13ºCapitolo

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Speciale.
CHIARA

Quando mi sono svegliata avevo già uno strano presentimento e ora che siamo tutte qui davanti a Don Ciccio ho appurato che il mio sesto senso non aveva tutti i torti.
Siamo qui, in un capannone vecchio e puzzolente davanti al ciccione del boss e due dei tre scagnozzi.
Tremo dalla paura ma non posso dimostrarmi debole davanti a loro.
Com'è quel detto? Se ti fai pecora, il lupo ti mangia.

L'ultima volta che hanno convocato tutte le "prostitute" è stato quando li ho denunciati.
Mi hanno dato talmente tante di quelle botte che il giorno dopo quasi non riuscivo ad alzarmi e al sol pensiero mi vien da piangere.
Che diamine ci faccio qui? Non è che hanno scoperto qualcosa? In che guaio mi sto cacciando?
Se fossi in pericolo probabilmente Giulio lo saprebbe e mi avvertirebbe, credo...
Ma come faccio a fare affidamento su di lui che lo conosco poco e niente?
Se finissi nei guai sarebbe sicuramente lui la causa.
"Mi sono venduta agli sbirri " come dissero l'altra volta.
Come se non mi vendessi già abbastanza.
Ore e ore a soddisfare i bisogni fisici di vermi bastardi.
Mi fanno schifo solo a guardarli.

Il grassone inizia a parlare.
«Sapete perché siamo qui tutti insieme oggi?»
Scuotiamo le testa attendendo aggiunga altro.
«Uno dei nostri è stato arrestato perché non è stato abbastanza attento. Aveva gli sbirri dietro e non se n'è accorto.»

Si avvicina a ognuna di noi e ci lascia una carezza, una schifosa carezza.
Arriva a me e lascia la mano sul mio viso.
Quanto vorrei spezzargliela quella mano, ma non posso. Non posso fare nulla.
«Almeno però è riuscito a ferire uno di quei bastardi.»
Sorride fiero mentre posa lo sguardo sul mio seno per poi strizzarmelo con entrambe le mani.
Non deglutisco nemmeno.
Lascio correre, non posso fare altrimenti.
La mia mente è ferma alla sua frase.
Che fosse coinvolto anche Giulio in questa operazione?

Mi toglie le mani di dosso e passa alla ragazza dopo. Quasi come se avesse letto nel mio pensiero risponde alla mia domanda.
«Il tutto è accaduto ieri. Sicuramente volete sapere perché vi sto dicendo ciò...»
Nessuno fiata. Nessuno dice A.
«Volete saperlo?» Urla stringendo la mandibola della povera ragazza.
«Sì.» Rispondiamo in coro, impaurite.
«Semplicemente perché i sbirri sono nostri nemici e devono essere anche i vostri... Guai a chi decide di aiutarli in questo momento di fuoco! Vi posso solo fare immaginare quale fine vi faccio fare, puttane!»

Rabbrividisco.
«È tutto chiaro?»
Annuiamo per poi rispondere tutte insieme.
«Potete tornare a fare quello che dovete!»

In silenzio usciamo da quel lurido capannone e torniamo in strada.
«Ti vedo pensierosa...» Dice Lisa affiancandomi.
«Ho dormito male stanotte...» Mento e mi sistemo il minuscolo pantaloncino di jeans che indosso.
Fa bene Giulio a chiamarlo culotte, è decisamente corto!
A proposito di Giulio, il boss mi ha spaventata e non poco.
Quel riferimento al poliziotto ferito, al fatto che non dobbiamo parlare, mi fanno pensare che sappiano qualcosa ma d'altro canto credo che se mi avessero scoperta mi avrebbero già uccisa.
Ma chi mi garantisce che non lo scoprano poi e mi facciano fritta?
L'ho già scampata una volta, non avranno pietà di me un'altra volta.
Spero vivamente che oggi Giulio venga a prendermi, devo dirglielo.
Il caso deve andare avanti senza di me, non posso rischiare la mia vita così.

Voglio tornare a essere solo Chiara, è vero, perché odio Lola. 

Odio rischiare la vita ogni santo giorno, odio le mani degli sconosciuti sul mio corpo, odio unire il mio corpo al loro, sottostare ai loro modi rudi. Odio fare questa vita ma non voglio morire. Assolutamente. 

Appena viene glielo dico.

Rinuncerò al tempo passato con lui, agli unici momenti spensierati della giornata che è in grado di regalarmi ma non rinuncerò alla mia vita.

È vero, quando sono con lui dimentico di essere Lola.  Quando sono con lui il tempo passa in pochi battiti di ciglia e mi sembra di essere nel posto giusto al momento giusto, non potrei desiderare altro ma comunque non posso rischiare.

Si accosta una macchina al marciapiede e abbassa il finestrino.
«Giro?» Chiede un ragazzo sulla trentina.
Annuisco e mi apre la portiera per farmi salire.
«Piacere, sono Francesco.»
Mi porge la mano che stringo ricambiando il sorrido.
«Lola.»
«È la prima volta che... Non sono pratico. Dove ti porto per...?»
«Sceglie sempre il cliente...»
«Quindi capita che vi portano anche in qualche vicoletto?»
«È capitato.»

Almeno l'impressione è positiva, sembra garbato ma è probabile che mi rimangio tutto tra un po'.

Parcheggia in uno spiazzale e spegne l'auto. Sospiro e mentalmente mi faccio il segno della croce.
Si gira verso di me e sorride per poi indietreggiare il mio sedile.
Senza perdere tempo passa al mio lato e una mano l'appoggia sul mio fianco mentre l'altra nell'interno coscia.
Si fionda sul mio collo e lascia scie interminabili di baci.
«Non lasciare segni...» Sussurro ma sembra non avermi sentito per poi fiondarsi sulle mie labbra.
Giro il viso e finisce per baciarmi la guancia.
«C'è qualcosa che si può fare?» Sbuffa e non rispondo alla provocazione.

Infilo le mani sotto la sua maglia e gli accarezzo il petto che sembra essere ben definito.
In pochi gesti per niente gentili mi tira giù il pantaloncino e gli slip per poi abbassarsi i suoi pantaloni e boxer.

«Il preservativo.»
Lo prende dal cruscotto e se lo infila velocemente.
Mi tira via il top e mentre entra in me solleva il reggiseno per fiondarsi su con le labbra e la lingua.

Quanto vorrei essere in un altro posto ora e non tra le gambe di un uomo che non conosco e che non ha rispetto di me.
L'ho definito garbato, giusto? Nel sesso non lo è per niente!
Arriva all'apice del piacere dopo poche spinte e senza staccarsi dal mio seno, che sembra essere il suo giocattolo preferito del giorno, si sfila il profilattico e ne infila un altro per iniziare il secondo giro del suo gioco.
Mi mordo le labbra quasi fino a farle sanguinare perché è tutto tranne che piacevole.
Mi stringe i capelli in un pugno e continua a spingere finché per la seconda volta non arriva all'orgasmo.

«Non sei male, tesoro.»
Sghignazza col sorriso soddisfatto accarezzandomi una guancia con le nocche per poi rivestirsi.
Faccio lo stesso velocemente. Quando giunge a termine questa giornata?

«Com'è andata?» Mi chiede Lisa appena torno.
«Non ne parliamo guarda...»

Mi dirigo nel capannone a nostra disposizione e vado a sciacquarmi.
Non sopporto la puzza di questi uomini.
Cambio anche i vestiti e torno sul marciapiede aspettando il prossimo che compri il mio corpo.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora