20. Piccoli Aneddoti

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Respira e chiudi gli occhi.
Riccardo Pov.
"Riccardo..."mi disse a mo' di saluto.
"Ciao Maria." dissi.
"Come va?" mi chiese.
"Me lo dici tu? Per ora bene..." dissi.
"Veramente vorrei parlare sia a te che a Federica insieme..."disse.
"Ok, Fede si sta asciugando i capelli. Deve essere importante se sei venuta in persona qua!" esclamai tentando di estorcerle informazioni.
Ma lei si limitò ad annuire e allora capii che dovevo per forza aspettare Fede, ci accomodammo sul tavolo della cucina e le preparai un caffè.
Quando incrociai lo sguardo di Andreas, notai che anche lui era ansioso di scoprire cos'avesse da dirci Maria.
Aspettammo Fede nel silenzio più totale, quando mise piede in sala rimase un po' sorpresa dal vedere Maria, ma si ricompose subito.
"Ciao Maria, come stai?" chiese.
"Tutto bene, vieni Fede, siediti." disse indicandole la sedia affianco alla mia.
Ci guardammo per un attimo, Maria guardò per una frazione di secondo Andreas e Fede rispose prima che potessi farlo io.
"Andreas rimane, non abbiamo segreti." disse e concordai.
"Va bene, allora sono qui perché credo tanto in voi. Non dovrei perché dovrei essere equa con tutti, ma dal primo momento mi sono sentita legata a voi. Ho appurato di persona l'accaduto e posso dirvi che fuori sta succedendo ciò che pensavate stesse succedendo. Giulia ha postato la foto, molti vi hanno sostenuti. Vorrei tanto che tutto questo non intacchi voi come artisti perché avete tanto tanto talento. Vorrei sapere anche come la pensate voi, avete intenzione di dirlo o per ora no?" disse alla fine.
Guardai Fede, la risposta era no, anche se nel profondo io avrei voluto gridarlo al mondo.
"No, per ora no. Vorremmo finire prima il nostro percorso qua dentro, possibilmente insieme." sorrisi.
"Maria, io penso che potrei davvero parlare con Giulia. È una ragazza e ha diciotto anni... potrei fare qualcosa." disse Fede.
"No, te l'ho detto con lei non parli. Non da sola." borbottai.
"Riccardo..." scosse la testa lei.
"Penso che tu abbia un senso di giustizia troppo alto Fede, però un tentativo te lo posso far fare. Probabilmente sarà qua subito dopo la puntata domani."disse Maria.
"Però può esserci qualcuno con lei? Per favore." supplicai.
"Assolutamente no, devo farlo io da sola." rispose Federica contraria.
"Dipende da ciò che vuole lei Riki." rise Maria.
"Ecco, no. So come ci si sente tra ragazze, fidati di me." disse.
Finito il nostro colloquio con Maria, ci preparammo un paio di minuti per andare poi a fare le prove generali.
"Secondo me è meglio se ci vai sola Fede." disse Andreas.
"Lo so, anche perché non sono una bambina e me la so cavare benissimo da sola." disse sorridendomi in modo strano.
"Certo certo." alzai le mani in segno di resa, tanto già sapevo cos'avrei fatti l'indomani.
Federica Pov.
Dopo le prove stanca morta mi ero subito addormentato tra le braccia di Riccardo.
La mattina dopo l'unica cosa a cui pensavo mentre bevevo il mio thè era Mina e la sua dannata canzone, dovevo farglielo capire a modo mio ciò che provavo e doveva venirmi stra bene.
"Sei grande, grande, grande
Come te sei grande
Solamente tu." canticchiai.
""Buongiorno Paper." mi disse lui passandomi di fianco.
"Ehilà..." dissi.
Mi girai e lo guardai, aveva un faccino!
"Che hai?" chiesi guardandolo sapendo alla perfezione perché stava così.
"Lo sai." disse.
"Oh, lo so bene..." borbottai.
"Fede perché? Possiamo fare in un altro modo." rispose.
"Cos'è? Mi nascondi qualcosa che potrebbe dirmi?" scherzai.
"No." mi guardò severo.
"Mi preoccupo per la tua incolumità e sanità mentale." disse.
"Stai calmino, respira e rilassati. Guarda come sono rilassata io oggi." dissi.
"Così rilassata che continui a fare il ballo di San Vito..." disse ironico.
"Ma io sono tranquilla. Le gambe le sto muovendo solo per abitudine." dissi e c'era un fondo di verità in ciò.
"Va bene, raccontami qualcosa." disse andandosi a scaldare il latte.
"Tipo? Una storia?" chiesi.
"No, una storia di Federica Carta prima di entrare ad Amici." disse.
"Mhm... fammi pensare." dissi.
Potevo raccontargli di mia sorella, della mia prima cotta, del mio primo bacio imbarazzante, delle mie solite figure di merda... ma ad un certo punto mi si accese una lampadina.
"Okay, ci sono. Quando avevo dieci anni sono andata a Rio con la mia famiglia, era una delle città dei miei sogni. Avevo tanto sentito parlare di quella città è da piccola amavo ballare, i miei dicevano che avevo il ritmo e il senso della musica nel sangue." dissi.
"È vero, ce l'hai." confermò.
"Beh, quando arrivai andammo in un bellissimo hotel, con la piscina e una camera davvero da far girare la testa. Visitai le spiagge e i monumenti più noti, poi però un giorno vidi una bambina... penso avesse la mia età, però non era come me. Era triste e andava in giro aggrappandosi alla speranza che qualcuno le disse qualche soldo. Era una bambina e nessuno l'aiutava, chiesi a mio padre perché in una città così bella ci fosse anche del male e lui mi raccontò delle favelas. Fin da quel momento avevo ignorato tutto, mi si aprirono gli occhi sentendo quel che mi diceva. Il giorno seguente io e Arianna uscimmo di nascosto dall'albero e tornammo in quella via con del cibo e qualche monetina che avevamo raccolto la sera prima. Non mi dimentico mai il sorriso di quella bambina." dissi.
"Wow, questa non l'avrei mai detto. Rio? Davvero? Ti piaceva Rio?" chiese.
"Mi piace tutt'ora, tu? Qual è la città dei sogni di Riccardo Marcuzzo?" chiesi.
"In realtà non lo so, so solo che ogni città che visito da oggi la guarderò in modo diverso. Ogni città a quanto pare ti insegna qualcosa, forse la più bella che ho visto fino ad ora è Amsterdam." disse.
"Carina, amo il mercato dei fiori. Colori da ogni parte e profumi diversi." dissi.
Adoravo follemente viaggiare, visitare città nuove e portare con me un po' della loro storia per lasciarci in cambio un pezzetto del mio cuore.
"Quanto hai viaggiato in diciotto anni?" mi chiese ridendo.
"Più di quanto tu possa immaginare. Però non sono mai stata in Alaska, mi piacerebbe andarci una volta. Vivere una di quelle avventure dei film, con gli Husky." risi.
"Incredibile." disse.
"Tu che mi racconti? Dai qualcosa di tuo fratello? Della scuola che hai fatto..." chiesi.
"Luca ha ventidue anni, è un figo quasi quanto me ed è fidanzato... per fortuna perché altrimenti non te l'avrei fatto conoscere." risi a quella sua battuta.
"Seriamente? Credi che ti avrei abbandonato per tuo fratello?" chiesi.
"Non si sa mai, lui è molto più... normale, con le ragazze." rispose.
"Perché tu come sei? Un alieno?" chiesi.
"Sono rimasto scottato e solo una è riuscita farmi battere il cuore per la seconda volta." disse sorridendo e facendo spuntare delle tenere fossette sulle sue guance.
"Cosa ti ha fatto?" chiesi curiosa.
"L'ho vista mentre scopava il mio migliore amico, così ho perso due persone nello stesso giorno." disse.
"Alla faccia della scottatura... che stronza." sussurrai.
"Già, lo è stata parecchio. Ora però ci sei tu" sussurrò prima di baciarmi.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto.
Domani escono finalmente i dischi dei due piccolini😍 sono super contenta e non vedo l'ora di vederli... anche perché mi hanno dato tanto in questo periodo, soprattutto Fede.
Sono davvero fiera di loro due artisticamente e anche del percorso che hanno fatto, io non lo ho seguito al pomeridiano, diciamo che ho seguito i loro passi a ritroso ahah.
Beh, in ogni caso adesso vado perché sono davvero stanca morta.
Buonanotte, a presto.
Vittoria💙

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