CAPITOLO 11

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Passò un'ora e mezza prima che il presentatore chiamasse i due finalisti: Brian e William.

Non credevo alle mie orecchie! Non pensavo che fosse già passato tutto quel tempo.

Tremavo per la paura, di nuovo.

<<Ti prego. Fai attenzione!>>, lo pregai, prendendolo da un polso prima che potesse andar via.

Mi sorrise: <<come sempre>>.

Cercai di rimanere tranquilla e annuii, sorridendo.

Lexi, alle volte, cercava di lanciarmi occhiate rassicuranti; ma non mi aiutavano per niente. Anzi, mi mettevano ancora più agitazione di quanta già ne avessi in corpo.

Era frustrante dover rimanere lì seduta in mezzo ad altri lottatori senza poter fare nulla.

Guardare William darsele di santa ragione con un ragazzo arrogante e pieno di sé, il quale avrei tanto voluto tirargli un pugno in faccia, mi faceva venir voglia di entrare dentro al ring e urlare a tutti di smetterla.

Sarei sembrata mia madre; ma il fatto che si dovessero far del male per qualche soldo mi metteva tristezza. Anzi, chissà se sua madre sapeva ciò che William faceva per portare a casa la paga; o, probabilmente, preferiva non chiederselo.

Mi chiedevo che tipo di donna fosse. Se una madre tosta o debole, arrogante e piena di sé o dolce e gentile come il figlio. E mi chiedevo dove fosse suo padre: se fosse sparito nel nulla lasciandoli nello schifo più totale senza alcun tipo d'appoggio o se, semplicemente, se ne fosse andato.

Mi chiedevo quanto avesse sofferto e se avesse mai pensato di essere solo.

Poi, stranamente, pensai anche a Brian. Mi domandavo se fosse diventato così per una qualche situazione disastrosa in famiglia. L'avrei capito, allora; anche se questo non giustificava i suoi comportamenti fuori luogo e irruenti.

Sentii varie urla e mi riconcentrai sul match. Perdevo spesso la concentrazione pensando ad altro. A cose più felici di queste, naturalmente.

<<Siamo solo al primo round e William se le sta prendendo di santa ragione>>, bofonchiò un ragazzo di fianco a me con addosso un asciugamano bagnato di sudore e un pantaloncino verde militare. Era orrendo, dovevo ammetterlo.

Tesi le orecchie per captare i loro commenti. Sicuramente, ci capivano molto di più rispetto a me.

<<Già. Chissà cosa gli è successo>>, rispose un altro, <<ma anche la scorsa volta era così>>.

Serrai denti.

Forse Brian non aveva avuto tutti i torti. Che fosse mia la colpa della sua distrazione?

E se si fosse fatto del male? Non me lo sarei mai permessa.

Chiusi per un attimo gli occhi tentando di scacciare via tutti quei pensieri negativi; ma, quando li riaprii, li vidi immersi in una lotta a terra.

William era sopra e lo stava prendendo a pugni in faccia. O, almeno, così sembrava.

Mi alzai in piedi, agitata e, nel momento esatto in cui lo feci, la situazione si ribaltò improvvisamente. Ora era Brian a stargli addosso e, in un modo o in un altro, stava tentando di fargli leva sulla spalla.

Potevo solamente immaginarmi il dolore che gli stava causando.

Corsi vicino alle corde e mi tenni stretta ad esse. Come se potessero reggere tutte le mie debolezze.

Volevo scavalcare. Volevo andare da lui. Dovevo farlo!

Poi, tre battiti improvvisi.

Tutti quanti ci zittimmo e, proprio in quel momento, sentii Brian urlare in maniera furiosa.

Si fece per alzare con il presentatore già al proprio fianco e ancora non potei credere ai miei occhi: William aveva battuto. Stranamente, gliel'aveva data vinta.

Sentii il pubblico disprezzare questo suo gesto; ma finsi di non sentire come, probabilmente, stava facendo anche lui.

Qualcuno urlava parolacce e, altri, insulti verso Brian.

Proprio in quel momento, quest'ultimo, si voltò verso di me e in quel momento vidi la rabbia nei suoi occhi.

Strizzò le palpebre e mi regalò un ghigno divertito che sapevo non avrebbe portato a nulla di buono.

In modo veloce, si voltò verso William tirandogli un pugno dritto sullo zigomo.

La pelle si squarciò e lo sentii urlare per il dolore.

<<Ehi, ma che fai?! Aveva battuto!>>, urlò il presentatore iniziando a tirarlo indietro e dando modo a William di potersi alzare.

<<Così impari a reagire!>>, scandì bene ogni parola e scese giù dal palco con un salto regalandomi un'ultima, lunghissima, occhiata glaciale.

Per lui, quella era solamente una guerra.

Per Brian tutto ciò era solamente uno stupidissimo gioco e sapevo che non sarebbe finita qui.

Sapevo che non ci avrebbe mai lasciati vincere.

[***]

Lunedì, a scuola, William non c'era. E non c'era stato nemmeno il bisogno di controllare essendo che a scuola non si parlava d'altro.

Tutti pensavano che Brian gli avesse rotto qualcosa e c'erano persino delle persone che osavano dire si vergognasse troppo per tornare.

Beh, io a questo non ci credevo; ma avevo più paura per la sua incolumità. Insomma, non avrei potuto sopportare il fatto che si potesse essere fatto del male; anche se era più che lecito per lo sport che praticava.

<<Dici che si è fatto male? Per questo non c'è?>>, domandai a Lexi per l'undicesima volta. Doveva ringraziare il fatto di potermi sentire solamente tra un cambio dell'ora e l'altro o l'avrei fatta disperare.

Alzò le spalle con qualche libro in mano.

<<Non lo so... sabato sera è andato via di corsa senza dir nulla a nessuno; quindi, come potrei saperlo...>>.

Mi rabbuiai, sinceramente dispiaciuta.

<<E Trevor? Non sono amici? Lui non ne sa niente?>>, domandai con una speranza in più rispetto a prima.

Scosse la testa e sospirò.

<<Primo, non sono proprio così amici e, secondo, non si sono sentiti>>. Mi rispose in modo un po' seccato e capii che davvero non ce la faceva più a sopportarmi.

Sospirò e si bloccò di colpo, alzando gli occhi al cielo.

<<Senti, ma perché non vai a casa sua?>>, mi domandò tutto d'un tratto facendomi sgranare gli occhi per lo stupore.

Parlava sul serio?

<<A casa sua?!>>, quasi urlai, <<sei pazza?!>>.

Scosse la testa e tirò fuori dalla tasca il suo cellulare.

<<Facciamo così: io, ora, manderò un messaggio a Trevor e gli chiederò l'indirizzo; a quel punto sarai tu a decidere se andarci o meno>> sorrise, <<naturalmente, il mio consiglio è quello di stupirlo e andarci>>.

Detto questo, mi strizzò l'occhio e se ne andò.

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