5ºCapitolo

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Corro senza sosta da ormai tre quarti d'ora con la musica a palla nelle orecchie.
Quando sono in palestra è l'unica cosa che non deve mancare, mi aiuta a non pensare, a tenere il pensiero fisso sugli esercizi da fare.

Inizio il defaticamento e quando finalmente il tapis roulant si ferma butto giù mezza bottiglia di gatorade.
Due bottiglie le ho già bevute.
Sono in palestra da ben due ore, faccio un'altra ora e poi vado via.

Prendo l'asciugamano e mi tampono il viso completamente nitido di sudore per poi posarmelo su una spalla.
«Ci vediamo in questi giorni.» Saluto Marco, il mio personal trainer, con una pacca sulla spalla abbastanza forte.
«A presto, amico» Sorride.

Vado negli spogliatoi col mio borsone e mi faccio una doccia rinfrescante, mi asciugo per bene e indosso maglia grigia e jeans.

Esco dalla palestra, poso il borsone dietro e vado da Lola.
Percorro tutto il viale ma di lei non c'è traccia, mi fermo più dietro ad aspettarla.
Sbuffo perché i minuti passano e lei sembra non tornare più.
Passa mezz'ora ed eccola finalmente uscire da una macchina grigia.
Senza fermarsi entra in un piccolo capannone per uscire un quarto d'ora dopo con abiti diversi. Appena esce mi avvicino e quando vede che sono io sembra essere sollevata, o forse è solo una mia impressione.
«Hai un tempismo perfetto.» Dice dopo essersi sistemata sul sedile.
«In realtà ti aspetto da un po'.»
«Sei andato in palestra?»
Annuisco.
«Ma quante macchine hai? Ogni volta ne è una diversa.»
Rido.
«Non sono tutte mie. Io ho solo la Jeep, le altre sono della caserma. Le usiamo quando siamo sotto copertura.»
«Capisco...»
«Dove vorresti andare?» Le chiedo.
«A dormire.»
«Ok... Dove vuoi andare a dormire?»
«In un qualsiasi letto.»
«Ti va di venire a casa mia?»
La butto lì senza pensarci più di tanto.
«Non mi sembra il caso. Dai andiamo a prendere un caffè, magari mi riprendo...»
«Come preferisci.» Le accarezzo una ciocca di capelli neri e le sorrido.

Mi fermo alla mia caffetteria abituale.
Ci sediamo al tavolo vicino la vetrina mentre aspettiamo che arrivino i nostri caffè.
«Com'era l'ultimo cliente?» Chiedo.
«Non mi piace parlare degli uomini che mi comprano... Non con te
«Perché sono un poliziotto?»
«No, perché non mi sembra giusto. Compri il mio tempo invece del mio corpo e parlarti di quelli che invece pagano per soddisfare i propri bisogni mi sembra scorretto, e poi quando sono con te mi sento una ragazza normale...»
«Ma lo sei.»
«No, credimi. Nessuna di noi che fa questo "lavoro" si sente normale, nessuno ti fa sentire tale. Tranne te.»
«Mi spiace che tu debba sentirti così, perciò ti chiedo di aiutarmi. Voglio mettere fine a quest'incubo, al tuo incubo.»
«Non lo so... Io ho paura.»
Le stringo la mano e veniamo interrotti dal cameriere.

«Proprio quello che mi serviva.» Dice Lola tenendo tra le mani il suo bicchiere dopo alcune sorsate.
Le sorrido bevendo il mio caffè doppio.

«Come mai lavorate proprio in quella via?» Chiedo salendo in macchina.
«Non lo so, ma non la scegliamo noi.»
«È sempre la stessa da quando ci lavori tu?»
«Sì, sempre quella.»

Girovaghiamo in macchina senza una meta e Lola si addormenta quasi subito.
Abbasso il volume dello stereo per non disturbarla e continuo a girare a vuoto.

Sembra stia facendo un sogno disturbato perché si agita molto.
Accosto per potermi assicurare che stia bene.
«Lola...» La scuoto piano ma sembra non sentirmi.
«Hey Lola, svegliati!»
«Lola!»

Si mette a sedere velocemente guardandosi in giro. Respira affannosamente.
«Va tutto bene?» Le chiedo cauto.
Annuisce ma è visibilmente scossa.
«Sto bene. Tranquillo.»

Resto a guardarla e quasi senza accorgermene si appoggia al mio petto in cerca di un abbraccio.
Stringo le mie braccia robuste intorno al suo corpo esile, sembra ancora più piccola.
«Va tutto bene.» Le sussurro baciandole i capelli e accarezzandole la schiena.

«Scusami» Mi dice staccandosi.
«Tranquilla, capitano a tutti i momenti di debolezza dove si ha bisogno di un abbraccio...»
«Anche a te, macho?» Mi prende in giro.
Adoro questo suo rimettersi in piedi in men che si dica e gettarsi i pensieri che fino a poco prima l'avevano vinta su di lei. Dimostra tutto il carattere forte che possiede.
«Anche a me, bambolina
«Posso fare una cosa?» Chiede ridendo.
«Dipende...»
La guardo perplesso e probabilmente ride della mia espressione.
La vedo allungare una mano in mia direzione a mi accarezza la testa rasata.
«Che sensazione figa.» Ride continuando.
Scoppio a ridere.
«Sei seria?»
«Certo. Mi piacciono i capelli rasati anche se sono curiosa di vederti con i capelli più lunghi.»
Prendo il cellulare e sfoglio nell'album.
«Eccomi.» Le dico mostrandogli una mia foto di prima che tagliavo i capelli.
«Sei bello in entrambi i modi.» Mi pizzica una guancia.
«Beh, ti ringrazio.»

«Pronta a tornare?» Le chiedo.
«Se proprio devo...»
«Hai sempre l'alternativa di aiutarmi e mettere fine il prima possibile a tutto questo.»
Sospira quasi rassegnata ma non aggiunge altro.
«Tieni...» Le porgo 500€.
«Quattro ore non vengono così tanto.» Mi dice senza prendere i soldi.
«Dai ai maledetti quello che gli spetta e tieni il resto.»
«Non dovresti nemmeno pagarmi, non faccio quello per cui sono pagata.»

Le prendo il viso tra le mani.
«Tu fai ciò che ti chiedo quindi non sentirti in debito e prendi questi soldi... Te lo chiedo per favore e pensa a ciò che ti ho detto. Io voglio salvarti, Lola! Permettimi di farlo tramite te stessa!»
Sospira ancora una volta e metto in moto per riaccompagnarla nella maledetta via.

«A presto.» Le dico dopo il solito e abituale bacio sulla fronte.
«A presto.» Sorride accarezzandomi di nuovo la testa.

Chiude la portiera e spero davvero che la prossima volta si sia convinta ad aiutarmi...

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