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La porta si apre lentamente con un cigolio, dei passi lenti e delicati, faccio fatica a udirli poiché coperti da un fastidioso rumore di catene. Una pezza bagnata, ruvida e fredda viene posata delicatamente sulla mia guancia.

Stringo il sottile e fragile polso della mia soccorrotrice, apro lentamente gli occhi e il volto di Andrada prende forma davanti a me. La tiro verso di me e l'abbraccio, non preoccupandomi di sporcarla di sangue.

- Perché sei qui? - sussurro riempiendo i polmoni del suo profumo di camomilla - Sentivo il bisogno di venire - sussurra, come se stesse confessando i suoi peccati e così tenera.

- Dovresti andare - dico a malincuore, se Victor la trova la frusta, se è fortunata. - Si, ma non voglio - ammette coprendosi gli occhi con la mano libera, la prendo e gli bacio il palmo, dei brividi gli percorrono il corpo e lo stesso accade a me.

- Devi andartene - ordino, si morde il labbro si alza dal sudicio pavimento, le sue mani sfuggono lentamente dalle mie e esce senza dire una parole. Il suo aroma si affievolisce, man mano che il suono dei suoi passi sfuma.

Quando di lei non c'è ne più traccia, tranne che nella mia anima, l'Alfa torna, la sua puzza di morte mi fa venire il voltastomaco, con se ha un nuovo giocattolino, una frusta da equitazione nera, lucida, che sbatte sulla mano.

- Pronto per il secondo round? - chiede eccitato - Si - rispondo nascondendo la mia paura di lui dietro un sorriso beffardo.

Andrada Pov's
Non so perché ci sono andata, ne sentivo il bisogno, come se improvvisamente assicurarmi che stia bene e sentirlo vicino, fosse essenziale come l'aria, sono così ridicola.

Tornando indietro i corridoi sono deserti come al solito, i fantasmi cercano di fermarmi, l'ignoro e continuo dritta per la mia strada, se l'Alfa o un suo sottoposto mi trovi.

Giunta al quadro, per la prima volta mi fermai a osservare il dipinto di una bellissima donna, con lunghi e mossi capelli neri sistemati di lato, penetranti occhi verdi, in un abito nuziale di pizzo di un brillante bianco. Il suo sorriso è raggiante, sembra che nell'istante in cui il pittore stava per fermare quell'istante su tela, lei stesse vedendo l'uomo che ama.

Mi sveglio dalla trans, quando il fantasma di un gatto maculato esce dal dipinto, entro e inizio a salire le scale lentamente per non far suonare troppo le catene. Nella mia camera non mi stupì di trovare Purgatorio seduto sulla poltrona.

"Non ti parlerà finché non rifiuterai Walter" dice Mariebelle apparendo alle mie spalle, annuisco e vado a sedermi sul letto. Ora che ci penso, perché non l'ho rifiutato? In fondo sono anche felice di ciò che è successo, non mi riconosco e mi capisco più.

Sento dei gelidi occhi su di me, mi volto verso il propretario di essi, che immediatamente distoglie lo sguardo, rimarrà lì per un anno? Anche se per lui può sembrare solo un giorno.

- Mariebelle mi fai un favore? - chiedo richiamando la fantasmina che stava accarezzando lo spirito del gatto.
"Certo. Dimmi" dice alzandosi da terra - Come non vuole parlarmi, per quanto tempo resterà lì - dico indicandolo, un gesto innocente che gli dà molto fastidio.

- Finché sarà necessario! - esclama mettendo il muso - Non avevi detto che non mi avresti più parlato? - domando diventita, apre la bocca, ma la richiude immediatamente, lo messo con le spalle al muro.

- Va bene. Allora non ti proteggerò più.-  dichiara convinto di poter resistere - Non ci riusciresti - dico, alza gli occhi al cielo, sbuffa e solleva mani sconfitto.

- Si è vero, ma... - s'interrompe, si regge con la mano la testa e mi sembra come di vedere un criceto che corre in una ruota nella sua mente.
- Ma, cosa? - chiedo curiosa. - Non mi ricordo - mente - Beh, io me ne vado - detto ciò scompare e la stanza inizia a riempirsi di fantasmi.

Alcuni iniziano a giocare a carte, uno a fare la corte a una signora del cinquecento minimo, altri discutono animatamente se è meglio essere vivi o morti e un generale racconta le sue avventure a dei bambini.

Questa camera è divenuta il luogo di incontro degli spettri! - Silenzio! - urlo e tutti tacciono - Grazie. Gentilmente potreste uscire, che mi sta scoppiando la testa, altrimenti chiamo Purgatorio- minaccio, velocemente volano tutti via, lasciandomi sola con Mariebelle.

"Io posso rimanere?" domanda un po' impaurita. Annuisco e mi lascio cadere sul letto, mi sento così stanca, la schiena mi bruccia, così come il petto, è meglio se dormo un pochino.

***

Sento qualcosa accarezzandomi la guancia, mi giro di lato convinta che sia Purgatorio. Il letto si abbassa alle mie spalle, un braccio circondarmi la vita, un respiro leggero e dei baci umidi sul collo.

Mi volto pronta a cacciare l'essere, quando incontro i due differenti occhi e un bellissimo sorriso - Buonasera - sussurra accarezzandomi - Come stai?- domando mettendomi seduta.

- Bene se rimani così - dice spingendomi sul letto e stringendomi al petto come se fossi un peluche.
- Walter, seriamente, come stai? - ripeto preoccupata - Finché vivo sto bene, domani le mie ferite saranno cicatrici - sussurra giocando con i miei capelli, arrotolandoli intorno al dito - Si sono allungati - sbadiglia.

Prende la mia mano la bacia e la posa sul suo viso. - Fammi riposare un po' così, sono stanco - sussurra chiude gli occhi e si addormenta, il suo respiro diventa leggero, quasi impercettibile.

I capelli sono umidi per il sudore, ma sono rimasti soffici e lisci, il suo profumo di lavanda è mescolato con uno ferroso, mi sollevo e vedo una chiazza scarlatta allargarsi sulla sua schiena.

- Walter svegliati! Walter! - lo chiamo dandogli degli schiafi sul viso, corro nel bagno prendo un asciugamano, lo premo sulle ferite aperte e continuo a chiamarlo. Quando vedo qualcosa di immateriale sorgere dal suo corpo, la sua anima, sta morendo.

Angolo autrice.
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PS: scusate la mia grammatica

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