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Walter non capiva l'importanza di quel ritrovamento, sia lui che Dimitri vedevano solo vuote pagine ingiallite, io vedevo disegni e scritte in latino, che celavano poteri dimenticati da secoli.

Saranno passate tre ore da quando ho iniziato a cercare a tradurlo, con poco successo. Nel frattempo io e Walter siamo tornati a casa e non l'ho visto da quando mi sono rinchiusa in biblioteca.

- Hai intenzione di spiegarmi cos'è quel libro o devo ottenere questa informazione con la forza? - chiede l'Alfa appoggiando una tazza di tè affianco a me, stacco gli occhi dal dizionario e li sposto su di lui, visivamente irritato.

- L'hai voluto tu - dice sollevandomi di forza e sbattendomi alla parete, che era alle mie spalle. Mette una gamba tra le mie, mi alza il viso, lo sfido con lo sguardo e un sorriso malizioso appare sul suo volto. I suoi occhi si posano sulle mie labbra e uno strano luccichio li attraversa.

- Donna! Mi farai uscire matto! - esclama, per poi baciarmi, vorace, cerco di staccarmi, ma non me lo permette, dopo qualche minuto lo fa lui, come a ricordare che è lui l'Alfa, è lui che decide, cosa fare e come farlo.

- Quel libro è il "Codex vigilis exceptus", contiene tutti i segreti delle sentinelle, solo che è scritto in latino - rispondo alla sua prima domanda, cercando di riprendere fiato, un sorrisino soddisfatto gli appare sul viso e mi prende il volto tra le pollice e indice, avvicinandolo al suo.

- Capisco il tuo entusiasmo, ma ci sono altre cose di cui preoccuparsi, molto più importanti di quel libro, perché noi oggi o domani non potremmo più esserci con la situazione attuale, invece con la protezione magica che quel manoscritto possiede, esso circolerà per altri secoli.

Penso, inoltre, che se tradussi quel testo, sarebbe alla portata di troppe persone e già la tua specie è a rischio di estinzione, conoscendo tutti vostri segreti diventereste inutili e vi eliminerebbero senza troppi problemi.

Facciamo così, risolviamo la problematica Victor e io mi impegnerò a insegnarti il latino. Va bene? - termina, annuisco ragionando velocemente sulle sue parole.

Chiusi libro, brucia i fogli con l'abbozzo di una traduzione e seguì Walter fino al suo ufficio, dove misi il codice nella cassaforte, per poi andare in mensa per cenare.

***

Da quel monologo passarono cinque giorni, ormai avevamo tutti gli elementi per eliminare Victor, la Villa Rossa era piena di fantasmi e tenere alla larga gli umani era sempre più difficile.

Mariebelle non si fece vedere, così come Walter che lo vedevo solo di sfuggita durante i pasti e per molte ore la notte, non sentivo il suo calore a cullarmi nel sonno.

In quei momenti di solitudine, sentivo sempre di più la mancanza di Purgatorio, avevo provato a fare amicizia con alcuni elementi del branco, ma rimanevano così schivi e sospettosi nei miei confronti che ci rinunciavo.

Perché avevo scelto Walter e non Purgatorio? Posso provare veramente qualcosa verso di lui? O soffro semplice della Sindrome di Stoccolma? Di certo non posso tornare indietro o spiare così tanto il futuro per accorciare la mia vita per morire il prima possibile.

Sarebbe un comportamento troppo infantile. Alla fine il mio problema è la solitudine e mi fa ridere ciò. Sono sempre stata sola, l'ho accettata molto tempo fa, era l'unico modo di vivere che conoscevo.

Certo c'era sempre quel maledetto di Purgatorio, ma era più il tempo che stavo da sola che con lui. E ora il mio stesso stile di vita, mi fa stare male, mi fa deprimere.

Si è molto divertente.

Vedere questa comunità, chiamata comunemente "branco", ha in qualche  modo cambiato la mia concezione della vita. I componenti della comunità non sono tutti amici, non vanno tutti d'accordo, non si stanno tutti simpatici, ma collaborano e trovano compromessi in modo che il branco stia bene e proliferi.

Lavorano insieme per il bene di tutti, gradevoli o sgradevoli che siano i componenti. Non solo materialmente, ma soprattutto emotivamente, non ho mai visto un membro del branco da solo, nei momenti di gioia o di tristezza, erano sempre almeno in due a condividerli.

Probabilmente è per ciò che ho iniziato ad odiare la solitudine, l'essere a conoscenza che si può vivere in un altro modo, mi ha fatto venir voglia di sperimentarlo. Dovrei impegnarmi di più, per entrare nelle grazie del branco, farmi vedere come un essere vivente e non solo come un'efficace arma contro l'ex Alfa.

Come posso relazionarmi con qualcuno? Inizio a parlare e basta? E di cosa poi, le storie di fantasmi non interesserebbero a nessuno. Forse è meglio che mi metta l'anima in pace e riprenda la mia solitudine, ma dovrei provare almeno prima ad esorcizzarla.

E se andassi nella sala comune a bere innocentemente un tè? A posto di prenderlo nel salotto dell'appartamento dell'Alfa, potrebbe essere un passo avanti. Dai, tutto un coraggio, se non lo faccio mo, non lo farò più.

Smetto di fissare il soffitto, scaccio la mia pigrizia (anch'io devo fare i conti con essa, non solo voi) e scendo dal letto. Mi do una veloce controllata allo specchio, voglio presentarmi bene, forse dovrei indossare un paio di scarpe.

Nah, tanto le persone vanno abitualmente in giro nude, non faranno nemmeno caso ai miei piedi. Metto un cardigan bordeaux, sopra il vestito floreale che non mi piace molto come stampa, ma come modello penso mi stia abbastanza bene e esco dalla stanza.

Se non ricordo male la sala comune dovrebbe essere al piano terra, terzo corridoio, l'ultima porta in fondo a destra.

Giunta velocemente alla meta senza troppe peripezie, mi fermai qualche minuto a fissare la maniglia.

Forza Andrada, mica ti possono mangiare viva.

Prendo la maniglia, l'abbasso e apro la porta. Non c'è molta gente per fortuna, meglio iniziare con calma. È la prima volta che vengo qui, me lo immaginavo come un salotto, invece è un vero e proprio bar, con tanto di bancone, barman, macchina del caffè e diversi alcolici.

- Buongiorno signorina, si sieda dove preferisce, arriverò a breve a prendere la vostra ordinazione - dice il barman, non mi ha riconosciute e perché dovrebbe non mi faccio vedere mai in giro.

Mi accomodo a un tavolino rotondo in mogano vicino alla finestra, il cameriere arriva subito a prendere la mia ordinazione, un tè verde e biscotti. - A quale nome addebito il consumo? - chiede sognando tutto su una piccola scatola luminosa, uno smartphone? Si dovrebbe chiamare così.

- Andrada - rispondo, all'udire il mio nome il ragazzo ha un brivido e mi fissa sconvolto, manco avesse visto un gatto parlante. - Mia Luna non l'avevo riconosciuta, perdoni la mia maleducazione la scongiuro. Lei non deve pagare nulla, vado preparare subito la vostra ordinazione - dice con voce tremante, si inchina e scappa via, non dandomi nemmeno il tempo di tranquillizarlo.

Subito dopo questa scena, una donna e due uomini si avvicinano a me, sedendosi senza permesso alle sedie libere intorno al mio tavolo, con fare brusco - Quindi lei è la nostra Luna, avremo bisogno di fare due chiacchere con lei, da lupi a sentinella - dice minacciosa la donna.

La Sentinella dell'AlfaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora