Salgo le ultime scale che mi portano all'appartamento di Lola.
Mi guardo intorno. È una palazzina niente male, perlomeno è tranquilla.
Arrivo e sono di fronte a tre porte.E ora qual è la sua?
Mi guardo intorno a leggere le targhette ma su nessuna c'è scritta Lola e per di più non conosco il suo cognome.La vedo una per una poi una di queste si apre e lei si appoggia allo stipite con un'espressione divertita sul volto.
«Che stai facendo?»
«Stavo cercando la tua porta.» Mi gratto la nuca per poi avvicinarmi a lei.
«Entra.» Mi fa cenno con la testa e la seguo all'interno.Non è molto grande ma è confortevole.
«Siediti sul divano, ti porto qualcosa da bere. Hai preferenze?»
«Nessuna.» Le sorrido sedendomi sul divano grigio.
Torna poco dopo con un vassoio, una cola e una birra.
Si siede accanto a me e mi porge la bibita, poi si rialza e si mette di fronte a me.
La guardo perplessa.Si porta una mano sulla testa per poi sfilarsi una parrucca e liberare lunghi capelli biondi.
«Mi chiamo Chiara Lodo. Lola è un nome di fantasia. Come vedi sono bionda e non nera, la indosso ogni giorno per non farmi riconoscere quando ho del tempo libero.»
Torna a sedersi sul divano.Resto a bocca chiusa mentre la guardo.
«Sono la ragazza che hai incontrato alla caffetteria e fuori al locale. Ricordi?»
Annuisco.
«Ci vuole così poco per ammutolirti, macho?» ride.
«Non me lo aspettavo.»
«Lo so.» Posa la parrucca accanto al divano e prende la cola per poi bere qualche sorso.
«Tutte le ragazze hanno un nome diverso da quello reale?»
«No. Nessuna di loro.»
«E tu come mai sei stata così furba?»
«Ti racconto tutto dall'inizio così ti è più chiaro.»Annuisco e buttando giù qualche sorso di birra mi sistemo meglio per guardarla negli occhi.
Sospira poi prende a parlare.«È iniziato tutto sette mesi fa. Io non sono di Torino ma di Pescara. Sono venuta qui per frequentare l'università.
Un paio di settimane dopo il mio arrivo volevano fregarmi l'auto, non ci sono riusciti ma giorno dopo giorno mi hanno importunato.
Una mattina, dopo i corsi, li ho trovati fuori l'università.
Mi hanno trascinata in un viale isolato e mi hanno minacciato con un coltello puntato alla gola. Mi dicevano che mi avrebbero ucciso se non avessi fatto quello che mi dicevano loro.
Mi sono spaventata da morire e ho dovuto accettare, ne valeva la mia vita. Mi hanno costretto a entrare in questo maledetto giro. Ho provato diverse volte a uscirne ma loro sono troppo mostri...» Stringe il pugno tenendo la testa bassa.«Ho provato a non presentarmi in quella strada, mi hanno preso all'università tirandomi per i capelli. Mi hanno portato dal loro capo e mi hanno malmenato... L'ultima volta che ho provato a uscirne sono venuta al commissariato ma l'hanno scoperto subito e il tuo capo ha visto in che condizioni ero, è per questo che ti dico che ho paura. Non mi terranno in vita ancora una volta se sgarro e io non voglio morire.»
Incastra i suoi occhi pieni di lacrime ai miei, mi limito a stringergli la mano.
«Ho pensato alla parrucca un giorno mentre cercavo una soluzione per mettere fine a questo inferno. Mi sono tinta i capelli di nero per qualche settimana poi ho iniziato a indossare questa e sono tornata al mio colore naturale...»
Annuisco.«Non permetterò che ti faranno del male. Non più! Né a te, né alle altre ragazze! Te lo prometto. Io ti salverò!»
«Salvami...» Sussurra.
«Lo farò!»La stringo al mio petto mentre libera i singhiozzi che fino a questo momento è riuscita a trattenere.
«Tutto questo finirà quanto prima, ok?» Le dico prendendole il viso tra le mani.
Annuisce.«Parlami di questi bastardi!»
Si ricompone e riprende a parlare.
«Sono tre scagnozzi e il boss. I tre sono robusti come muli. Sono Marco Donati, Andrea Di Nicola e Saverio Napoli. Mentre il boss lo chiamano Don Ciccio.»
«Cosa sai di questo boss?»
«Girano voci tra le ragazze che abbia ucciso un bel po' di persone uscendo però sempre pulito dalle cause e che abbia inoltre un grosso giro di droga.»
«Ha mai fatto girare questa roba tramite voi?»
«Tramite me posso assicurarti di no, le altre non lo so.»
«I tre scagnozzi sono già noti al commissariato, ma per cose futili come rapine... Si stanno evolvendo anche loro.»
«Quando mi hanno obbligata a "lavorare" loro già ci facevano parte, infatti erano loro che mi perseguitavano.»
«Capisco...»
«È presto per agire, abbiamo bisogno di più informazioni, di sapere i loro spostamenti, di sapere quello che fanno. Tutto.»
«In questo non posso aiutarti lo sai. Sono in strada per tante ore e loro vengono solo a riscuotere i soldi ogni sera alla stessa ora, le 23.»
«Vedremo come incastrarli proprio quando vengono da voi, ma non subito. Resisti ancora un po'... Ogni volta che potrò vengo a prenderti per non lasciarti andare con quegli animali che vengono a comprarti.»
Annuisce sospirando.
«Che mi dici dei clienti?»
«Cosa vuoi sapere di preciso?»
«Se sono clienti abituali, se li conoscete, se ve li manda il boss...»
«Alcuni vengono diverse volte, altri ci provano tutte e sì, alcuni sono raccomandati dal grande capo...»
«E lui vi ha mai obbligate a fare sesso con lui?»
«Non con me. Ma una delle ragazze sì.»«Lo fate sempre protetto?» Chiedo imbarazzato.
«Anche queste domande fanno parte del caso?»
Scuoto la testa.
«No...»
«Non permetterei mai a nessuno di non usare il profilattico e inoltre prendo la pillola per essere più sicura e vado a controllo ogni mese.»
«Ne sono felice.»
Annuisce finendo la cola. La imito e arriva quel silenzio imbarazzante.«Raccontami di te.» Dice d'un tratto mettendosi comoda.
«Approssimativamente sai già come mi chiamo, che lavoro faccio, sai perché ho scelto questo mestiere, sai che non sono fidanzato...»
«Parlami della tua ragazza.»
«Sul serio?»Annuisce incrociando le braccia al petto e mettendo involontariamente in mostra il seno sotto la t-shirt bianca.
Sbircio per qualche attimo poi la guardo negli occhi.«Non dirmi che sei ancora innamorato di lei... Mi meraviglio di te, Giulio!» Sghignazza.
«Mi piace quando mi chiami per nome.» Sorrido e mi godo la sua buffa espressione.
«Dai Giulio» Ripete il mio nome con finto fare seducente. «Parlami della tua ex fidanzata.»
Scoppio a ridere.«Partiamo dal fatto che dopo quattro anni non sono ancora innamorato di lei comunque stavamo insieme da sei anni, si chiama Nicoletta, mi ha fatto le corna con un tizio che lavorava con lei e mi è giunta voce che lui l'ha friendzonata dopo che lei si era dichiarata a lui quando l'ho lasciata.»
«Sul serio ti ha fatto le corna?»
Annuisco.«Ti sembra così strano?»
«Beh, diciamo che non sembri il tipo che viene scartato per scegliere qualcun altro.»
«In che senso?» Mi fingo perplesso.
«Beh, sei un figo pazzesco, chi sceglierebbe un altro se potesse avere te?»
Rido di gusto.
«Davvero sono figo?» Ammicco.
«Non te lo ripeterò, macho! Sappilo!»
Mi chino verso di lei con fare minaccioso e inizio a farle il solletico.
Senza nemmeno toccarla inizia a ridere contagiando anche me.«Meglio che vada.» Dico alzandomi. «Domattina lavoro.»
«Ti accompagno alla porta.» Porge la mano per essere aiutata.
La prendo stringendola nella mia enorme mano e la aiuto a tirarsi su per poi accompagnarmi.
«Domani vieni?» Mi chiede.
«Domani pomeriggio però.»
«Ti aspetto...»
«Buonanotte Chiara» Le bacio la guancia e mi sorprende abbracciandomi.
Mi perdo nel profumo dei suoi capelli e la stringo tra le braccia.
«A domani...» Le sorrido.
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LASCIATI SALVARE
ספרות לנערותAvevo promesso a mia madre che se fosse stato in mio potere non avrei permesso ad altre donne di non essere rispettate. E quando il commissario mi ha affidato questo caso, ho trovato pane per i miei denti e il momento giusto per rendere orgogliosa...