Capitolo 7 - UN FIORE DAI NERI PETALI - terza parte

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La giovane maga aveva fatto giorni prima un preciso resoconto, ricco di particolari, di quando lei e Theresa erano rimaste sole, in balia della donna posseduta dall'ombra. Espressamente, la parte che aveva attirato l'attenzione dei due arcimaghi, era quella in cui lo spirito maligno l'aveva minacciata di evocare il suo Quaresh: tentativo che però era risultato infruttuoso.

«Esatto, è un entità molto potente, nessuno stregone alle prime armi avrebbe potuto resistergli,» Hakurei accarezzò pensieroso la propria mascella squadrata, «eppure su di lei non ha avuto effetto.»

«Il suo Quaresh,» intervenne Selene attirando l'attenzione su di sé, «io in questi mesi non l'ho mai sentito agitarsi.»

«Cosa intendi?» domandò Bella aggrottando la fronte per la curiosità, incrinando così la superficie liscia del suo splendido viso.

«Con la velocità con cui progredisce nel campo della magia dovrebbe essere in costante lotta con il suo spirito ospite, ma io non ho mai osservato in lei questo conflitto.»

«Ne sei certa Selene?»

La ragazza annuì.

«Cosa sappiamo di lei, del suo passato?» domandò Hakurei, ricordandosi che già al primo loro incontro Alteria aveva suscitato il suo interesse.

«Non ha mai raccontato il perché si è recata alla torre, è sempre stata elusiva sull'argomento. So però che è figlia di due locandieri di Mirtia, che è abbastanza colta per il ceto sociale da cui proviene e che passa molto tempo in biblioteca.»

«In biblioteca...» ripeté tra sé Hakurei, come se quella rivelazione significasse qualcosa, ma non ne comprendeva il motivo.

«Ah già!» esclamò Selene ricordandosi di aver omesso un dettaglio importante. «Conosce molto bene le arti marziali perché prima di arrivare praticava già una tecnica di combattimento simile alla nostra.»

«Quindi potrebbe averla appresa da qualcuno di noi» concluse l'uomo, sempre più incuriosito.

«Proverò a indagare.»

«Grazie, Selene puoi andare.» concluse Bella rivolgendosi alla ragazza, che si congedò con un leggero inchino in segno di rispetto.

Mentre la porta della sala si chiudeva, Bella guardò il suo pari con sguardo indagatorio.

«Non sei curioso di conoscere meglio le origini di Alteria?»

Lui rise divertito: «Sbaglio o la Torre Scarlatta è un luogo dove il passato delle persone non conta? E' prerogativa di questo posto accettare chiunque, indipendentemente dal proprio passato, almeno chiunque sopravviva al rito del Quaresh!»

Bella sorrise, convinta di aver comunque colto nel segno.

«In realtà quella ragazza attira la tua attenzione molto più che la mia, visto che hai voluto a tutti i costi che si recasse da quella donna.»

«Già, quella donna, nessuno è più bravo di lei nel valutare i poteri di uno stregone.»

***

«Permesso» domandò con un filo di voce la giovane, mentre richiudeva dietro di sé la porticina d'ingresso, lasciando alle sue spalle la gigantesca armatura e il camposanto tempestato di rose. 

Il cigolio dei vecchi cardini infastidì Alteria che non voleva assolutamente disturbare con rumori molesti la quiete che regnava in quel luogo. 

Il santuario aveva passato ormai da secoli i giorni migliori: le pareti erano diroccate, i poveri affreschi presenti quasi completamente cancellati, soltanto un piccolo altare posto in fondo alla stanza sembrava essere ancora in buone condizioni. C'era dell'altro però che attirava l'attenzione; debolmente illuminata dalla luce, proveniente da un pertugio sulla parete ovest, un'aiuola di fiori spiccava, facendosi largo tra la pavimentazione composta da comuni piastrelle d'ardesia. Una figura dai lineamenti femminili nella penombra coglieva uno di questi fiori, accarezzandone i petali. A differenza di quelle all'esterno, queste rose avevano un intenso colore nero, come quello di un cielo senza stelle.

«Questa varietà per vivere può stare alla luce solo poche ore al giorno. Soltanto i raggi del sole al tramonto lambiscono i suoi petali.» recitò la voce della sconosciuta, la stessa che l'aveva invitata ad entrare.

La donna lanciò il fiore in direzione di Alteria che lo afferrò al volo. Una leggera smorfia di dolore la fece accigliare: una delle spine le perforò il dito indice, facendole uscire una piccola goccia di sangue. La giovane maga rimase a osservarne il colore, era rosso intenso, come il colore dei capelli ondulati della donna che le stava davanti. Il suo corpo rasentava la perfezione, sembrava scolpito da un'artista che aveva idealizzato il concetto di bellezza femminile. Indossava un corsetto che le stringeva la vita mettendo ancora più in risalto il prosperoso seno, lievemente celato dalla camicia aperta in una generosa scollatura. La pelle era liscia e senza impurità, i suoi occhi verdi smeraldo brillavano come gemme incastonate nel viso marmoreo di una dea.

«Oh, un fiore che sta sbocciando in tutta la sua bellezza è appena giunto nel mio giardino.» disse la donna dallo sguardo penetrante, avanzando verso Alteria completamente in balia del suo fascino.

"Dalla mia bocca non escono parole, chi è questa donna capace di far sussultare il mio cuore lasciandomi senza fiato?"

«Visto che ci tieni, soddisferò la tua curiosità giovane strega» disse, accarezzando dolcemente il viso della ragazza, «il mio nome è Esmeralda, terzo arcimago della Torre Scarlatta.»

«Al-Alteria.» balbettò.

«Alteria,» sorrise lei, «il tuo odore non è quello stantio delle stanze di quel luogo,» Esmeralda allungò una mano poggiandola sul ventre della giovane, «nonostante il tuo corpo sia lordato dal marchio dell'abisso» concluse, con un velo di tristezza misto a disgusto.

«Perché un fiore così bello si è lasciato potare da mani così impure?» gli sussurrò all'orecchio, mentre le sfilava dalla mano la rosa nera che aveva lanciato qualche istante prima. «Lontano dalla madre terra ogni rosa è destinata ad avvizzire.»

Un petalo del magnifico fiore si staccò, scivolando dolcemente verso il suolo.

"Non ho mai visto una strega, con uno spirito così calmo...ed il suo odore poi...suscita in me dolci ricordi."

«Ehi!» Esmeralda richiamò l'attenzione della sua ospite, cercando di riscuoterla dallo stato catatonico in cui era caduta. «Mi vuoi dire perché ti trovi qui?»

Alteria sobbalzò, come se fosse stata svegliata in piena notte.

«Beh, ecco io... sono stata incaricata di portarle questo artefatto da parte degli arcimaghi Hakurei e Bella.» disse con deferenza, evitando di sostenere ancora lo sguardo della donna che le stava davanti.

«Di che si tratta?»

«Di un bracciale dove alberga uno spirito maligno. Mi hanno detto di consegnarvelo per eseguire un rito di purificazione.»

«Capisco, gentilmente puoi estrarlo dal cofanetto e posizionarlo su quell'altare laggiù?» disse, indicando il luogo esatto dove andava portato. La giovane senza farselo ripetere eseguì l'ordine.

Esmeralda si avvicinò al bracciale, percependo l'enorme potere dell'ombra imprigionata al suo interno.

«Ora eseguirò un rito per separare lo spirito maligno dal suo contenitore e spedirlo nel mondo immateriale. Ho bisogno però del tuo aiuto.»

«Del mio aiuto? Io sono soltanto una novizia, e non ho mai compiuto magie del genere.» rispose la giovane imbarazzata, quasi vergognandosi della propria inesperienza di fronte all'esperta arcimaga che trasudava potere e saggezza.

«Non importa, tu dovrai solo starmi vicino, penserò io a tutto il resto» concluse, mentre le prendeva la mano. Alteria arrossì incrociando gli occhi di Esmeralda che brillavano come stelle.

Posò l'altra mano in prossimità dell'artefatto, le sue labbra si muovevano appena, biascicando deboli parole in un idioma sconosciuto. Alteria spalancò la bocca rimanendo senza fiato, quando percepì il flusso magico che scorreva dalla strega accanto a lei fino all'interno del suo corpo.

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora