31ºCapitolo

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Sono ore che Clara smanetta con il computer o almeno a me così sembra.
«Ci vuole ancora molto?» chiedo per l'ennesima volta.
«Giulio, per favore. Dammi il tempo! Non mettermi ansia.»

Sbuffo e prendo a girare per la stanza.
Sono nervoso, troppo.

Il cellulare sulla scrivania inizia a squillare.
Guardo Clara come se fossi immobilizzato e mi fa segno di rispondere ma non riesco a muovere dito.
Prende l'iniziativa e risponde mettendo il vivavoce.
Inizialmente non si sente altro che rumori di sottofondo poi un urlo.

Sgrano gli occhi. È Chiara.
«Pronto? Chi cazzo sei?» sbraito ma non ricevo risposta.
Le urla di Chiara aumentano e sono sempre più chiare.
«Che diamine le state facendo? Dove siete?»
«Benassi, non sono così stupido da dirtelo! La senti come si sta divertendo?»
La voce di colui che parla è ovattata quindi non riesco a capire se è il cretino dello spogliatoio.
«Ti giuro che appena riesco a capire dove l'avete portata non c'è santo che ti proteggerà! Farete una brutta fine!»
«Devi sempre trovarci però che è al quanto difficile a quanto sembra!»
«Fammi parlare con lei!»
«Accontentati delle sue urla! È un bel bocconcino, non trovi? Anche quando te la scopi tu urla così?»
Ride.
«Non devi toccarla nemmeno con un dito, bastardo! Ti ammazzo!»
«Ciao eroe, vieni presto a salvare la tua principessa!»

Stacca la chiamata e mi ritrovo addosso lo sguardo preoccupato di Clara.

«Troviamo queste merde, per favore!»

Mi prendo la testa tra le mani che tra l'altro mi sembra stia per scoppiare.
Voglio che questa situazione finisca quanto prima, non riesco a sopportarla!

«Si è fregato da solo con questa chiamata.»
Guardo la mia collega con un'espressione confusa.
«L'ho individuato, sono fuori città. Circa un'ora da qui!»
«Allora muoviamoci! Andiamo a salvare Chiara!»

Annuisce e si alza velocemente.
Corriamo per radunare anche gli altri.
«Grazie...» le dico, «senza di te probabilmente ora saremmo ancora in mare aperto!»
«È il mio lavoro e poi non voglio che tu stia così e tantomeno voglio che facciano del male a quella ragazza!»

Non aggiungo altro e insieme alla mia squadra e altre due ci avviamo.

Sto arrivando piccola, non temere!

Sfrecciamo veloci raggiungendo anche i 180km/h.
L'ansia mi attanaglia. Vorrei arrivare il prima possibile.
Impreco come mai ho fatto contro le auto che ci si parano davanti infrangendo anche le leggi della strada ma in questo momento poco mi importa di beccarmi una multa, ho cose più importanti a cui pensare.

Non so cosa mi troverò di fronte una volta arrivati lì ma spero soltanto che non le abbiamo toccato nemmeno un capello.
Le sue urla mi rimbombano ancora in testa, non riesco a pensare ad altro.
Avrei dovuto proteggerla, glielo avevo promesso, invece non sono riuscito a fare andare le cose in altro modo.
Non me lo perdonerò mai.

I minuti scorrono lentamente.
Siamo arrivati in quarantacinque minuti eppure mi è sembrata una vita.
Parcheggiamo in modo da non farci vedere.
È un capannone. Un altro.
Alcuni si sistemo dietro, dove c'è un'altra uscita, altri ai lati e noi andiamo verso l'entrata principale.

Non c'è nessuno a fare la guardia e fin qui tutto bene.
Dalle fessure del legno malridotto riesco a vedere all'interno.
Due scagnozzi ridono mentre il boss è seduto dietro una scrivania.
Cerco con lo sguardo Chiara ma non riesco a individuarla.
Guardo Clara che mi fa segno di guardare dietro una colonna.
Mi si gela il sangue nelle vene.

Non riesco a vederla completamente ma riesco a scorgere che è nuda e legata con le braccia sulla testa.

Digrigno i denti per la rabbia e faccio uno scatto per entrare in questo maledetto posto e farli fuori ma Mauro mi blocca.

«Pazienza Giulio, altrimenti mandiamo tutto a puttane e metteremmo in pericolo la vita di quella ragazza! Non è questo che vuoi, giusto?»
Scuoto la testa. Ha ragione, ma quando si tratta di lei non riesco a pensare lucidamente.
Voglio solo portarla via da lì, subito.

«Dobbiamo entrare e sorprenderli in modo da non dargli la possibilità di potersi difendere!»
Spiego cautamente alla mia squadra.

Entriamo silenziosamente, facendo attenzione a dove mettiamo i piedi.
C'è una specie di piccolo corridoio prima di entrare nel vero e proprio capannone dove si trovano.
Avanziamo fermandoci all'entrata della stanza.
Mi affaccio piano, sono tutti di spalle.
Girovago con lo sguardo ed ecco Chiara.

È nuda, ricoperta di sangue ormai secco e legata.
Ha il viso chino come se stesse dormendo anche se è più probabile che sia svenuta.

La rabbia mi assale e carico la pistola. Faccio cenno alla mia squadra di entrare.

«Avete finito di giocare!» urlo puntandoli con l'arma e si girano.
Sul viso di Andrea compare un ghigno.

Chiara inizia a tossire e con la coda dell'occhio la guardo.
Si muove, credo si stia per svegliare.

«Sei arrivato tardi.»
Mi dice il lurido. «Ce la siamo passati tutti quanti. Ci siamo divertiti molto, per lo meno noi. Lei non saprei, ma potremmo chiederglielo!»
«Tu sei solo un pezzo di merda!»
«Probabile, ma resta il fatto che non sei stato nemmeno in grado di salvare la tua principessa...»

Nel frattempo gli altri ammanettano il boss e l'altro scagnozzo.
«A me ci pensi tu?» chiede ridendo.
«Taci!»
«Sai, la tua ragazzina è veramente un buon bocconcino. Ci sa fare col sesso. Forse è per questo che è la puttana che porta più soldi, te la sei scelta bene!» ammicca.
«Tu non sei nessuno per definirla puttana!»
«Ma guarda che non sono io a dirlo, è lei che lo è!»
«Devi tacere!» urlo ancora mentre lui se la ride.
«È solo una puttana! L'unica cosa che sa fare è scopare e lo sa fare bene! Me la scoperei ancora e ancora!»

Non riesco più a pensare lucidamente e premo il grilletto senza quasi rendermene conto.
Un solo colpo dritto al suo petto.

Lo vedo accasciarsi al pavimento con il sangue che velocemente sporca lui e il pavimento.

Resto con la pistola puntata quasi a voler metabolizzare il mio gesto.
Guardo ancora il suo corpo esanime a terra poi smonto la pistola.
Proprio in quel momento entra il commissario.

«Che cazzo hai fatto?» chiede venendomi vicino alternando lo sguardo tra me e lui.

Tolgo il distintivo dalla divisa e insieme alla pistola gliela lascio per poi avvicinarmi a Chiara.

Le scosto i capelli biondi sporchi di sangue anch'essi dal viso.
«Chiaretta...» sussurro, «Piccola, svegliati!»

Provo per un po' ma non ricevo risposta, così la prendo in braccio dopo averle adagiato addosso la mia giacca e mi incammino a passo svelto verso l'uscita lasciandomi alle spalle le urla di Massimo.

L'adagio sui sedili posteriori e salgo recandomi velocemente all'ospedale.
Nel mentre chiamo Patty.

«Giulio, ci sono novità?» chiede subito.
«Prendi dei vestiti puliti per Chiara e raggiungici all'ospedale!»
«Perché l'ospedale? Come sta?»
«Per favore, non fare domande! Vieni lì e basta!»
«Come vuoi, dimmi solo se è con te!»
«È qui, sì.»
«Perfetto, a tra poco!»
«Grazie!»

Senza aspettare la sua risposta stacco e accelero per arrivare quanto prima.

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