Mi sveglio indolenzito.
Dormire in una posizione in cui non si è abituati è scomodissimo.
Mi tiro su un po' a fatica e vado in bagno per lavarmi alla bell'e meglio.
Torno in camera e indosso la divisa imprecando.
Fare tutto con una mano è terribile, impiego il doppio del tempo per vestirmi e dopo aver preso il necessario scendo per andare a lavoro.
Di certo qualche punto non mi fermerà.Salgo in macchina e andando piano guido fino alla centrale.
Il cambio automatico non mi è mai stato così utile!Salgo al mio piano e vado nell'ufficio del commissario.
«Avanti.» Dice sentendo bussare.
«Buongiorno.» Entro nel suo ufficio.
«E tu che ci fai qui?»
Lo guardo stranito.
«Ci lavoro.»
«Lo sai che non dovresti essere qui.»
«Non è niente di che, stia tranquillo.»
«Come va il braccio?»
Mi fa cenno di sedermi ed eseguo l'ordine.
«Va bene, ho solo qualche punto di sutura.»
«Non dovresti strapazzarti, ma sei una testa dura!»
«Il lavoro prima di tutto. Donati ha parlato dopo l'arresto?»
«Niente. Non ha risposto a nessuna domanda posta. È stato ben istruito dal suo superiore.»
«Gli è stato accennato che sappiamo del giro di prostituzione?»
«No, assolutamente. Però sospettiamo che abbia intuito qualcosa...»
«Cosa glielo fa pensare?»
«Non so, faceva qualche battutina e non solo a me ha dato l'impressione di sapere...»
«Speriamo di no, ci manca solo questo!»Volevo andare a tenere d'occhio gli altri scagnozzi ma mi è stato vietato e sono costretto a rimanere nel mio ufficio.
Sfoglio il resoconto dell'arresto dell'altro giorno e mi squilla il telefono.
«Pronto?»
«Dove sei?»
È mia sorella.
«A lavoro!»
«E questo è perché dovevi rimanere a riposo due settimane!»
«Ho un caso troppo importante da seguire, non posso permettermi di restare fermo tutto questo tempo.»
«Ma alla tua salute ci pensi?»
«Penso prima alla vita degli altri che rispetto a loro io sto da Dio!»
«Sei sempre il solito!»
Chiude la chiamata senza aggiungere altro.
Sbuffo. Perché non cambia mai questa ragazza?Esco dal mio ufficio a fine turno e mi cambio negli spogliatoi.
Devo passare da Chiara. Assolutamente.
Indosso un jeans e una maglia nera e torno in macchina.
Arrivo nella via dove "lavora" e stranamente è da sola.
Si avvicina subito alla macchina.«Vai via.» Mi dice subito. «Non posso venire con te.»
«Perché no?»
«Perché... Beh perché sono già prenotata. Non posso venire.»
«Cosa vuol dire che sei già prenotata?»
«Non posso venire e basta. Non insistere! Tu che hai fatto al braccio?»
«Niente.»
Sgommo e vado via, lasciandola lì.È da quando ho portato Chiara che non vado da mia mamma, quindi visto che non ho un bel niente da fare, svolto a destra e imbocco la strada del cimitero.
Non c'è mai troppa gente qui e ne sono felice. Quando vengo preferisco star tranquillo e godermi il tempo che mi serve.
«Ciao mamma...» Sussurro baciando la foto poi mi siedo a terra, accanto a "lei".
«Come stai? Mi manchi così tanto... Come vedi mi sono quasi beccato una pallottola ma sono sicuro che se mi ha solo strisciato è stato merito tuo. Tu mi proteggi ogni giorno, come quando ero piccolo, anche se non ti vedo sei accanto a me. Non abbandonarmi mai... Non resisterei un giorno senza saperti al mio fianco.»Poggio la testa sul vetro della lapide e chiudo gli occhi.
Mi immagino che mi accarezza i capelli come faceva quando era ancora tra noi, le piaceva giocarci per ore e io restavo con la testa sulle sue gambe godendomi le coccole.
Avrei voluto essere lì quel maledetto giorno, avrei voluto proteggerla e invece da anni vengo a trovarla in un cimitero.
Pagherei oro per passare anche soltanto un'ora insieme a lei, per dirle che le voglio bene, che mi manca. Per abbracciarla.
Darei la metà degli anni che mi restano per concederli a lei.«Fratellone...»
La voce di Patty mi riscuote.
Probabilmente mi sono addormentato.
Apro gli occhi e la osservo china affianco a me.
«Da quanto sei qui?»
«Un po'... Tu, che ci fai qui?»
«La stessa cosa che ci fai tu.»
Si siede in braccio a me e poggia la testa sul mio petto.
La stringo e le bacio la testa.
«Mi manca...» Sussurra.
«Anche a me.» Le accarezzo i capelli. «Però lei è sempre con noi.»
Annuisce e non aggiunge altro.La tengo tra le mie braccia per un tempo che mi sembra infinito.
«Che dici, ce ne andiamo?» Le chiedo.
Si tira su e mi porge la mano, come se col suo corpo esile riuscisse davvero ad alzare me che sono un bel po' più pesante di lei.
Mi alzo, le scompiglio i capelli e le cingo le spalle con il mio braccio.«Sei venuta in pullman?»
Annuisce.
«Vieni a pranzo da me?» Propongo. «Ti faccio guidare la mia macchina.»
Ammicco e lei si convince con il minimo sforzo.«Dammi le chiavi, fratellone.» Tende la mano e gliele passo ridendo.
«Ma quindi devo cucinare io?» Dice entrando in casa.
«Possiamo pure ordinare due pizze.»
«Ok, cucino io.»
Scoppio a ridere e le prendo ciò che le serve per preparare il pranzo.Patty resta tutto il pomeriggio a casa insistendo che avessi bisogno di compagnia.
Abbiamo guardato tutti i cartoni Disney come facciamo sempre quando stiamo ore insieme.
Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo quando seduti sul divano di casa, uno abbracciato all'altra, con il pacchetto di patatine tra le gambe passavamo ore a guardare la tv.
Mi ci voleva un pomeriggio alternativo, ogni tanto ho bisogno anche io di staccare la spina.
Ho bisogno anche io di mettere da parte il mio lavoro, i pensieri, le preoccupazioni. Tutto.Non so proprio come farei senza Patty.
È lei che mi distrae, che mi fa bene all'anima.
Se trovassi una donna come mia sorella sarei veramente fortunato.
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LASCIATI SALVARE
ChickLitAvevo promesso a mia madre che se fosse stato in mio potere non avrei permesso ad altre donne di non essere rispettate. E quando il commissario mi ha affidato questo caso, ho trovato pane per i miei denti e il momento giusto per rendere orgogliosa...