28ºCapitolo

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Appena seduti nel treno, Chiara si appoggia a me e si addormenta.
Sono io che porto sonnolenza o è lei che ha sempre sonno? Me lo chiedo spesso.

Vorrei poterle regalare più giorni di serenità. Mi piacerebbe vedere la sua spensieratezza ogni giorno.
Devo assolutamente velocizzare il caso, non posso permettere che vivi altri giorni di inferno facendole rischiare ogni giorno la vita con i mostri che si ritrova a vedere e a soddisfare.

Volto lo sguardo fuori al finestrino applicandomi a guardare il panorama che si presenta davanti mentre i pensieri non cessano.

«Che c'è?» sussurra Chiara.
Le scosto i capelli dal viso.
«Cosa?»
«Sei silenzioso.»
«Tu dormi, non posso parlare da solo...»
«Ti cresce il naso!»
Rido scuotendo la testa.
«Non è nulla.» le bacio la testa. «Stai tranquilla.»
«Non ti credo.»
«Facciamo così, io ti dico cosa mi frulla tra la mente se tu mi dici perché ti sei spaventata quando è squillato il telefono!»
«Vuoi fare il furbo, vero macho?»
«No, bambolina. Tu dai una cosa a me e io ne do una a te.»
«Ripeto, sei furbo!»
«Tu non sei da meno e ne sei anche consapevole... Continui a sviare l'argomento!»
Scrolla le spalle sorridendo e si stringe ancora al mio petto.
La abbraccio godendomi il momento.

Poco più di un'ora dopo arriviamo di nuovo a Torino.
La sento sospirare e resta in silenzio mentre torniamo a casa sua.
Le porto la borsa e le cingo le spalle con il mio braccio tirandola verso di me.
Si lascia abbracciare ma continua a rimanere in silenzio.

Arriviamo sotto il suo palazzo, salutiamo il portiere e saliamo sul suo pianerottolo.
«Mi lasci qualche ora da sola?» chiede aprendo la porta.
Annuisco.
«Vado a farmi una doccia a casa. Se hai bisogno non esitare a chiamarmi.»
«Va bene. Grazie per questa giornata. Sono stata bene...»
«Anche io...»
Mi bacia la guancia, si riprende la borsa e sento la porta chiudersi mentre scendo le scale.

Sto imparando a conoscerla e riesco ad accettare i suoi momenti.
Ogni volta che deve tornare alla realtà ha bisogno di isolarsi da tutto ciò che la circonda.
È come se dovesse prepararsi psicologicamente a riprendere le sue solite e obbligate giornate.
Si isola. Allontana tutti, me compreso.
È anche per questo che voglio mettere fine a tutto questo il prima possibile.
Non voglio essere più tirato fuori dalla sua vita, non voglio non esistere più. Perché è così che mi fa sentire quando ha bisogno della sua solitudine.

Arrivo a casa e vado direttamente in bagno, mi spoglio velocemente e mi butto sotto il getto d'acqua.
Lascio l'acqua cadere sul viso senza intralciare il suo corso.
Solo dopo un bel po' comincio a insaponarmi e risciacquarmi.
Mi vesto, prendo il cellulare e le chiavi della Jeep e vado in centrale.

«E tu che ci fai qui? Non avevi comunicato che non saresti venuto?» mi chiede Mauro quando lo incontro tra i corridoi.
«Ho fatto quel che dovevo fare e sono venuto. Ci sono novità?»
«No, nulla. Boss e co fanno sempre le stesse cose. Non ci sono novità.»
«Ok, grazie.»

Gli do una pacca sulla spalla e vado nell'ufficio del commissario.
«Buonasera.»
Saluto entrando.
«Benassi, che sorpresa. Che succede?»
«Volevo sapere se c'erano novità.»
«Niente di rilevante. È tutto piatto.»
«Come procediamo?»
«Aspettiamo ancora. Cominciamo ad organizzarci e poi vediamo se procedere con l'arresto. Va bene?»
«Non possiamo prolungare per molto. Dobbiamo mettere fine a tutto questo il prima possibile. Rischiamo di perdere tutto.»
«Abbiamo tutto sotto controllo, non rischiamo niente. Stai tranquillo!»
Sbuffo e mi alzo.
«Ci vediamo domani.»
Allungo la mano nella sua direzione che prontamente stringe ed esco.
Tiro un pugno al muro.

Che esigenza c'è di aspettare ancora? Abbiamo ciò che ci serve, dobbiamo solo andare lì e prendere quei bastardi.
È così difficile? Che esigenza c'è di aspettare?

Esco dalla centrale, salgo in macchina e sgommando vado via.
Arrivo sotto casa di mia sorella che come suo solito apre senza chiedere chi è.
«Fratellone, che sorpresa. Siete tornati?»
«Se sono qui è ovvio che sono tornato.»
«Sono felice anche io di vederti...»
Ironizza chiudendo la porta.
«Cosa è successo?» chiede.
Mi siedo sul divano prendendomi la testa tra le mani.
«Ho un commissario idiota, ecco tutto!»
Si siede accanto a me poggiandomi una mano sulla schiena.
«Perché dici questo? Cosa ha fatto?»
«Non vuole procedere con l'arresto! Siamo dietro a questo caso da mesi, abbiamo tutte le prove che ci servono e lui vuole ancora aspettare!»
«Se vorrà aspettare è sicuramente perché sa quel che fa, non credi?»
«Non possiamo perdere altro tempo, Chiara rischia la vita ogni giorno. Non sa mai chi si trova davanti e io non riesco più a sopportare questa situazione! Non ci riesco!»
Resta in silenzio lasciandomi sfogare.
«Sconosciuti che prendono il suo corpo come gli pare e piace senza rispetto e lei non può nemmeno rifiutarsi! Poi ci sono quegli altri stupidi che come hanno la testa così fanno. Come posso permettere tutto questo?»
Sospira affranta.
«Cosa provi per Chiara?»

La sua domanda mi spiazza. Apro e chiudo la bocca senza proferir parola.
«Ti piace?» chiede ancora.
Annuisco.
«Non ti ho mai visto così per una ragazza...»
«È normale che io voglia svegliarmi e trovarla accanto a me? È normale che non voglio passare una notte senza stringerla tra le mie braccia? È normale che io non voglia che nessuno altro la sfiori nemmeno con gli occhi? È normale tutto questo?»
Annuisce sorridendo.
«Sembra che tu non sia mai stato innamorato... È tutto normale Giulio. Vuoi solo il meglio per la ragazza per cui provi un forte sentimento e quel meglio vuoi darglielo tu!»

Mi scompiglio i capelli con un gesto nervoso.
«Dai tempo al tempo, ok? Presto metterai fine al suo inferno e potrete vivervi questa relazione come volete, di qualsiasi tipo sia. Anche se, almeno io, credo di non avere dubbi in merito.»

Ammicca e riesce a farmi sorridere.
Spesso tra i due è lei quella più razionale nonostante io sia più grande.
Non so veramente come farei senza di lei. Riesco ogni volta a trovare il supporto che mi serve.

La abbraccio d'istinto e lei ride stringendomi forte.

«Mangi qui?» mi chiede poi.
«Solo se hai cucinato qualcosa di buono.»
«Secondo te la tua sorellina può mai mangiare qualcosa che non sia buono?»
«Golosa come sei decisamente no...»
«Esatto.» mi fa l'occhiolino. «Perché non vai a prendere Chiara?»
«Mi avrebbe chiamato lei, è in uno dei suoi momenti...»

Alza le mani in segna di resa e prende ad apparecchiare la tavola per poi riscaldare la cena.

«Vieni a mangiare, è pronto.»
Mi alzo dal divano, le bacio la guancia e mi siedo per godermi la mia cena.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora