29ºCapitolo

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Il mal di testa ha la meglio su di me stamattina.
Controllo l'ora e sono ancora le sei.
Strofino gli occhi.
Avrei dovuto dormire altre due ore ma ormai sono sveglio.
Mi tiro su e vado in bagno.
Ho un po' di tempo per andare in palestra e ne approfitto.
Mi preparo il borsone, indosso una tuta e mi avvio.

«Sei mattiniero!» mi saluta Marco.
«Ogni tanto ci vuole.»
Gli do una pacca sulla spalla e poso il borsone.
Mi appoggio l'asciugamano sulle spalle e salgo sul tapis roulant.

Corro più che posso convinto che più veloce vado e prima riesco a mettere a tacere i pensieri che mi frullano nella testa.

«Hai intenzione di recuperare i giorni in cui non sei venuto in un solo colpo?»
«Lascia perdere, non è giornata!»
«Vuoi fare un po' di box?»
«Ma sì, dai. Forse è meglio.»
«Allora scendi, prima che ti viene qualcosa!»

Marco preme il pulsante e il tappeto pian piano si ferma.

Andiamo nell'altra sala e mi lancia i guantoni.
Mi avvicino al sacco e comincio a tirare qualche pugno.

Funziona molto meglio rispetto alla corsa, devo ammetterlo.

Marco indossa i paracolpi e mi invita a colpirlo.
A ogni pugno corrisponde un urlo e ogni urlo mi libera un po' dalla frustrazione che provo.

Dopo un'ora mi sdraio sul pavimento, stremato.
Mi ci voleva proprio.
Probabilmente la prossima volta che mi sentirò così andrò direttamente coi guantoni.

Prendo le mie cose e vado in direzione dello spogliatoio.
Lascio su una panchina il borsone e mentre preparo i vestiti puliti entra un ragazzo.
Non lo guardo, sono impegnato a cercare la maglia, ma questo attira la mia attenzione.

«Ma guarda un po'.» dice d'un tratto. Mi giro nella sua direzione e gli lancio uno sguardo interrogativo.
«Abbiamo qui il nostro carissimo ispettore...»
«Ci conosciamo?»
«Sì, ci conosciamo. O almeno io conosco te.»
«Mi fai il piacere di presentarti?»
Sono sarcastico.
Questo tizio ha un viso conosciuto ma proprio non riesco a ricordare.
«Prostitute ti dice qualcosa?»
Rizzo le orecchie e lascio perdere la maglia.
«Come prego?»
«Ma sì, quelle ragazzine che in Via Benedetto la danno a destra e a manca... Ti piacerebbe fartene una? Potrei farti fare lo sconto!»

In un attimo mi viene a mente chi è.
Andrea Di Nicola.

«Tu sei il prossimo bastardo che finisce dentro!»
Ride.
«Io se fossi in te non ne sarei così sicuro, così come non sarei sicuro di mettere fine al giro di prostituzione!»
«Cosa ti fa pensare che stia lavorando a quel giro?»
«Ho i miei informatori...»
«E allora sono più ritardati di te!»
«Benassi, non fare il finto tonto. Organizza il tutto poi vedi che palo prendi! Io ti consiglierei di non sprecare energie inutilmente!»

Lo afferro per il collo e lo spingo contro il muro.
«Farete una brutta fine! Il primo sei tu!»
«Se fossi in te non ci conterei. Non sono ancora riuscito a capire chi puttana è che ti aiuta ma appena lo scopro sappi che nessuno fermerà la mia voglia di farle fare una brutta fine!»
«Tu non sai quel che dici!»
Stringo la presa e tossisce ma comunque il sorrisino sul suo viso non scompare.
«Cosa c'è? Ti brucia? Ti sei per caso affezionato a una delle puttanelle? Ah ho capito, vorresti fare il principe azzurro che salva la sua principessa!»
Ride, per quanto gli è possibile.

Non riesco più a gestire la rabbia e lo colpisco nello stomaco più volte.
Prova a liberarsi ma non riesce.
La porta dello spogliatoio si apre e Marco si avvicina.
«Che sta succedendo? Giulio lascialo!»
Mi trascina indietro e Andrea sgattaiola via come una femminuccia.

«Sei impazzito? Vuoi finire nei guai?»
Mi blocca contro la parete impedendomi di correre dietro il codardo.
«Forse ti sei scordato che sei un poliziotto e non puoi ficcarti nei guai!»
«Quello è il prossimo che sbatto dentro prima che lo ammazzo con le mie mani!»
«Fatti la doccia e lascia perdere, è meglio!»

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora