Quello che voglio io da te
non lo so spiegare
ma se tu vai via, porti i miei sogni con te
Federica Pov.
"Allora ti piace?" mi chiese Eli facendomi sentire la base di Stay.
"Si, un sacco... Eli grazie davvero." risposi.
Sorrise e mi diede un bacio sulla testa.
Continuammo a provare, poi sul trarsi pomeriggio Elisa se ne andò e tornai in casetta.
Appena entrai trovai una scatola blu con un grosso fiocco bianco.
"No..." gemetti sapendo già cosa ci fosse stato dentro.
Aprii la busta sul tavolino e lessi la lettera scritta da Maria... quante lettere in questi giorni.
Cara Federica,
Ti ho voluto scrivere questa lettera, come uso fare ogni anno a chi riesce a incidere un disco, per parlare di te e di come sei cresciuta.
Quando sei entrata eri tutta timida, pura e sincera, tant'è che quando ai casting ti hanno chiesto perché avevo deciso di fare la cantante, tu hai risposto che la musica aveva scelto te.
Sei una ragazza forte e anche se hai solo diciotto anni non sei spensierata o superficiale. Nonostante tu sia diventata popolare, non ti sei montata la testa e sei rimasta la stessa Federica. O meglio, una Federica più matura, ma con lo stesso cuore buono che avevi prima.
Una ragazza che comunque c'ha diciotto anni ed è legata un sacco alle foto, guardandoti dentro però, fidati che troverai altre parti di te.
Spero tu possa andare avanti e fare ed essere ciò che vuoi, ti auguro un in bocca al lupo e Fede... guarda bene nella scatola.
Maria
Mi trattenni dal piangere, stavolta non era colpa del ciclo e degli ormoni, ero davvero commossa.
Continuavo a muovermi sul divano, frugai nella scatola e trovai un porta fotografie, poi cercai ancora più sotto. Con le dita riuscii a stringere qualcosa di duro e spigoloso, eccolo.
Lo tirai fuori e lo accarezzai come fosse un oggetto preziosissimo.
"Oddio, no." esclamai.
"Fede, guarda che puoi aprilo!" disse la voce di Maria dagli altoparlanti posti in tutta la casa.
"Ma non voglio aprirlo. È bello così." risi iniziando a scartarlo.
Lo misi nel lettore dvd e partì subito Ti avrei voluto dire, iniziai a sfogliare il book... che papera che ero nelle foto!
"Mi fanno ridere le mie pose..." dissi.
Con la musica di sottofondo non sentii l'arrivo di Riccardo.
"Ciao." salutò venendo verso di me.
Mi voltai e mi avvicinai a lui, era tanto tanto vicino a baciarmi, ma mi scansai e alla fine mi posò un bacio sulla guancia, grugnì.
"Ce l'abbiamo fatta, piccola." disse stringendomi forte a sé.
Le lacrime mi iniziarono a scendere.
"No, non piangere. No, amore, Fede non piangere." disse accarezzandomi la schiena.
"Piango perché sono felice." sussurrai sciogliendomi dal suo abbraccio.
Mi asciugò le lacrime con le dita, mi baciò teneramente la testa e poi sfogliò il libretto sorridendo.
"Wow, che bella." disse piano.
Si mise a cantare Dopotutto e arrivò anche Andreas.
"Fede." sorrise e venne ad abbracciarmi.
"Visto Andre." disse sorridendo.
"Brava la mia Fede." disse Andre iniziando a ballare e a cantare.
"Tua?" borbottò Riccardo non alzando troppo la voce.
Andreas rise e anche io scoppiai in una fragorosa risata.
"Fede?" disse la voce di mio padre.
"Papà..." dissi io.
"Fede tesoro, ciao!" mi salutò.
"Pa', ho qua il mio disco..." mormorai.
"Brava, sono fiero di te. Aspetta, guarda un po' chi c'è." disse.
"Fede." disse la voce di mia sorella.
"Ari, ciao." dissi tremando.
"Ciao bella." disse.
"Come stai?" dicemmo nello stesso istante.
"Bene, tu?" rispose ridendo.
"Bene, mi manchi." risposi.
"Anche tu Fede, non vedo l'ora di vederti..." disse.
"Cucciola... sono in semifinale!" esclamai.
"Dai che ce la fai." disse.
Rimanemmo ancora per qualche secondo al telefono, dopodiché chiuse la chiamata e rimasi per un attimo con il mio cd in mano immobile.
"Fede... ci sei?" chiese Andre ridendo.
"Mio Dio... si." risi.
Era una risata tra il riso e il pianto, ero felice, il mio disco sarebbe uscito il 19 maggio insieme a quello di Riki e tutto mi sembrava così perfetto.
Volevo arrivare in finale, dovevo arrivare in finale.
Per Shady, per Nico, per la mia famiglia, ma soprattutto per me stessa.
"Che c'è da mangiare?" chiesi tutto d'un tratto accorgendomi che il mio stomaco stava brontolando.
Andreas e Riccardo cominciarono a ridere, finsi di essere imbronciata e li feci una linguaccia.
"Sei incorreggibile..." mi disse Riki appoggiando una mano sulla mia.
"Che problema avete?! Ho solo fame... bisogno necessario e vitale..."borbottai.
"Amo le ragazze che si prendono cure di sé, ingurgitando il mondo e fregandosene della linea. Non voglio mica una stecchetto." disse avvicinandosi a me.
Bussarono per passarci il cibo, subito Andre guardò dentro e vide della carne e dell'insalata.
"Si mangia!" esclamai alzandomi e andandomi a sedere a tavola.
"Nessuno ha apparecchiato." costatò il mio pseudo fidanzato.
"Oggi fate voi." dissi ridendo.
Andreas, che odiava ricevere ordini, sbuffando iniziò a mettere i piatti e Riki completò l'opera.
"Bravi gli uomini di casa." sorrisi.
"Meglio di te sicuro... hai accorciato di duecento taglie i vestiti!" disse Andreas.
Feci una smorfia e addentai il mio pezzo di carne, iniziai a condire l'insalata e a girarla.
"Eccola che comincia a giocare." scosse la testa Riki ridendo.
"Marcuzzo, ognuno ha le sue fissazioni..." dissi.
"Tanto il facciamo d'angelo con me non attacca. Angelo travestito." disse.
"Faccia d'angelo sei tu, come dice Leone sul libro. No?" scherzai.
"Certo, io sono un angioletto. Tu, occhi dolci, proprio no." sogghignò.
***
"Ehi... che fai?" disse vedendo che mi ero sdraiata nel letto di Andreas.
"Già, che fai?" chiese Andreas.
"Tu, dormi là." dissi indicandolo.
"Eh? No." rise Andreas.
"Invece sì." mi infilai sotto le coperte e spensi la luce.
"Fedeee, lasciami il letto per favore." disse supplicandomi.
"Vai vicino a Riki, lui ti vuole." risposi.
"Dai, domani devo svegliarmi presto." disse.
"Sta a vedere..." disse Riki.
Nel buio si mosse verso di me, scostò le coperte e prendendomi come un sacco di patate mi tirò su e mi portò di fianco a lui. Nel frattempo Andreas si era già messo nel suo letto per evitare che tornassi.
"Traditore!" gli dissi ridacchiando.
"Buonanotte ragazzi" disse di rimando.
Aspettai in silenzio che Andreas si addormentasse.
"Oggi sei stato cattivo." dissi.
"Dici?"chiese accarezzandomi un braccio.
"Sì. Niente ricompensa." sogghignai.
"Niente ricompensa? Peccato." disse.
Sentii un suo sospiro e poi il materasso muoversi.
Mi baciò come se non ne avesse mai abbastanza e approfondì quel bel momento.
"Mia sorella una volta è caduta dalla bicicletta e c'ero solo io. Non sapevo che fare perché si era fatta davvero male. Era ancora molto piccola e io dovevo curarla, ma non l'avevo fatto. Si era aperta il mento ed ero spaventato così chiamai l'ambulanza, fu un incubo." disse sospirando.
"Perché me lo stai dicendo?" chiesi interdetta.
"Perché pensavo a te, in quel momento io mi sono sentito davvero male... ma tu, tu cos'hai passato Federica?" disse dicendo il mio nome per intero, cosa che non faceva mai.
Una fitta mi trapassò il cuore, strinsi i denti, sapevo sarebbe arrivato questo momento.
Flashback
"Dov'è? Dov'è?" urlai.
"Signorina... chi cerca?" mi chiese un'infermiera.
"Dov'è?!" richiedi stavolta piangendo.
Intravidi sua madre e suo padre, camminai velocemente verso di loro.
"Dov'è?" dissi.
Si girarono, avevano le lacrime agli occhi e si stavano stringendo come se si aggrappassero l'un l'altra per non cadere.
Non risposero, forse non avrei mai trovato una risposta.
"È stato più di un incubo." risposi.
"Mi è mancato il respiro per almeno mezzo minuto, mi sentivo soffocare, quando mia sorella me l'ha detto non ho pianto subito. Però dopo la sua morte, mi sono sciolta come neve al sole... sono cambiata, sono più sensibile e ultimamente piango per ogni piccola cosa. È stato brutto, perché poi tutti cercavano di consolarmi. Mi sono allontanata da tutti, solo i veri amici sono rimasti." aggiunsi.
"Sono contento che tu l'abbia condiviso con me. Amo quando ci raccontiamo storie della nostra vita passata, voglio conoscere tutto di te, per gradi." disse lasciandomi una scia di baci sulla mascella e abbracciandomi teneramente.
"Voglio aprirmi con te, voglio parlarti di me non solo cantando, voglio fare l'amore mille e altre mille volte ancora, voglio starti accanto anche solo rimanendo zitta, voglio tenerti per mano, baciarti, voglio te. Sei stato un fulmine in una tempesta... cioè, molti odiano i fulmini, ma sono loro a portare scompiglio e luce nelle tenebre. Per cui sì, sostanzialmente sei stato un bel fulmine." dissi.
"Ragione numero venti." sorrise, anche se non potevo vederlo, lo sentivo.
"Cosa?" chiesi ridacchiando piano.
"Ragione numero venti, mi sto segnando le ragioni per cui amarti ogni giorno sempre di più. Bisognerebbe tener conto di questo, non delle persone che ti hanno fatto soffrire, le belle ragioni per cui amare la vita." mi baciò un'altra volta.
"Ah..." scossi le spalle.
"Che c'è?" disse.
"Troppa dolcezza, troppi discorsi seri, troppa filosofia." scherzai.
"Preferisci passare ai fatti?"chiese divertito.
"Ti ricordo che non posso, almeno per qualche giorno." gli dissi tirandomi uno schiaffo leggero sul braccio.
"Mica mi fa schifo..." sussurrò.
"A me sì, per ciò... smettiamola subito." borbottai.
"Va bene, va bene principessina. Che ne dici di raccontarmi un'altra delle tue storie? Una di quelle belle." disse accoccolandosi vicino a me.
"C'era una volta un papero..." dissi e lui iniziò a ridere.
"Va bene, ritorno seria. Quando ero piccola, io e la mia famiglia andammo in spiaggia. Io e Arianna cominciammo a fare dei castelli di sabbia, ero bravissima e ogni forma era perfetta. Mettevo anche su tutte le torri le conchiglie, disegnavo bene i dettagli con le piume di gabbiano. I miei erano sdraiati a prendere il sole, ad un certo punto un bambino si avvicinò a noi. Prese in giro Arianna e le distrusse il suo castello, non me ne accorsi subito perché ero troppo intenta a ridefinire il mio, ma quando mi girai lo vidi. Odiavo i bulletti, specie se le loro madri erano donne rifatte, tutte curve e niente cervello. Ero uno spirito libero e anche allora odiavo le ingiustizie, con un piccolo particolare... non mi facevo mettere i piedi in testa e non me ne fregava nulla della gente attorno a me. Riempii il secchiello d'acqua gelida, era Giugno, glielo rovescia in testa e dallo spavento e dal freddo si fece la pipì addosso. A quel punto lo presi in giro io, mio padre che si era svegliato per le urla di quell'odioso nanetto, venne a vedere cosa fosse successo. Era arrivata anche una vecchia biondona e aveva iniziato a insultare mio padre per il mio comportamento. Mi stavo infuriando, non si poteva toccare nessun membro della mia famiglia! La guardai intensamente e le dissi che doveva smetterla perché a sparare cavolate nessuno avrebbe più voluto starle accanto. E avevo ragione, il marito doveva averla lasciata, perché tutta ammutolita se ne andò indignata." raccontai.
"Una piccola Paper guerriera..." sussurrò.
Gli accarezzai la testa, si addormentò è presto anche io mi lasciai cullare dai dolci ricordi.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto!
Ogni giorno cresciamo sempre più, grazie grazie grazie😍
In realtà questo è un po' un capitolo di passaggio, presto succederanno cose più interessanti!
Quanto odio il mese di Maggio... per fortuna che presto finirà la scuola.
A presto,
Vittoria💙
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Here we are || Rederica
Fanfic[IN REVISIONE] Un cuore spezzato, tante cose non dette e una sola via per sfogarsi: la musica, questo è tutto ciò che importa a Federica, una ragazza appena diciottenne che cerca di inseguire il suo sogno. Tante ragazze, la faccia da playboy, ma è s...