Capitolo 5 - CACCIATORI DI OMBRE - finale

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«Cosa vuol dire che non c'è più?» 

Dordei schiumava dalla rabbia, aggredendo furioso l'addetto al magazzino referti, che imbarazzato, non sapeva più come scusarsi. Era un uomo di bassa statura ed età avanzata il quale, per decenni, non aveva fatto altro che svolgere con apatia e scarsa solerzia le mansioni di quel posto di lavoro, che consisteva nell'archiviare gli oggetti rinvenuti sui luoghi delle indagini e sorvegliarli. Ogni reperto era catalogato su un grosso quaderno, dove venivano registrati i movimenti in ingresso e in uscita. In numerosi anni di carriera, non gli era mai successo di smarrire un oggetto e non aveva mai visto il capitano inveire contro di lui in quel modo.

«Non so che dire capitano, eppure io l'avevo messo qui, e nessuno è venuto a reclamarlo in questi giorni» disse, asciugandosi la fronte perlata di sudore.

Dordei sapeva bene che il vecchio magazziniere era solito allontanarsi dalla sua postazione di lavoro per andare a zonzo a farsi i propri affari, convinto che in una caserma della guardia cittadina nessuno avrebbe mai osato rubare qualcosa. Pur essendo a conoscenza di queste sue pessime abitudini, non era mai intervenuto richiamando all'ordine il suo subordinato, diventando così indirettamente complice di quel che era successo. Si diede mentalmente dello stupido, prima di voltarsi sconsolato verso i giovani stregoni.

«Ci sono dozzine di guardie che lavorano in questa centrale e per quanto potrei mettere la mano sul fuoco sull'onestà dei miei uomini, chiunque di loro potrebbe esser stato, tentato dallo spirito maligno, a rubare quel maledetto bracciale.»

La rassegnazione prese campo sui volti dei presenti.

«Non è detto!» esclamò Dass, colpito da un'illuminazione.

«Cioè pensateci bene, lo spirito maligno fino a ora ha avuto giovani madri come vittime.»

Maximilian intuì dove il suo allievo volesse arrivare con quel ragionamento.

«Sì, ma non possiamo escludere, che per muoversi da una donna all'altra usi i mariti, che ingenuamente pensano di fare un regalo alle loro mogli.»

«È proprio questo il punto: quante giovani madri o mariti lavorano in questa caserma? Abbiamo visto che le vittime sono sempre bambini nei primissimi anni di vita!»

La deduzione di Dass trovò i cenni d'approvazione da parte di tutti.

«Questo dovrebbe aiutarci a stringere di parecchio il campo delle ricerche» concluse il capitano.

«Allora non sei scemo come sembri!» esclamò Selene, suscitando l'ilarità dei presenti, Dass compreso.

I quattro si misero a controllare i registri privati del personale, ignari di quello che stava per succedere ad Alteria e Theresa.

***

La ragazza tremava vistosamente, mentre Alteria cercava di tranquillizzarla un po' tenendole la mano.

«Ne sono sicura è lei, questa sensazione è inconfondibile!»

In effetti, anche la giovane maga aveva percepito qualcosa che non andava, un presentimento malvagio che la rendeva irrequieta. I loro occhi trovarono un comune punto d'osservazione, verso una donna corpulenta dall'aria assente che avanzava ciondolando in direzione di un quartiere popolare. Alteria le si avvicinò a breve distanza, facendo attenzione a non farsi notare. Osservandola attentamente, notò che sul braccio sinistro portava il bracciale maledetto.

«Andiamo Theresa, dobbiamo seguirla prima che lo spirito maligno le faccia commettere qualche sciocchezza.»

«No! No! No!»

La ragazza si accasciò a terra stringendosi la testa tra le mani; la sola idea di avvicinarsi all'ombra la terrorizzava.

«Avanti alzati, dobbiamo impedirle di uccidere ancora!»

LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora