1º Capitolo

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Ciao ragazzi...
Benvenuti in questa nuova avvincente storia...
Innanzitutto vi ringrazio per essere qui, spero vivamente possa conquistarvi. In queste righe troverete una parte di me, come in ogni libro che scrivo... È sicuramente il più maturo scritto finora e spero di esserne all'altezza.
Che altro aggiungere. Spero che Giulio e gli altri protagonisti (di cui non posso svelarvi niente 😏) possano colpirvi positivamente... chi ha già letto qualche mio altro libro sa che i miei protagonisti diventano "miei amici" e quindi spero possano diventare anche i vostri...
Non mi resta che augurarvi buona lettura e spero possiate restare per leggere tutti i capitoli...
Love,
GiùGiù.

«Benassi, nel mio ufficio.» Urla il commissario di polizia prima ancora che riesca a entrare nel mio solito ufficio, il 365 del terzo piano della caserma di polizia, dopo una mattinata passata a fare posti di blocco.
Devio e vado dritto da Massimo Gallo.
«Comandi.» Dico fermandomi davanti alla sua scrivania.
Mi fa cenno di sedermi e aspetto che apra bocca mentre lo vedo applicato su un bel po' di fogli.

«Giulio, ho un caso da affidarti.»
«Di cosa si tratta?»
«È arrivata una ragazza ieri mattina e ha fatto una denuncia per induzione alla prostituzione e meno di ventiquattro ore dopo ha ritrattato.»

Mi accarezzo il mento godendomi la sensazione della barba sul palmo della mano.
«Cosa si sa di questa ragazza?»
«È una delle ragazze che qualche bastardo costringe a prostituirsi. È giovane. Ha 24 anni. Quando è tornata per ritirare la denuncia aveva evidenti lividi sul viso e sulle braccia. Abbiamo abbastanza elementi per pensare che sia stata costretta...»

Massimo mi mette davanti alcuni fogli. La denuncia, alcuni nomi di sospettati e i nominativi delle ragazze.
La ragazza della denuncia si chiama Lola.
Li leggo e rileggo.

«Studiati il caso e fammi sapere come muoverci. Sei il mio uomo migliore e posso affidarmi solo a te!»

Raccolgo i fogli, gli stringo la mano e senza aggiungere altro vado nel mio ufficio.

Mi siedo sulla mia sedia in pelle ormai consumata per le troppe ore passate qui dentro.
Accendo il computer e torno a studiare il caso.
Sono mesi che la centrale è dietro a questo giro di prostituzione ma chi è a capo di tutto questo è furbo, troppo.
Non facevo parte della squadra che se ne occupava fino ad oggi perché sono stato impegnato con alcune rapine che sono riuscito a risolvere nel giro di qualche mese.

Il computer emette un suono che mi avvisa dell'arrivo di una mail.
È Massimo che mi ha allegato tutto il materiale. 

Stampo tutto e passo ben tre ore con gli occhi su quegli innumerevoli documenti.
Quando li rialzo mi accorgo che la mia giornata lavorativa è finita mezz'ora fa quindi raccolgo le mie poche cose e decido di portarmi a casa il fascicolo di oggi.

Devo studiarlo per bene per poterlo risolvere.
Saluto alcuni colleghi che incontro nel corridoio ed entro in ascensore, mi appoggio con la testa alla parete mentre lentamente scende.
Sospiro mentre questo affare mi avvisa di essere arrivato.

Le porte si aprono ed esco velocemente. La mia Jeep è parcheggiata al solito posto, salgo a bordo e poso la cartellina sul sedile del passeggero.

La strada dove le povere ragazze vengono costrette a vendere il proprio corpo non è molto lontano da casa mia, infatti invece di girare a destra come faccio per tornare alla mia abitazione, svolto a sinistra ed eccole lì lungo il marciapiede.
Ne sono cinque, almeno ora.
Di età e fisicità diverse.

Cammino piano ma senza dare nell'occhio.
La ragazza di cui mi ha parlato Massimo è poggiata accanto a una macchina nera.

Non riesco a capire niente di quello che dice ma pochi attimi dopo eccola salire a bordo.
Accelero e torno a casa.
Questo caso è complicato, bisognerà esserci dentro per riuscire a mettere fine all'inferno di queste ragazze.

Appena arrivato nel mio appartamento nel centro di Torino poso chiavi, cellulare e fascicolo sul tavolo e vado dritto in bagno dopo aver acceso i riscaldamenti.
Mi spoglio lasciando la divisa sul pavimento ed entro in doccia.
Mi rilasso sotto il getto di acqua bollente e riesco finalmente a lasciare andare tutta l'oppressione che questo lavoro mi dà, passo lo shampoo sulla mia testa rasata da pochi giorni per poi passare al corpo.

Quando esco dalla doccia mi sento già meglio.
Mi avvolgo un asciugamano in vita, raccolgo i vestiti bagnati da terra come ho imparato a fare da quando abito da solo e cioè cinque anni e vado in camera.
Indosso il boxer e un pantalone di tuta e torno in cucina, mi siedo sul divano poggiando i piedi sul tavolino e chiamo la pizzeria.
Stasera non ho voglia di cucinarmi. Sono a pezzi.

Sto cercando qualcosa di decente da guardare in tv quando suonano alla porta.
Mi alzo e quando apro mi ritrovo davanti mia sorella.
«Qual buon vento?» Le chiedo lasciandola entrare.
«Non avevo niente da fare e sono passata a trovare il mio fratellino. Giù ho trovato il fattorino delle pizze e gli ho evitato di farsi due piani di scale.» Sorride poggiando il cartone sul tavolo.
«Quanta gentilezza.» La prendo in giro.

Prendo due piatti e divido la pizza con lei che non se lo fa ripetere due volte.
«Patty, da quanto tempo non mangi?» La prendo in giro, mi fa la linguaccia e se la ride finendo la pizza.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora