CAPITOLO 12 - GIORNI DI UN DOLCE PASSATO - finale

88 21 32
                                    

Pur avendo avuto viveri e indicazioni da parte di Sal Azar il ritorno dal deserto non fu comunque una passeggiata. Un unico pensiero guidava i miei passi contro sudore e fatica: per la prima volta dopo anni, avevo più di una pista da seguire. 

Giunto al villaggio, al confine del grande deserto, trovai lei ad aspettarmi. Si avvicinò gettandomi le braccia al collo, e le sue labbra incontrarono le mie in un bacio appassionato. L'allontanai dopo qualche istante, quasi infastidito dalla sua presenza. Ogni giorno che passava i miei sentimenti nei suoi confronti andavano scemando. Altrettanto non doveva essere per lei, i suoi occhi color smeraldo brillavano come quelle di una persona, che nei giorni della mia assenza, doveva aver sofferto terribilmente.

«Allora mio adorato allievo, hai avuto le risposte che cercavi?» disse, ricomponendo la maschera da donna tutta d'un pezzo che solitamente usava indossare. 

Esmeralda, probabile futura arcimaga della Torre Scarlatta, soltanto con me mostrava il suo lato fragile e sentimentale.

«Zenobia» mi limitai a rispondere.

«Zenobia? Ne ho sentito vagamente parlare, mi stai dicendo che i tuoi genitori sono morti inseguendo una città la cui memoria si perde nelle leggende?»

«E' ciò che voglio scoprire.»

Soltanto lei alla torre era a conoscenza della mia assillante ricerca. Ossessione che stava fagocitando lentamente ogni briciolo di umanità, fino a divorare i miei sentimenti nei confronti dell'unica persona al mondo che provava qualcosa per me.

Esmeralda. 

La stavo allontanando sempre di più, facendola soffrire. Lo nascondeva bene come era solita fare, ma io ero in grado di capirla meglio di chiunque altro. Poteva tenere celati a chiunque i suoi sentimenti, ma non a me. Soltanto con il sottoscritto era riuscita ad aprire il suo cuore, ad abbandonarsi a quelle emozioni che aveva rinnegato. La cosa peggiore però, è che tutto ciò mi lasciava sempre più indifferente. 

Esisteva solo la mia sete di vendetta. Fino a quando non avrei trovato gli assassini dei miei genitori, non mi sarei mai dato pace.

Sulla strada di casa non feci altro che pensare a mio padre Thannis, a mia madre Leda e alla mia sorellina. Ai loro corpi trucidati, rinvenuti insieme a quelli della servitù nell'ormai ex tenuta di famiglia. 

Cleo, aveva appena quattordici anni quando morì, proprio come quella ragazzina che ho salvato qualche settimana fa a Mirtia. Non era la prima volta che mi trovavo a pensare a lei; sarà stato per il fatto che mi ricordasse proprio Cleo, o forse perché quella vicenda ci aveva legato in qualche strano modo, fatto sta che la sua immagine continuava ad apparire nei miei sogni.

Dovevo rivederla.

Congedai Esmeralda dicendole che avevo altri affari da sbrigare prima di tornare alla torre. Lei non meritava le mie bugie, ed io di certo non meritavo il suo amore.

Senza neanche accorgermene mi ritrovai a vagare nei dintorni di quel magazzino alla periferia della città. Che stupido pensai, mentre ne varcavo la soglia, stavo perdendo tempo dietro un assurda promessa fatta ad una normalissima ragazza di città. A quest'ora avrà rimosso quella brutta esperienza e sarà tornata alla semplice vita di tutti i giorni...

«Sapevo che saresti tornato.»

Quella voce.

Sgranai gli occhi dalla sorpresa, senza riuscire a dire una parola.

«Me l'avevi promesso. Da quel giorno vengo qui in ogni mio momento libero, nell'attesa del tuo ritorno.» disse, con la voce rotta da un pianto di gioia.

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora