Capitolo 13 - SACRIFICIO - seconda parte

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In sella a un magnifico destriero dai ricchi paramenti, il cavaliere giunse nel cortile antistante alla cattedrale, poco prima del calar della sera. 

Inondata dai raggi del sole la splendida armatura riluceva fulgida in tutte le sue parti. Più che uno strumento di difesa sembrava un'opera d'arte. Il metallo era perfettamente levigato e ricco di decorazioni disegnate dall'Angelo Forgiatore, la cui mano traeva ispirazione dalla Dea stessa. 

La Cattedrale Celeste di Florentia troneggiava nel quartiere nobiliare della città. Immersa in uno splendido parco, l'opera architettonica era tra le più vaste e belle che l'abilità dell'essere umano potesse costruire, tanto da ospitare essa stessa uno dei nobili messaggeri divini conosciuti con il nome di Angeli. 

Il cavaliere salì con passo deciso i pochi gradini d'ardesia che lo separavano dal portone d'ingresso principale, dove due soldati appoggiati alla loro alabarda, si inchinarono in segno di rispetto. La gigantesca entrata si spalancò con un sordo stridere di cardini, rivelando in tutta la sua vastità la navata principale. Il pavimento era lastricato da grossi blocchi di marmo lucido, su cui poggiavano larghe colonne dai capitelli corinzi che si innalzavano fino al soffitto a volta. Su di essa, i migliori artisti dell'epoca avevano affrescato le più belle immagini dell'iconografia religiosa classica. Una pioggia di monili e preziosi cimeli arricchiva ogni altare, mensola o anfratto di quella maestosa costruzione. 

Venne frettolosamente raggiunto da un giovane diacono agghindato con una lunga palandrana bianca, sulla cui testa spiccava il taglio a chierica che si confaceva agli iniziati del sacerdozio.

«Ben arrivato nobile Alioth» disse, cercando di arruffianarsi l'ospite con una pronunciata riverenza.

Il cavaliere si tolse l'elmo che gli cingeva la testa, rivelando la folta chioma bionda dove spiccava il viso dai tratti delicati di un giovane di circa cinque lustri d'età.

«Grazie. Ho saputo che gli altri cavalieri si trovano già qui. Conducimi da loro.»

Alioth seguì l'iniziato a pochi passi di distanza, lungo uno dei corridoi laterali che si diramava nel lato est della cattedrale. Dopo una deviazione a novanta gradi, si trovarono a percorrere il pergolato antistante all'ampio chiostro che occupava la parte centrale della struttura. Proseguirono per alcuni metri, fino a giungere in prossimità di una spessa porta di legno, rinforzata da trame e borchie di solido metallo.

«I nobili cavalieri la stanno aspettando all'interno» disse il diacono, prima di congedarsi.

Il giovane paladino varcò l'ingresso, accedendo ad una piccola stanza dalla forma regolare. All'interno erano presenti due persone, in piedi davanti ad un tavolo dalla forma quadrata. Il primo di essi era un uomo di mezza età, lungo il cui fianco scivolava una grande ascia dall'affilatissima lama. L'altra era una donna dal fisico slanciato, con gli occhi cerulei e i capelli corti. Entrambi indossavano un'armatura dalle pregevoli fattezze, simile alle vestigia del cavaliere appena giunto.

«Bentornato nobile Alioth» si affrettò a dire la ragazza.

«Merak, Dubhe, fratelli miei, porto notizie nefaste purtroppo. I miei occhi sono stati testimoni dello scempio compiuto alla fortezza ove era custodita la Lama di Keshnal.»

«Narraci cos'è accaduto» disse il più anziano, accarezzandosi i folti baffi.

«Un'intera guarnigione delle nostre truppe scelte è stata annientata, e con essa anche tutti i civili che prestavano servizio all'interno della tenuta.»

«Chi ha compiuto il massacro non voleva che rimanessero testimoni» aggiunse la donna.

«Ottima deduzione mia nobile compagna.» 

Alioth, in qualità di cavaliere di rango elevato, ci tenne a sottolineare l'importanza dell'intervento della sua subordinata, prima di proseguire nella sua spiegazione.

«A quanto pare un essere in grado di dominare arcani poteri si è introdotto frontalmente nella fortezza, sterminando chiunque gli sbarrasse la strada. L'abbiamo capito dalle ferite di vario tipo rinvenute sui cadaveri dei nostri soldati. Fuoco, ghiaccio, ferite da scarica elettrica e di altro genere che non siamo riusciti ad identificare. Chiunque fosse, padroneggiava alla perfezione ogni tipo di magia.» L'espressione del cavaliere si fece ancora più cupa: «Le persone che per fortuna o vigliaccheria sono riuscite a guadagnarsi una via di fuga, sono state anch'esse sterminate, lacerate da artigli e denti aguzzi simili a quelli di animali. Si sono accaniti su donne e persone inermi con una tale ferocia da rendere spesso irriconoscibili i loro corpi.»

«Chi può aver compiuto tale scempio se non delle creature figlie della notte come i vampiri?» intervenne sconcertato Merak.

«E' probabile.»

«Trattasi forse del Clan della Lacrima Cremisi?» chiese Dubhe, convinta che la risposta fosse già insita nella sua domanda.

«Gli stessi che hanno compiuto il massacro degli abitanti di Tiluana, la loro firma pare riconoscibile anche su questa strage» disse Alioth, confermando i sospetti dei suoi due compagni.

«Non può essere altrimenti, soltanto un clan molto potente come quello che ha sopraffatto il nobile Pherkad può aver compiuto una tale distruzione» concluse la donna.

«Purtroppo però, non agiscono da soli, hanno al loro fianco un potente alleato, uno stregone o qualcosa del genere. Un essere dai grandi poteri.»

«Nobile Alioth, pensi si possa trattare di qualcuno appartenente a quell'organizzazione eretica chiamata Torre Scarlatta?»

«Non lo so Merak, non abbiamo memoria di attacchi da parte di quegli elementi al nostro ordine, anzi, fin'ora se ne sono stati sempre alla larga, tant'è che i nostri divini signori non hanno mai preso in considerazione una crociata nei loro confronti.»

«Fatto sta che la Torre Scarlatta esiste, e stando alle voci di popolo pare essere anche composta da esseri umani che padroneggiano la magia alla perfezione.»

Sulla considerazione di Dubhe calò il silenzio. L'Ordine dei Cavalieri Celesti, nato secoli or sono per eliminare l'eresia nei confronti della Grande Madre, aveva esplicitamente evitato di affrontare gli accoliti della Torre, minimizzando perfino i racconti sulle loro gesta, spesso bollandoli come mere superstizioni dei villici.

"Perché non si è agito fin da subito a sradicare questa setta, quando invece si è usato il pugno duro contro categorie di miscredenti ben meno pericolose?" si domandava il giovane Alioth. Non era però né il momento, né la sede, per affrontare questo genere di discorsi.

«Che ne sai al riguardo Dubhe?»

«Corre voce tra la plebe che si tratti proprio di esseri umani e a quanto pare i loro servigi vengono sempre più richiesti dai signori locali, per eliminare minacce come ombre, vampiri e altre creature del male che si manifestano nel nostro mondo. I loro modi tutto sommato discreti, vengono considerati molto più rapidi ed efficaci rispetto a quelli dei cavalieri del nostro ordine.»

«Conosco le storielle al riguardo» proseguì Alioth «per questo non capisco cosa ci fa uno di essi alleato ad un clan di vampiri.»

«Potrebbe essere un cane sciolto, oppure l'inizio di una guerra contro i nostri territori, o addirittura contro tutto ciò che l'Ordine Celeste rappresenta» concluse Merak.

«Fatto sta che rappresentano una seria minaccia. Il pugnale di Kesnhal è sempre stato ambito da eretici e adoratori del male e, pur non conoscendo cosa rappresenti per loro, deve nascondere un enorme potere al suo interno per giustificare una tale rappresaglia. Chiederò udienza al Divino Emmaniel, lui dall'alto della sua saggezza saprà guidarci nel difficile percorso che ci si prospetta davanti.»

Alioth raccolse il consenso dei suoi compagni e si recò verso la stanza più alta di tutta la cattedrale. 

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora