22ºCapitolo

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Speciale
Chiara.

Tremo ancora.
Ho avuto una paura micidiale eppure il boss non ha fatto altro che toccarmi con quelle sue orride mani.
Non è mai venuto in strada da noi.

Butto giù mezza bottiglietta di acqua appena vanno via.
Anche Lisa e le altre sono alquanto scosse.

Controllo l'ora.
Finalmente anche questa giornata è finita.
Sono contenta che Giulio non sia venuto proprio oggi che c'era Don Ciccio, l'ho scampata bella.
Pensa se fosse arrivato proprio mentre c'era il boss, chissà come avrebbe reagito.

Mentre questi pensieri mi affollano la mente vado a cambiarmi nel capannone.
Indosso un jeans aderente e una felpa calandomi il cappuccio sulla parrucca che ancora non tolgo ed esco.

Mi incammino verso casa continuando a essere soprappensiero quando sento dire il mio nome.
Non mi giro. Continuo a camminare.

«Chiara...» Ancora questa voce maschile.
Continuo a fingere di non sentire ma mi sento fermare con il braccio.

Mi giro impaurita.
«Chi diavolo sei?»

È un uomo sulla trentina, con capelli neri e barba folta.
«Vieni con me!»
Mi trascina indietro mentre tento di liberarmi dalla sua presa.
Non posso urlare, non sono ancora troppo lontana dal capannone.

«Lasciami, non vengo da nessuna parte.»
Riesco a liberarmi dalla sua presa ma indietreggiando sbatto contro un altro corpo.
Mi giro ed è una ragazza.
La guardo bene e dovrebbe essere Clara, la ragazza che era a pranzo con Giulio.

Mi appoggia le mani sulle spalle.
«Stai tranquilla. Sono Clara e lavoro al giro di prostituzione. Sono una poliziotta e lui è il mio collega che non ha né tatto né delicatezza!» Lo guarda truce mentre questo altro alza le mani e mima uno "Scusa" con le labbra.

«Cosa volete da me?»
«Volevamo accettarci che stessi bene, abbiamo visto la scena con il boss.»
«Sì, sto bene! Ma voi che ci facevate lì?»
«Non credo possiamo parlartene però tranquilla, nessuno ci ha visto.»
Annuisco poco convinta.
«Sto bene comunque, non è niente altro che quello che faccio tutti i giorni. Ora se mi volete scusare devo andare!»

Li lascio lì e a passo svelto vado via.
Controllo il cellulare e non c'è né una chiamata e né un messaggio di Giulio.
Chiamo Patrizia, che risponde dopo qualche squillo.

«Pronto?»
«Hey sono Chiara. Come stai?»
«Bene, stanca ma bene. Per caso hai sentito tuo fratello?»
«No, perché?»
«Perché due tizi che lavorano con lui sono venuti dove lavoro, mi hanno fatto prendere un infarto. C'era anche quella Clara...»
«Che deficienti, proprio lì dovevano venire?»
«Per questo voglio parlare con tuo fratello, se continuano così mi fanno durare poco...»
«Non dirlo neanche per scherzo...»
«Se lo senti digli che voglio parlargli...»
«Tranquilla, glielo riferirò anche se potresti chiamarlo direttamente tu.» Ride.
«No, meglio di no! Ti lascio Patty, sono arrivata a casa. Faccio una doccia e filo a letto. Sono veramente stanca.»
«Riposati e tieni duro...»
«Ci provo. Buonanotte tesoro!»
«Ciao, Chiaretta.»

Chiudo la chiamata e apro la porta di casa, tolgo la parrucca e mi spoglio nel tragitto verso il bagno lasciando un po' ovunque i vestiti. Riempio la vasca con tanto di bagnoschiuma alla vaniglia, avvio la playlist sul cellulare e mi immergo nella vasca.
Chiudo gli occhi, poggiando la testa al bordo e mi rilasso.

Questo è il miglior modo che conosco per rilassarmi.
Non vorrei più uscire ma purtroppo l'acqua si è raffreddata e la batteria del cellulare si è esaurita.
Esco, mi avvolgo nell'accappatoio e mi appoggio al termosifone dietro la porta.

Prendo un'asciugamano e con tutta la calma possibile prendo ad asciugarmi dalle gambe per poi indossare l'intimo che prendo dal mobiletto vicino al lavandino.

Torno in cucina e raccolgo i vestiti sparsi per poi versarmi un bicchiere d'acqua.
Prendo il cellulare, il caricabatterie e lo metto in camera, poi vado in camera e senza nemmeno indossare il pigiama mi infilo a letto, sotto le coperte.
Nemmeno il tempo di chiudere gli occhi che sono già nel mondo dei sogni.
Che meraviglia.

Sento in lontananza un fastidioso rumore.
Mi giro dall'altro lato ma questo non cessa.
Sbuffo svegliandomi completamente.
Mi guardo un po' intorno mettendo a fuoco anche se intorno a me è tutto buio.
Il campanello.
Ecco cos'è quel rumore.

Controllo l'ora. Sono le 2.45.
Chi diavolo può essere a quest'ora.
Mi alzo dal letto e indosso la prima maglia che mi capita a tiro.

Vado in cucina ma non arrivo allo spioncino.
«Chi è?» Urlo.
«Polizia.»

Che diavolo? Giulio?
A quest'ora?

Apro appena per controllare se è davvero lui e me lo ritrovo sorridente fuori la porta.
La apro completamente e lo tiro dentro controllando che sul pianerottolo non ci sia nessuno.

«Che diavolo ci fai qui? Sono quasi le tre!» Dico accendendo le luci.
Lui sghignazza guardandomi o meglio squadrandomi da capo a piedi.
Provo ad abbassare quanto più è possibile la maglia ma copro veramente poco.
Sbuffo e vado a prendere un pantalone ma Giulio mi blocca per un polso.
«Avevi ragione...» Dice.
«Riguardo a cosa?»
«Ho visto come ti toccava quel coglione, ho visto quando ti ha messo le mani nei pantaloncini... Stavo per scendere dall'auto e gonfiarlo più di quanto non lo sia già...»
«Tu eri lì?»
Annuisce.
«Hai mandato tu quei due?»
Annuisce ancora.
«Volevo sapere come stavi...»
Gli tiro un pugno sul petto.
«Non sapevi chiamarmi? Lo sai quanto abbiamo rischiato? Sia io che voi e poi che diavolo ci facevate lì?»
«Stiamo tenendo d'occhio quel verme per organizzare quanto prima l'arresto.»

Mi passo la mano tra i capelli.
«State lontani da me! Per favore!»
«Come posso? Io voglio proteggerti!»
«Non puoi, non tu! Mi metti in pericolo!»
«Io so quel che faccio!»
«No, non lo sai!»
«Parti stasera, prendi il primo treno o il primo aereo per Pescara! Te lo pago io,m ti faccio far compagnia da Patty! Più lontana sarai è più sarai al sicuro mentre noi li mettiamo dentro!»
«Ma sei fuori? Partire? Così vengono a prendermi e mi uccidono in aeroporto!»
«Nessuno lo saprà. Parti ora!» Mi prende per le spalle. «Prepara la valigia. Vai dalla tua famiglia, torno a prenderti io!»
«Tu sei pazzo e ubriaco!»
Si sente lontano un miglio che ha bevuto.
«Quanto hai bevuto?» Incalzo.
«Non abbastanza perché sono serio. Parti stanotte, ti prego!»
«La smetti? In questi giorni non fai altro che sparare cazzate!»
«Ti scongiuro! Parti!»
«Mi preoccupi, Giulio!»
«Voglio solo portarti via da questa merda! Non voglio che nessuno ti tocchi, ti sfiori, non senza il tuo consenso! Voglio essere l'unico ad avere il tuo corpo, la tua mente, il tuo cuore

Scuoto la testa.
«Stai delirando!»
Faccio per allontanarmi ma mi tira a se per poi baciarmi.
Schiudo le labbra e non se lo lascia ripetere due volte.
La sua lingua stuzzica la mia e presa dal bacio porto le mani tra i suoi capelli.
Mi prende in braccio tenendomi saldamente e si appoggia al muro.
Sa di alcool misto alla menta e non è per niente spiacevole.

«Voglio essere l'unico...» Sussurra ancora a fior di labbra.
«Quando tutto questo sarà finito se lo vorrai lo sarai!» Gli mordo il labbro inferiore tirandolo appena.
«Parti, vai lontano da qui...»
Scuoto la testa appoggiandola nell'incavo del suo collo.
«Sei troppo testarda!»
«Ne sono consapevole... Nel frattempo dimostrami che posso essere una ragazza normale, che non sono solo un oggetto per soddisfare i propri bisogni...» Sussurro.

Giulio mi porta in camera da letto e mi adagia sul materasso.
Con l'indice mi tiene su il mento e incrocia i nostri sguardi.
«Non sei un oggetto.» Sussurra. «Sei una donna meravigliosa!»
Mi sorride poi riprende a baciarmi mentre comincia ad esplorare il mio corpo con le sue grandi mani.

Mi sfila velocemente la maglia e di seguito l'intimo per poi passare ai suoi vestiti.

«Dio, amo il profumo della tua pelle!» Sussurra solleticandomi il collo con il naso.

Alza lo sguardo e mi chiede il consenso con gli occhi. Gli sorrido e dopo un attimo diventiamo un tutt'uno, ancora una volta.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora