Capitolo 4 - MATERNITY BLUES - prima parte

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L'arena era vuota quel giorno alla Torre Scarlatta, eccezion fatta per due esili figure, che si fronteggiavano all'interno del suo perimetro. 

Non vi era pubblico, ma solo due ragazze che si sfidavano senza velleità. Si muovevano veloci e letali, in un'aggraziata danza da combattimento: i piedi scalzi scivolavano rapidi sul pavimento ricoperto con uno strato di tatami per l'occasione.

La pratica delle arti marziali era fondamentale alla Torre Scarlatta. Forniva preparazione fisica ed equilibrio spirituale agli stregoni, oltre a una mortale tecnica da usare per la propria difesa personale. Selene incalzava la sua allieva con ripetuti attacchi, la quale ribatteva, colpo su colpo, senza particolari problemi.

«Devo dire che con le arti marziali te la cavi egregiamente. Si vede che le hai già praticate in passato.»

«Sì, ho avuto un ottimo maestro!» rispose la più giovane delle due, sollevando le braccia in una posizione difensiva che le permetteva di proteggere più facilmente i suoi punti vitali, come la testa e i fianchi.

Le ragazze si studiarono muovendosi lateralmente a piccoli passi. Indossavano abiti comodi per quel genere di allenamento, come maglie di lino e pantaloni succinti, che mettevano in mostra i loro corpi giovani e snelli. Il sudore imperlava le loro fronti, i muscoli erano tesi, entrambe, nonostante si trattasse di un semplice allenamento, erano intenzionate a farsi valere.

«Buonasera ragazze». 

Maximilian varcò l'ingresso dell'arena spezzando la tensione che si era creata.

Selene sospirò: «Per oggi basta così Alteria.» disse, raccogliendo uno straccio per asciugarsi il sudore.

«Perdonatemi, non volevo interrompere il vostro allenamento» si scusò il ragazzo.

«Non fa niente Max, deduco tu sia qua per questioni importanti».

«Sì Selene, siamo stati convocati, l'appuntamento è tra mezz'ora alla sala del consiglio.»

"La sala del consiglio... È dove si incontrano i Cinque Arcimaghi!"

Alteria aveva solo sentito parlare di quella stanza, interdetta a chiunque non fosse invitato personalmente da uno di loro. Quello era il luogo dove veniva amministrata la Torre Scarlatta, dove venivano prese le decisioni più importanti, riguardanti la piccola comunità di stregoni.

«Ok Maximilian, ci troveremo direttamente là.»

Lo stregone si congedò con un inchino mentre richiudeva la porta dietro di se.

«Una convocazione dai Cinque Arcimaghi!» esclamò Alteria. «Per quale motivo sei stata convocata?»

Selene non rispose e fece cenno alla sua allieva di seguirla. Entrarono in una piccola stanza adiacente all'arena, dove una grossa vasca d'acqua tiepida l'attendeva. Le due si spogliarono e si immersero fino al collo.

«Peccato non avere il tempo per godersi questo bagno caldo.» esclamò Selene, rivolgendosi alla sua compagna che la fissava con fare curioso.

«Vuoi sapere perché sono stata chiamata in udienza dagli Arcimaghi?»

Alteria annui.

«Lo scoprirai tra poco, visto che ci verrai anche tu».

***

La Sala del Consiglio era decisamente uno dei luoghi più affascinanti della torre. Le pareti e il pavimento di freddo metallo, erano rivestiti da prezioso marmo bianco, che donava un aspetto nobile e regale al vasto ambiente. L'alto soffitto a volta era decorato da maestosi affreschi, rappresentanti scene che avevano come protagonisti streghe e stregoni. Uno in particolare colpì l'attenzione di Alteria; si trattava di una città ricca di edifici dall'architettura gotica, caratterizzati da numerose torri. I colori sgargianti e l'opulenza erano i principali caratteri che distinguevano quelle costruzioni, create della mano di artisti più che dalle menti di brillanti ingegneri. Sopra ogni torre svettavano figure incappucciate sorrette da verghe color avorio, circondate da luce purpurea e con le mani tese verso il cielo, il quale, sembrava piegarsi al loro volere. Tornò alla mente della ragazza ciò che aveva letto qualche sera fa: senza alcun dubbio, in quel dipinto era rappresentata Zenobia, la sfarzosa capitale della magia.

L'immagine di Alexandros che transitava per le tortuose vie di quella città fece capolino nella sua mente. Chissà se era riuscito a giungere in quel luogo, pensò preoccupata.

«Ehi, ciao!» le sussurrò una voce alle spalle, distogliendola dalle sue congetture. Dass era entrato nella stanza accompagnando il suo mentore. «Non pensavo di trovare qui anche te».

Alteria stava per replicare, ma Selene la zittì, invitandola ad osservare quello che stava per accadere.

Nella parete ovest, su un piedistallo alto circa mezzo metro, ampio quanto il palco di un modesto teatro, erano presenti cinque troni di metallo nero, sulle cui estremità superiori, due piccole sfere erano illuminate da una tenue luce cianotica. Due figure comparvero da uno stretto ingresso ad arco posto alla sinistra: la prima era un uomo dalla mole mastodontica che sfiorava i due metri di altezza, la testa completamente calva poggiata su un collo taurino con una lunga cicatrice sulla guancia destra, il torso nudo costituito da possenti muscoli su cui trovavano spazio numerosi tatuaggi e solo delle braghe marroni a coprirlo. La seconda, che abbagliò i presenti con la sua bellezza fuori dal comune,  era una giovane donna dal fisico slanciato; aveva la pelle liscia al limite della perfezione, capelli biondi come il grano, che scivolavano sciolti lungo l'esile corpo, occhi puri come zaffiri, incastonati come gioielli nel viso angelico e vesti color avorio a ricoprirle le spalle fino all'altezza del seno. Camminava a passi leggeri sul piccolo palco, con un portamento che ricordava quello di una principessa. 

Alteria li guardava estasiata, era la prima volta in sei settimane di permanenza alla Torre Scarlatta che vedeva due membri dei Cinque Arcimaghi.

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora