Capitolo 7 - UN FIORE DAI NERI PETALI - prima parte

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«Presto risveglierò il quaresh che si impadronirà del tuo corpo e non sarai più padrona delle tue azioni!» la canzonò la madre posseduta dall'ombra.

Legata alla sedia Alteria si dimenava come un'ossessa, mentre lo spirito maligno stava rivolgendo i suoi oscuri poteri contro di lei.

«Risveglierò il male che c'è in te, non potrai farci nulla.»

La giovane maga era terrorizzata. Tentava di gridare, ma il bavaglio stretto sulla bocca le lasciava uscire soltanto un sommesso mugugno. Il cuore batteva all'impazzata tanto da bruciarle nel petto: credeva che presto sarebbe arrivata la sua fine.

«Avanti, svegliati demone e divora l'anima di questa mocciosa!»

Finire così, senza averlo rivisto, era qualcosa che non poteva accettare. Divorata dal rancore di uno spirito maligno nella sua città natale, non avrebbe mai immaginato una morte più assurda da quando, settimane or sono, aveva deciso di prendere il proprio destino tra le mani e inseguire la persona che amava di più al mondo.

"No, non può finire così..."

Alteria sentì un sussulto che le tolse il fiato per un istante, ma nulla di più.

«Cosa? Non è possibile!»

La posseduta si contorse in un'espressione di disappunto. Il suo tentativo di nuocere alla ragazza sembrava fallito miseramente.

«Non può resistere ai miei poteri, una strega di così infimo livello! La sua forza di volontà non è in grado di opporsi al risveglio del quaresh!» farneticò ad alta voce.

"Non so che voleva farmi, ma a quanto pare, non ha funzionato."

La giovane maga ritrovò fiducia, cercando un modo per sciogliere le funi che la tenevano costretta alla sedia.

«Poco male, ho già in mente un altro modo per toglierti di mezzo.» 

Lo spirito maligno si voltò verso Theresa osservandola con un ghigno malefico.

«No, ti prego, non voglio!» esclamò la giovane, cercando di evitare il suo sguardo.

«Non cercare di resistere, è del tutto inutile!»

Dagli occhi della posseduta fuoriuscirono sottili raggi luminosi che andarono a colpire la ragazza che cercava con tutta la sua volontà di sottrarsi all'incantesimo.

«Io farò tutto ciò che vuoi» disse con voce atona, dopo alcuni secondi. Il suo tentativo di non farsi possedere era fallito.

«Allora Theresa, ti ordino di strangolare questa giovane strega!»

Soggiogata ancora una volta dalla potente volontà dello spirito maligno, avanzò in direzione di Alteria che, compreso ciò che stava per succedere, cominciò ad agitarsi. Premendo forte con la lingua, riuscì a disfarsi del bavaglio che le impediva di parlare.

«Theresa, ti scongiuro, torna in te!» urlò, sperando di far breccia nella mente plagiata della sua amica. 

La ragazza non arrestò la marcia e giunta in prossimità della sua vittima alzò lentamente le braccia, pronta a eseguire ciò che le era stato impartito.

«Non farlo! Devi resistere! Non lasciarti comandare da quel mostro che ti ha costretto...» le mani di Theresa si strinsero sul collo di Alteria soffocando le sue ultime parole:

«...There-sa...il tuo bambi-no...pen-sa al tuo...» la prolungata dispnea stava per far abbandonare i sensi alla maga.

«Avanti, uccidila!» ordinò lo spirito maligno con voce imperiosa, compiacendosi per quel che stava accadendo. Il suo malvagio piano stava per aver successo.

«No, non voglio!»

Le mani della ragazza lentamente allentarono la presa. Dagli occhi stralunati scesero due lacrime sottili.

«Osi disobbedirmi?»

«Io non voglio!» urlò Theresa, liberandosi dall'incantesimo di possessione che l'ombra esercitava su di lei.

«Ora o mai più...» pensò Alteria, mentre l'ossigeno tornava a scorrere nei suoi polmoni.

«Maledetta, la pagherai cara!»

La posseduta, con il volto completamente sfigurato dalla rabbia, raccolse un coltello da cucina, decisa a compiere da sola le proprie volontà omicide. Si avventò contro Theresa, agitando la punta dell'arma verso il basso, pronta a sferrare un fendente mortale.

Il suo colpo non arrivò mai a bersaglio.

Comparsa dal nulla, una gigantesca mano, costituita da materia astrale, la immobilizzò, stringendo le sue dita abnormi sul torace della donna. Alteria era riuscita a liberare le braccia e stava rivolgendo la sua magia contro il nemico.

«Avanti, dobbiamo andarcene da qui!» disse a Theresa, mentre si liberava dal resto delle corde.

Prese l'amica per mano, cercando di guadagnare una via d'uscita attraverso la finestra usata in precedenza per introdursi nell'abitazione.

Una forza sconosciuta bloccò improvvisamente la loro fuga, sollevandole prima a mezz'aria come se fossero oggetti privi di peso e poi lanciandole con violenza contro una parete.

Alteria, stordita e ferita gravemente dal tremendo urto, lottò con tutte le forze, cercando di non perdere i sensi. Sentiva fitte lancinanti provenirle dal costato, fiotti di sangue le fuoriuscivano dalla bocca. Mentre si sollevava da terra reggendosi a stento sulle gambe, vide lo spirito maligno avvicinarsi, deciso a darle il colpo di grazia.

«Il mio incantesimo non ha resistito a sufficienza, mi dispiace» si scusò, dando l'ultima occhiata sconsolata verso Theresa inerme a terra, mentre i polmoni le bruciavano ad ogni difficile respiro. Sollevò il palmo destro nel disperato tentativo di formulare un incantesimo difensivo, ma le forze l'avevano ormai abbandonata.

La posseduta scagliò il proprio fendente dritto al cuore di Alteria. Avrebbe penetrato le sue carni come burro, ma qualcosa all'ultimo istante trattenne la sua mano a pochi centimetri dal compiere l'efferato gesto.

Dalla finestra rimasta socchiusa, una strana pianta rampicante era penetrata nell'abitazione, serpeggiando silenziosa fino alla donna, avvolgendole e immobilizzandole il braccio destro. Imprecò contrariata a causa dell'ennesimo contrattempo, mentre ricorreva a tutta la sua forza sovrumana per liberarsi. Quel ramo, verde e fibroso, per quanto sottile, era però protetto da una magia che lo rendeva indistruttibile. Il pavimento di laminato, cominciò a tremare fino a creparsi, accompagnato dal fragoroso rumore dello spezzarsi della legna. Da quei pertugi, altri rampicanti fuoriuscirono avvolgendo completamente qualsiasi muscolo della donna posseduta. Alteria sgranò gli occhi dallo stupore, anche se nella sua mente andava concretizzandosi la consapevolezza di ciò che stava accadendo.

Un ampio sorriso di felicità cancellò dal suo viso i precedenti momenti di paura.

La porta dell'abitazione esplose in mille pezzi, permettendo alla maga di entrare. Avvolta da una potente aura, che ne contornava la figura con brillanti fili di energia color avorio, Selene teneva perfettamente sotto controllo le piante magiche con le quali avevano neutralizzato la madre posseduta, compresi i poteri paranormali del suo maligno ospite.

«Scusate il ritardo» sorrise, ricambiando quello della sua allieva, che non riuscì a trattenere lacrime di gioia. 

Selene non perse tempo e sfilò dal polso della donna il braccialetto maledetto. Lo spirito maligno non poté fare altro che contorcersi in un ultimo disperato tentativo di resistenza, prima di abbandonare completamente il corpo della sua vittima, accompagnata dolcemente a terra priva di sensi, dai rami che fino a prima la imprigionavano.

«Povere donne, quanto hanno dovuto soffrire a causa di questo spirito maligno» concluse Alteria, osservando le due svenute a terra, mentre la sua maestra, pronunziando un incantesimo curativo, le leniva il dolore causato dalle ferite subite.

«Ora è tutto finito» rispose Selene, abbandonandosi a un tenero abbraccio con la sua allieva.


LA TORRE SCARLATTA - Destini Intrecciati (Libro 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora