34ºCapitolo

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Senza rendermene conto arrivo fuori al nido.
Guardo quei bimbi oltre il vetro e sorrido al pensiero di prima.
Ancora non ci credo di aver portato la mente così in avanti senza nemmeno avere una relazione.
Scuoto la testa e mi viene quasi un colpo quando vedo accanto a me la signora Laura.

«Sono belli, vero?» mi chiede.
«Già...»
«Ascolta, Giulio, ti ho visto pochi secondi insieme a mia figlia e ho visto come vi guardate...»
«In che senso?»
Sorride come se sapesse quello che c'è o almeno vorrei che ci fosse con sua figlia.
Devo forse preoccuparmi? Se lo viene a sapere suo padre credo proprio che mi toglie dalla faccia della terra.

«Siete particolarmente affezionati uno all'altra. Non è così?»
«Beh, mi sembra normale. Sono mesi che ci vediamo spesso, per via del caso ovvio.»
«Non lo metto in dubbio.»
Sghignazza mentre io faccio la figura dell'idiota.
«Conosco bene mia figlia nonostante viva a molti chilometri da me, posso dire di non averla mai vista guardare qualcuno così soprattutto in un momento così delicato...»

Mi gratto la nuca.
«Aspetta un attimo» dice all'improvviso, «non è che sei tu l'amico con cui mia figlia è andata a sciare l'altra volta?»

Quasi mi strozzo con la saliva.
«Sì, ero io.»
Farfuglio sperando mi abbia capito tra un colpo di tosse e l'altro.
«Sempre per il caso, vero?» Ride.
«Non proprio... Volevo farle passare un giorno diverso...»
«Sei un bravo ragazzo, Giulio! Scusa davvero per la scenata di prima...»
«Gliel'ho detto, non si deve preoccupare, è normale.»
«Torniamo da lei?» chiede dandomi una pacca sul braccio.
La lascio precedermi e insieme torniamo da Chiara.

«Dove eravate?» ci chiede quest'ultima.
«A vedere i bimbi.»
«I bimbi? E perché?»
«Deve esserci un motivo preciso?»
Annuisce convinta e le scompiglio i capelli.

«Sandro, andiamo a prendere un caffè?» chiede Laura.
«Ma io non ne ho voglia!»
«Prendi qualche altra cosa. Alzati!»
Sandro sbuffa e segue la moglie.

«Ora so da chi hai preso... Sei testarda come tua madre e quando vuoi una cosa non ti ferma nessuno!»
«Hai visto?» sorride orgogliosa.

Si ferma a guardarmi per qualche secondo.
«Cosa c'è che non va?» mi chiede.
«Perché me lo chiedi?»
«Perché ormai ti conosco e percepisco quando c'è qualcosa che ti turba, non sono stupida.»
«Pensa solo a rimetterti presto...»
Faccio per alzarmi ma mi blocca tenendomi con un braccio.
«Dove credi di andare ? Siediti!»

Torno a sedermi e la squadro da capo a piedi e quel senso di colpa che per poco mi ha dato tregua torna a farsi vivo.
Quei lividi sul suo corpo sono la prova che non sono stato in grado di proteggerla come avrei dovuto.
Ormai li ho impressi nella mente anche se l'ho guardata appena e non andranno via così facilmente dalla mia memoria.

Mi prendo il viso tra le mani e senza vergognarmi inizio a piangere.

«Giulio, che succede?»
Chiara mi accarezza i capelli ma non riceve risposta e ritenta.
«Cosa ti prende?»
«Non sono degno nemmeno di incrociare il tuo sguardo! È tutta colpa mia! Tutto ciò che hai dovuto sopportare è solo colpa mia!»
«Smettila di dirlo! Come devo farti capire che tu mi hai salvato la vita?»
«È una cazzata! Ho avuto troppa paura di perderti. Non potevo permettere che mi portassero via l'unica donna che io abbia mai amato così, ma comunque non sono stato in grado di fare il mio compito per dimostrarmi quanto valgo come poliziotto e per meritare la tua fiducia!»
«Ripeti...» farfuglia.
«Cosa devo ripetere?»
«Quello che hai detto...»
«Che ho avuto paura di perderti?»
«No, dopo.»
«Che non sono stato in grado di fare il mio lavoro?»
«No, prima...»
«Cosa ho detto?»
«Perché non ti ascolti quando parli?»
Scrollo le spalle e mi asciugo le lacrime.

«Non voglio più sentirti dire queste cose, Giulio. Senza di te non sarei qui, te l'ho già detto. Mi hai protetto giorno per giorno, mi hai dimostrato quanto ci tenessi a me, mi hai salvata da quei mostri! Io non potrei chiedere di più. Ti sarò in debito per sempre.»
«Non puoi essermi debitrice di qualcosa che non ho fatto!»
«Tu mi hai salvato!»
«È una cazzata! Non è vero! Ti avrei salvata se fossi arrivato in tempo per farti salire su quel benedetto aereo, non per averti trovato dopo due giorni!»
«Io so che hai smosso cielo e mare per trovarmi perché so quanto tieni al tuo lavoro e quanto vuoi farlo bene!»
«Basta, per favore. Mi scoppia la testa...»

Sospira e lascia cadere l'argomento facendomi un favore anche se so che non è finita qui, con Chiara non è mai finita davvero se non ha lei l'ultima parola.

Per la notte in ospedale non mi hanno permesso di rimanere con Chiara né tantomeno in sala d'attesa, però almeno con lei è rimasta sua madre e posso stare più tranquillo.

Appena arrivo a casa mi spoglio e faccio una doccia come si deve.
Come sempre non so quanto tempo resto sotto il getto d'acqua ma almeno per quel lasso di tempo i pensieri mi hanno abbandonato anche se tornano appena mi metto a letto.

Scrivo un messaggio di buonanotte a Chiara e provo a chiudere occhio.
Fortunatamente riesco ad addormentarmi subito ma sbaglio a cantare subito vittoria perché vivo un incubo.

Sto camminando in una strada isolata, in lontananza vedo Andrea Di Nicola che picchia Chiara.
Resto un attimo interdetto.
Come può essere possibile? Lui è morto e lei è al sicuro in ospedale insieme a sua madre. Aumento il passo fino a quando non vedo che le strappa i vestiti di dosso mentre se la ride.
La spinge facendola cadere e batte la testa sul marciapiede.
Si posiziona tra le sue gambe e la violenta mentre lei è lì priva di sensi incapace di potersi difendere.
Corro fino a perdere fiato ma non riesco a raggiungerla. È sempre più lontana. Più corro e più è distante. Non riesco a salvarla.

Un suono mi sveglia.
Mi metto seduto e mi asciugo la fronte imperlata di sudore poi quel suono che mi ha svegliato si fa più forte.
È il telefono.
Mi allungo per prenderlo.
È Chiara. Rispondo subito.
«Chiara che succede?»
A rispondermi però non è lei.
«Giulio, sono sua madre.»
Inizia a singhiozzare.
«Signora che succede? Dov'è vostra figlia?»
«Per favore, corri qui!»
«Cosa è successo?» chiedo mentre prendo i primi vestiti che mi capitano a tiro.
«Vieni qui e te lo spiego ma fai presto, per favore!»

Stacca la chiamata e corro a prendere la macchina.
È ora cosa diavolo è successo?
Sento il cuore battere talmente forte che ho l'impressione stia uscendo dalla cassa toracica.
Per la seconda volta in pochi giorni ho una terribile paura di perderla.

Mamma, per favore, qualsiasi cosa stia succedendo pensaci tu...

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