CAPITOLO 13

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<<Allora, ragazza stalker, chi ti ha dato il mio indirizzo?>>, domandò lui con un sopracciglio alzato.

Effettivamente, questa era un'ottima domanda.

<<Beh, sarebbe più eccitante se ti dicessi che, mentre Lexi faceva il palo, io sono andata a sgattaiolare nei registri della scuola per vedere la tua cartella personale?>>, ipotizzai.

<<Nah... credo che sarebbe solo molto sconsiderato>>, rise e sospirai.

Ero davvero così poco credibile?

<<Okay, lo ammetto... me l'ha dato Lexi che l'ha chiesto a Trevor. Sai, volevo solo venire a controllare che fosse tutto okay>>, gli spiegai arrossendo.

<<Okay, sentiamo... questi tuoi dubbi saranno derivati dalle voci che già gireranno nella scuola sulle mie condizioni, vero?>>, domandò lui furibondo e quasi divertito.

Annuii.

<<Ti sei rotto il naso...>>, iniziai ad elencarglieli; ma lui mi fermò, rispondendomi.

<<Già rotto>>.

<<Ti vergogni di mettere piede a scuola...>>.

<<Ma non scherziamo!>>.

<<Ah, qualcuno ha persino detto che ti eri ritirato!>>, sghignazzai.

<<Ah, ridicoli! Tutti quanti>>, schiaffeggiò il vento con una mano e posò nuovamente il ghiaccio sul comò.

<<Sì, direi di sì... credo che nessuno si capaciti del fatto che tu abbia battuto, da quanto ho capito>>.

Detto questo scoppiò a ridere.

<<Sul serio l'hanno presa così male?>>, domandò lui tra le risa.

Annuii.

<<Sì, credo di sì>>, concordai con me stessa.

Alzò le spalle e fece finta di nulla.

<<Beh, tu che ne pensi?>>, mi domandò subito dopo.

<<Riguardo quello che dicono?>>.

Scosse la testa e batté tre volte sul materasso.

<<Sul fatto che io abbia battuto>>.

Rimpicciolii gli occhi e divenni di colpo seria.

<<Beh, in realtà non m'interessa granché. Senza togliere nulla, ovviamente; ma non muoio se batti, ti ritiri o cadi a terra>>, alzai le spalle e lui sorrise, divertito dalla mia risposta.

<<Parli sul serio?>>, alzò un sopracciglio e mi squadrò con più decisione.

<<Certo che sì! Ti pare che io sia felice che tu o qualcun altro andiate a prendervi a pugni per soldi?>>.

<<Sai dei soldi?>>.

<<So che dietro, il pubblico, fa delle scommesse>>, alzai le spalle, come se la cosa non mi turbasse. In fondo, i soldi erano i loro.

Annuì e si passò una mano tra i capelli.

Fece per aprir bocca e aggiungere altro quando qualcuno bussò alla porta.

Mi voltai di scatto, spaventata, e sorrisi a Stephanie come se nulla fosse.

<<Scusate...>>, tossì e ci guardò entrambi con un sorriso stampato in faccia, <<Riley, volevo chiederti se ti avrebbe fatto piacere cenare con noi, stasera>>.

Cenare con loro?! Con William e sua madre?! Io?!

Deglutii e rimasi senza parole, guardando poi William in cerca di una risposta.

<<A te andrebbe bene?>>, gli domandai con il cuore in gola per la paura di un suo rifiuto.

Annuì.

<<Certo che va bene!>>.

Mi voltai verso sua madre e le sorrisi.

<<Allora, va bene. Mando un messaggio ai miei e li dico che mi fermo qui>>.

Okay, non sarebbe andata proprio così.

<<Perfetto. Venite di là tra dieci minuti che è quasi pronto>>. Chiuse la porta, caso strano per una madre, e se ne andò lasciandoci soli.

<<I tuoi vorranno?>>, domandò lui sbirciando sullo schermo del telefono.

Lo lasciai fare; mentre, velocemente, inviavo un messaggio a Lexi con sopra scritto di tenermi il gioco.

<<Sì, se li dirò che sono da Lexi>>, gli feci l'occhiolino e, non appena ricevetti una sua conferma assieme a mille altre frasi d'incoraggiamento che saltai, inviai un messaggio a mia madre che accettò senza aggiungere nient'altro.

<<Non ti credevo una di quelle ragazze che dice le bugie>>, sghignazzò lui alzandosi dal letto con un balzo e stiracchiandosi, facendo in modo di farmi notare gli addominali scolpiti sotto la maglietta.

<<Beh, ma questa era una bugia a fin di bene>>, ribattei.

Spostai lo sguardo altrove e cercai di pensare a tutti gli animali della fattoria, pur di non arrossirgli davanti.

Mi alzai anch'io e, fatto ciò, mi aprì la porta facendomi passare per prima.

Pensai fosse esageratamente gentile e la cosa mi fece sorridere come un ebete.

Arrivata in cucina sentii un buon odore di pollo al forno con le patate e, sul tavolo, c'era anche una ciotola di insalata.

<<Noi non mangiamo la pasta a cena. Va bene lo stesso?>>, mi domandò lei mostrandomi i posti in cui mi sarei potuta sedere.

Mi affiancai a William e rimasi a testa china, imbarazzata.

<<No, tranquilla. Neanche noi mangiamo la pasta a cena>>, le sorrisi e, a quel punto, si sedette anche lei.

Mi passò due cosce di pollo che iniziai a spilucchiare per non sembrare vorace.

<<Allora>>, morse una coscia e ci guardò entrambi con occhi furbi, <<come vi siete conosciuti voi due?>>.

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