Capitolo 16 - LE LACRIME DEL CUORE - prima parte

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I due giovani salivano a grandi passi la tortuosa scalinata della guglia principale. Grazie alla loro scaltrezza, e alla confusione generata dai numerosi scontri che si susseguivano all'interno di tutta la cattedrale, riuscirono a giungere in quel luogo senza aver incontrato troppi pericoli.

«Sei sicura che abbiamo imboccato la strada giusta?» domandò Dass alla sua compagna.

«No, ma me lo suggerisce il mio istinto.»

Il giovane sentiva di essere in balia degli eventi, ma non poteva fare altro che fidarsi di Alteria. Le azioni della ragazza erano guidate dal richiamo che giungeva al suo cuore, una debole voce che si sovrapponeva al suo sesto senso e che l'aveva guidata nella labirintica cattedrale.  

Giunti circa a metà torre, entrarono in un'ampia stanza dalla forma circolare, dove le loro narici vennero violentemente investite dall'odore di carne bruciata e sangue in ebollizione. Una dozzina di corpi lacerati da una tremenda esplosione giacevano sparsi sulla fredda pietra. I volti sfigurati dalle altissime temperature li rendevano irriconoscibili, le vesti che indossavano si erano fuse con la pelle. Quello spettacolo torse le budella ai due, tanto da suscitare un piccolo rigurgito ad Alteria. Il suo compagno si apprestò a sincerarsi delle sue condizioni.

«Tutto bene?» domandò con apprensione Dass.

«Sì, scusami, non è niente.»

Non era la prima volta che capitava di trovare un mucchio di cadaveri da quando si erano introdotti nell'abbazia, tuttavia non era il genere di spettacolo a cui ci si poteva abituare.

«Chi può aver fatto una simile carneficina?» chiese Alteria.

Dass non rispose, dissimulando le proprie idee.

In cuor suo sapeva ciò che poteva essere successo, ma non avrebbe avanzato nessuna ipotesi al riguardo, non a voce alta almeno, altrimenti avrebbe contribuito ad agitare ulteriormente la propria compagna d'avventura.

«Guarda!» disse indicando un punto della stanza, cercando così di sviare l'attenzione da quel discorso. «Ci sono tre corpi che presentano delle ferite differenti.»

Si trattava dei tre cavalieri celesti. Le loro armature, di origine divina, scintillavano con vigore nella penombra provocata dall'illuminazione artificiale, contrastando con il loro splendore la cupa mortalità che dominava in quel luogo.

I due si avvicinarono per sincerarsi delle condizioni dei corpi.

«Indossano delle vestigia che non avevo mai visto. Devono appartenere all'ordine dei Cavalieri Celesti, di cui ho sentito tanto parlare» esclamò Dass, rimembrando le storie che aveva udito in passato su quei nobili combattenti.

Alteria colse la spiegazione del suo compagno, mentre esaminava le spoglie di un giovane dall'aspetto elegante e lunghi capelli biondi.

«È ancora vivo!» esclamò con stupore. 

Sotto la parte di corazza che proteggeva il torace, vedeva il diaframma contrarsi in un lento e irregolare moto. La ragazza avvicinò l'orecchio alla sua bocca e ne percepì il flebile respiro.

Osservando la chiazza di sangue che si allargava al suolo, capì che doveva essere ferito all'altezza del bacino. Con l'aiuto di Dass lo mise su un fianco, riuscendo a vedere la brutta ferita da dove scaturiva l'emorragia.

«Ma che fai? lo curi?»

«Certo Dass, se non fermo la fuoriuscita di sangue morirà.»

Alteria si concentrò, incrociando i propri palmi sulla ferita. Una calda forza mistica dai riflessi cerulei scaturì dal suo corpo giungendo alla lacerazione, riducendone così la superficie fino a cicatrizzarla.

Alioth ebbe un sussulto prima di riprendere i sensi.

«Chi siete?» 

La voce tremante si udiva a fatica.

«Cerca di non sforzarti» disse la ragazza, terminando il proprio incantesimo.

«Ho capito, siete anche voi stregoni.»

«Anche?» domandò Dass, sapendo benissimo dove voleva arrivare con la sua questione.

«Lo stregone dal mantello cremisi» rispose con un fil di voce.

«Dove? Dove l'hai visto?»

Alteria sentì il proprio cuore agitarsi nel petto. Visibilmente irrequieta, scosse energicamente il giovane cavaliere per farlo parlare più in fretta, rischiando così di riaprirgli la ferita.

Alioth evitò di rispondere, e si incupì in volto.

«Ho capito, è stato lui a compiere questa strage» disse Dass, trovando conferma ai suoi reconditi sospetti. Alteria lo guardò con gli occhi stralunati. Non poteva credere a quello che aveva appena detto il suo compagno, sicuramente si trovava in errore.

«Lui...» Alioth spinse sulle braccia cercando di assumere una posizione seduta «...Lui è diverso da voi, il suo animo è stato corrotto dal male.»

«Non può essere, ti sbagli!»

Alteria gli urlò contro tutto il suo rifiuto per la realtà. Sentiva le sue certezze sbriciolarsi come un castello di sabbia, mentre il mondo attorno a sé mulinava impazzito. Il ragazzo che l'aveva salvata, l'uomo di cui si era innamorata, non poteva aver compiuto tutte quelle azioni malvagie. Si sentì quasi mancare, quando all'improvviso, un concitato rumore di passi proveniente dalle scale attirò la sua attenzione. Si trattava di vampiri che attratti dall'odore della morte si stavano radunando in quel luogo. Alioth raccolse la propria spada e si tirò in piedi sorreggendosi al braccio di Alteria.

«Ascoltami ragazza, per il tuo amico c'è ancora speranza. Ho percepito un barlume di luce nella sua anima e il fatto che mi abbia risparmiato la vita è la miglior riprova per le mie sensazioni. Ora, probabilmente, si trova nelle stanze del divino Emmaniel in cima a questa torre. Raggiungilo, e cerca di riportarlo alla ragione prima che sia troppo tardi.»

Con il loro grottesco aspetto, i nosferatu si riversarono alla spicciolata nella stanza circolare mostrando le fauci ai tre ragazzi in segno di sfida.

«Vai Alteria! Soltanto tu puoi salvare Alexandros!»

«Dass ma che dici, non posso abbandonarvi!»

«Ehi, ma di che ti preoccupi?» il giovane mago gonfiò il petto cercando di darsi un'aria spavalda. «Sarà uno scherzo per me fermare questi quattro succhiasangue.»

Non convinta di quelle affermazioni, la ragazza esitava ad abbandonare il compagno e il cavaliere ferito.

«Vai! Ora!» le gridarono all'unisono.

Alteria corse verso la scala che portava ai piani superiori, si voltò solo un istante ad osservare i due che si preparavano allo scontro, poi si diresse verso la sua meta. Corse a perdifiato i gradini che la separavano dalla stanza dell'arcangelo; le lacrime scendevano copiose perdendosi come gocce di rugiada in una fresca mattinata primaverile. Il cuore le batteva talmente forte da scavare nella carne per cercare di uscire dal corpo che l'ospitava. A guidarlo in quel suo tambureggiare ritmico era il vortice di emozioni in cui la mente della ragazza galleggiava, annegando la ragione. Dopo innumerevoli giorni di assenza, si sarebbe finalmente ricongiunta al ragazzo per cui provava il più nobile dei sentimenti. 

Giunse di fronte all'immensa porta che celava la dimora di Emmaniel: Alexandros si trovava dietro quell'uscio.

Trattenne il fiato per l'eccitazione, mentre con entrambe le braccia spinse per spalancare l'enorme anta d'ingresso. 

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora