«Avete sentito?»
L'intera cattedrale aveva vibrato fino alle più profonde fondamenta.
«Poco fa è scomparsa quella terribile aura maligna, e ora questa tremenda esplosione scaturita da un'immensa potenza magica.»
All'ingresso della struttura Tron stava discutendo con i suoi compagni di quello che aveva percepito. Intorno a loro c'era soltanto morte e devastazione causa dai cruenti scontri che erano stati combattuti. I corpi dei vampiri, ridotti in polvere dagli straordinari poteri del primo arcimago, riversavano le loro ceneri mefitiche sul sacro suolo di quel giardino, dove il sangue dei malcapitati soldati aveva tinto l'erba di rosso.
«Quell'enorme aura...ma-maestro...» balbettò Maximilian, rifiutando di credere alle sue percezioni.
«Tu dici?» Tron sembrava dubbioso, anche se in cuor suo condivideva le stesse sensazioni del compagno. «E' incredibile, il potere che è riuscito a sprigionare.»
Dall'interno della cattedrale il roboante rumore della battaglia riprese con vigore improvviso, ricordando ai tre stregoni che non c'era tempo da perdere.
«Muoviamoci» disse Selene, preoccupata soprattutto per Alteria e Dass, che potevano trovarsi in pericolo all'interno della costruzione.
***
«Non è possibile, non può essere!»
Alexandros si stropicciò gli occhi con le mani lorde di polvere e sangue: Emmaniel era ritto avanti a lui.
Il fetore emanato dal corpo visibilmente ustionato del servitore divino, impregnava l'aria presente nella stanza, mischiandosi al puzzo del fumo, sprigionato dai resti dei piccoli incendi che si erano creati dopo la dipartita dell'araba fenice. Le candide ali erano ridotte a due intelaiature d'ossa, dove rimanevano attaccati pochi brandelli di carne bruciata che si erano fuse con le piume incenerite. Nonostante le tremende ferite, nel petto del cherubino il cuore batteva ancora e la sua energia vitale splendeva come un faro nella notte più buia.
«Non avrei mai creduto che un mortale potesse ferire questo mio divino corpo» esclamò con un pizzico di incredulità, mentre si puliva la testa dai ciuffi dei capelli ridotti in polvere.
"In quell'incantesimo ho messo tutte le mie forze, com'è possibile che sia ancora in vita?"
Alexandros sentì le proprie gambe cedere di colpo cadendo carponi al suolo, accompagnato dagli schizzi di sangue che fuoriuscivano dalle numerose ferite.
Emmaniel non lo degnò d'uno sguardo, la sua attenzione era concentrata solo su se stesso. Osservava gli arti completamente anneriti dalle fiamme magiche; la pelle in alcuni punti si staccava, scoprendo le vive fibre muscolari.
Il suo bellissimo aspetto, capace di ammaliare il cuore d'ogni essere umano era stato orribilmente deturpato.
«Mi ci vorrà del tempo per rigenerarmi.» Ruotò meccanicamente la testa in direzione del suo nemico. «Ora però devo tornare a ciò che ho lasciato in sospeso.»
Raccolse la sua divina arma, costituita di puro diamante, dal punto dove era caduta, avanzando inesorabile verso l'arcimago della Torre Scarlatta.
"Non ho più neanche la forza di strisciare, stavolta è davvero finita."
Per un intero decennio aveva affrontato pericoli di ogni genere. Si era addestrato duramente, trascendendo ogni limite conosciuto, raggiungendo un potere che nessun altro era riuscito ad avere in un così breve lasso di tempo. Aveva sacrificato tutto in quell'ultimo incantesimo dalla forza straordinaria, ma neanche il potere della fenice era stato sufficiente ad eliminare l'essere divino. Tutto l'odio, la rabbia, il rancore trascinato per dieci lunghi anni, concentrati in un unico istante non avevano sortito alcun effetto.
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LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)
FantasyPRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA DELLA TORRE SCARLATTA (IN REVISIONE - STORIA COMPLETA) Esiste un posto dove gli esseri umani possono assurgere all'antico potere di maghi e stregoni, il cui mito è perso tra le sabbie del tempo. L'acquisire facoltà fuori d...