24ºCapitolo

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È stata una giornata troppo pesante, ho quasi ceduto alla tentazione di chiamare Giulio e chiedergli di venirmi a prendere ma ho resistito.
Sono contenta però che mi sia stato a sentire e non sia venuto in questi giorni.

Tolgo la parrucca quando sono ormai quasi fuori al mio palazzo, la metto in borsa e dopo essermi sistemata alla meglio entro.
Saluto il portiere con un cenno della testa e mi trascino su per le scale.

«E tu che ci fai qui?» Chiedo a Giulio vedendolo seduto a terra fuori la mia porta con delle scatole di pizza in mano.
«Avevo intenzione di cenare insieme a te...» Si gratta la nuca come se fosse imbarazzato.
«Da quanto sei qui?»
Gli porgo la mano per aiutarlo ad alzarsi.
«Poco...»
«E cioè?» Lo guardo mentre infilo la chiave nella serratura.
«Due ore...»
Lo guardo spalancando addirittura la bocca per la sorpresa.
Ha aspettato due ore pur sapendo che sarei arrivata tardi? È matto!
«Sapevi a che ora finisco...»
«Mi andava di aspettarti.»
Si tinge di nuovo sul volto quel sorriso beffardo.

Appoggia le pizze sul tavolo e si toglie la giacca mentre prendo una padella per scaldare le pizze.
«Faccio io.» Mi interrompe. «Tu sicuramente sei stanca.»
Mi tira per i fianchi fino a farmi sedere.

«Non mi costa tanta fatica mettere la padella sul fuoco, sai?» Lo prendo in giro.
«Non fa niente, ci penso io.»

Prende un'altra padella e le mette una accanto all'altra dopo aver acceso i fornelli, li fa scaldare giusto un po' prima di aggiungerci le pizze e nel frattempo apparecchia.
Questa versione di Giulio mi piace molto!

«Ecco a te.» Sorride porgendomi con fare teatrale la pizza scaldata.
«Ma che gentile, monsieur!»
«Per lei questo e altro.»
Si siede accanto a me e prende a mangiare la sua pizza senza distogliere lo sguardo dal mio.
Finalmente cibo!

Mi verso un bicchiere di cola e faccio lo stesso a lui che mi sorride grato.
«Se preferisci ho la birra in frigo.»
«No, grazie. Sono a posto.»

Appena finito di mangiare prende entrambi i piatti e li poggia nel lavandino, mi alzo per sparecchiare e non mi lascio convincere quando prova a farmi sedere di nuovo.

Ci mettiamo sul divano e la stanchezza si fa sentire minuto dopo minuto, Giulio si toglie le scarpe e appoggia i piedi sul tavolino.
Lo guardo divertita. Fa come se fosse a casa sua e questa cosa mi fa sorridere, mi rende felice sapere che si sente a suo agio nella mia piccola casa, mi fa venir voglia di averlo "tra i piedi" ogni giorno.

«Cosa c'è?» Chiede con l'espressione da bambino.
Scuoto la testa ridendo.
«Nulla, assolutamente!»

Allarga il braccio facendomi segno di avvicinarmi e così faccio.
Mi accoccolo sul suo petto mentre mi cinge con le sue braccia accarezzandomi di tanto in tanto la schiena e chiudo gli occhi godendomi il momento.

«Com'è andata oggi?» Chiede quasi sussurrando.
Scrollo le spalle.
«Sempre uguale.»
«Tutto liscio?»
«Sì...»
Sospira.
«Perché non vuoi parlarmi mai di ciò che fai con quelli?»
Mi scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Perché immagino che non sia proprio bello sentirsi dire certe cose...»
«Ma te lo chiedo io...»
«Non fa differenza!»

Sbuffa e lascia cadere l'argomento come di solito e mi sento sollevata.
«A te in ufficio come procede?»
«Bene, siamo agli ultimi dettagli!»
«Ne sono felice!»
«Anche io. Presto tutto questo finirà!»
«Non vedo l'ora, aspetto questo momento da troppo tempo!»
«Sta per finire, resisti ancora un po'!»
Annuisco, gli accarezzo il petto e mi regala un sorriso per poi baciarmi la tempia.

«Dormi qui?» Gli chiedo. «Domani ho il giorno libero e non mi va di andare all'università, mi piacerebbe svegliarmi tra le tue braccia...»
«Come mai questa dolcezza?»
«Me la trasmetti tu con i tuoi modi dolci e ogni giorno non mi bastano. È sempre colpa tua.» Sogghigno.

Ride scompigliandomi i capelli.
«Più ne vorrai e più te ne darò!»
Mi bacia il collo.
«Quindi resti?»
«Non c'è bisogno di chiedere!»

Gli sfioro il petto lentamente.
«Stiamo insieme?» Chiede ad un tratto.
«Ne abbiamo già parlato...»
«Non mi risulta...»
«Lo sai che ora non possiamo. Sia io mi sentirei di tradirti ogni volta, sia tu non meriti una relazione al 50%.»
«Ma lascia decidere me...»
«Non posso! Lasciamo passare questo periodo, ok? Ne parliamo poi...»
Sospira.
«Per il momento lo accetto, ma dopo non vorrò sentire ragioni!»
«È normale, ma ora lasciamo le cose come stanno. Non potremmo nemmeno frequentarci come facciamo noi e invece sorvoliamo. Non andiamo ancora oltre!»

Gli accarezzo il mento ricoperto di barba morbida.

«Cosa vuoi fare domani?» Mi chiede.
«Non lo so, qualsiasi cosa mi va bene...»
«Allora domani decidiamo, quello che ci va di fare facciamo. Va bene?»
«Perfetto così!»

Restiamo in silenzio per un po' e sto talmente bene tra le sue braccia che mi appisolo come una bimba senza nemmeno rendermene conto.

Mi sento sollevata e mugolo qualcosa di incomprensibile per protesta.
Giulio mi bacia a stampo e mi porta in camera da letto, mi adagia sul materasso e gironzola per la camera alla ricerca di qualcosa che col troppo sonno che ho non riesco ad afferrare.
Lo capisco quando inizia a spogliarmi, prima il pantalone e poi la maglia con tutta la delicatezza che possiede.

Infila prima una gamba, poi l'altra e mi tira su il pantalone del pigiama poi passa alla maglia con un bel po' di difficoltà in più.

Scosta le lenzuola e mi adagia.
Sento un fruscio di vestiti e capisco che si è spogliato quando sento la sua pelle nuda a contatto con la mia quando si sdraia al mio fianco.

Mi attira al suo petto facendogli aderire la mia schiena e mi tiene ben stretta appoggiando il viso sul mio collo.

«Buonanotte.» Sussurro.
«Buonanotte bambolina.» Mi bacia il collo.

Piano piano crollo tra le sue braccia entrando in un mondo parallelo.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora