Capitolo 6 - DAL TRAMONTO ALL'ALBA - prima parte

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«Alteria!»

Si risvegliò di colpo urlando quel nome.

Il respiro era affannoso, greve, come se un macigno impedisse al diaframma di contrarsi, la sua pelle pallida e fredda, impregnata di sudore.

"Soltanto un incubo..." pensò, mentre il pagliericcio di quel giaciglio improvvisato gli sfregava sotto le cosce. Il fienile abbandonato però, era capitato a fagiuolo e gli aveva offerto un dignitoso riparo per quella notte, fredda e piovosa.

"Soltanto un incubo... " ripeteva nella sua mente, mentre il rombo di un tuono squarciava le tenebre notturne. L'immagine della giovane ragazza, di cui era stato salvatore anni or sono balenava ancora nei suoi ricordi. Pur non riuscendo a distinguere nitidamente le immagini della visione che lo aveva appena tormentato, sentiva che Alteria si trovava in pericolo. Scacciò quell'infausta convinzione dai propri pensieri, alzandosi in piedi per darsi la definita svegliata. L'alba sarebbe presto giunta.

Un temporale primaverile imperversava fuori dal suo occasionale rifugio. Lo scorrere della pioggia che scivolava lungo le grondaie, faceva da sottofondo alle sue congetture mattutine.

"Riuscirò mai a dare un senso alla morte dei miei genitori?"

Era quello lo scopo che aveva animato l'ultimo decennio della sua vita. Gli aveva permesso di affrontare prove inimmaginabili, trascendendo la natura stessa dell'essere umano. Il pensiero di non riuscire a compiere queste sua volontà, lo tormentava ogni volta che sembrava esser vicino alla soluzione del suo quesito, prima di impantanarsi inevitabilmente nell'ennesimo vicolo cieco. 

Stavolta però le informazioni in suo possesso sembravano tutte portare in quella direzione. Dopo esser venuto a conoscenza dell'esistenza di Zenobia, aveva cercato ossessivamente un indizio che ne portasse all'ubicazione, ma qualsiasi pista aveva perpetrato si era rivelata una nuvola di fumo. Nell'inseguire quella chimera però, venne a conoscenza di un nome ricorrente in alcune antiche leggende associate a quel luogo, il nome di un mercante che negli scritti dei suoi viaggi citava la mitica città perduta: Vlad Lotaresku.

Fu nel cercare in alcuni appunti, lasciati dai suoi genitori nei loro innumerevoli viaggi, che scoprì che loro stessi avevano avuto occasione di incontrarlo. Come poteva quest'uomo esser ancora al mondo quando, secondo il mito, il suo viaggio a Zenobia era stato compiuto numerosi secoli fa?

La risposta era semplice quanto agghiacciante.

Vlad Lotaresku aveva da tempo rinunciato alla sua umanità, ed era sopravvissuto fino ai giorni nostri, nel corpo maledetto dalla vita eterna di un vampiro.

Lothor, era il nome con cui era conosciuto in epoca odierna, il famoso principe sanguinario dei vampiri del clan della Lacrima Cremisi.

***

Alexandros aveva seguito per mesi i passi del clan della Lacrima Cremisi fino a scoprire il loro covo, situato nella città di Tiluana. Era un agglomerato di case di legno e vie polverose, costruita in una valle prossima a una grande miniera di carbone, venuta in auge in epoca moderna, successivamente all'industrializzazione delle nazioni. La popolazione era principalmente composta da minatori soprattutto lavoratori occasionali e, visto il gran numero di grotte e cunicoli sotterranei, rappresentava il luogo ideale per i vampiri che desideravano nascondersi dalla luce del sole. 

Lo stregone aveva preso contatto con un cacciatore di vampiri giunto in città prima di lui, che gli aveva dato appuntamento in un bordello di periferia chiamato Titty Twister. "Aperto dal tramonto all'alba" recitava l'insegna all'ingresso, illuminata da un contorno di torce fiammeggianti che danzavano piegate dalla brezza del vespro. 

Dentro l'ambiente era tra i più rozzi e volgari che ricordasse: minatori, ubriachi e persone dal fare poco raccomandabile consumavano alcol, fumando tabacco e oppio seduti ai tavoli. Numerose donne dalle corte gonne e vistose giarrettiere giravano tra le sedute, servendo da bere e intrattenendo gli ospiti con le loro abilità di seduzione. Gran parte dello spazio era occupato da un palco di legno, con una lunga passerella che invadeva la sala quasi a dividerla in due. 

Alexandros rimase impalato sull'uscio a scrutare l'ambiente, sotto lo sguardo indagatore di alcuni astanti, infastiditi dalla presenza dello straniero. Le occhiatacce e i commenti a bassa voce lasciavano capire che quella gente mal si prestava ad accogliere i forestieri.

«Ehi, ragazzo!»

Un uomo sulla quarantina, con folti baffi e pizzetto corvini, fece cenno con la mano allo stregone di avvicinarsi. Sedeva al tavolo con due personaggi dall'aspetto poco rassicurante. Il primo era un uomo di bella presenza dai capelli brizzolati. Aveva l'aria di essere un duro, e lo strano tatuaggio tribale che aveva sul collo serviva ad accentuare quella sua caratteristica. Il secondo, leggermente più alto e probabilmente più giovane, indossava degli occhiali che nascondevano parzialmente le piccole pupille ferine, che ruotavano come impazzite in ogni direzione, osservando ciò che aveva intorno in modo maniacale. Alexandros riconobbe dalla descrizione il tizio che lo aveva invitato a raggiungerlo, si trattava del cacciatore di taglie che doveva incontrare, conosciuto nell'ambiente con il nome d'arte di Sex Machine. Fu il tizio con gli occhiali a lanciargli uno sguardo minaccioso prima che lo stregone potesse accomodarsi.

«Ehi, amico, ma che razza di vesti porti? Sei per caso un saltimbanco?»

In effetti il mantello rosso vivo in cui era avvolto, non passava certo inosservato in un ambiente composto principalmente da bifolchi dalle vesti lorde, con la pelle coperta dalla polvere del carbone.

«Richard non esser maleducato» intervenne il più anziano dei due.

«Lo sai che non sopporto i circhi e tutta la gente che ci lavora» replicò il più giovane, con il tono di un bambino capriccioso.

«Ragazzi, questo è un mio ospite, garantisco io per lui» sentenziò Sex Machine, per calmare gli animi.

«Alexandros, ti presento i fratelli, lui è Seth» disse, indicando il più anziano, «mentre lui si chiama Richard.»

«E tu cosa sei? Una specie di prestigiatore?» continuò a incalzarlo Richard.

«Se vuoi estraggo una colomba da sotto il mantello» rispose sarcastico Alexandros, suscitando l'ilarità dei presenti, escluso il suo interlocutore a cui continuava ad esser sgradito.

Dietro i due fratelli, lo stregone notò che c'era un'adolescente, con il volto nascosto da lunghi capelli che le si riversavano sulla fronte. Non era il genere di ragazza che c'entrava qualcosa con quel luogo e se ne stava chiusa in se stessa, con lo sguardo rivolto al pavimento, stringendo la lunga gonna tra le mani.

«E lei invece?» chiese Alex, indicando la giovane.

«Lei è una nostra amica, ma è un po' timida e preferisce starsene in disparte» tagliò corto Seth, cercando di smorzare sul nascere la curiosità del nuovo arrivato. Suo fratello girò di colpo la propria sedia mettendo una mano sulla coscia della ragazza, mentre l'altra le strinse le guance tra il pollice e l'indice facendola gemere di dolore. Il suo sguardo era carico d'odio e rabbia nei confronti di quello che sembrava essere il suo aguzzino.

«Ehi, amico, anche a te piacciono questi bei visini?» domandò Richard, senza nascondere le proprie perverse intenzioni.

«Lasciala stare, fratellino» intervenne Seth, facendogli mollare la presa. Ma le occhiate che il più giovane dei fratelli lanciava in direzione della ragazza, ne facevano chiaramente intendere le cattive intenzioni. La stava letteralmente mangiando con gli occhi: sentiva le sue più sordide pulsioni ululare come bestie impazzite, davanti a quel corpo di giovane donna ancora acerbo.

«Io però ragazzi sono curioso, Seth, hai lasciato la tua storia a metà» Intervenne Sex Machine, cercando di spostare altrove l'attenzione, riprendendo una conversazione antecedente all'arrivo di Alexandros.

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora