15ºCapitolo

833 29 2
                                    

Speciale.
Chiara.

È una settimana che non vedo e non sento Giulio.
Sette giorni.
Ho avuto più di una volta la tentazione di chiamarlo ma poi ho resistito.
È meglio così. Per me, per lui e per le nostre vite.
Non posso rischiare di mettere a repentaglio la mia vita e sicuramente anche la sua, perché questi vermi non si fanno scrupoli...

Oggi fortunatamente ho la giornata libera. Mi ci voleva.
Posso seguire i corsi all'università e staccare un po' la spina.
Che sollievo poter essere Chiara e non Lola, che sollievo non dover indossare quella parrucca e quei vestiti striminziti.

Mi alzo dal letto, oggi sono di buon umore, vado in bagno per una doccia veloce e indosso uno dei jeans che mi ha comprato Giulio tempo fa e la felpa della tuta, quella tuta.
Il pensiero va sempre a lui. Com'è possibile?

Mi trucco appena e lascio liberi i miei ricci biondi, forse il fatto che debba coprirli ogni giorno me li fa adorare di più.

Prendo lo zaino dopo averci infilato i libri, le chiavi e il telefono ed esco di casa.
Abito al centro di Torino e quindi ho tutto a portata di mano.
Sulla strada per l'università c'è la solita caffetteria in cui mi fermo.

«Buongiorno.» Saluto il barista, il solito.
«Hey biondina, il solito cappuccino?»
«Il solito.» Sorrido e mi soffermo a guardare il bancone.
«Mi dai anche questo muffin al cioccolato? Ha un aspetto magnifico.»
«Ti assicuro che lo è anche il sapore.» Mi fa l'occhiolino e mi porge sia il cappuccino che il muffin.
«Grazie mille.»

Mi siedo a uno dei tavolini liberi e sfoglio i social network.
Aveva ragione, questo dolcetto è divino.
Mentre sfoglio il profilo Facebook di mia mamma arriva una chiamata.

«Pronto?»
«Chiaretta, oggi sei dei nostri?»
È Patrizia. Una mia compagna di università.
«Sì, sto al solito bar e arrivo all'università. Mi aspetti al solito posto?»
«Sono già qui, muoviti a mangiare.» Ride.
«Cinque minuti e sono da te!»
«I tuoi cinque minuti?» Sghignazza.
«Probabilmente sì.»
«Veloce! Non un minuto in più ai miei cinque minuti!»
«Okay, arrivo!»

Stacco la chiamata e scuoto la testa anche se non può vedermi.
Ogni volta che le dico "cinque minuti" ce ne impiego minimo dieci.

Patrizia è una ragazza fantastica, la conosco da quando sono arrivata qui per frequentare l'università.
Ovviamente non sa nulla di quello che faccio e mai dovrà saperlo però quando ho un po' di tempo libero non ci penso due volte a trascorrerlo con lei, quando non c'è Giulio...
Di nuovo il mio pensiero va a lui, devo trovare un modo per non pensarlo, almeno oggi.

Giusto sette minuti dopo eccomi quasi fuori l'università.
Patrizia mi vede da lontano e inizia a sbracciarsi, è sempre la solita.
La abbraccio per poi baciarle la guancia.

«Da quanto tempo, Chiaretta!»
«Meno di una settimana!»
La prendo a braccetto e andiamo verso l'entrata.
«È comunque troppo. Quando andiamo a farci una pizza insieme?»
«Non lo so, di solito prima delle 23 non posso. Sto libera stasera però.»
«Cosa ci combini, eh? Ragazza misteriosa.»
Le faccio un sorriso tirato.
«Pranziamo insieme oggi?» Propongo. «Così iniziamo a rimediare a tutti i giorni che non ci vediamo...»
«Ora hai avuto un'ottima idea.» Ride. «Ci sto.»
«Perfetto. Ora andiamo che ho un bel po' di corsi da recuperare!»

La mattinata in università passa velocemente grazie alla compagnia della mia amica.
Devo dire che la maggior parte del tempo lo abbiamo passato a ridere.
Questa ragazza è uno spasso, mi piacerebbe davvero passare più tempo con lei.

«Conosco un ristorantino non molto distante che è veramente niente male, qualche volte sono andata con mio fratello e mi è piaciuto veramente molto. Che dici, andiamo lì?»
«Va bene, andiamo.»
«Poi vieni a casa mia perché ho fatto un dolce e non puoi non assaggiarlo!»

Mentre camminiamo armeggio con il cellulare mentre mando un messaggio a mia madre avvisandola di essere uscita dall'università e Patrizia inizia a tirarmi.
«Che succede?» Le chiedo.
«Siamo arrivate e dentro c'è anche mio fratello.»
«Tuo fratello? E che ci fa anche lui qui?»
«Non lo so, vieni.»

Scuoto la testa ed entriamo nel ristorante.
A primo impatto non è niente male, accogliente.

Mi guardo intorno mentre Patrizia mi trascina.
Vado a sbatterle dietro e resto impalata quando vedo suo fratello che altro non è che Giulio.

Deglutisco e anche lui è visibilmente scosso dalla mia presenza.

«Chiara, ti presento mio fratello Giulio.»
«Piacere, Chiara.»
Gli porgo la mano sperando capisca che  deve fingere di non conoscermi.
«Giulio. Piacere mio.»
Mi squadra per bene senza aggiungere altro.
Ha il braccio ancora fermo e quasi non resisto alla tentazione di chiedergli come sta.

«Sei in compagnia, fratellone?»
«Sì, sono venuta a pranzo con Clara. Abbiamo finito da poco il turno dilavoro.»
Parla con la sorella ma guarda me.
Osservo la ragazza che è con lui e provo uno strano fastidio.
Si è tenuto bene impegnato in questi giorni che non si è fatto vedere.
Perché diavolo sto facendo questi pensieri? Non deve interessarmi la sua vita sentimentale.

«Lei è una tua amica?» Domanda lui a Patrizia.
«Sì, siamo all'università insieme.»
«Ci sediamo? Così mangiamo, ho una certa fame e lasciamo tranquilli anche loro...»
Avverto che la mia voce è uscita un tantino acida ma spero nessuno dei tre se ne sia accorto.
«Sì, a dopo fratellone.» Gli bacia la guancia.
«Ciao, Patty. Ciao, Chiara.»

Sorrido appena e seguo Patrizia.
Ci sediamo due tavoli da loro due e da qui, purtroppo o per fortuna, la visuale è chiara.
Dopo aver ordinato due semplici pizze lancio un'occhiata al tavolo di Giulio e i nostri sguardi si incrociano. Abbasso subito la testa.

«Cos'ha tuo fratello al braccio?» Chiedo giocherellando con il fazzoletto.
«Lui fa il poliziotto e durante un arresto un bastardo gli ha sparato, fortunatamente la pallottola lo ha preso di striscio.»
Il cuore quasi mi si ferma.
Allora non mi sbagliavo a pensare che fosse Giulio il poliziotto di cui parlava Don Ciccio.
Rabbrividisco.
«Ma ora sta bene? Lo hanno operato o cosa?»
«Lui lo definisce solo un graffietto, gli hanno messo qualche punto che dovrà togliere la settimana prossima.»
«Non ti parla mai dei casi che segue?»
«No, non mi dice mai niente. Diciamo che mi tiene fuori dal suo lavoro perché sa che non mi piace vivere con la paura ogni giorno.»

Quanto la capisco...

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora