Capitolo 16 - LE LACRIME DEL CUORE - seconda parte

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Il rumore della carne lacerata dai ferali artigli suonava come una piacevole melodia, per i suoi ispidi padiglioni auricolari. Una composizione che aveva bisogno di un grido di dolore per raggiungere la perfetta sinfonia, ma tale soddisfazione dal cherubino non sarebbe mai giunta. Quel corpo, ritenuto invulnerabile da mano mortale fino a quell'infausto giorno, non era in grado di provare dolore. Durante i lunghi minuti, in cui aveva iniziato le sevizie, non aveva mai proferito un minimo suono dalla bocca. Eppure, il lavoro che stava compiendo era magistrale, degno del più sadico boia infernale. Gli arti mutilati giacevano sparsi sulla fredda pietra, ciò che era rimasto delle ali carbonizzate era stato sezionato e sparso ai quattro angoli della stanza. La cassa toracica scarnificata mostrava il cuore ancora pulsante del divino messaggero, il cui corpo era ormai ridotto in stato larvale. Emmaniel, mentre veniva spolpato centimetro dopo centimetro , rivolgeva il suo pensiero alla fine di tutto, che inesorabile l'avrebbe presto raggiunto. 

L'occhio sinistro gli fu strappato con un rapido gesto, da quelle mani che di umano non avevano più neanche la parvenza. Il mostro lo soppesò per un istante, ammirando la perfetta orbita dipinta d'azzurro, prima di ingoiarlo come fosse gomma da masticare. All'angelo non rimase che osservare la propria fine, con l'unico occhio che gli era rimasto, aggrappato come un naufrago al coriaceo soffio vitale che ancora scorreva in quel che rimaneva del suo corpo. Vedeva il suo carnefice godere di ogni istante in cui lo deturpava. Era stato del tutto inutile resistere a quell'essere, perfino la sua spada divina giaceva spezzata, vittima di quella tremenda forza sovrannaturale, superiore anche a quella del signore degli inferi Keshnal. Non sembrava esser mai sazio di tutta quella violenza, come se, per colmare i dieci anni in cui aveva atteso la sua vendetta, dovesse protrarre quelle torture all'infinito.


All'improvviso qualcosa solleticò i suoi sensi, distraendolo dal suo macabro lavoro.

«Chi osa disturbarmi?» tuonò, mentre i suoi muscoli programmati per uccidere si mettevano in movimento, senza il bisogno di una volontà che li comandasse. Come un fulmine raggiunse l'ignaro intruso, pronto ad affondare i mortali artigli nella morbida carne della sua vittima.

Il suo attacco si fermò una frazione di secondo prima di commettere l'omicidio.

«Tu... tu sei...» il demone vacillò, davanti a quell'esile corpo.

Riconobbe i biondi capelli che le coprivano la fronte, gli splendidi occhi marroni mascherati dai grandi occhiali e le labbra sottili che solcavano il giovane viso dalla pelle diafana.

«A-Alteria...» pronunciò a fatica il suo nome, vergognandosi per il tono gutturale della sua attuale voce.

«Alexandros?» domandò lei in modo appena percettibile, mentre una lacrima le scendeva lungo le guance.

Disgustato per quello che era diventato, lo stregone indietreggiò di alcuni passi, cercando di celare il proprio mostruoso aspetto dietro le nere ali che gli spuntavano dalla schiena.

La ragazza,  per nulla intimorita, avanzò verso quella creatura. Quando giunse a poche spanne di distanza, tese una mano, nel tentativo di toccarla.

«Non ti avvicinare!» l'aggredì lui.

Alteria, spaventata dalla reazione, si fermò, stringendosi nelle proprie vesti.

«Sei proprio tu?» osò chiedere.

«Ti prego, non guardarmi così, non in quel modo!»

Cercò di chiudersi ancora di più su sé stesso per nascondersi all'innocenza del suo sguardo. Quegli occhi, puri come diamanti, lo fissavano carichi di commiserazione, ferendolo con la forza di cento lame.

«Vattene via! Vattene, prima che ti faccia del male!»

«Ti prego, smettila!» disse lei, dando fondo al suo coraggio «Io non posso... io non posso...»

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora