3ºCapitolo

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Sono due giorni che passo senza fermarmi da Lola, devo osservare la situazione sia da dentro che da fuori.

Oggi la ragazza sembra non esserci, sono passato due volte e nessuna delle due c'è.

Stasera la mia squadra mi ha convinto ad andare a prendere una birra in un locale che conosce Mauro.

Parcheggio la Jeep fuori al bar ed entro alla ricerca di questi quattro scapestrati.

Appena entro il caos e la musica alta mi stordiscono.

Questi posti non sono solito frequentarli, preferisco qualcosa di più calmo dove potermi rilassare per il troppo stress che la vita da poliziotto mi  trasmette, perché quando indossi la divisa ti senti responsabile.
Vuoi che tutto vada per il verso giusto, vuoi che tutti siano al sicuro, vuoi salvare chi è in pericolo, come Lola e le sue "colleghe" in questo caso.
Ti porti a casa tutte le sensazioni che ogni singolo caso di cui ti occupi ti trasmette, semplice o complesso che sia.

Quasi mi scontro con qualcuno, abbasso lo sguardo per vedere chi è che stavo "investendo" col mio corpo e mi ritrovo la ragazza della caffetteria con i suoi occhi ghiaccio e i suoi capelli biondi. O almeno spero di non sbagliarmi.

«Perdonami.» Le dico sorridendole, lei ricambia e va via senza aggiungere altro.

Trovo i miei colleghi in un tavolo in fondo alla sala e li raggiungo.
«Benassi, finalmente!» Mi accoglie Mauro.
Gli do una pacca sulla spalla.
«Sei tu in anticipo, caro!»
«Ciao, Giulio!» Mi salutano in coro Clara, Matteo e Nicola.
Stringo la mano ai ragazzi mentre bacio sulla guancia Clara.
Sono dei pazzi ma è la migliore squadra che potessi avere, siamo un bel gruppo e sul lavoro ci capiamo al volo.

«Come procede il caso?» Mi chiede Matteo passandomi la birra appena ordinata.
«Possiamo non parlare di lavoro?» Sbuffo facendoli ridere e butto giù un paio di sorsate.

Per tutta la serata non facciamo altri riferimenti al giro di prostituzione e ci godiamo la serata tra buoni amici, ci voleva proprio, devo ammetterlo.

«A qualcuno serve un passaggio?» Chiedo uscendo dal bar.
«Siamo tutti muniti di vetture.» Scherza Nicola, come suo solito.
«Perfetto. A domani ragazzi. Puntuali in centrale.» Faccio l'occhiolino e vado verso la mia macchina.

Tornando a casa passo in quella strada e sono quasi contento di non vedere nessuna delle ragazze.

Quando al mattino mi sveglio mi sento un po' intontito, ho il turno pomeridiano in centrale quindi stamani ho deciso di andare a prendere Lola.
Ho bisogno di informazioni e solo lei può darmele.

Prendo la prima camicia bianca che mi capita a tiro e un pantalone nero.
Stavolta prendo la Jeep per andare da lei, non posso andare sempre con la stessa auto, per non destare sospetti.

Per mia fortuna è lì.

Abbasso il finestrino affiancandomi.
«Sali?» Le chiedo quando si affaccia.
Annuisce e sale senza dire una parola.
Forse non mi ha riconosciuto.
«Non ti ricordi di me?»
Mi guarda perplessa.
«Non dimentico nessuno dei miei clienti.» Dice con disprezzo.
«Giornata storta?»
«Ce n'è mai una buona?»
«Ok, giornata storta.»
«Dove vorresti andare?»
«A casa. La mia.»
«Cosa bisogna fare per fare tornare il sorriso a una donna?»
«Non lo sai, macho
«Non sono esperto in fatto di donne, che tu ci creda o no l'ultima fidanzata risale a quattro anni fa.»
«Da quella relazione ti sei dato alle donne da una botta e via?»
«Non sono quel tipo di persona, non mi piace sfruttare le donne e il loro corpo.»
«E io cosa ci faccio qui per la seconda volta?»
«Non voglio fare sesso con te.»
«Ti faccio schifo?»
«No, ho solo rispetto per te.»
«E che ci fai allora qui?»
«Tu perché lo fai?»
«Ti ho già chiesto di non pormi questa domanda!»
«Rispondimi solo stavolta, poi non te lo chiedo più.»
«Perché non ho alternativa.»
«È per un problema economico?»
Ride. «Magari.»
«E allora perché lo fai?»
«Ma chi sei? Che vuoi da me?» Sbuffa e si appoggia con la testa al poggiatesta.
Mi giro verso di lei. È sofferente e lo si capisce lontano un miglio.

«Shopping?»
Mi incenerisce con lo sguardo.
«Ti sembra che abbia l'abbigliamento adatto per uscire?»
«Sei più coperta della scorsa volta.»
Mi guarda male.
«Che vorresti dire, scusa?»  Si gira verso di me con fare minaccioso ma con un sorriso nascosto.
«Assolutamente niente...» Sghignazzo e la ritrovo a farmi il solletico.
«Dai Lola, sto guidando.» Provo a dimenarmi e a fare attenzione alla strada.
Continua a ridere e il suono della sua risata è così dolce che vorrei che continuasse ancora per molto.
Arrivo al primo centro commerciale che si presenta sulla nostra strada.

Parcheggio e le apro la portiera come un gentiluomo.
«Ma che macho gentile.» Ride prendendo la mano che le porgo.
«Sei pronta a comprare qualsiasi cosa ti venga in mente?»
«Sei serio?»
Annuisco ridendo della sua espressione buffa.
«Certamente. Devo farti tornare il sorriso e ciprovo con lo shopping.»
«No vabbè.» Mi prende a braccetto. «Deve essere il mio giorno fortunato.»

Entriamo nel centro commerciale e noto che guarda ogni dettaglio.
«Posso chiederti una cosa?»
«Spara.»
«Perché per due volte consecutive mi hai comprata senza soddisfare i tuoi bisogni fisici?»
«Non ti ho comprata... Mi andava solo di passare del tempo con te» dico la prima cosa che mi passa per la testa.
«Perché io?»
«Per puro caso.»
Mi guarda perplessa ma ancora non posso svelare il tutto.

«Posso chiederti un'altra cosa?»
«Già che ci siamo, vai.»
«Hai detto che l'ultima fidanzata risale a un po' di anni fa...»
Annuisco aspettando che continui ma non lo fa.

Scoppio a ridere.
«Se vuoi sapere se non faccio sesso da anni mi dispiace deluderti...»
«Ma tu hai detto che non usavi le donne...»
«Ma infatti erano frequentazioni, non una botta e via...»
«Ah ecco...»
«Qualche altra domanda?»
«Per il momento no.» Sorride.

La riaccompagno dopo tre ore passate a ridere come se ci conoscessimo da sempre.
Le ho comprato innumerevoli vestiti nonostante mi trascinasse fuori dal negozio per non prenderle niente.
«Non è che me li potresti portare a casa? Sul lavoro non posso tenerli...»
«Certo, scrivimi l'indirizzo su quell'agenda, te li porto dopo.»
«Sei un tesoro.» Sorride e dopo averla vista indugiare su qualcosa che non riesco a percepire mi scrive l'indirizzo di casa.
«Lasciala al portiere, ok?»
Annuisco e la saluto con il solito bacio sulla fronte e dandole 250€.
«Ci rivedremo?» Mi chiede prima di scendere dalla macchina.
«Molto presto.» Le sorrido e scende.

Passo dal fioraio e le prendo un mazzo di rose rosse, scrivendole sul biglietto "Per le ore passate a ridere. Giulio."
Lascio tutto al portiere e vado a lavoro per aggiornare Massimo della situazione.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora