32ºCapitolo

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Quando arrivo nel parcheggio dell'ospedale Patty è già lì ad aspettarmi.

Si avvicina subito all'auto.

«Chiara?» mi chiede subito.
Le faccio cenno con la testa verso i sedili e si avvicina.
«Amica mia...» sussurra con voce spezzata.

Apre la portiera e le accarezza il viso poi fa per vestirla ma la blocco.
«Ci penso io!» le dico semplicemente e lei mi guarda con un'occhiata interrogativa.
Non aggiungo altro e le prendo i vestiti dalle mani.

Le metto gli slip e la maglia lunga, lasciandole scoperte le gambe, comunque i medici la spoglieranno di nuovo.
La prendo in braccio, aspetto che mia sorella chiuda la macchina e insieme ci avviamo al pronto soccorso.

Spiego la situazione al dottore e la portano subito dentro per visitarla.
«Lei non può entrare!» mi dice prima di chiudersi la porta alle spalle.

Patty mi appoggia una mano sulla schiena per poi abbracciarmi senza proferir parola.

«Dovevo proteggerla, non ci sono riuscito!»
«Shh... hai fatto tutto quello che potevi! Ora lei è qui sana e salva grazie a te!»
«Non posso perdonarmelo! Non posso perdonarmi che quegli animali abbiamo abusato di lei...»
«È questo quello che è successo?»
«Non lo so con certezza... è quello che ha detto uno di quei vermi, gli ho sparato... l'ho ucciso...»
«Ora non è il momento di pensare a questo, ok? Ora dobbiamo solo occuparci di Chiara!»

Annuisco senza aggiungere altro e godendomi l'abbraccio di mia sorella.

Il tempo passa. È ormai un'ora che Chiara è lì dentro e non ci danno notizie. Nel frattempo è arrivata anche Clara.
Mi porge l'espresso preso alla macchinetta.
Tra di noi regna il silenzio ma è proprio lei che rompe quest'ultimo.

«Avrei fatto la stessa cosa se fossi stata al tuo posto.»
Annuisco sorseggiando questo caffè fin troppo amaro.
«Probabilmente era questo quello che voleva per potersi evitare la galera e io non sono stato abbastanza lucido da capirlo. Ho agito di pancia e ho sbagliato ma comunque non sono pentito, è sbagliato?»
«No, non è sbagliato. Quando c'è di mezzo il cuore non c'è verso di far prevalere la ragione!»

Proprio quando sto per ribattere esce dalla porta il medico.
Mi avvicino subito.
«Allora? Come sta la signorina?»
«Ho bisogno di parlare con un familiare, non posso dare informazioni agli sconosciuti.»
«Sono un poliziotto e ho il diritto di sapere!»

Clara mi fa segno di calmarmi e mostrando il tesserino che invece io ho consegnato riesce a convincere il dottore con le buone maniere.
Patty si stringe a me e le accarezzo la schiena mentre aspetto che ci venga detto come sta Chiara.

«La ragazza ha delle contusioni sparse per tutto il corpo. È ancora priva di sensi anche perché le abbiamo somministrato alcuni calmanti perché per ciò che mi avete detto potrebbe essere sotto shock quando si sveglia. Posso confermarvi la vostra ipotesi: ha subito violenze sessuali. Le stiamo completando le analisi ma almeno fisicamente è a posto. Se voi siete suoi amici dovrete essere bravi ad aiutarla in questo momento troppo particolare e difficile.»
«Possiamo vederla?» chiedo subito.
«Solo una persona!»
Incrocio lo sguardo con mia sorella che mi fa segno di andare.

«Mi segua.»
Il medico mi fa strada fino a condurmi davanti a una porta.
«È qui dentro, ma la prego di non affaticarla e soprattutto di chiamare qualche parente della ragazza...»
Annuisco e sospirando entro nella piccola stanza.

Mi fermo un attimo a osservarla da lontano.
È ancora sporca di sangue e come previsto l'hanno spogliata.
Dorme apparentemente tranquilla.
Mi avvicino, le accarezzo i capelli per poi accostare la mia fronte alla sua.

Senza rendermene conto le lacrime iniziano a solcare le mie guance e giungono sulle sue.

«Scusa...» inizio a sussurrare. «Non sono stato in grado di proteggerti come invece ti avevo promesso. Tutto questo non sarebbe dovuto accadere. Non avrei dovuto permettergli di sfiorarti nemmeno con un dito e invece guarda come ti hanno conciata... Ho consegnato distintivo e pistola, sai? Non voglio più sentirmi inutile come in questi mesi senza poter fare niente e soprattutto fallire come accaduto in questi ultimi giorni. Io voglio dedicarmi solo a te, piccola. Voglio proteggerti ogni giorno con tutto me stesso, voglio amarti senza sentire obiezioni.
Ho avuto una paura folle di perderti. Temevo di non rivedere più il tuo sorriso, di non poter più incrociare i nostri occhi... Ho avuto troppa paura, credimi. Non voglio che accada più! Mi sono innamorato di te, Chiara! Perdutamente! Voglio viverti ogni giorno, voglio poter uscire e tenerti per mano, voglio accompagnarti all'università, voglio andare al cinema con te per vedere anche i film più stupidi, voglio fare le cose più banali ma mai più senza te! Mai.»

Le prendo la mano e le bacio dito per dito poi mi alzo.
Girovago con lo sguardo per la stanza alla ricerca di qualcosa in cui poter mettere l'acqua per pulirla.
Trovo una piccola bacinella che riempio di acqua calda e disinfettante e infine dell'ovatta.
Avvicino la sedia al letto e gliela appoggio sopra.
Le scosto i capelli dal viso e inizio a pulirla delicatamente sperando di non farle male.

Piano piano le levo ogni macchia di sangue da tutto il corpo e le metto i vestiti che le ha portato mia sorella.

Scosto la bacinella e mi siedo accanto a lei poggiando la testa accanto al suo fianco con gli occhi chiusi.

Sento accarezzarmi i capelli e alzo subito la testa.
Gli occhioni azzurri di Chiara mi fissano e poi accenna un piccolo sorriso.

«Come ti senti?» le chiedo subito incrociando le dita alle sue.
«Così e così.»
Parla sussurrando.
«Mi sento molto debole...»
«È normale, ti hanno anche dato dei sedativi o qualcosa del genere.»

Continua a sorridere.
«Grazie...»
«Per cosa?»
«Mi hai salvata
Scuoto la testa.
«Sono arrivato tardi...»
«Sei arrivato al momento giusto!»
«Non è vero, non avrei proprio dovuto permettere che ti prendessero e facessero quello che hanno fatto...»

Abbasso la testa, non riesco nemmeno a parlarne.
Con due dita sotto il mento mi invita ad alzarla.
«Stammi a sentire macho, se tu non fossi arrivato probabilmente ora non starei qui con te in questo momento e soprattutto non potrei fare questo...»

Si aggrappa alla mia camicia tirandomi verso di sé e avvicina i nostri visi tanto da permettere alle labbra di sfiorarsi.
Chiude gli occhi e mi scompiglia i capelli per poi ridere lasciandomi impalato come uno stupido aspettandomi il bacio.
«Sei sempre la solita...» la prendo in giro.
«Avevi dubbi, macho?» Sghignazza per poi farsi seria. «Credevo davvero di non poter più rivedere la luce del sole o il tuo sorriso, mancavo poco per rendere questo incubo in realtà ma per fortuna sei arrivato tu...»
«Hai assistito a tutto?»
«Poco e niente. Ho visto quando siete arrivati, mi ricordo di uno sparo ma niente altro.»
«Quel colpo che hai sentito è partito dalla mia pistola... Ho sparato e ucciso Andrea Di Nicola.»
«Come è accaduto?»
«Ha detto cose che non doveva dire e l'istinto ha prevalso su tutto... Mi hai sentito prima, quando ancora dormivi?»

Scuote la testa poi mi domanda il perché.
«Perché ti avevo anticipato che ho consegnato distintivo e arma. Mi sono ritirato dalla polizia.»
«Perché hai fatto questa cosa Giulio?»
«Ne riparleremo appena ti sarai rimessa, ora pensa soltanto a lasciarti indietro questa situazione...»

Mi guarda perplessa cercando di strapparmi qualche altra cosa ma non ci casco e cambio argomento.

LASCIATI SALVAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora