Ho studiato il caso tutta la notte e dormito meno di due ore.
Passo alla solita caffetteria prima di andare in centrale, c'è un po' di fila alla cassa e mi guardo intorno notando che tutti i tavolini sono occupati ma i miei occhi si posano su una ragazza.
Ha un qualcosa di familiare ma non so cosa.Alza gli occhi dai libri e incrociamo lo sguardo, ha degli occhi azzurri come il ghiaccio.
Le sorrido gentilmente ma abbassa la testa nascondendosi dietro i lunghi capelli biondi che le ricadono sul viso.
Le faccio per caso paura?Nel frattempo è arrivato il mio turno.
«Signore, come posso esserle d'aiuto?» Mi chiede il ragazzo dietro il bancone.
«Un caffè doppio da portare, per favore.»Pochi minuti dopo eccomi col mio caffè. La ragazza deve essere andata via perché non è più al tavolo di prima.
Salgo in macchina e parto spedito verso la centrale.
Poso le mie cose nel mio ufficio, bevo il resto del caffè e vado in quello di Massimo senza nemmeno bussare.«Buongiorno anche a te.» Mi prende in giro sbuffando per i miei modi.
«Ho un piano.» Mi siedo senza aspettare il consenso.
Mi fa cenno con la testa di continuare«È rischioso, lo sai vero?» Chiede dopo avergli spiegato tutto nei minimi dettagli.
Annuisco.
«È l'unica soluzione per chiudere definitivamente questa storia e salvare quelle ragazze!»
«Mi fido di te, lo sai già.»
«Non la deluderò!»
Gli porgo la mano che stringe sorridendo.Rincaso prima per darmi una sistematina.
Faccio la doccia il più rapido possibile e prendo la Fiat Punto invece della Jeep, per non destare sospetti, calo sugli occhi un paio di occhiali neutri e metto in moto per poi andare nella maledetta strada.
Appena svolto cammino lentamente per vedere Lola.Se è andata in caserma a denunciare è probabile che cederà con un po' di pressing.
Eccola in fondo al marciapiede con le braccia a stringersi il busto coperto da un misero top nero che lascia scoperta la pancia e un pantaloncino di jeans che se si girasse potrei vederle il sedere.
Accelero per evitare che qualcuno mi freghi la preda, accosto vicino a lei e abbasso il finestrino.
«Bambolina.» La chiamo.
Si avvicina chinandosi per vedermi e involontariamente mi mostra l'ampia visuale del suo décolleté.
«Dimmi.»
«Quanto a ora?»
«70.»
«Sali? Ho due ore libere.»
Annuisce e sale ma riesco a sentire il sospiro rassegnato che esala.«Dov'è che di solito vai?» chiedo.
«Decide il cliente.»
«Sono impacciato. È la prima volta.»
«Come mai? Nessuna ragazza cede al tuo fascino?»
«Sono io che non voglio nessuna di loro.»
«Però vieni a pagarmi per star due ore insieme.»
Annuisco sorridendo, la ragazza ha un bel caratterino.Restiamo in silenzio fino a quando non arriviamo nel parcheggio di un supermercato.
«Scendi con me o aspetti qui?»
«Ho scelta?»
«Certo che sì, ci metto un attimo se non vuoi venire.»
«Per la prima volta posso scegliere di non venire.» Ride per il doppio senso.Sospiro riuscendo a comprendere tutta la sofferenza celata dietro questa frase, scendo dall'auto e vado a comprare qualcosa da mangiare.
Prendo due panini e due bottigliette d'acqua e mentre aspetto il turno alla cassa guardo tra le varie cioccolate esposte. Non ho idea di quali possano piacere a Lola ma ne prendo una a latte, semplice.
Pago e la trovo dove l'ho lasciata.
«Non sei stato molto veloce.» Mi canzona ridendo.
«C'era traffico.» Scherzo porgendole gli acquisti.
Mi guarda perplessa e le scarto il panino.
«Non hai fame?»
«Sul serio?»
«Cosa?»
«Mi hai comprata per mangiare un panino in un parcheggio?»
«Se il posto non ti piace possiamo andare da qualche altra parte.»
Scuote la testa e ride.
«Sei strano, lo sai?»
Scrollo le spalle e le sorrido vedendole mangiare il panino.
«Lo prendo come un complimento.» Le faccio l'occhiolino.
«Parlami di te.»
«Cosa vuoi sapere?» Mi sistemo meglio per vederla in viso.
«Qualsiasi cosa.»
«Mi chiamo Giulio, ho 30 anni, passo una parte della mia giornata in palestra e l'altra a lavoro...»
«Si vede...» Sghignazza.
«Cosa?»
«Che vai in palestra.»
«Davvero?»
Annuisce quasi imbarazzata e scoppio a ridere.
«Che lavoro fai?»
«Diciamo che risolvo qualche problemino quando riesco.»
«Diciamo?»
Annuisco.
«Non me lo puoi dire?» Chiede ancora.
«Dai parlami di te, sicuramente hai qualcosa di più interessante.»
«Io mi chiamo Lola, ho 24 anni e quando non "lavoro", vado all'università.»
«Solo 24 anni?»
Annuisce.
Non posso crederci. Una ragazza alla sua età dovrebbe divertirsi, uscire con le amiche, pensare ai ragazzi. Non dovrebbe essere costretta a vendere il proprio corpo!
Stringo forte il manubrio tanto che le nocche sbiancano.
«Va tutto bene?»
Annuisco.
«Hai degli hobby? Cosa ti piace fare?»
«Mi piace il tennis. Ci ho giocato fino a qualche mese fa poi ho dovuto smettere.»
«Ti piacerebbe ricominciare?»
«Magari... Ma non ne ho il tempo!»
Sbuffa.
«Sei di qui?»
«Ci sono venuta per studiare dopo aver vissuto tanti anni in Abruzzo.»
«Posso chiederti una cosa?»
«Non chiedermi perché vendo il mio corpo, per favore...»
Annuisco però non aggiungo altro.
La vedo sbadigliare.
«Sei stanca?»
Annuisce.
«Ho dormito pochissimo.»
«Se vuoi riposati.»
«Non mi sembra il caso.»
«Tranquilla, non succhierò il tuo sangue mentre dormi.»
Scoppia a ridere divertita e coinvolge anche me.«Davvero posso riposare pochi minuti?» Poggia la testa al sedile girandosi verso di me.
«Certamente, altrimenti non te l'avrei detto.» Le sorrido. «Aspetta, ti prendo una coperta.»Scendo dall'auto e dal cofano prendo il plaid che avevo comprato a mia sorella.
«È la macchina di Mary Poppins?» Chiede mentre gliela sistemo addosso.
«Diciamo che avere una sorella ha anche i suoi vantaggi.» Sussurro vedendo che chiude gli occhi.Si addormenta in pochi attimi. Deve essere veramente stanca.
Mi fermo a guardarla e dei lividi di cui mi ha parlato Massimo non c'è traccia esplicita ma si sa come sono le donne, riescono a fare miracoli con il trucco.Resto per un bel po' a guardarla tanto da non accorgermi che le due ore sono quasi giunte al termine.
«Lola...» Sussurro toccandole una spalla per svegliarla.
Emette qualche verso incomprensibile ma terribilmente buffo.
Riprovo per un paio di volte e finalmente apre i suoi occhietti color ghiaccio.Quando si è svegliata bene e si è ricomposta le do 200€.
«Il resto tienilo tu.» Le sorrido e lui mi ringrazia sorridendo.
La riaccompagno nella maledetta strada e prima di farla scendere dall'auto le bacio dolcemente la fronte.
«Grazie per queste ore. Sono stato bene» Le dico.
«Ma se ho dormito.» Ride. «Grazie comunque...»
«A presto, bambolina.»
«Ciao, macho» Mi fa l'occhiolino e scende.
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LASCIATI SALVARE
ChickLitAvevo promesso a mia madre che se fosse stato in mio potere non avrei permesso ad altre donne di non essere rispettate. E quando il commissario mi ha affidato questo caso, ho trovato pane per i miei denti e il momento giusto per rendere orgogliosa...