4ºCapitolo

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Ho avuto una settimana pesantissima. Sono stato pochissimo a casa e troppo a lavoro.
Abbiamo dovuto arrestare un malvivente che ci ha impegnati tutti e in modo costante.

Sono le sette e spero di trovare Lola al solito e maledetto posto.

Avrei potuto tornarmene a casa e recuperare le ore di sonno perse in questi giorni ma ho fretta di salvare lei e le sue colleghe.

Entro nel viale e sono ancora in tempo a quanto pare perché è lì insieme a due ragazze.
Accosto.

«Vieni?» le chiedo abbassando il finestrino.
«Posso solo per un'ora.»
«Sali.»

«Mettiamo in chiaro una cosa.» Inizia a dire. «Io so chi sei e non voglio problemi. Ne ho già troppi!»
«Di cosa stai parlando?» La guardo confuso.

Prende l'agenda sulla quale aveva scritto l'indirizzo e legge il mio nome.
«Sei un poliziotto!»
Sbuffo.
«Cosa vuole da me, ispettore Benassi?»
«Non avere paura...»
«Paura? Ma sei serio? Dopo tutto quello che ho passato io ho solo paura di essere uccisa da quei bastardi e se tu continui a gironzolarmi attorno sono certa che è quella la fine che farò! Tu non sai di cosa sono capaci quelli...»
«È proprio perché non voglio che ti facciano del male che ho bisogno del tuo aiuto...»
«Io non posso aiutarti...»
«Tu sei l'unica che può!»

Arriviamo vicino a una paninoteca, spengo la macchina e mi giro verso di lei.

«Ascolta, è vero che sono un poliziotto e sto rischiando tanto con questa operazione ma credimi che sto facendo tutto con la massima indiscrezione. Non potrei mai metterti in pericolo!»
«Ma lo sai che basta che scoprano anche solo una piccola cosa per farmi fuori? Io non voglio morire!»

Le prendo le mani tra le mie. Sono fredde, freddissime.

«Farò di tutto per salvarti, per salvare le altre ragazze da quelle merde che vi obbligano a vendervi ad altre merde! Ma devi aiutarmi... Insieme possiamo risolvere questa situazione.»

Scuote la testa e si gira dal lato del finestrino.
«Pensaci, ok? Ora mangiamo per favore che non mangio da ieri!»
«Perché non hai mangiato?»
«Troppo lavoro!»
«È per questo che per una settimana non ho avuto tue notizie?»
«Esatto. Purtroppo spesso ci sono intere settimane che non abbiamo nemmeno il tempo di guardarci allo specchio per vedere che orrido aspetto abbiamo.»
«Non sei tanto male dai, potresti stare peggio.» Ride prendendomi in giro.

«Come lo preferisci il panino?» Le chiedo.
«Scegli tu per me.»
Annuisco e scendo per andare a prendere i panini tanto desiderati e la cola.

Quando torno la trovo con gli occhi chiusi mentre ascolta una canzone di Adele che passano alla radio.
«Eccomi.» Dico sorridendole.
«Grazie.» Prende il suo panino.
«Come mai non puoi trattenerti per più di un'ora?»
«Non credo di potertelo dire.»
«Ancora non ti fidi di me?»

Scuote la testa guardandomi con gli occhioni di ghiaccio che mi sembra di aver già visto al di fuori dai nostri incontri.
«Ancor più adesso che so che sei un poliziotto.»
Sbuffo e addento il panino.
Finalmente cibo.

«Domani anche lavori?» chiede.
«No, domani ho una giornata libera.»
«Cosa farai?»
«Un bel po' di ore in palestra per recuperare questi giorni e poi magari vengo a rubarti per qualche ora.»
Scoppia a ridere scuotendo la testa.
«Dovremmo andare...» mi dice.
Annuisco e metto in moto.

Nell'abitacolo cala il silenzio mentre risuonano le note di Save Me di Joan Thiele
La sento canticchiare.

Sussurra.
«Save me. All that I can say is can you save me?»
Salvami. Tutto ciò che posso dire è: puoi salvarmi?

La salverò. Lo prometto su ciò che mi è più chiaro.

Arriviamo qualche minuto prima che scatti l'ora.
«Grazie per il panino e per i soldi in più che mi offri...» Dice piano prendendo le due banconote da 50€.
«Pensaci, voglio solo il tuo bene! Il vostro.»
Annuisce e si lascia baciare la fronte.

Si avvicina alle sue colleghe e parto sgommando.
Torno a casa e come mi è solito fare vado direttamente in bagno, mi spoglio ed entro nel box doccia senza nemmeno regolare l'acqua tanto è vero che è gelata ma quasi non me ne rendo conto.
La mia mente viaggia.

Devo provarle tutte per chiudere presto questo caso.
Voglio salvare tutte queste ragazze, voglio salvare loro e il loro futuro.
Lola non avrebbe dovuto saperlo così presto ma forse è meglio così se si deciderà ad aiutarmi...
In fin dei conti è per il suo bene anche se ha paura.
Anche io ne avrei se fossi in lei, a chi non tremerebbero le gambe se ogni giorno rischia la vita?

Credo di essere rimasto un'ora buona sotto la doccia, esco solo quando le dita sono intorpidite per l'acqua.
Mi avvolgo l'asciugamano in vita e vado in cucina, mi preparo un caffè con tanto zucchero e me lo godo come si deve.

Vado dritto in camera e dopo aver indossato boxer e pantalone di pigiama mi metto a letto.
Domani è un altro giorno, un altro giorno da impiegare per far finire quell'inferno.
Ci riuscirò.
Lo devo a mia madre, a Lola e a tutte quelle ragazze costrette a vendere il proprio corpo.
Ci riuscirò anche se fosse l'ultima cosa che farò!

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora