9ºCapitolo

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Scendiamo dalla macchina una volta giunti a destinazione.
C'è bel tempo quindi l'ho portata in un parco.
«Lo sai che ti sta bene questa tuta?»
«Dici?» Sorride girando su se stessa. «Come hai fatto a indovinare la taglia?»
«Solo fortuna.» Sorrido.
Mi prende a braccetto.
«Non è che mi hai osservata per bene?» Alza le sopracciglia all'unisono e scoppio a ridere. È proprio buffa.

«Come mai siamo qui?» mi chiede entrando.
«È il primo posto che mi è venuto in mente.»
«Non sono mai venuta qui.» Si guarda intorno.
«Sono sicuro che ti piacerà.»
«Dici?»
Annuisco.

«Oddio ci sono le giostre.» Urla indicandole per poi tirarmi dopo avermi preso la mano.
«Non correre.» Provo a non inciampare sui suoi piedi.
«Un macho grande e grosso come te non riesce a tenermi il passo?» Ride.

Si siede sull'altalena.
«Mi spingi?»
«Sul serio?»
Annuisce sorridendo.
Sembra una bimba.
Scuoto la testa divertito e mi piazzo dietro di lei.
Prendo tra le mani le catene e la spingo piano.
«Più veloce, dai!»
La accontento aumentando sempre di più la velocità e la sento ridere, si gira versa di me e memorizzo la sua espressione felice.
Forse è proprio di questo che ha bisogno, di distrarsi, di vivere, di essere felice.
Vorrei tanto potergli dare tutte queste cose.
Sospiro continuando a spingerla.

«Fermo, fermo.» Dice e lo faccio.
«Siediti, io mi metto in braccio a te e tu dondoli entrambi. Ti va?» Si alza e mi spinge fino a farmi sedere al suo posto per poi mettersi a cavalcioni su di me allacciandomi le gambe intorno ai fianchi e le braccia dietro al collo.
«Dai, dai!» Saltella per quanto possibile e inizio a spingere con le mie lunghe gambe.

La tengo per i fianchi anche se non è necessario.
Siamo fronte contro fronte e non riesco a distogliere lo sguardo dalle sue labbra.

«Non cedere alla tentazione...» Sussurra chiudendo gli occhi.
«Sono fatte proprio per questo...» Sussurro a mio a volta avvicinandomi al suo viso ma lei indietreggia.
«Non in questo caso...»
«Perché ?»
«Perché non si può...»
Sospiro sfiorando appena le sue labbra poi mi allontano fermando anche l'altalena.

Apre gli occhi e quando credo stia per scendere dalle mie gambe mi prende il viso tra le mani e azzera le distanze tra le nostre labbra.
La stringo di più e mi godo quel contatto.
Sa di fragola. È dolce e mi piace.

«È l'unica volta in cui cediamo, ok?» Sussurra poggiando la fronte alla mia e annuisco senza aggiungere altro.
«Ti svelo un segreto, non permetto ai clienti di baciarmi. A nessuno.»
Sorrido e le bacio il naso.
Non so perché ma sapere questo "segreto" mi fa felice.

«Andiamo a mangiare qualcosa?» Le chiedo alzandomi e tenendola in braccio.
«Se mi metti giù sì.» Ride.
«Non ti piace essere portata?»
«No, preferisco camminare sulle mie gambe.»
«E va bene.» Sbuffo e la metto giù.
Mi tira la guancia.
«Bravo macho.»

Ci avviciniamo al carretto degli hot dog e ne prendiamo due.
«Che ne dici se stasera mangiamo una pizza da me?» Chiedo.
«In realtà sono stanca, vorrei andare a dormire presto. Magari settimana prossima che ho la giornata libera.»
«Quando hai giorno libero?»
«Mercoledì.»
«Ok, ritieniti occupata tutta la giornata.»
Mi guarda perplessa.
«Ma io devo andare all'università.»
«Dopo l'università ti passo a prendere.»
Sbuffa.
«Non vuoi?»
«Non tutta la giornata, ho bisogno del mio tempo quando non sono in vendita.»
«Ok, hai ragione. Se vorrai passare del tempo con me mi chiamerai.» Prendo dalla tasca un biglietto con il mio numero e glielo porgo.
«Per qualsiasi cosa e a qualsiasi ora sai come trovarmi.»
«Grazie.» Lo prende e finisce il suo panino.

«Mi riaccompagni?» Chiede d'un tratto.
«Perché?»
«Siamo fuori da troppo tempo. Si insospettiranno.»
«Ma sono appena due ore!»
«Giulio, accompagnami.»
«Preferisci passare del tempo con degli sconosciuti e farti comprare piuttosto che stare con me?»
«Anche tu sei uno sconosciuto e per di più poliziotto! Non dovrei stare con te nemmeno per cinque minuti! Io rischio la vita e per di più ti ho baciato! È tutto sbagliato!»
«Non vuoi più aiutarmi?»
«Accompagnami per favore!»
Inizia ad allontanarsi e la trattengo per un braccio.

«Non mi toccare!» Urla.
«Non ti ho fatto niente. Voglio solo che ti calmi... Cosa sta succedendo? Stavi bene fino a qualche minuto fa. Ho fatto qualcosa?»
«Non te lo chiedo più! Accompagnami! Ti assicuro che non ho paura di tornare a piedi!»
«Va bene, ti accompagno. Rilassati!»

Camminiamo verso la macchina e lei non parla più.
Sono confuso.
Cosa ho fatto o detto di male?
È forse perché le ho detto di voler passare del tempo con lei?
È questo che l'ha turbata così?

Saliamo in macchina e la sento respirare affannosamente.
«Cosa ho detto di sbagliato?» Provo a chiedere ma non ricevo risposta.
Le appoggio una mano sul ginocchio ma si scansa in malo modo.
«Non mi toccare.» Ruggisce.
«Ma cosa ho fatto? Aiutami a capire!»
«Nessuno deve impormi di fare una cosa che non voglio fare! NESSUNO! Già è abbastanza quello che faccio da mesi ogni giorno! Non ne posso più!» Urla.
Accosto e spengo la macchina.
Mi giro verso di lei e le prendo le mani anche se lei pone resistenza.
«Guardami...» Le sussurro. «Io non voglio obbligarti a fare niente, davvero! Non mi permetterei mai! Ti ho chiesto di passare la giornata con me perché mi va, perché mi piace passare del tempo con te!»
Abbassa la testa e le poggio un dito sul mento. Glielo alzo per poter incrociare il nostro sguardo.
I suoi occhi si riempiono di lacrime e d'istinto l'abbraccio.
«Scusa...» Dice tra i singhiozzi. «Non sono abituata a queste attenzioni, i clienti mi prendono a loro piacimento e mi fanno sentire un giocattolo mentre tu dal primo momento hai solo voluto il mio bene e io fatico a crederci! Ho paura anche di questo.»
«Non devi avere paura di me, te l'ho detto. Lo faccio perché voglio salvarti, non ho un secondo scopo. Forse hai ragione, dovevamo resistere alla tentazione del bacio. Magari ti ha confusa sulle mie intenzioni.»
Le asciugo le lacrime e le bacio la fronte.
«Ti prometto che farò di tutto per far finire questo incubo il prima possibile.»
Annuisce senza aggiungere altro e poggia la testa sul mio petto in cerca di conforto.
Passo ad accarezzarle la schiena e i singhiozzi pian piano cessano.

«Ti riaccompagno?» Le chiedo.
Annuisce tirando su col naso.
«La tuta puoi lasciarmela a casa?» Chiede spogliandosi.
Annuisco guardando ogni suo movimento.
«Grazie.» Mi bacia la guancia prima di scendere e dopo aver preso i soldi.
Sospiro lasciandola lì e sgommo.
Le porto la tuta a casa e poi vado in palestra, ho bisogno di sfogarmi e l'unico modo che conosco è questo.

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