Capitolo 4 - MATERNITY BLUES - finale

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Selene sospirò lasciandosi abbandonare contro la parete. Chiuse gli occhi e si strinse in se stessa, sopraffatta dal fiume in piena dei suoi ricordi.

«Alteria, io adoravo mio fratello era la persona più importante della mia vita, l'unica, dopo aver lasciato per sempre la fattoria dei miei genitori...»

...Hans invece, agli occhi di una sedicenne che aveva passato la sua vita nella modesta campagna, era bello come un dio. Il suo portamento, il suo modo di parlare, l'aspetto curato era qualcosa a cui non potevo sottrarmi. Io lo amavo, con il suo carisma mi aveva ammaliato tanto da riuscire ad allontanarmi da Simon.

Lui capì la situazione e mi abbracciò.

Non dimenticherò mai le sue ultime parole: «Sorellina ti prego, non morire», poi si voltò e sparì per sempre.

Hans riunì tutte le persone che gli davano credito in un'immensa sommossa popolare, che aveva come scopo il rovesciamento del vecchio regime. Per le strade montava la rabbia e la popolazione incitata all'odio dal proprio leader attaccò le istituzioni, che reagirono nell'unico modo che conoscevano. Le guardie furono autorizzate così a usare la forza e le persone inermi, davanti alla potenza delle armi da fuoco, cominciarono a cadere al suolo come mosche.

Fu una carneficina.

Gli abitanti indifesi scappavano in ogni direzione, calpestando senza riguardo i feriti o chi non aveva la prontezza di mettersi in salvo, le urla terrorizzate arrivavano fino al cielo, l'aria era impregnata dell'odore della morte. Mentre tentavo di mettermi al riparo, un soldato con il suo fucile puntò alla mia schiena: sarei morta se non fossi inciampata sul cadavere di un bambino. Caddi a terra a un palmo dal suo volto, nei suoi occhi sbarrati potevo scorgere l'innocenza di una creatura perita in un modo assurdo e senza alcun senso. Mi rannicchiai tappandomi le orecchie, i boati degli spari e le urla dei fuggiaschi erano assordanti, alcuni mi calpestavano, altri cadevano a terra senza vita, seppellendomi sotto il loro peso. Nella mia testa rimbombavano le ultime parole che mi aveva detto Simon, il suo ultimo appello, a cui mi aggrappai, con tutta me stessa.

Selene fece una pausa per prendere fiato, i suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Alteria ammirò la bellezza di quella giovane donna dal passato turbolento e ricco di ideali. Le si avvicinò senza dire nulla, il suo sguardo carico di comprensione valeva più di mille parole. Le lacrime scendevano copiose lungo il viso, fu così che ad Alteria sembrò naturale allora posare la sua mano sulla spalla dell'amica. Un piccolo gesto, quasi insignificante, che però le trasmise una scintilla del suo calore umano. 

Selene avrebbe voluto abbandonarsi in lacrime tra le braccia dell'allieva, mostrando tutto il suo lato più fragile, ma il rumore di passi proveniente dalla scala adiacente, la costrinse a riprendere il controllo di se stessa.

Dordei e Max di ritorno dall'obitorio, rientrarono nella stanza.

«Ho interrotto qualcosa?» domandò il ragazzo, percependo la strana aria che tirava.

«Nulla» disse Selene, sforzandosi di sorridere dopo aver asciugato le ultime lacrime con la manica. «Avete trovato qualche indizio?»

«Niente di rilevante per le indagini purtroppo» scosse la testa il ragazzo.

«Neanche noi.»

«Siamo a un vicolo cieco allora», disse il capitano delle guardie, «non ci resta che aumentare la sorveglianza e sperare di fermare lo spirito maligno prima che possa compiere un altro delitto. Sarà un po' come cercare un ago in un pagliaio!» concluse sconsolato.

«Io veramente qualcosa l'avrei scoperto!» Era Dass ad aver parlato dalla sua scrivania, usata fino a poco prima come cuscino per la sua testa.

«E l'avresti scoperto dormendo, idiota?» lo insultò Selene.

Il ragazzo sbadigliò.

«No, l'ho scoperto prima di addormentarmi!» sorrise con aria innocente.

La ragazza fece partire da un dito una piccola scarica elettrica che andò a fulminare il ragazzo, bersaglio della sua ira.

«Ahia! Ma che ho fatto?»

«Che aspettavi a dircelo?» aggiunse furiosa.

«Selene, ora cerca di calmarti» disse Maximilian, cercando di riportare la compagna alla ragione «e tu raccontaci cosa hai scoperto.»

«Beh ecco, ho trovato un caso di infanticidio che risaliva a qualche mese fa, solo che qui a differenza degli altri casi la madre è ancora viva.»

«Potrebbe non esserci nessun collegamento» disse Selene, che nel frattempo aveva ritrovato la calma.

«Però è una pista che vale la pena seguire» aggiunse Dordei, prendendo in mano il fascicolo di cui parlava Dass. «Stando a quello che c'è scritto qui, la donna che ha commesso il delitto è ora rinchiusa al manicomio cittadino.»

La speranza, di aver trovato qualcosa che li facesse avvicinare alla soluzione del caso, fece ritrovare coraggio e fiducia ai presenti.

***

Era notte inoltrata e Dordei aveva dato appuntamento ai ragazzi alla mattina successiva. Nel frattempo, erano stati indirizzati a una locanda che si trovava a pochi passi dalla caserma. Era un posto abbastanza spartano, ma piccolo e confortevole. I ragazzi avevano cenato con una zuppa che il proprietario gli aveva riscaldato in via eccezionale per non farli andare a dormire a stomaco vuoto. Su ordine del capitano delle guardie, aveva riservato loro quattro piccole stanze singole, composte da un letto, una brocca d'acqua, asciugamani e una piccola vasca. Stanchi, i ragazzi si salutarono, dandosi appuntamento alle ore successive all'alba.

Maximilian si tolse gli stivali, si slacciò il cravattino e i primi bottoni della camicia. Si sdraiò sul letto con le braccia incrociate dietro la testa, fissando le ombre che la luce notturna creava sul soffitto. Ripensava all'indagine, all'indizio che avevano trovato, alla piega che potevano prendere gli eventi se avessero dovuto affrontare lo spirito maligno che tormentava quelle giovani donne. Immerso nei suoi pensieri stava per chiudere gli occhi, quando sentì bussare alla porta.

Era Selene.

Il suo viso era più triste del solito, gli occhi segnati da lacrime appena versate. Gli si gettò con le braccia al collo cogliendolo di sorpresa. Indossava solo una camicia da notte senza maniche che le scivolava sul seno scendendo lungo le esili cosce. I capelli corvini lasciati sciolti le coprivano parzialmente il viso, sfiorando le pupille castane, dove baluginava il chiarore di un'anima ferita. Vinto lo smarrimento iniziale Maximilian la strinse a sé. Si inebriò con il suo odore sensuale, il profumo di un ciliegio in fiore, si abbeverò con il calore del suo corpo lasciandosi trasportare dalle emozioni.

«Ti prego tienimi qui con te» le disse con voce tremante «questa notte non voglio stare da sola.»

Lontana era in quel momento la forte donna dotata di grandi poteri, davanti al ragazzo c'era solo la Selene fragile e vulnerabile, in balia dei ricordi del suo triste passato. Tremava come un foglia catturata della brezza del mattino, Maximilian l'abbracciò ancora più forte e la baciò. Labbra carnose, dolci come zucchero si posarono sulle sue accarezzandone la consistenza.

Selene si lasciò completamente andare, ancorata all'unico appiglio che negli anni della Torre Scarlatta l'aveva mantenuta umana. Rivedeva in lui la nobiltà di Hans e lo spirito gentile di suo fratello Simon, gli uomini che avevano segnato gli anni precedenti della sua vita, riaffiorati in superficie dopo la sua confessione in compagnia di Alteria.

Quell'uomo rappresentava la sua ancora di salvezza nelle torbide acque della malinconia.

Quella notte, non sarebbe stata sola.


LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora