Capitolo 10 - L'ORLO DELL'ABISSO - finale

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Mi trovavo nella tua città natale quella notte. 

Settimane prima, un gruppo di mercenari armati fino ai denti si era introdotto nel mio covo di allora, guidato da quelli che ho scoperto poi essere i tuoi genitori. Il loro scopo non era eliminare qualche vampiro del mio clan o impadronirsi del mio immenso tesoro. Non toccarono nulla delle mie ricchezze, tranne un mio vecchio diario di viaggio. Si trattava del registro in cui descrivevo l'attività da mercante della mia precedente vita, quando ancora ero conosciuto come Vlad Lotarescu. Su di esso, tra i miei innumerevoli viaggi, avevo anche annotato il percorso che portava alla capitale della magia: Zenobia. 

Nonostante quell'oggetto rappresentasse per me qualcosa di poco valore, cercai in tutti i modi i ladri che me l'avevano sottratto; non potevo lasciare impuniti quei semplici umani che avevano osato prendersi gioco di me. Così scoprii l'identità dei mandanti di quel furto e la loro abitazione. Deciso a lavare col sangue l'onta che avevo subito, mi recai sul luogo per fargliela pagare con le mie stesse mani. 

Quando arrivai alla loro tenuta però, quello che vidi mi sconvolse. I loro possedimenti bruciavano, arsi da un tremendo rogo dalle altissime fiamme. Qualcuno è arrivato prima di me pensai, mentre vidi l'ombra dell'esecutore di tanta devastazione abbandonare quel luogo di morte. Se ne andò come se nulla fosse, volando in cielo, smarrendosi tra le luci del firmamento.

Quando le fiamme si calmarono, decisi di entrare nell'abitazione; la scena che si presentò ai miei occhi riuscì a scuotere anche una creatura ormai priva di sentimenti come me. Erano stati tutti uccisi, indistintamente, uomini, donne e bambini. L'assassino era stato uno solo, li aveva sterminati in modo chirurgico senza che nessuno opponesse resistenza, perché davanti a tale essere qualsiasi velleità sarebbe stata vana. Non aveva guardato in faccia a nessuno, aveva fatto piazza pulita con la stessa freddezza con cui un uomo schiaccerebbe delle formiche. 

Poi, aveva appiccato il fuoco, non solo per eliminare traccia del suo passaggio, ma per distruggere tutti gli anni di ricerche dei tuoi genitori. Trovai il mio diario insieme a tutti gli appunti di tuo padre completamente divorati dalle fiamme. A quanto pare, la loro sete di conoscenza si era spinta troppo oltre, tanto che la Grande Madre aveva inviato un suo emissario per porre fine per sempre alla loro ricerca, facendo sprofondare per altri secoli nell'oblio la leggenda di Zenobia.

«Ho trovato intrigante il lavoro di eliminazione compiuto da chi si fregia di ergersi a difesa del genere umano. Un notevole massacro, degno della più spietata delle creature della notte.» sorrise Lothor, provocando la reazione furiosa da parte di Alexandros.

«Dimmi chi è stato quella notte a uccidere i miei genitori, mia sorella e tutta la servitù se non vuoi raggiungerli all'altro mondo.» 

Lo stregone prese il vampiro per la collottola ed evocando una lama di ghiaccio gliela puntò alla gola.

«Emmaniel.»

«Cosa?»

«Emmaniel, anzi il serafino Emmaniel, uno degli angeli della misericordia.»

Gli angeli sono gli emissari diretti della volontà della Grande Madre. Sono creature divine al servizio della giustizia, dotate di infiniti poteri con cui si ergono a protezione dei devoti e di tutte le creature figlie della luce del sole. Alexandros non poteva credere alle sue orecchie; gli emissari della Dea, avevano sempre combattuto l'eresia e il male e non riusciva a concepire il fatto che uno di essi avesse massacrato la sua famiglia.

"Non ha senso. I miei, con le loro ricerche, non potevano essersi spinti così oltre, fino a provocare la collera delle divinità. Cosa mai potrebbero aver scoperto per meritare tale punizione? No, tutto questo non può essere vero."

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora