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Victor Pov's
Mi diverte torturare quel marmocchio, rigirarlo come un calzino e rederlo il mio straccio, anche se devo ammettere che il titolo di beta se l'è meritato e se potessi morire gli lascerei il mio posto, se mai potessi.

È comico vederlo allarmarsi e correre da Andrada appena la nomino o quando annuncio la presenza di Purgatorio, ha sempre paura che qualcuno gliela rubbi e non capisce che lei è priva di sentimenti.

Un'umana che ha da sempre vissuto in prigionia, il cui unico mondo che ha conosciuto è quello dei morti, è come un qualsiasi cucciolo abbandonato in un branco che non è il suo, che tende diventare più simile ai esseri che lo circondano, infatti lei ha assopito l'emozioni che caratterizzano un vivo.

È perfetta per trovare la mia compagna e mia faglia, altre sentinelle che avevo trovato erano troppo umane e si ribellavano ogni secondo, anche se era divertente vedere Walter torturale.

L'abbiamo vendute a un ottimo prezzo e con quei soldi ho comprato Andrada, veramente un ottimo affare.

Salgo le scale che portano alla 'stanza' della Sentinella e mi appoggio alla parete origliando ciò che accade dall'altra parte della porta, certo che vada come pensi, Purgatorio che sottomette il beta.

- Guardala, l'ho trovata rannicchiata contro il muro che tremava dalla paura e dovrei darti una possibilità!? Ma vattene a fanculo e togliti dalle palle! - urla il beta, da quando Walter tiene testa a qualcuno superiore di lui? Ma non si ribellerà mai a me, l'unica cosa a cui tiene veramente è nelle mie mani.

Scendo silenziosamente le scale, esco dalla porta nascosta da sotto le scale, ritrovandomi in un corridoio scavato nella pietra, le ragnatele che si attaccano ai vestiti, l'odore di muffa e di decomposizione che proviene dai corpi accatastati in alcune concavità.

Sposto con un calcio un corpo decomposto di un adolescente, chissà perché l'ho ucciso. Supero la dodicessima lampadina, spingo la tredicesima verso l'interno e si apre una porta nascosta.

Entro e cammino a testa bassa, quando vedo le rose sotto di me, la alzo lentamente vedendo il viso della mia amata Clarissa ibernata in una scatola di vetro, appoggio una mano su essa sperando che possa sentire il mio calore.

Gli occhi chiusi, le labbra che cennano a un sorriso, ogni volta mi fa pensare che senta ancora i sentimenti vivi forti che provo verso di lei. I capelli corvini ghiacciati sparsi sul cuscino, mi fanno ricordare i giorni che mi svegliavo, trovandola affianco a me con i ciuffi che mi solleticavano il viso, passavo le mattinate a giocarci.

Quando l'ho conosciuta avevo dodicianni, mi padre ancora in carica come Alfa, aveva accolto la sua famiglia superstite a un incendio, scoppiato dall'altra parte della montagna.

I primi tempi era più fredda del ghiaccio da cui ora è circondata e si isolava dai suoi coetanei, nascondendosi dietro qualche albero, essendo più piccola di me di un paio danni, mi divertivo a stuzzicarla per vedere in lei una qualunque reazione.

Un giorno non so cosa mi prese, ma dissi a mio padre che era lei la mia compagna, dopo che mi baciò sulla guancia per ringraziarmi di avergli intrecciato i capelli, lui giustamente si mise a ridermi in faccia dicendomi che ero troppo piccolo per capirlo.

Passò del tempo, io crebbi e presi il posto di mio padre, io e Clarissa diventammo ottimi amici, quando un giorno mi accorsi che davanti a me non c'era più una bambina paffutella e insicura, ma una donna, la cui sola vicinanza mi faceva battere il cuore a mille, faceva sparire le mie maschere e la mia superbia.

L'amavo e mai nessuno potrà capire quanto.

Mi allontano prima che la frustazione e l'ira, per non essere riuscito a salvarla si possessi di me. Avanzo verso una bara di vetro più piccola circondata da margherite, all'interno la mia piccolina, il viso trasmette gioia anche da morta.

Quando è nata, ha fatto un urletto, l'ho presa in braccio, sorrideva mentre tendeva la manina verso di me, ha sfiorato la mia barba e ha riso. I suoi primi passi, come posso dimenticarli? Stavamo in salotto a giocare, mia moglie che si nascondeva dietro un libro, per non mostrare il suo divertimento alla scena che aveva davanti, in cui io animavo una bambola con tanto di intonazione femminile della voce.

Mi chiamò colui che allora era il beta, mi alzai, la mia bimba iniziò a piangere, si alzò e corse verso di me attaccandosi alla mia gamba.

La sua prima parola, la disse mentre eravamo a tavola, mi sporcai la camicia di sugo, mi puntò il dito contro e urlò "stupido", non sapevo se ridere o rimanere offeso a essere chiamato così da mia figlia di un anno e due mesi, ma ora piango all'idea che non possa più farlo, mi farebbe piacere anche sentirla insultarmi pesantemente.

Il giorno in cui morirono, erano rinchiuse in una stanza insieme a Walter e altri cinque lupi. Un branco nemico voleva i nostri territori e combatterono sia in forma umana, che in quella di lupo. Mentre all'esterno ci scontravamo, tre nemici si erano insinuati nella casa, trovarono Clarissa e mia figlia, ci misero poco a mettere a tappeto i miei guarrieri, mia moglie combasse fino allo svenimento.

La mia bimba fu la prima a morire, strangolata. La mia amata che finì in coma per i traumi riportati, non la lasciai un momento sola, la pulivo e gli intrecciavo i capelli come da piccoli, non persi mai le sparanze che si risvegliasse, finché due settimane dopo non smise di respirare e il cuore cessò di battere, il bip lungo interminabile del computer risuona ogni giorno puntualmente a l'una e meno venti nella mia testa.

Pulisco le teche di vetro, annaffio i fiori e non riesco a trattenere le lacrime, mentre li vedo crescere e sbocciare, come avrebbero dovuto fare le mie due donne.

Angolo autrice
Ho pianto mentre lo scrivevo, sono una persona orrenda. Questo capitolo è un po' per farvi capire cosa c'è dietro l'immagine di Victor e avrete notato che è cambiato durante il trascorrere del tempo, come lui racconta. Come sempre commentate e votate.

La Sentinella dell'AlfaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora