36ºCapitolo

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Quanto può essere noioso aspettare che una persona si svegli?
Sono ormai ore che Chiara è uscita da quella sala operatoria ma ancora dorme.
Quanta anestesia le avranno fatto?
Camminando per i corridoi ho fermato tutti i medici e gli infermieri possibili e tutti mi hanno dato la stessa e inutile risposta:
"È la prassi, non si preoccupi!"

Come se poi dirmi che è normale possa tranquillizzarmi.
Sbuffo per l'ennesima volta mentre cammino avanti e indietro nella stanza di Chiara.

«Mi fai girare la testa!» sento dire in un leggero sussurro.
Mi volto velocemente verso la biondina e ha ancora gli occhi chiusi.
Mi avvicino poggiandole una mano sulla fronte.
«Chiaretta?» provo a chiamarla.
«Sono sveglia!»
«Apri gli occhi...»
Mi sta a sentire e quegli occhietti stanchi si incontrano con i miei.
Mi sento finalmente sollevato.
Tutto quel peso che sentivo addosso sparisce appena vedo quel meraviglioso azzurro dei suoi occhi.

Le sorrido automaticamente, forse senza accorgermene.
Prova anche lei ma non ci riesce.

«Mi sento senza forze...» farfuglia debole.
«È normale, hai avuto un'operazione chirurgica... Te lo ricordi, no?»
«Ricordo tutto, Giulio. Non mi sono rincoglionita!»
«Ti sei svegliata un po' acida?» sghignazzo.
«Ho fame...»
«Non credo tu possa ancora mangiare...»

Avvicino la sedia al letto e le prendo la mano fredda tra le mie per riscaldargliela.

«Mi sono spaventato a morte...» inizio a dire. «Quando tua mamma mi ha chiamato e mi ha detto quel che stava accadendo ho realmente pensato che non ti avrei più rivista...»
Non parla, mi lascia terminare.
«E appena ti ho visto mentre ti portavano dentro ho avuto la conferma di ciò che prima era solo un dubbio...»
Mi guarda stranita, ma continua a tacere.
«Ti ricordi quando ti ho chiesto se mi avevi sentito qualche giorno fa mentre dormivi?»
Annuisce.
«Ecco, voglio che ora tu lo sappia. Voglio essere sicuro che tu lo senta con le tue orecchie...»
La sua espressione cambia.
Sembra sorpresa e allo stesso tempo confusa.

«Patty...» dice ad un tratto guardando verso la porta. «Vieni qui...»
Mi giro e vedo mia sorella sulla soglia della porta.
«Passo tra un po', non voglio disturbare...» le dice lei.
«E quando mai hai disturbato? Dai, vieni. Fatti abbracciare!»

E così mia sorella quasi correndo ci raggiunge e abbraccia Chiara.
«Piano, piano. Non sono ancora in gran forma...» ride ricambiando l'abbraccio come meglio può.
«Scusa...» singhiozza mia sorella per poi staccarsi. «Sono felice di vederti così...»
«Anche io...»
Patty le bacia la guancia per poi rivolgermi uno sguardo di scuse.
Le sorrido rassicurandola e la faccio sedere al mio posto.

«Vi lascio un po' da sole...»
Scompiglio i capelli a mia sorella ed esco.

Prendo a camminare nel corridoio e mi ferma Laura.
«Tutto bene?» mi chiede.
«Certo, sua figlia si è svegliata.»
«Lo so, me l'ha detto tua sorella. Posso offrirti qualcosa?»
«No, la ringrazio. Non ho fame...»
«Ti va di fare quattro passi?»
«Certo, andiamo.»

Ci incamminiamo fuori all'ospedale e percorriamo il viale alberato.

«Ti ho sentito prima, quando ti rivolgevi a tua mamma...»
Annuisco e aspetto che continui.
«Non so cosa le sia successo, se ci sia ancora, ma voglio che tu sappia che se hai bisogno di me io sono a tua disposizione... In questi pochi ma intensi giorni ho avuto modo di conoscerti e rendermi conto che sei un ragazzo meraviglioso. Ho visto come guardi Chiara, ho notato che non la lasci un attimo da sola e sono sicura che tu in questi mesi l'hai protetta con tutto ciò che era in tuo potere  e ti voglio chiedere nuovamente scusa per i miei modi...»
«Non si deve preoccupare, gliel'ho detto. Comunque mia madre è morta, per via di un mostro...»

Le racconto l'inferno di mia madre e mi ritrovo con le lacrime che mi rigano il viso, di nuovo. Ogni volta che si arriva a questo argomento non riesco a trattenerle e finisco col piangere come una femminuccia.
Laura mi abbraccia senza dire niente e lo apprezzo.
Ho già sentito troppo su mia madre, ho già ricevuto troppi sguardi di compassione e l'affetto è l'unica cosa che è ben gradita.
Chiara è fortunata ad avere una madre come la sua, così come è fortunata ad aver preso tanto da lei.

«Grazie...» sussurro godendomi ancora quell'abbraccio materno.
«Ci sarò ogni volta che vorrai...» mi scompiglia i capelli e insieme torniamo in ospedale.

Arriviamo fuori la porta della camera di Chiara e sentiamo delle risate.
Ci guardiamo straniti io e Laura ed entriamo trovando Patty e Chiara a ridere con tanto di lacrime.

«Che succede qui?» chiedo.
«Niente, chiacchiere tra amiche...» si giustifica Patty.
«Chissà su chi state ridendo...»
Scuoto la testa divertito e mi avvicino al letto.

«Questa sera resto io!» avvisa mia sorella anticipandomi.
«Posso anche restare io...»
«No!» interviene subito Chiara.
La guardo perplesso.
«Come no? Perché non vuoi che resti?»
«Non è che io non ti voglio ma vicino alle donne possono restare solo altre donne...»
«Ma come è possibile? Vado a chiedere...»
Faccio per uscire dalla camera ma mi bloccano.

«Dai Giulio, non insistere. Dopodomani Chiara torna a casa e potrai vederla quanto ti pare...»
Sospiro rassegnato e mi avvicino per salutarla essendo finito l'orario di visita.

«Ci vediamo domani...» le sussurro per poi baciarle la fronte, come al mio solito.
«Buonanotte.»
Sorride e saluto anche mia sorella e i genitori che vengono via con me.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora