così tanta paura che mi scopra, che le sue parole mi sembrano dette in una lingua straniera.

Si blocca, corro dal lato opposto e mi attacco alla parete, Walter torna indietro si guarda intorno non scoprendomi, mi muovo solo quando il fantasma non mi fà segno che posso andare. Continuo il corridoio, con la regola che ha imposto Victor sul branco, quando sentiranno il mio odore si chiuderanno nella prima stanza che troveranno, quindi non mi dovrò preoccuparmi di loro.

Gli unici miei pericoli sono Walter e Victor, ma pare che uno l'abbia evitato, si spera. - Gira a destra - ordina, faccio come dice e mi ritrovo in un punto cieco, alla fine di esso una porta. - Quella è la biblioteca - annuncia, entro silenziosamente non so da dove iniziare a cercare un dizionario.

Inizio a cercare per i maestosi scaffali, quando mi passa avanti un fantasma di una donna magra, con i capelli raccolti in ordinato chignon, occhiali a punta, abbagliata con una gonna aderente nera, che arriva sotto le ginocchia e una giacca del medesimo colore.

- Scusi! Potrebbe aiutarmi? - chiedo rincorrendola, per quanto mi fosse possibile farlo, per via di queste stupide catene. - Certo, sono Ursula la bibliotecaria, come posso aiutarla? - dice educatamente, sicuramente non è consapevole di essere morta.

- Cerco un dizionario - rispondo, mi osserva attentamente, soffermandosi sulle mie catene - Prego, mi segua - dice iniziando a fluttuare, ubbidisco, questo luogo è gigantesco. - È da tempo che nessuno mi chiede di aiutarlo, vanno tutti a chiedere alle nuove assistenti e come se non mi vedessero. - si lamenta.

- Non si accorgeranno della sua professionalità, le altre non mi hanno dato la stessa idea - mento, poiché qui dentro non c'è un'anima viva, a parte me. - È proprio vero, inoltre sono anche delle ingrate, con tutti i suggerimenti che gli ho dato per fare bene il loro mestiere, mai una volta che mi hanno ringraziato! Ah, ecco, siamo arrivate. - annuncia svoltando a destra e fermandosi di fronte a uno scaffale, più piccolo dei altri.

- Questi sono tutti i dizionari di cui disponiamo, per arrivare all'uscita giri a sinistra e prosegua dritta. Qualsiasi cosa servi non attenda a chiamarmi, signorina? - - Andrada - - Andrada... Nome molto particolare. Beh, la saluto è stato un vero piacere, per essere una schiava dell'Alfa è veramente una persona colta, non ne ho mai incontrata una, con un linguaggio e un comportamento così appropriato e rispettoso. Spero di rincontrarla presto e continuare la nostra conversazione -

- Anch'io - sorrido, se ne va e tiro un sospiro di sollievo, schiava dell'Alfa? Non aveva tutti i torti, alla fine è quello che sono. Ora che ci penso, è strano che ancora non mi abbia ordinato di cercare la sua famiglia, dopo quella volta che ha detto il mio scopo in questa storia, non ha più riaperto il discorso, incredibilmente è già passato un mese.

- Che ore sono? - chiedo a Mariebelle che per tutto il percorso non mi ha lasciato sola un minuto - Mezzogiorno meno un quarto - risponde volando fino al grande orologio appeso alla fine della biblioteca, che non avevo notato.

- Già!? Mi devo sbrigare, per favore aiutami! - esclamo mentre scorro con lo sguardo i titoli dei dizionari. - Eccolo! - annuncia indicandolo, la ringrazio, lo prendo e corro via. Esco e seguo la bambina, sperando che non sbagli, a un certo punto si blocca di fronte a un'incrocio, che non ricordo.

- Che succede? - - Ti ho portato dall'altra parte della casa, ma tranquilla conosco una scorciatoia - dice, se voleva tranquillizzarmi non ci sta riuscendo, ma non altra scelta che non sia seguirla. Torniamo indietro e imbocchiamo il secondo corridoio che troviamo. 

Continuiamo per così per quello che mi sembra un'enternità finché un forte braccio mi cinge la vita. - Che stai facendo? - domanda furioso Walter che mi tiene forte a sé, non ho il tempo di rispondere, che il rintocco di mezzogiorno mi ricorda che morirò se mi becca l'Alfa.

- Ti prego, portami in camera! - esclamo spaventata mi toglie il libro dalle mani, senza proferire parola, dei passi pesanti si avvicinano a noi e rabbrividisco appena dei occhi di ghiaccio si posano su di me. - Che ci fa lei qui? - ringhia Victor.

Angolo autrice
Come vi è sembrata questa corsa contro il tempo? Cosa gli farà Victor, ora che l'ha vista? Datemi la vostra opinione e se volete votate.

P. S. La ragazza nella foto è ciò che si avvicina di più all'immagine di Andrada che ho in testa. (non ne ho trovata una in cui si vede il volto)

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