2

582 56 59
                                    

Erano passati venti minuti da quando erano partiti, venti minuti di silenzio.

«Io parlerò anche troppo, ma tu di certo non sei un gran chiaccherone.»

Adam la guardò con la coda dell'occhio.

«Beh, comunque ti ringrazio.»

Lui la guardò dubbioso.
«Di cosa?»

«Perché mi stai accompagnando in città.»

Adam fissava la strada davanti a sé.
«Sto solo eseguendo un ordine e niente di più.»

Sharon sbuffò era tornato sulla difensiva.

«Sai, non pensavo che Emile avesse una figlia.»

Lei lo guardò meravigliata, lui stava aprendo una sorta di discussione.
«Beh, ad essere sincera non lo conoscevo prima di una settimana fa.»

«In che senso scusa?»

«I miei hanno rotto quando ero piccola, mio padre ha intrapreso la carriera militare e io non l'ho più visto, fino a neanche una settimana fa.»

Adam le diede un'occhiata preoccupata.
«Mi sembrava di aver capito che tra di voi ci fosse affiatamento, cioè intendo, un rapporto normalissimo.»

Sharon lo guardò stranita, non immaginava che la discussione prendesse quella piega.

«Ma infatti è così, non mi so spiegare il motivo, ma mi sento come se ci avessi vissuto da sempre, lui è tutto ciò che mi è sempre mancato.»

Adam la guardò in silenzio per un istante e Sharon lo fissò cercando di capire cosa i suoi occhi stessero dicendo.

«Come mai sei qui?» le chiese.

Lei guardò fuori dal finestrino il paesaggio semidesertico, come se volesse evitare quella domanda. Quale era il vero motivo per cui lei era lì?
Uno strano magone la pervase.
Non se la sentiva di raccontarlo.

«Ho deciso di seguire mio padre durante l'anno sabbatico dopo la maturità.»

«Hai già fatto la maturità?» chiese lui stupito.

«Sì, mia madre mi ha mandato a scuola prima del tempo.»

«Ah.»

Eccoli arrivati al punto morto della discussione, una risposta monosillabica.

Sharon sospirò, si sentiva a disagio nel silenzio.

«E tu come mai sei finito qui? Cioè intendo a fare la vita militare.»

Adam guardava la strada davanti a sé senza rispondere, poi si strinse nelle spalle.
«Non ho una famiglia.» disse con noncuranza.

Lo guardò imbarazzata, non era la risposta che si aspettava.

«Mi dispiace io non...» farfugliò abbasando lo sguardo.

«Non ti preoccupare è okay.» la rassicurò.

«No sul serio, mi dispiace... »

Lui le inchiodò le parole in gola con lo sguardo.

«Ti ho detto che fa niente, infondo per me non è una mancanza, la vita la conosco così da sempre.»

«Che intendi?»

«I miei genitori sono morti in un incidente quando ero piccolo, mi ha accudito mia nonna, poi però lei se n'è andata e io sono rimasto solo.»

"E io che mi lamentavo della mia di situazione." pensò lei.

«Quando sei rimasto solo?»

«Dodici anni, poi mi hanno trasferito dai miei zii, lì è iniziato il vero inferno.»

Anche se la vita divide, il cuore aspetta. [THE HEART SEES DEEPER THAN THE MIND]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora